Suffolare

Enciclopedia Dantesca (1970)

suffolare

Maria Adelaide Caponigro

In If XXII 104, col significato di " fischiare ": per un ch'io son, ne farò venir sette / quand'io suffolerò, nelle parole di Ciampolo: quando un barattiere, uscito fuori dalla pece, vede che non c'è nessuno dei demoni a guardia, avverte con un fischio i compagni perché escano anch'essi.

Ancora, vale " sibilare ", riferito al serpente in cui si è tramutato Buoso: L'anima ch'era fiera divenuta, / suffolando si fugge per la valle... (XXV 137): " dicono li Naturali che questo [il fischiare] addiviene per la lingua biforcuta, onde quando fischia muove sempre la lingua, e così genera lo fischio dibattendo l'aere col suo fiato " (Buti). Cfr. Ovidio Met. IV 586 " nec verba loquenti / sufficiunt, quotiensque aliquos parat edere questus, / sibilat; hanc illi vocem natura reliquit "; e D. Cavalca Vite dei Santi Padri, II, Firenze 1732, 157: " il serpente zufolando ingannò Eva, e cacciolla di paradiso ".

Per la variante ‛ sibilare ', v. Petrocchi, ad locum.