SUGER

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

SUGER

F. Cecchini

Nato nel 1081 e morto nel 1151, S. fu eminente uomo di Chiesa e di Stato, storiografo, committente e organizzatore a Saint-Denis, di cui fu abate dal 1122 alla morte, di uno dei più innovativi cantieri del 12° secolo.

S. nacque da una famiglia di modeste condizioni, originaria della pianura a N-E di Parigi. Entrato come oblato nell'abbazia di Saint-Denis nel 1091 ca., S. acquisì negli anni giovanili una solida formazione culturale, nutrita anche della frequentazione dei classici, e a partire dal 1106 fu impiegato, prima per conto dell'abate Adamo, poi per il re Luigi VI il Grosso (1108-1137), in delicate missioni diplomatiche e di rappresentanza. L'elezione nel 1122 ad abate di Saint-Denis e la rapida ascesa al ruolo di consigliere e familiare del re, che mantenne anche sotto Luigi VII il Giovane (1137-1180), segnarono l'inizio dei grandi successi di S. sul piano politico e personale; egli intervenne attivamente negli affari del regno, divenendone reggente negli ultimi anni della sua vita (1147-1149). Alla sua abbazia S. procurò un notevole prestigio istituzionale, rinsaldandone i legami con la monarchia con l'atto di vassallaggio di Luigi VI (1124) e l'acquisizione del diritto di sepoltura dei sovrani capetingi e promuovendo l'elevazione di s. Dionigi a protettore del regno; sotto la sua amministrazione essa visse inoltre un periodo di grande opulenza economica.

Tre opere di S., l'Ordinatio (1140-1142), il De consecratione ecclesiae Sancti Dionysii (post 1144) e il De rebus in administratione sua gestis (1150 ca.; Rudolph, 1990, pp. 19-25) forniscono, insieme al Testamentum del 1137, ampie descrizioni dei lavori svolti in Saint-Denis (v. Parigi), permettendo di definire la cronologia degli interventi. Di fronte alla difficoltà di proporre un rinnovamento integrale della chiesa altomedievale, investita di un'aura di sacralità dalla leggenda della sua miracolosa consacrazione da parte di Cristo, S. ordinò in un primo momento la riparazione e la decorazione delle pareti del corpo longitudinale (1122-1125 ca.) e solo nella seconda metà del quarto decennio, dopo il rifacimento della domus hospitum e l'ammodernamento del dormitorio e del refettorio, procedette alla ricostruzione delle estremità occidentale e orientale dell'edificio, ispirata dal desiderio di un inserimento armonico dei nuovi interventi nel tessuto edilizio preesistente.I lavori iniziarono con l'edificazione di una nuova facciata, sormontata da torri e unita all'abbaziale carolingia da una serie di campate di raccordo; alla sua consacrazione, nel 1140, fece seguito nel 1144 l'inaugurazione di un nuovo coro a doppio deambulatorio con cappelle radiali e cripta. Tracce di muri di fondazione databili al sec. 12° presenti al di sotto dell'attuale fabbrica duecentesca permettono di accertare come in ultimo S. avesse avviato anche la ricostruzione del corpo longitudinale carolingio, interrotta probabilmente a causa della sua morte nel 1151.Sebbene la responsabilità progettuale ed esecutiva delle importanti innovazioni apparse nell'ambito degli interventi sugeriani - le più notevoli delle quali furono l'introduzione delle statue-colonna nell'ornamentazione plastica dei portali e il forte alleggerimento delle pareti del coro, traforate da ampie finestre decorate con vetrate che inondavano la chiesa di luce colorata - non possa essere ascritta direttamente al committente, a quest'ultimo spettò un ruolo determinante sia nelle scelte artistiche e nella loro giustificazione ideologica sia nell'organizzazione del cantiere e nell' approvvigionamento dei materiali, come anche nell'elaborazione concettuale del programma iconografico delle sculture dei portali, con i rispettivi battenti bronzei, e delle vetrate. I numerosi viaggi che lo avevano spinto durante le sue missioni diplomatiche a visitare Roma, l'Italia meridionale, Magonza, la Normandia, la Borgogna e la Francia sudoccidentale, e la prodigiosa memoria visiva di cui era dotato, contribuiscono a spiegare la complessità dei rimandi culturali e ideologici di interventi quali per es. la decorazione a mosaico - contra usum - della lunetta del portale sinistro della facciata, a imitazione delle chiese della Campania, o il progettato trasporto delle colonne delle terme di Diocleziano, quali spolia della Roma papale, nonché il carattere programmaticamente cosmopolita del reclutamento di maestri vetrari, pittori e orefici de diversis partibus (De rebus in administratione, XXIV) attivi alla decorazione dell'edificio e alla realizzazione e al riammodernamento degli oggetti liturgici con cui S. arricchì il tesoro abbaziale.Nel portale centrale della facciata e, all'interno della chiesa, nelle pareti del coro, nell'altare maggiore e in quello dei martiri, come anche sulla grande croce posta all'estremità occidentale del coro, S. fece collocare versi dedicatori, il testo dei quali venne trascritto, insieme a quello dei tituli di alcune delle vetrate del deambulatorio, oggi in larga misura perdute o rimaneggiate, nel De rebus in administratione. Insieme ai passi nei quali S. descrive il coro come pervaso dallo splendore della luce delle vetrate (De consecratione, IV) e definisce l'esperienza estetica della contemplazione dell'opera d'arte - more anagogico - in termini di ascesa spirituale dal materiale all'immateriale (De rebus in administratione, XXXIII), queste iscrizioni sono state a lungo considerate, sulla scia dell'interpretazione formulata da Panofsky (1946; 1951), come testimonianze dell'adesione di S. alla teoria dell'illuminazione anagogica presente nell'opera dello pseudo-Dionigi, autore cristiano vissuto tra la fine del sec. 5° e l'inizio del 6°, erroneamente identificato fin dal 9° con Dionigi l'Areopagita e con l'omonimo vescovo di Parigi patrono dell'abbazia, nella cui biblioteca erano conservati i manoscritti con le traduzioni effettuate da Giovanni Scoto Eriugena.I più recenti interventi critici hanno tuttavia evidenziato il carattere generico e convenzionale del simbolismo della luce in S., sottolineando comunque il debito di quest'ultimo nei confronti dell'opera di Ugo di San Vittore, che nei Commentarii in Hierarchiam coelestem, scritti prima del 1125 e rivisti dopo il 1137, aveva posto le basi dell'incorporazione del pensiero pseudo-dionisiano nella tradizione teologico-contemplativa cristiana di matrice agostiniana (Zinn, 1986; Kidson, 1987; Rudolph, 1990). Il ricorso diretto al pensiero dello pseudo-Dionigi sarebbe evidente più che altro nell'adesione alla sua 'metafisica dell'oscurità', alla definizione di Dio come luce inaccessibile e divina oscurità, in base alla quale è stata spiegata la prevalenza di una gamma particolarmente profonda e cupa di azzurri nelle vetrate del deambulatorio (Gage, 1982; Lillich, 1984). La notevole influenza attribuita negli ultimi tempi dalla critica al pensiero vittorino nell'opera di S. sarebbe riflessa anche nell'elaborazione del programma iconografico delle sculture dei portali, in particolare di quello centrale (Lieber Gerson, 1986; Rudolph, 1990), il cui complesso simbolismo trinitario-escatologico di matrice agostiniana è stato rapportato alla teoria sapienziale della creazione e della restaurazione esposta da Ugo di San Vittore nel De sacramentis (1133-1137). Più in generale, nell'ambito della violenta polemica suscitata dai pensatori cistercensi sul ruolo dell'arte monastica, il ricorso di S. alla mediazione vittorina del pensiero dello pseudo-Dionigi si sarebbe configurato in senso strumentale, quale supporto a una giustificazione dell'arte come aiuto spirituale per i chierici litterati, grazie all'esercizio di decifrazione della complessa esegesi biblica sottesa ai programmi iconografici esposti nelle vetrate del coro e nelle sculture dei portali (Rudolph, 1990).

Bibl.:

Fonti. - Suger, Oeuvres complètes, a cura di A. Lecoy de la Marche, Paris 1867; id., De rebus in administratione sua gestis, ivi, pp. 151-209; id., De consecratione ecclesiae Sancti Dionysii, ivi, pp. 211-238.

Letteratura critica. - O. Cartellieri, Abt Suger von Saint-Denis (Historische Studien, 11), Berlin 1898 (rist. anast. Millbrook 1965); E. Mâle, La part de Suger dans la création de l'iconographie du Moyen-Age, RAAM 35, 1914, pp. 91-102, 161-168, 253-262, 339-343 (rist. in id., L'art religieux du XIIe siècle en France, Paris 1922, pp. 151-160); W.R. Lethaby, The Part of Suger in the Creation of Medieval Iconography, BurM 25, 1914-1915, pp. 206-207; E. Panofsky, Note on a Controversial Passage in Suger's De consecratione ecclesiae Sancti Dionysii, GBA, s. VI, 26, 1944, pp. 95-114; id., Abbot Suger on the Abbey Church of Saint-Denis, Princeton 1946 (19792; trad. it. Suger abate di Saint-Denis, in id., Il significato delle arti visive, Torino 1962, pp. 107-145); id., Postlogium Sugerianum, ArtB 29, 1947, pp. 119-121; id., Gothic Architecture and Scholasticism (Wimmer Lectures, 2), Latrobe 1951 (trad. it. Architettura gotica e filosofia scolastica, Napoli 1986); J. Formigé, L'abbaye royale de Saint-Denis. Recherches nouvelles, Paris 1960; Y. Christe, A propos de l'Apologia de Saint-Bernard: dans quelle mesure Suger a-t-il tenu compte de la réforme cistercienne?, Genava 14, 1966, pp. 5-11; K. Hoffmann, Sugers 'Anagogisches Fenster' in Saint-Denis, WRJ 30, 1968, pp. 57-88; S. McKnight Crosby, The West Portals of Saint-Denis and the Saint-Denis Style, Gesta 9, 1970, 2, pp. 1-11; P. Verdier, What do we know of the Great Cross of Suger in Saint-Denis?, ivi, pp. 12-15; id., La grande croix de l'abbé Suger à Saint-Denis, CahCM 13, 1970, pp. 1-33; B. de Montesquiou-Fezensac, D. Gaborit-Chopin, Le Trésor de Saint-Denis, 3 voll., Paris 1973-1977; P. Verdier, Suger a-t-il été en France le créateur du thème iconographique du couronnement de la Vierge?, Gesta 15, 1976, pp. 227-236; The Royal Abbey of Saint-Denis in the Time of Abbot Suger (1122-1151), cat., New York 1981; J. Gage, Gothic Glass: Two Aspects of a Dionysian Aesthetics, AHist 5, 1982, 1, pp. 36-58; B. Brenk, Sugers Spolien, AM 1, 1983, pp. 101-107; S. McKnight Crosby, Abbot Suger's Program for his New Abbey Church, in Monasticism and the Arts, a cura di T.G. Verdon, I. Dally, Syracuse (NY) 1984, pp. 189-206; M.P. Lillich, Monastic Stained Glass: Patronage and Style, ivi, pp. 207-254; Abbot Suger and Saint-Denis. A Symposium, "The Metropolitan Museum of Art, New York 1981", a cura di P. Lieber Gerson, New York 1986, pp. 3-15; G.A. Zinn, Suger Theology, and the Pseudo-Dionysian Tradition, ivi, pp. 33-47; P. Lieber Gerson, Suger as Iconographer: the Central Portal of the West Façade of Saint-Denis, ivi, pp. 183-198; P.Z. Blum, The Lateral Portals of the West Façade of the Abbey Church of Saint-Denis: Archaeological and Iconographic Considerations, ivi, pp. 199-228; M.H. Caviness, Suger's Glass at Saint-Denis: The State of Research, ivi, pp. 257-272; D. Gaborit-Chopin, Suger's Liturgical Vessels, ivi, pp. 283-294; W.D. Wixom, Traditional Forms in Suger's Contributions to the Treasury of Saint-Denis, ivi, pp. 295-303; P. Kidson, Panofsky, Suger and St Denis, JWCI 50, 1987, pp. 1-16; S. Mc Knight Crosby, The Royal Abbey of Saint-Denis from its Beginnings to the Death of Suger, 475-1151, a cura di P.Z. Blum, New Haven-London 1987; C. Rudolph, Artistic Change at St-Denis. Abbot Suger's Program and the Early Twelfth-Century Controversy over Art, Princeton 1990; P. Verdier, The Chalice of Abbot Suger, Studies in the History of Art 24, 1990, pp. 9-29; M. Bur, Suger, abbé de St-Denis, régent de France, Paris 1991; G.T. Beech, The Eleanor of Aquitaine Vase, William IX of Aquitaine, and Muslim Spain, Gesta 32, 1993, pp. 3-10; M. Büchsel, Die von Abt Suger verfassten Inschriften: gibt es eine ästhetische Theorie des Skulptur im Mittelalter?, in Studien zur Geschichte der europäischen Skulptur im 12-13. Jahrhundert, a cura di H. Beck, Frankfurt a. M. 1994, pp. 57-73; B. Reudenbach, Panofsky und Suger von St. Denis, in Erwin Panofsky, "Beiträge des Symposions, Hamburg 1992", a cura di B. Redeunbach, Berlin 1994, pp. 109-122; M. Bur, L'abate Sugero: statista e architetto della luce, Milano 1995; M. Büchsel, Die Geburt der Gotik: Abt Sugers Konzept für die Abteikirche St. Denis, Freiburg im Brsg. 1997.F. Cecchini

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