Suharto

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Nome con cui è noto l'uomo politico e militare  indonesiano Haji Muhammad Soeharto (Kemusuk, Djokjakarta, 1921 - Djakarta 2008). Fu per più di trent'anni a capo di un regime dittatoriale. Destituito A. Sukarno, divenne presidente della Repubblica (1968-98), instaurando un regime autoritario e repressivo, che ebbe termine con le sue dimissioni, seguite all'emergere del forte malcontento della popolazione e alle pressioni della comunità internazionale.

Vita e attività

Ufficiale dell'esercito durante l'occupazione giapponese, dopo l'indipendenza dell'Indonesia proseguì la carriera militare, divenendo capo di stato maggiore (1965-68), quindi comandante supremo (1968-73) delle forze armate; nell'ott. 1965 intervenne per sventare un tentativo di colpo di stato comunista. Divenuto, per questo, capo effettivo del paese, condusse a fondo l'azione anticomunista e definì il conflitto con la Malaysia con l'accordo del 1º giugno 1966. Assunte le funzioni presidenziali nel marzo 1967, dopo che Sukarno era stato privato della carica di presidente a vita, venne eletto presidente della Repubblica nel 1968. Il clima di repressione e di autoritarismo cui S. improntò il prprio governo suscitò crescenti malumori soprattutto negli ambienti studenteschi e intellettuali e tra gli esponenti dell'ortodossia islamica. La sua politica liberista e di forte incoraggiamento agli investimenti stranieri contribuì tuttavia alla crescita economica del paese. Riconfermato presidente nel 1988, nel 1993 e nel 1997, continuò a governare con metodi autoritari, reprimendo brutalmente le forze di opposizione. Sul piano economico la politica di S., pur contribuendo allo sviluppo del paese, fu improntata a un aperto nepotismo, oggetto di critiche sia all'interno sia all'estero. I membri della sua famiglia, titolari delle principali imprese produttive indonesiane, furono infatti tra i maggiori beneficiari dell'incrementata ricchezza nazionale. Nel maggio 1998, dopo una nuova ondata di proteste studentesche e popolari, brutalmente represse, S. fu infine costretto a dimettersi, anche in seguito alle pressioni internazionali, in particolare statunitensi. Accusato di corruzione e di abuso di potere, nel maggio 2000 fu posto agli arresti domiciliari e rinviato a giudizio. Il processo, in seguito, venne sospeso a causa delle sue critiche condizioni di salute.

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