Sulaimā´n I

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Sultano ottomano (n. 1495 - m. Szigetvár, Ungheria, 1566), figlio di Selīm I; salì al trono nel 1520. Durante il suo lungo regno con numerosi interventi bellici portò all'apogeo la potenza turca in Asia, in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Insieme alla potenza politica, fiorirono sotto di lui le arti e le lettere, e Istanbul divenne il centro intellettuale dell'Islam.

Vita e attività

Nato nell'anno 900 dell'egira, salì al trono in seguito alla morte del padre. Dopo ripetute invasioni in Ungheria (conquista di Belgrado, 1520; vittoria sugli Ungheresi a Mohács, 1526) contrastate dagli Asburgo, che però subirono da parte di S. l'assedio di Vienna (1529), nel 1541 riuscì ad annettere definitivamente parte del paese all'Impero ottomano con la provincia di Buda, e a rendere stato vassallo la Transilvania. Nel Mediterraneo, dopo aver creato una potente flotta al comando di Khair ad-dīn Barbarossa e annesso all'Impero il principato corsaro di Algeria, furono conquistate Lepanto, Tunisi e Corone. La sconfitta subita dalla flotta di Spagna e Venezia a Prevesa (1538) di fatto segnò il dominio di S. anche sul Mediterraneo. S. intraprese tre campagne successive contro la Persia. La prima portò alla conquista della provincia di Erzerum, quindi, attraverso l'Anatolia, S. si spinse fino all'Azerbaigian, da dove si diresse verso sud e, attraverso i Monti Zagros, raggiunse e prese Baghdād. La seconda campagna (1548-49) portò all'annessione della regione intorno al Lago di Van; la terza, in Azerbaigian, diretta come le due precedenti contro i Ṣafavidi, si concluse con la pace del 1555 fra S. e questi ultimi. La sua favorita Khurrem Sulṭān (Rosselana, v.) e il gran visir Rustem Pascià lo indussero (1553) a far uccidere il figlio Muṣṭafà, avuto da altra donna, per favorire la successione di Selīm II. S., che partecipò personalmene alle guerre più importanti, morì durante l'assedio di Szigeth, in Ungheria. Il forte fervore culturale vissuto nell'impero durante il regno di S. è testimoniato anche dal fatto che egli stesso compose versi col soprannome di Muḥibbī.

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