SULPICIA

Enciclopedia Italiana (1936)

SULPICIA

Massimo Lenchantin De Gubernatis

. Le poesie, che vanno sotto il nome di Tibullo, sono giunte a noi in una collezione di tre libri (Corpus Tibullianum). I due primi risultano autentici. Nel terzo, fra versi di altri poeti, si ha un ciclo di carmi sugli amori di Sulpicia, figlia di Servio Sulpicio, che si distingue in due gruppi. Nel primo un poeta gentile (forse Tibullo stesso) consacra cinque brevi elegie a celebrare gli amori di Sulpicia e di Cerinto. Nel secondo si hanno sei bigliettini della poetessa che, in una forma affannosa e convulsa, confessa, con sincerità e senza finta modestia, una passione ardente per il suo amante. È probabile che S. appartenesse al circolo letterario di M. Valerio Messalla Corvino. Chi fosse Cerinto non si sa (v. anche tibullo).

Ediz.: Le elegie di Sulpicia sono pubblicate in tutte le edizioni complete di Tibullo.

Bibl.: Oltre alle maggiori storie della letteratura latina, cfr. E. Stampini, Nel mondo latino, Torino 1921, pp. 229-239.