Sun Zhongshan

Dizionario di Storia (2011)

Sun Zhongshan


Politico cinese (Choihang, Guangdong, 1866-Pechino 1925), noto anche come Sun Wen o Sun Deming o Sun Yixian (la pronuncia cantonese di quest’ultimo nome ha dato origine alla forma Sun Yat-sen, con cui egli è anche noto in Occidente). Nativo di un villaggio dell’interno, fu influenzato nell’adolescenza dai racconti di un suo zio, che era stato un Taiping (➔ Taiping, rivolta dei). Studiò in seguito a Honolulu, dove un suo fratello era emigrato, e si convertì al cristianesimo. Dopo essere tornato in patria, si trasferì di nuovo a Hong Kong, dove fece studi di medicina e forse conseguì la laurea. Non seguì studi classici e sin da giovane ebbe contatti nell’ambiente delle società segrete. Nel 1894, durante la guerra cino-giapponese, inviò una petizione al viceré Li Hongzhang, ma senza ottenere risultati. Fondata l’organizzazione Xingzhonghui («Società per la ricostruzione della Cina») nel 1894, l’anno seguente, dopo un fallito progetto insurrezionale a Canton, andò in esilio in Giappone. Viaggiò poi frequentemente nell’Asia sudorientale, in Europa e negli USA, allo scopo di propagandare le sue idee e di costituire cellule di sostenitori tra i cinesi. Oramai noto come rivoluzionario, nel 1897 subì a Londra un romanzesco tentativo di rapimento da parte del governo imperiale. Nel 1900 organizzò un altro tentativo di rivolta a Huizhou, con la collaborazione della Triade. Tra il 1900 e il 1904, entrò in contatto con diversi circoli e società che, radicalizzando le idee della fallita riforma del 1898, raccoglievano seguaci fra intellettuali e ufficiali delle unità moderne dell’esercito cinese. Nel 1905, a Tokyo, incontrò Huang Xing, uno dei principali esponenti di queste tendenze, e, con la mediazione di Miyazaki Toten, fondò la Tongmenghui («Società dell’alleanza giurata»), che nacque dalla fusione della Xingzhonghui con alcune altre organizzazioni rivoluzionarie anti-Manchu. Essa era repubblicana, si esprimeva sul giornale Min Bao e aderiva alla dottrina dei «tre principi del popolo»: nazionalismo, che in questa fase significava essenzialmente lotta contro la dinastia straniera che dominava la Cina; democrazia, in una forma ancora molto elitistica che comprendeva il principio della divisione dei poteri; e socialismo (minzhengzhouyi). Quest’ultimo era concepito non nei termini della seconda Internazionale, che pure alcuni collaboratori del Min Bao conoscevano e apprezzavano, ma nella forma sostenuta dal teorico americano Henry George, fautore di un tipo di imposta unica sulla terra, destinata a colpire la rendita fondiaria. Nel manifesto della «società» il regime costituzionale avrebbe dovuto essere raggiunto come terza fase di un processo in cui il primo stadio sarebbe stato un sistema autoritario necessario a estinguere i residui del vecchio regime e il secondo un governo costituzionale provvisorio. Venne elaborato in questa occasione anche un progetto di riforma agraria, che scomparve nelle riflessioni successive di Sun Zhongshan. Lasciato il Giappone (1907), si stabilì nell’Indocina francese, da dove fu espulso (1908) per la sua attività di cospiratore. Con finanziamenti ottenuti in Canada e negli USA, organizzò altri tentativi insurrezionali, fra cui la fallita rivolta di Canton dell’aprile del 1911. Quando nell’ottobre 1911 iniziò la rivoluzione antidinastica in Cina, egli si trovava in America, dopo un viaggio in Europa, e fu colto di sorpresa. Tornato in Cina nel dicembre, fu eletto presidente provvisorio della Repubblica, dal momento che la sua candidatura sembrava l’unica accettabile per le diverse correnti in cui il movimento rivoluzionario si divideva. Lo stesso giorno della sua elezione, il 1° gennaio 1912, si dichiarò pronto a rinunciare alla carica in favore di Yuan Shikai, il principale leader militare ancora fedele alla dinastia, che controllava il Nord del Paese e rappresentava un pericoloso avversario, ma aveva avviato contatti segreti con i rivoluzionari. L’accordo si concretizzò nei mesi seguenti, conducendo il 12 febbraio del 1912 all’abdicazione dell’ultimo imperatore della dinastia Qing e all’ascesa di Yuan alla carica di presidente della Repubblica, ma il suo autoritarismo e i meccanismi liberali della Costituzione repubblicana entrarono in conflitto. Nell’agosto del 1912 la «Lega per l’alleanza giurata», con l’adesione di S.Z., si trasformò nel Guomindang (Partito nazionalista), che vinse le elezioni all’inizio dell’anno seguente, ma vide frustrato il suo successo dall’assassinio del suo candidato alla carica di primo ministro, Song Jaoren. Nei mesi successivi il contrasto fra il Guomindang e il presidente si aggravò, fino ad arrivare a un tentativo insurrezionale nelle province meridionali nel 1913. Dopo la vittoria Yuan trasformò la sua presidenza in dittatura e S.Z. si rifugiò in Giappone, dove fondò una nuova associazione rivoluzionaria, la Zhonghua gemindang (Partito rivoluzionario cinese). Yuan, però, morì nel giugno 1916 e il Paese entrò in una fase convulsa, ai limiti dell’anarchia. S.Z. si mostrò contrario all’ingresso della Cina nella Prima guerra mondiale nel 1917, anno in cui, col sostegno di alcuni signori della guerra locali, si recò a Canton, dove fondò un governo militare. Nel 1918, però, abbandonò la città, riparando a Shanghai, dove elaborò un celebre pamphlet, poi pubblicato nel 1921, intitolato, nella versione inglese, The international development of China. Esso invocava un massiccio programma di sviluppo economico, basato in primo luogo sulle costruzioni ferroviarie e in pratica sul sostegno finanziario internazionale. Negli anni della Prima guerra mondiale, S.Z. sembrò aver dimenticato il principio del socialismo, assente dal programma dello Zhonghua gemindang nel 1914: in questo testo non si preoccupa nemmeno dell’imperialismo occidentale. Nel 1919, dopo aver assistito con simpatia ai «moti del 4 maggio» a Pechino, S.Z. rientrò a Canton, dove formò un governo separatista; incontrò l’emissario sovietico Ioffe, col quale raggiunse un’intesa e, fra il 1923 e il 1924, riorganizzò il Guomindang, nel quale confluì anche il Partito comunista cinese, fondato nel 1921. Con la collaborazione dell’Unione Sovietica, organizzò una forza militare e cominciò a progettare una campagna militare con cui riunificare tutta la Cina. Anche il suo pensiero subì in questi anni un’evoluzione ulteriore. A Ioffe mostrò una bozza della raccolta di conferenze intitolata I tre principi del popolo, pubblicata poi dopo la sua morte. S.Z. non aderì mai al marxismo, ma fu evidentemente colpito dalle teorie leniniste, in special modo dal concetto di centralismo democratico e da quello di dittatura del proletariato, gestita dal partito unico nella fase che precede la rivoluzione socialista. Tali idee emergono chiaramente in quest’opera, evidentemente per una similitudine con certi aspetti del suo pensiero precedente; in questa sede l’autore sviluppò compiutamente anche la teoria dei «cinque poteri» (i tre del pensiero liberale più quelli di «esami» e di «controllo» mutuati dalla tradizione cinese), da attivare nella repubblica da lui vagheggiata, e si rivolse anche contro l’imperialismo occidentale. Il 12 marzo 1925, dopo un ultimo viaggio in Giappone, durante il quale mostrò il suo apprezzamento per i progressi che il Paese vicino aveva compiuto nei passati decenni, S.Z. morì di cancro. Dopo una serie di contrastanti valutazioni sulla sua figura, accompagnata da un vero e proprio culto nella Repubblica di Cina, un giudizio molto positivo della personalità e dell’opera di S.Z. viene dato oggi anche nella cultura ufficiale della Repubblica popolare cinese.

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