LANDINI, Taddeo

Enciclopedia Italiana (1933)

LANDINI, Taddeo

Giampiero Pucci

Scultore, nato a Firenze poco avanti la metà del sec. XVI, morto a Roma il 13 marzo 1596. Fu tra gli scolari del Giambologna, e a Firenze nei suoi anni giovanili (intorno al 1569) scolpì la statua allegorica dell'Inverno per una delle testate del ponte a S. Trinita, opera di scarso impegno. Svolse la maggior parte della sua attività a Roma, sotto i pontificati di Gregorio XIII, Sisto V e Clemente VIII. Quivi nel 1585 diede il suo capolavoro con la fontana nei pressi del Palazzo Mattei, detta poi "delle tartarughe". L'armonia delle proporzioni, il gusto dei particolari leggiadri in squisito accordo con l'eleganza dei nudi fanno di quest'opera una perfetta unità; e non sembra possibile seguire l'opinione che vorrebbe limitarvi la parte del L. alle quattro figure di adolescenti, attribuendo il disegno dell'insieme a Giacomo Della Porta (XII, tav. CXLV). Il particolare, dovuto al secolo seguente, delle tartarughe spinte dai giovanetti ad abbeverarsi, se aggiunge spirito all'invenzione, non altera sensibilmente il valore plastico dell'opera.

Una grande lunetta ad altorilievo con la figurazione della Lavanda dei piedi venne commessa al L. per la Cappella gregoriana in S. Pietro, poi trasportata nella Cappella paolina al palazzo del Quirinale, e oggi nella Sala degli Svizzeri dello stesso palazzo. Le attitudini specialmente decorative dello scultore non erano le più indicate per un'opera di tal genere; la composizione, divisa in due gruppi un po' troppo chiusi, senza particolare originalità di stile, ha soltanto il merito di figure bene atteggiate.

Si citano altre opere del L.: la statua bronzea di papa Sisto V in cattedra, per il Palazzo dei Conservatori (1587), oggi distrutta (da un'antica incisione appare solenne nella posa e grandiosamente panneggiata); un Tritone per la fontana presso il lato sud di Piazza Navona, oggi sostituito con una copia; ritratti in bronzo di Gregorio XIII e Clemente VIII, perduti. Sotto quest'ultimo pontefice il L. fu adoperato anche come architetto, ma nessuna opera considerevole resta per giudicare il suo valore in questo campo.

Bibl.: F. Schottmüller, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXII, Lipsia 1928 (con la bibl. precedente).

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