apostrofe Figura retorica per la quale chi parla interrompe la forma espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola a concetti personificati, a soggetti assenti o scomparsi, o anche al lettore. Quando è accompagnata da toni violenti, ironia o sarcasmo, è detta invettiva. ...
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(dal gr. ἀποστροϕή, da ἀποστρέϕω "volgo ad altra parte"; fr. apostrophe; sp. apostrofe; ted. Apostrophe; ingl. apostrophe). - Così chiamano i trattatisti di retorica una delle [...] o cosa, presente o lontana, chiamandola in un modo vivacemente espressivo. Efficacissime le apostrofi dantesche (O cacciati dal ciel gente dispetta..., O Simon Mago, o miseri ... ...
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apostrofe. - Originariamente collegata con l'oratoria forense (consisteva essenzialmente nel volgere le spalle ai giudici per rivolgersi al pubblico o all'imputato), l'a. fu [...] la donna amata per cantarne le lodi, condiziona il limite dell'a.: infatti non è mai apostrofata Madonna se non nei versi che si fingono riferiti dalla Ballata (XII 13 25), alla ... ...
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tibi. - Dativo del pronome latino, riferito a D. nell'apostrofe con cui Cacciaguida lo accoglie nel cielo di Marte: O sanguis meus... sicut tibi cui / bis unquam coeli ianua reclusa? (Pd XV 29). Un'altra occorrenza del pronome si registra nel ‛ descort ' trilingue: Rime dubbie V 2 quid tibi feci, / ...
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Cappelletti. - La famiglia C. è nominata da D. nell'accorata apostrofe ad Alberto Tedesco: Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, / Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: / color già tristi, e questi con sospetti! (Pg VI 106-108). La giustapposizione dei C. ai Montecchi in evidente rapporto con l' ...
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meus. - Il nominativo del possessivo latino è adoperato, con funzione di vocativo, nell'apostrofe con cui Cacciaguida si rivolge a D.: O sanguis meus... (Pd XV 28; cfr. Aen. VI 83 " proice tela manu, sanguis meus "). ...
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gozzo. - In If IX 99, a indicare la " gola " canina di Cerbero; sta nell'apostrofe che il messo del cielo rivolge ai più di mille... / da ciel piovuti (VIII 82-83) che tentavano d'impedire il. passaggio alla città di Dite. Il monito severo è espresso in linguaggio fortemente ‛ comico ': l' ...
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dottrina classica, il fine precipuo della retorica. D. ne tratta commentando la canzone Voi che 'ntendendo (Cv II), per spiegare la ragione dell'apostrofe (v.) iniziale della lirica, nella quale il poeta si rivolge alle intelligenze celesti e le invita a prestare ascolto alle sue parole. Seguendo l ...
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Deh peregrini che pensosi andate. - Sonetto del cap. XL della Vita Nuova, introdotto da una razo che ne precisa l'occasione e il sentimento e indica altresì il processo [...] li potesse tenere alquanto e dir loro parole di quella gentile. Ed ecco il ricorso all'apostrofe: Onde, passati costoro da la mia veduta, propuosi di fare uno sonetto, ne lo quale ...
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volta, in Ep VII 17, in una diretta citazione che D. fa da Virgilio: Ascanium surgentem et spes heredis Iuli / respice (Aen. IV 274-275), nell'apostrofe che rivolge a Enrico VII per indurlo a investire al più presto col suo esercito Firenze, la Myrrha scelestis et impia in Cinyrae patris amplexus ...
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apòstrofe s. f. [dal lat. apostrŏpha, apostrŏphe, gr. ἀποστροϕή, der. di ἀποστρέϕω «volgere altrove»]. – 1. Figura retorica per la quale chi parla interrompe d’un tratto la forma espositiva del suo discorso ...
apostrofare1 v. intr. e tr. [dal lat. tardo apostrophare, der. di apostrŏphe «apostrofe»] (io apòstrofo, ecc.). – 1. intr. (aus. avere), letter. Fare un’apostrofe, rivolgere un’apostrofe a qualcuno. 2. ...