TAMIRI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

Vedi TAMIRI dell'anno: 1966 - 1997

TAMIRI (Θάμυρις, att. Θαμύρας)

P. Orlandini

Mitico cantore di Tracia reso cieco e privato della cetra e del canto dalle Muse che aveva osato sfidare. Il sorgere, nel corso del V sec. a. C., di una iconografia di T. è probabilmente dovuto al diffondersi della leggenda attraverso gli spettacoli teatrali.

In particolare T. fu oggetto di un dramma di Sofocle che, durante la composizione, si dilettava suonando la cetra, e in tale atteggiamento venne effigiato da Polignoto nella Poikìle Stoà, non sappiamo se sotto le spoglie, appunto, di Tamiri. Polignoto raffigura T. a Delfi nella Nèkyia, affranto, con la barba incolta e la cetra infranta ai piedi. Fra le figurazioni conservate la più drammatica è quella che appare su una hydrìa a figure rosse di Oxford (440 circa a. C.), del tipo polignoteo: T., cieco e vestito alla foggia dei Traci, siede fra una Musa e la madre Argiope piangente, scagliando lontano la cetra. Su altre due hydrìai (Musei Vaticani, museo di Napoli), contemporanee alla precedente, T. suona la cetra e canta, mentre Argiope gli porge l'alloro. Dietro T. stanno due Muse: è rappresentata quindi la gara nel suo svolgimento, come anche su uno splendido cratere del museo di Spina, ove però Argiope prega davanti a un'ara. Su un'anfora di Leningrado, T. appare barbato e con lungo manto. T. ritorna su due vasi (Ruvo, New York) di stile midiaco, circondato da Muse, Apollo, Afrodite, eroti, (forse anche Saffo). È una concezione nuova che indulge probabilmente a spunti erotici del mito. Nel III sec. a. C. una statua di T., opera di Kaphisias, fu innalzata da Eumene di Filetero. Un'altra statua sull'Elicona è ricordata da Pausania. Nella tarda età imperiale T. compare su frammenti del mosaico di Monnus a Treviri.

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