TANAGRA

Enciclopedia Italiana (1937)

TANAGRA (Τάναγρα; il territorio Ταναγραία; Tanăgra)

Doro LEVI
Gaetano DE SANCTIS

Antica città greca della Beozia, ubicata sulla riva sinistra dell'Asopo, nell'odierna località di Grimada o Grimala, un paio di km. a sud del villaggio di Skimatari, in una fertile pianura (donde deriverebbe il nome tradizionale più vetusto della città, Pemandria), a 130 stadî da Oropo e 200 da Platea; il nome dell'età storica ricollega l'origine dei suoi cittadini con i Greci abitanti in età omerica sulle foci dell'Asopo. Il suo territorio, abitato originariamente per borgate, assai esteso fino da epoca remota, deve però avere variato notevolmente attraverso ai secoli, raggiungendo il massimo fiore in epoca ellenistica e romana, per la quale Strabone può nominare una tetracomia "attorno a T." comprendente Eleone, Arma, Micalesso e Fare, e quando nel suo territorio era compresa pure Aulide. Per la sua vicinanza con l'Attica fu spesso teatro di aspre contese fra i Beoti, gli Ateniesi e gli Spartani. Già fin dal 600 a. C. membro importante dell'antica Lega Beotica, nel 457 a. C. ebbe luogo nel suo territorio una celebre battaglia tra gli Spartani, e gli Ateniesi e gli Argivi, che furono sconfitti (v. sotto). In seguito alla rivincita di Enofita le mura di T. furono allora rase al suolo. Nel 426 a. C. di nuovo gli Ateniesi fecero un'incursione nel territorio di Tanagra, e sconfissero i Tanagrei e i Beoti.

Durante le guerre macedoniche Tanagra non è quasi ricordata, e seguì evidentemente le sorti della Lega Beotica; nel 145 a. C. fu sottomessa da Roma; sotto Augusto Tanagra e Tespie sono menzionate come le due più ricche e potenti città della Beozia; la prima, nominata anche da Plinio e Tolomeo, era ancora fiorente nel secolo VI dell'era volgare.

Tra i suoi templi il principale era quello di Ermete, che conteneva una famosa immagine di culto, opera di Calamide, sotto forma del dio kriophoros, perché secondo la leggenda recando sulle spalle un ariete attorno alle mura della città il dio l'avrebbe protetta dalla peste. Nella città era onorata anche la tomba di Corinna. Le vaste necropoli, estese su un piccolo affluente dell'Asopo, il Laris, hanno ridato agli scavi sistematici della società archeologica ellenica, tra il 1873 e il 1889 soprattutto, una ricchissima messe di statuette di terracotta, tra cui numerose specialmente quelle di epoca ellenistica, di fattura aggraziata e dalla superficie vivamente policromata, per la cui fama s'è esteso per antonomasia il nome di "tanagre" a tutto questo genere di produzione fittile della Grecia.

Bibl.: Fiehn, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV A, col. 2153 segg. Sugli scavi i rapporti in Πρακτικά, 1873-90, e in Δελτίον, 1888-91; C. Robert, in Arch. Zeitung, XXXIII (1875), p. 148 segg.; B. Haussoullier, Quomodo sepulcra Tanagraei decoraverint, Parigi 1884; E. Fabricius, in Ath. Mitt., X (1885), p. 158 segg.; H. Lechat, Tanagra, in Gazette d. beaux arts, s. 3a, X (1893), pp. 5 segg. e 122 segg.; Th. Reinach, in Rev. Ét. Gr., XII (1899), p. 53 segg.; E. Pfuhl, in Ath. Mitt., XXVIII (1903), p. 331 segg. Per le terracotte, v. soprattutto l'opera d'insieme di R. Kekule, Griech. Thonfiguren aus Tanagra, Stoccarda 1878.

La battaglia di Tanagra.

Fu questa la maggiore battaglia campale della cosiddetta pentecontaetia e una delle maggiori combattute tra Greci nel sec. V a. C. Spetta alla prima metà dell'estate del 457. Allora gli Ateniesi avevano mandato in Egitto grandi forze per aiutare gli Egiziani insorti contro la Persia; con altre forze assediavano Egina che era stata invano difesa dai Corinzî. Gli Spartani che fino allora si erano tenuti neutrali, inviarono nella Grecia centrale una spedizione di 1500 opliti lacedemoni e 10.000 peloponnesiaci per difendere i Doriesi dell'Eta contro i Focesi. Costretti i Focesi alla pace, gli Spartani, che erano comandati dal reggente Nicomede, tutore del re Plistoanatte, invece di prendere la via del ritorno si fermarono in Beozia: forse essi temevano di vedersi tagliata dagli Ateniesi la via: e forse anche volevano esercitare qualche pressione sugli Ateniesi per indurli ad abbandonare l'assedio di Egina, e favorire in Atene, che ancora non era congiunta dalle lunghe mura col mare, qualche sperato movimento dei reazionarî contro la politica di Pericle e, ad ogni modo, riordinare frattanto in guisa conforme ai loro interessi la Beozia, dove la lega stretta attorno a Tebe era stata disciolta dopo le guerre persiane. Ivi mossero loro incontro offensivamente gli Ateniesi con la leva in massa dei loro opliti e con alleati argivi e ioni: 14.000 uomini in tutto, più un contingente di cavalleria tessalica.

Non conosciamo il campo di battaglia. Non sappiamo cioè se, come alcuni ritengono, gli Spartani presero posizione in Tanagra, non lontano dai confini ateniesi, con aperta minaccia all'Attica, ovvero presso Tebe, per appoggiare i Tebani nel tentativo di ricostituire la Lega Beotica: nel qual caso la battaglia sarebbe avvenuta non fra Tanagra e la frontiera attica, ma sulla strada fra Tebe e Tanagra.

Nulla sappiamo di sicuro sull'andamento della battaglia se non questo: che essa fu assai sanguinosa e che la defezione dei cavalieri tessali costrinse gli Ateniesi a ritirarsi lasciando gli Spartani padroni del campo di battaglia. Perciò gli Spartani si ascrissero la vittoria, mentre la tradizione attica considerò la battaglia come indecisa. Che Cimone, allora ostracizzato, tentasse di prender parte alla battaglia nelle file dei suoi concittadini, è fola; e che egli fosse richiamato subito dopo la battaglia per concludere la pace con Sparta, è errore dello storico Teopompo. Dopo la battaglia, gli Spartani tornarono nel Peloponneso senza che gli Ateniesi tentassero d'impedirlo dalle loro posizioni sull'Istmo presso Megara. Ma strategicamente, appunto per l'abbandono in cui gli Spartani furono forzati a lasciare i Beoti, il vantaggio vero fu degli Ateniesi, nonostante il successo tattico degli avversarî.

Bibl.: I dati delle fonti e le opinioni diverse dei critici sono riassunti e discussi da G. Busolt, Griechische Geschicte, III, i, Gotha 1897, p. 311 segg. Inoltre K. J. Beloch, Griechische Geschicte, II, i, 2a ed., Strasburgo 1914, p. 168 segg.; II, ii, ivi 1916, p. 210 segg.; G. Lombardo, Cimone, Roma 1934, p. 110 segg.; M. Guarducci, La dedica dei vincitori di Tanagra, in Rend. Pont. Acc. Arch., XII (1936).