TAVOLIERE

Enciclopedia Italiana (1937)

TAVOLIERE (A. T., 24-25-26 e 27-28-29)

Carmelo COLAMONICO

È la più vasta delle pianure che si aprono nell'Italia peninsulare, ed è compreso tra il Subappennino da una parte e il Gargano e il Golfo di Manfredonia dall'altra; è, pertanto, allungato da NO. a SE. e misura circa 80 km. in lunghezza e 40 in larghezza; la superficie si aggira sui 3000 kmq.; nel centro del Tavoliere è Foggia.

Principale caratteristica fisica del Tavoliere è la forma spiccatamente piana del suolo - in generale al disotto dei 100 m. s. m. - sì che da alcuni il nome "tavoliere" vorrebbe essere portato a designare, in qualunque parte della Terra, basse regioni distinte, come quella della Puglia, da un livellamento quasi assoluto del terreno. Il Tavoliere si è formato, nel Quaternario, in parte per lenta emersione dal mare, in parte in seguito all'accumulo di materiali d'alluvione portati dai fiumi appenninici. Così si spiega la fase lagunare per cui la fascia costiera è successivamente passata, come gradatamente il mare si ritirava verso nord-est (le ultime manifestazioni ne sono i cosiddetti laghi Salso e di Salpi); e così pure si spiega, la natura dei terreni che fino a profondità di varie centinaia di metri s'incontrano nel sottosuolo del Tavoliere. Esso è, infatti, geologicamente formato da una potente base di terreni pliocenici marini, di costituzione marnoso-argillosa a tinta cenerognola, a cui sovrasta un ricco mantello di depositi quaternarî di origine marina e salmastra, misti a materiali d'alluvione e qua e là ricoperti da uno straterello di calcare concrezionato (la cosiddetta "crosta") o da un velo, ancora più sottile, di limo rossastro o argilla impura. I torrenti che attraversano il Tavoliere, e che hanno contribuito alla sua formazione, sono a N. il Triolo, il Salsola e il Celone, che, un tempo indipendenti, si sono in seguito raccolti nell'arteria del Candelaro, di cui sono così diventati l'uno dopo l'altro affluenti, e a S. il Cervaro, il Carapelle e l'Ofanto.

La piovosità del Tavoliere è scarsa: la più gran parte della pianura ha meno di 500 mm. di pioggia (Foggia: 470). Da ciò deriva l'aspetto della sua flora, che è prevalentemente erbacea: per moltissimo tempo, anzi, il Tavoliere è stato una grande area pascolativa; nell'ultimo secolo al pascolo è stata generalmente sostituita la coltura cerealicola. La pastorizia era nel Tavoliere un'antichissima tradizione: la posizione geografica di una pianura in prossimità di regioni elevate come il Gargano, il Sannio e soprattutto l'Abruzzo doveva favorire la transumanza del bestiame; così, per molti secoli, milioni di pecore sono stati ogni anno portati dai monti circostanti a svernare nel Tavoliere. Risale ad Alfonso I d'Aragona l'ordinamento della regia dogana delle pecore, con sede a Foggia, che vincolava la proprietà terriera nel Tavoliere; vi disciplinava l'uso del pascolo con diritti fiscali e regolava il movimento del bestiame che fra le montagne e la pianura si svolgeva attraverso grandi vie, dette "tratturi". Sembra che lo stesso nome "tavoliere" tragga la sua origine dalla tabulae censuriae, cioè dal libro che registrava i pascoli del fisco. L'ordinamento aragonese perdurò, con più o meno notevoli modifiche, fino alla promulgazione della legge del 26 febbraio 1865. Da allora si può dire che abbia inizio la trasformazione agraria del Tavoliere, che si è avviata nei primi tempi verso la sostituzione del pascolo con la coltura estensiva del grano e dell'avena e negli ultimi decennî verso l'introduzione di colture arboree o irrigue; le prime si sono affermate nelle zone estreme sia in direzione di N. (verso San Severo) sia in direzione di S. (verso Cerignola); le colture irrigue si sono affermate soprattutto nella parte centrale, ove si vengono utilizzando le acque di alcune falde freatiche locali. Progetti più vasti per la messa in valore delle terre del Tavoliere mirano all'utilizzazione delle acque dei fiumi Fortore e Ofanto, i quali scorrono ai confini della Capitanata. Sennonché, l'ostacolo maggiore a qualsiasi opera di trasformazione colturale era fino ad oggi rappresentato dalle aree acquitrinose, che sono state per secoli il flagello del Tavoliere, una delle zone più fortemente malariche d'Italia. La bonifica integrale, risanando le campagne e richiamandovi la popolazione, viene rimovendo tale ostacolo e creando l'ambiente adatto a un radicale e profondo rinnovamento economico della grande pianura pugliese.

Bibl.: G. Praitano, Il Tavoliere di Puglia, Bari 1909; S. Alfieri, Le acque freatiche del Tavoliere di Puglia, Napoli 1930; G. Colacicco, Le acque artesiane nel Tavoliere, Foggia 1933; R. Curato, L'aspetto irriguo della bonifica integrale nel Tavoliere delle Puglie, Portici 1933; R. Labadessa, Il Tavoliere di Puglia, Roma 1933; G. Di Lonardo, Acque sotterranee del Tavoliere foggiano, Roma 1935; id., Consistenza, ecc..., del Tavoliere, Milano 1936.