TAZIANO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TAZIANO (Τατιανός)

F. Di Capua

Apologeta cristiano. Nacque, come egli stesso si vanta, di là dal Tigri, nel territorio degli Assiri, nella prima metà del II sec.; probabilmente tra il 120 e il 130. Studiò filosofia ed eloquenza e viaggiò molto, tenendo, come Luciano, conferenze e lezioni in varie città. Verso il 150 si convertì al Cristianesimo, pare a Roma, dopo aver ascoltato il filosofo cristiano Giustino. Il 172, dopo il martirio di Giustino, lasciò Roma e ritornò in Oriente, abbandonando la Chiesa e fondando la setta degli Encratiti, continentes, un miscuglio di gnosticismo e di docetismo. Condannò il matrimonio e proibì l'uso delle carni e del vino.

T. fu uno scrittore molto fecondo, scrisse un opera sugli animali, un'altra sui demoni, un Liber problematum nel quale proponeva varie difficoltà sul Vecchio Testamento; una Metaphrasis sulle Lettere di S. Paolo, e uno Sulla perfezione secondo il Salvatore. Ma tutte queste opere sono andate perdute, eccetto il Diatesseron, una specie di armonia evangelica, in cui i quattro evangelisti sono fusi in uno prendendo a basi l'Evangelo di Giovanni, e il Discorso ai Greci, Λόγος πρὸς "Ελληνας composto, probabilmente, circa il 170.

In questa operetta T. dimostra: 1) che la dottrina pagana è inferiore a quella cristiana e barbarica sia per l'insegnamento teorico sia per quello pratico e morale; 2) che la civiltà barbarica è superiore a quella greca perché più antica. Nella seconda parte c'è una lunga digressione (cap. 33-5), nella quale afferma che peggiore dei loro costumi sono le produzioni artistiche dei Greci, fatte per smania di gloria. Molte di esse sono indecenti verso le donne: Lisippo raffigurò Praxilla; Menestratos, Learcide; Silanion, Saffo, un'etera; Naukides, Erinna di Lesbo, Kephisodotos, Miro di Bisanzio; Gomphos, Prassagoride, e Amphistratos, Clito; Euthykrates e Kephisodotos, Anita; Nikeratos, Telesilla; Aristodotos, Nasside; Euthykrates, Mnesarchide l'efesia; Silanion, Corinna; Euthykrates, Taliarchide l'argiva; Nikeratos, figliolo di Euctemon ateniese, Glaucippe; Prassitele ed Herodotos, Frine; Euthykrates, Pantenchide gravida dal seduttore; Dinomenes, Besantide regina dei Peoni; Pythagoras, Europa seduta sul toro; Mikon, una Vittoria seduta su di una giovenca; Herodotos d'Olinto, effigiò Glicera, la meretrice e Argia la suonatrice di cetra; Bryaxis, Pasifae; Lisistrato, Melanippe. Polystratos di Ambracia non si vergognò di ritrarre il tiranno Falaride; Pythagoras, i fratricidi Ettore e Polinice, e Periklymenos, una donnaccia che partorì trenta figli. Andron raffigurò Armonia, nata dall'adulterio di Ares con Afrodite; Sophron è più famoso per le opere di bronzo che per i suoi mimi, anche Esopo fu immortalato dall'arte di Aristodemos.

Kallistratos raffigurò Evante che partorì nel Peripato e Kalliades, Nera. Laide fu ritratta dall'amante; Filone il lussurioso da Hephaistron; Leochares plasmò l'androgino Sanimede.

Per ultimo sono ricordate le riproduzioni artistiche riproducenti le posizioni oscene descritte da Filenide e da Elefantide. Si accenna pure al culto di Giove Laziale e di Diana a Nemi.

T. afferma di aver visto tutte queste statue, specialmente nel suo soggiorno a Roma, dove molte di esse erano state trasportate dalla Grecia e dall'Oriente.

Bibl.: G. Kukula, Tatianus' sogenannte Apologie, Lipsia 1900; A. Puech, Recherches sur les Discours aux grecs de Tatien, Parigi 1903; W. Bornstein, Beitrage zu Tatianus Rede an die Griechen, Rostock 1923 G. Botti, Il fattore personale nel Discorso di Taziano, in Studi dedicati alla Memoria di P. Ubaldi, Milano 1937, pp. 87-98; A. Casamassa, Gli Apologisti greci, Roma 1943, pp. 135-162; A. Pellegrino, Studi sulla antica apologetica, Roma 1943, pp. 35-44; id., Gli Apologeti greci del II sec., Roma 1944, pp. 95-145. Su lo stile: P. Heiler, De Tatiani apologetae genere dicendi, Marburgo 1909. Il testo del Discorso è stato tramandato da tre mss.: Marciano 343, sec. XI; Parisino 174, sec. XII; Mutinense III, D, T, sec. XII. Essi dipendono dalla parte perduta del codice di Areta, Parisinus gr. 451. L'editio princeps fu curata C. Gesner, Zurigo 1546; notevole quella del maurino P. Maran, Parigi 1742. Le più recenti e migliori sono quelle di E. Schwartz, Lipsia 1888 e di E. Goodspeed, Die ält Apologeten, Lipsia 1916. Cfr. Q. Cataudella, Note d'interpretazione sopra il testo di T., in Didaskaleion, 1929, pp. 197-202. Parecchie sono le traduzioni di Taziano. Buona quella di P. Ubaldi, Il discorso ai Greci, Torino 1920. Intorno al catalogo delle statue cfr. H. Blummer, Über die Glaubwürdigkeit der kunsthistorischen Nachrichten des T., in Archäol. Zeitg., XXVIII, 1871, pp. 86 ss.; A. Harnack, Die Überlieferung der griechischen Apologeten, Texte und Untersuchungen, I, 1-2, 1882, pp. 233 ss.; A. Kalkmann, Tatians Nachrichten über Kunstwerke, in Rhein. Mus., N. S., XLII, 1887, pp. 489-554; Dembowski, Die Quellen der Apologetik des II Jahrhumderts, Lipsia 1878; R. C. Kukula, Altersbeweis und Künstlerkatalog in Tatians Rede an die Griechen, Vienna 1900; A. Puech, op. cit., pp. 47 ss.; P. Ubaldi, op. cit., pp. 70-5.