TEANO APULO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

TEANO APULO (Teanum Apulum, osc. Teate, Tiati)

A. Campanelli

Importante centro daunio, in seguito municipio romano, subito a E dell'odierno Ponte di Civitate sul Fortore in provincia di Foggia. Il nome della città è tramandato dalle fonti antiche in due forme diverse e in una variante. Nelle monete, d'argento e di bronzo, del III sec. a.C. essa è indicata con il nome tiati, cui si collega la variante Teate, riportata da alcune fonti letterarie più tarde (Liv., ix, 20, 7; Lib. col, II, p. 261, 16, Lachmann). La seconda forma Teanum Apulum, molto più diffusa, è attestata dalla metà del I sec. a.C., sia nelle fonti letterarie, da Cicerone in poi (Cluent., 9, 27; 69, 197; Att., VII, 12, 2) sia in epigrafi di età tardo-repubblicana e imperiale. C'è chi ritiene la forma Teate-Tiati osca, e chi, invece, riconosce in Teanum la forma sannitizzata e in Tiati quella originaria daunia. Non si può trascurare, però, che entrambe le forme trovano riscontro in centri di lingua osca: Teate Marrucinorum (Chieti) e Teanum Sidicinum, in Campania.

L'abitato si estendeva su un pianoro collinare dominante l'unico passaggio agevole, per un ampio tratto, del fiume Fortore e quindi l'ingresso in Puglia per chi giungeva da Ν lungo la costa. Attraversato il Fortore, la strada saliva lungo il vallone Canneto, raggiungendo T.; tale era il percorso della romana Via Litoranea, di cui restano i ruderi del ponte e tratti del basolato stradale, così come quello del grande tratturo L'Aquila-Foggia. Questa posizione, strategicamente favorevole, ha fortemente condizionato la storia dell'insediamento; le prime tracce di una frequentazione consistente del sito risalgono al Medio Bronzo (ceramiche «appenniniche»), perdurando nei secoli successivi e intensificandosi nella prima Età del Ferro. La forma dell'insediamento daunio, riconosciuto da tempo sulle fotografie aeree, e la sua notevole estensione l'accomunano ad altri meglio noti, come Arpi, Salapia, Ordona. Una netta riduzione dell'area occupata deve essersi verificata nel passaggio dal sistema insediativo di tipo indigeno a quello urbano, riscontrabile in tutta la Daunia tra la fine del IV e i primi decennî del III sec. a.C. In questa nuova fase l'abitato sembra essersi ristretto alla parte meridionale del pianoro, località Pezze della Chiesa, dove si concentrano le testimonianze di età ellenistica e soprattutto i monumenti di età romana e medievale.

Quanto sappiamo dell'insediamento di T. per l'Età del Ferro e per la successiva fase arcaica deriva, quasi esclusivamente, da ritrovamenti sporadici e consiste in oggetti di bronzo e in vasi geometrici daunî, provenienti da tombe (VIII/VII sec. a.C.), cui si aggiungono alcuni frammenti di stele daunie. Nel 1986 iniziò lo scavo sistematico di un edificio a pianta rettangolare con un vestibolo e tre colonne sulla fronte, di cui erano ancora visibili in situ le basi quadrate di pietra. Della struttura restavano i muri perimetrali formati da grandi ciottoli e da tegole, e una notevole quantità di frammenti della decorazione architettonica fittile, consistente in antefisse del tipo nimbato, etrusco-campano, o di forma pentagonale ornate da gorgòneia, cavalli e, infine, da elementi vegetali. L'edificio, di cui è stato riconosciuto il carattere sacro, fu fondato nel V sec. a.C. e abbandonato verso la metà del secolo successivo.

Fino ad allora T. sembra inserita ancora completamente nella cultura daunia, ma già da tempo doveva essere incominciata una progressiva infiltrazione da parte di genti di lingua osca, che avrebbero assunto il controllo della città nella seconda metà del IV sec., snaturandone il carattere daunio. Certo è che nel corso della seconda guerra sannitica, mentre Arpi combatteva contro i Sanniti, come alleata dei Romani, Tiati tentò di contrastare i secondi, fino a che non fu costretta ad arrendersi, nel 318 o 317 a.C. (Liv., ix, 20, 4; 7-8). Il foedus iniquum che ne scaturì parla chiaro sulla reale posizione, tra Sanniti e Romani, assunta da T., la cui oscizzazione è confermata dalle coeve monete con leggenda in lingua osca e dal ritrovamento sporadico di due fittili con iscrizioni osche.

Alla prima fase di sviluppo della civitas foederata appartiene una ricca tomba a camera, scoperta casualmente nel 1952 sul margine orientale dell'abitato antico. La tomba, interamente costruita in blocchi squadrati, era a sezione trapezoidale e conteneva tre scheletri supini e distesi, di cui due in sarcofagi. Del corredo funerario si conservano gli oggetti preziosi. Viceversa poco si sa, attualmente, del rimanente corredo, che comprendeva anche due anfore vinarie. La tomba si inserisce perfettamente nella koinè culturale ellenistica di matrice tarantina ed è assegnabile al III sec. a.C. Tuttavia, come spesso avviene per le tombe gentilizie, l'uso deve essersi protratto a lungo; ciò sembra indicare la presenza di un'iscrizione in caratteri latini sulla parete orientale. Alla stessa età risalgono altri due santuarî, di recente rinvenimento (1993), di cui quello più a S era sicuramente dedicato a Ercole.

Dopo la guerra sociale, T. divenne municipium e fu ascritta alla tribù Cornelia. Una riorganizzazione urbanistico- monumentale del centro romano, dalla fine del I sec. a.C., è testimoniata con certezza dagli scavi effettuati a Pezze della Chiesa nel 1973, durante i quali furono messi in luce resti di varî edifici. Il maggiore di essi era caratterizzato da basi e da capitelli corinzî, di pietra calcarea, di grandi dimensioni. Alcuni ruderi di età romana imperiale, sono visibili nella stessa area e tra questi il «Torrione», in cui è riconoscibile un monumento funerario. Alla città fortificata, fondata nella stessa zona dai Bizantini all'inizio dell'XI sec., sono ascrivibili altri resti, come dei tratti delle mura di cinta e la «Chiesa», che costituisce, in realtà, una torre difensiva dell'abitato bizantino. A O di questa sono state recentemente individuate (1993) altre strutture con un vicino cimitero, interpretate come la reale chiesa, da cui deriva il toponimo.

Bibl.: G. Alvisi, La viabilità romana della Daunia, Bari 1970; E. M. De Juliis, Caratteri della civiltà daunia dal VI sec. a.C. all'arrivo dei Romani, in Civiltà preistoriche e protostoriche della Daunia. Atti del Colloquio internazionale, Foggia 1973, Firenze 1975, p. 286 ss., tav. lxxiii; A. Russi, Teanum Apulum. Le iscrizioni e la storia del municipio, Roma 1976 (con ampia e articolata bibliografia); P. Poccetti, Piramidetta con iscrizione osca dalla Daunia, in AnnAStorAnt, II, 1980, pp. 67-76; id., Nuovi contributi alla topografia della documentazione italica, ibid., pp. 79-81; E. M. De Juliis (ed.), Gli ori di Taranto in età ellenistica (cat.), Milano 1985, pp. 57-58; 97-98; 298; 446; M. Mazzei, Nuovi ritrovamenti nella Daunia settentrionale, in AA.VV., Profili della Daunia antica, II, Foggia 1986, pp. 77-89; V. Russi, Da Teanum Apulum a Civitate. Ricerche topografiche ed archeologiche, in ArchStorPugl, XLII, 1989, pp. 153-168; F. Nardella, Dati per un quadro insediativo della Daunia settentrionale preromana, in Italici in Magna Grecia, Venosa 1990, pp. 65-67; L. Quilici, E. Antonacci Sanpaolo, San Paolo di Civitate (Foggia), in Taras, XIV, I, 1994, pp. 57-61.

(E. M. De Juliis)