TELL QASILE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

TELL QASILE

F. Baffi Guardata

Località in Israele situata 250 m a Ν dell'attuale corso del fiume Yarkon e a c.a 2 km dalla costa del Mediterraneo. L'antico centro si sviluppava su una superficie di c.a 20 ha e la sua posizione lo rendeva un porto fluviale di notevole importanza. La creazione della città portuale di T. Q. fa parte del processo di espansione filistea seguita all'insediamento di quel popolo nella terra di Canaan. La località fu individuata nel 1948 e i primi scavi, diretti da B. Mazar (1949-51 e 1956), rivelarono un insediamento fondato dai Filistei durante il XII sec. a.C. e sviluppatosi nei secoli successivi. L'attività archeologica nel sito, ripresa negli anni '70 da A. Mazar, ha riportato alla luce l'area sacra della città antica, con un tempio e tre successive fasi di utilizzazione. I resti architettonici, la grande quantità di oggetti di culto e la ceramica rinvenuti in chiari contesti stratigrafici rappresentano un grande contributo alla conoscenza dell'«età oscura» di un'ampia zona del Vicino Oriente antico.

Durante gli anni '62 e '63 studiosi israeliani effettuarono piccoli sondaggi nel settore meridionale della collina; questa indagine, unita agli scavi diretti poi da Mazar, ha permesso di individuare una sequenza stratigrafica comprendente dodici livelli, di cui il più recente si riferisce al periodo islamico e il più antico a quello relativo alla prima occupazione filistea. Nei settori occidentale, orientale e meridionale del tell sono stati trovati frammenti di ceramica del Bronzo Medio IIA e B; alcune tombe del Bronzo Medio IIB sono state individuate in prossimità della collina e ciò sembra essere indicativo di una situazione seminomade, dato che non restano tracce di insediamento.

Durante il regno di Ramesse VI i Filistei fondarono un loro centro a T. Q., scegliendo una località ben protetta naturalmente, funzionale per un'attività marittima lungo le coste del Mediterraneo, ma favorevole anche all'attività agricola. Gli strati XII, XI e X corrispondono a una fase di prosperità, in cui il porto fluviale era forse il più importante, tra Dor a Ν e Ašdod a S. La città subì una violenta distruzione all'inizio del X sec. a.C. (strato X), come anche molti altri centri della regione (Tel Masos, Bet Šemeš e Megiddo). Vi fu un'interruzione dell'insediamento e la storia del sito non è più chiara. La ceramica indica una ripresa della vita della città solo nel VII sec. a.C.

I rinvenimenti più interessanti sono indubbiamente quelli relativi all'area sacra dove si succedettero tre fasi templari, dalla metà del XII sec. all'inizio del X (strati XII-X). Appartiene allo strato XII un piccolo tempio formato da una sola cella rettangolare larga, con ingresso assiale, arricchita da banchi in muratura lungo le pareti della sua parte anteriore e con podio lungo il muro di fondo. In corrispondenza di questo primo santuario nell'XI sec. ne venne edificato un secondo a pianta quadrata e, addossata posteriormente a questo, si costruì un'altra piccola cella rettangolare del tutto indipendente dalla prima, con accesso su uno dei lati lunghi e antecella laterale. L'ultima fase, quella dello strato X, vide un rifacimento parziale della precedente struttura, per cui la cella posteriore del nuovo tempio restò del tutto identica, mentre si arricchì di un largo vestibolo con entrata laterale, di due colonne assiali, di un podio non in asse e di banchi in muratura lungo i muri. La distruzione di questa fase portò a un rifacimento del luogo sacro secondo una planimetria molto simile alla precedente, ma senza la presenza delle corti, alle quali si sostituì uno spiazzo pavimentato in pietra. L'area sacra restò in uso durante tutto il X sec., cui sono pertinenti gli strati IX e VIII, per subire un'ultima e definitiva distruzione, verosimilmente durante la campagna palestinese del faraone Sheshonq I.

Le tre fasi dell'area sacra hanno prodotto un buon numero di oggetti di uso cultuale in ceramica, che costituiscono un'ottima testimonianza delle tradizioni filistee e degli scambî avvenuti tra T. Q. e l'Egitto. Particolarmente interessante è la produzione di maschere antropomorfe e di supporti cilindirici dipinti a motivi geometrici o realizzati in forma umana; accanto a queste opere, che si rifacevano a una tradizione locale, compaiono altri arredi ed elementi del mobilio templare che, pur ispirandosi a modelli egei, venivano prodotti in botteghe del posto. Tali sono i vasi cultuali e le maschere antropomorfe, che hanno stretti paralleli nell'isola di Cipro. Rapporti con la più orientale delle isole del Mediterraneo si riscontrano anche nei dati architettonici; l'esistenza di due templi adiacenti non ha infatti paralleli in Canaan mentre è attestata a Cipro. Gli elementi strutturali dell'area sacra dello strato X, quali la disposizione assiale delle colonne e l'antecella, senza precedenti in Palestina, trovano possibilità di confronto dei templi 2, 4 e 5 di Kition. Ma a T. Q. sono documentati anche elementi di contatto con la zona circostante che si manifestano principalmente nell'impostazione planimetrica dei templi, che ricorda quella già documentata a Ḥazor, Giaffa e Abu Hawam. Un òstrakon in lingua fenicia, rinvenuto in superficie, menziona un tempio di Ḥoron, divinità cananea già conosciuta dai testi ugaritici, in rapporto con l'oro proveniente dal paese di Ofir.

Bibl.: B. Mazar, The Excavations at Tell Qasile, Preliminary Report, in IsrExplJ, I, 1951, pp. 61-218; A. Mazar, Excavations at Tell Qasile, I. The Philistine Sanctuary: Architecture and Cult Objects (Qedem, XII), Gerusalemme 1980; id., Excavations at Tell Qasile, II. The Philistine Sanctuary: Various Finds, the Pottery, Conclusions, Appendixes (Qedem, XX), Gerusalemme 1985.