TENDUCCI, Giusto Ferdinando, detto il Senesino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

TENDUCCI, Giusto Ferdinando detto il Senesino

Davide Mingozzi

– Originario di Siena (il libretto di una cantata fatta a Cagliari nel 1750 lo dice «sanese», e in altri libretti comparve come «il Senesino»), nacque probabilmente nei primissimi anni Trenta del Settecento (Dorothea Kingsman against Ferdinando Tenducci, 1780, p. 1). La data presunta in letteratura, circa 1735, appare troppo avanzata, alla luce di una carriera teatrale iniziata non dopo il 1750. Addirittura un avviso di latitanza nel 1760 gli attribuiva «two and twenty years of age» (Duncan, 2014, pp. 225 s.); e Tenducci stesso, nel 1785, dichiarava d’essersi imbarcato per Londra, dove approdò nel 1758, quand’era «not above fifteen years of age» (così nella prefazione al libretto di Orpheus and Eurydice: a musical drama in imitation of the ancient Greek theatrical feasts, London 1785, cit. in Price - Milhous - Hume, 1995, p. 330).

A metà degli anni Quaranta la famiglia si stabilì a Monte San Savino, dove il padre, presumibilmente da identificarsi in Valentino Tenducci (Parrocchia Ss. Egidio e Savino, Stati delle anime, 1750), fu al servizio del locale commissario. Il cerusico Pietro Massi avrebbe sottoposto il bambino all’evirazione verso il 1748 (London, Metropolitan Archives, Deposizione di Tommaso Massi, 1775): ma tale data va comunque anticipata di parecchi anni.

Secondo quanto dichiarò egli stesso nel 1785, Tenducci studiò a Napoli ed ebbe per maestro «the celebrated Caffariello» (Price - Milhous - Hume, 1995, p. 330; si trattò del cantante Gaetano Majorano, e non già, come talvolta si legge, del compositore Pasquale Cafaro). A Cagliari, in occasione dei festeggiamenti indetti nell’autunno del 1750 per le nozze di Vittorio Amedeo duca di Savoia, impersonò Artaserse, il secondo uomo nell’omonimo dramma metastasiano (ignoto il compositore), e prese parte alla cantata Giunone placata (musica del torinese Giovanni Bollano). A Palermo, tra l’estate del 1752 e il Carnevale del 1753, si produsse in parti serie di alcune opere buffe, tra cui La serva bacchettona di Gioacchino Cocchi. L’autunno e il Carnevale del 1754 li trascorse Venezia, dove si esibì come primo uomo nel teatro di S. Samuele in tre opere nuove: Ginevra di Ferdinando Bertoni, Tamerlano di Cocchi, Adriano in Siria di Giuseppe Scolari. Nel gennaio del 1755 a Praga fu Rinaldo nel Filosofo di campagna di Baldassarre Galuppi; a Vienna in febbraio prese parte all’oratorio Gioas, re di Giuda di Georg Christoph Wagenseil: il Metastasio assistette al concerto e menzionò il «Senesino» nella lettera del 17 febbraio ad Antonio Tolomeo Trivulzio (Tutte le opere..., 1951). Nello stesso anno passò a Dresda, ingaggiato per le parti serie nei drammi giocosi della stagione primaverile e per i festeggiamenti dell’onomastico di Augusto III re di Polonia ed elettore di Sassonia. Come secondo uomo si esibì nel Carnevale del 1757 a Milano e da maggio al Carnevale seguente al teatro San Carlo a Napoli.

Nel giugno del 1758, con la qualifica di virtuoso di camera dell’elettore di Baviera, fu Cherinto in un’acclamata ‘prima’ padovana, il Demofoonte di Galuppi, con Caterina Gabrielli prima donna. Fu quindi scritturato per Londra, grazie all’appoggio di Cocchi (Price - Milhous - Hume, 1995, p. 330), e l’11 novembre al King’s Theater vi debuttò come secondo uomo nell’Attalo di Galuppi. A fine anno comparve «in an Opera call’d Demetrio» (un ‘pasticcio’ di arie diverse; Public Advertiser, 16 dicembre) e il 16 gennaio 1759 nel Ciro riconosciuto di Cocchi. Charles Burney riferì che «it was in this opera that Tenducci was first noticed on our stage» (1789, p. 471). Si fece conoscere nei salotti dell’aristocrazia londinese e ottenne la protezione d’importanti personalità. Con lady Elizabeth Lyttelton intrattenne un’assidua corrispondenza, non senza suscitare la gelosia del marito, che nel luglio del 1759 intentò una causa di divorzio. Fors’anche per evitare lo scandalo, ad agosto Tenducci fuggì in Italia; ma ai primi di novembre era di nuovo a Londra. Nel gennaio del 1760 fu Annio nella Clemenza di Tito di Cocchi. A marzo, per ovviare a ingenti, annosi debiti reclamati da un tal Francesco Giuliani, organizzò una beneficiata, ma la somma non fu sufficiente, e il 3 giugno fu incarcerato a Southwark, da dove evase ai primi di settembre (Public Ledger, 5 settembre); fu subito riacciuffato (sulla vicenda cfr. Duncan, 2014). Il 16 gennaio 1761 dalle pagine del Public Advertiser il cantante si rivolse alla «distinguished benevolence of the Nobility and Gentry of this Kingdom», implorò «their compassion towards an unfortunate stranger in distress» e promosse un concerto a proprio beneficio organizzato da Carl Friedrich Abel, cui partecipò, grazie a un permesso, il 28 seguente. Riottenuta la libertà, il 27 febbraio cantò nell’oratorio Judith di Thomas Arne. Nel febbraio del 1762, nella ‘prima’ dell’Artaxerxes di Arne, impersonò Arbaces, ossia la parte del protagonista, riscuotendo ampio successo in particolar modo nell’aria tenera del terz’atto, Water parted from the sea. In generale, presso il pubblico inglese Tenducci acquistò «deservedly the greatest reputation for cantabile singing of any castrato that has appeared in this country» (ABCDario musico, Bath 1780, p. 45). Partecipò in questi anni a numerosi concerti in importanti sale: Hanover Square Concert Rooms, Hickford’s Great Room, Pasquali’s Room. Per compiacere gli amatori compose alcune arie su testo inglese, che in qualche caso pubblicò in proprio (come i Six new english songs del 1763). Nel gennaio del 1765 debuttò nelle vesti di Adriano nell’opera omonima di Johann Christian Bach, col quale strinse un durevole sodalizio amichevole.

Dopo un iniziale rifiuto, fu ingaggiato da Henry Mossop per una stagione allo Smock Alley and Crow Street Theatres di Dublino, dove a luglio partecipò a due pasticci e a una ripresa dell’Artaxerxes. Da gennaio a giugno del 1766 cantò in almeno sei opere: il pasticcio Comus, Love in a village di Arne, Love in disguise e L’eroe cinese, ambedue di Tommaso Giordani, e i pasticci Pharnaces e The royal shepherd.

L’amico Charles Baroe, da lui conosciuto a Cagliari nel 1750, lo introdusse nei salotti della nobiltà e dell’alta borghesia; lì conobbe il giurista Thomas Maunsell e la figlia Dorothea, di cui divenne dapprima insegnante di canto, indi amante. I due fuggirono a Cork e si sposarono clandestinamente il 19 agosto 1766. Maunsell intervenne presso le autorità cittadine, che rintracciarono la coppia fuggiasca e arrestarono Tenducci. Pagata una cauzione, il cantante fu rilasciato a fine mese. Il 4 settembre tuttavia fu incarcerato una seconda volta in virtù di «an act of Parliament against clandestine marriage», come recita l’opuscolo A true and genuine narrative of Mr. and Mrs. Tenducci, uscito anonimo a Londra nel 1768 (pp. 17 s.). A dicembre scrisse a Maunsell invitandolo alla conciliazione per salvaguardare il buon nome della figlia: il giurista desistette dai suoi propositi e concesse il benestare per un regolare matrimonio. Il 4 luglio 1767 Tenducci si convertì alla fede anglicana e, ottenuta una licenza, si sposò la settimana seguente. È con ogni probabilità da attribuirsi a Dorothea il citato pamphlet, pubblicato nell’intento di giustificare la condotta dei due amanti e riabilitarne il nome.

Nell’autunno del 1767 tornò in Inghilterra e nel maggio seguente soggiornò a Edimburgo, ospite della locale Musical Society. Dorothea, raggiunto il marito, iniziò a esibirsi al suo fianco riscuotendo l’apprezzamento del pubblico. A dicembre Tenducci rientrò a Londra e cantò in Amintas, un pasticcio «with music selected from the best composers and adapted by Mr. Tenducci» (Gazetteer and London Daily Advertiser, 12 dicembre), mentre Dorothea rimase a Edimburgo, dove nel corso del 1769 diede alla luce un bambino, sulla cui paternità permangono dubbi, ma che fu riconosciuto dal cantante; al primo figlio ne seguì poi un secondo. Giacomo Casanova raccontò di aver conosciuto Tenducci al Covent Garden in compagnia della moglie e dei figli: «...si burlava di quelli che dicevano che come castrato non poteva averne. Diceva che una terza ghiandola testicolare che gli era stata lasciata era sufficiente ad accertare la sua virilità e che i suoi bambini non potevano essere che legittimi poiché li riconosceva tali» (Casanova, 1965, p. 510; ma Casanova visitò Londra tra il 1761 e il 1764, circostanza che rende poco credibile la sua testimonianza). Nell’agosto del 1770 intervenne ai festeggiamenti per il compleanno del duca di Mecklenburg, fratello della regina Charlotte, guadagnandosi l’ammirazione di re Giorgio III. A dicembre trionfò nella revisione dell’Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck approntata da Bach: l’aria Che farò senza Euridice, struggente epitome del lutto d’Orfeo, venne divulgata dagli editori londinesi con il nome di Tenducci in prima pagina. In questi anni Burney lo giudicò «so much improved, during his residence in Scotland and Ireland, as not only to be well received as first man on our stage, but afterwards in all the great theatres of Italy» (1789, p. 497).

A fine febbraio del 1771, indebitato, fuggì con la famiglia a Firenze. Debuttò al teatro del Cocomero il 13 settembre nel pasticcio dell’Orfeo con musiche di Gluck, Bach e altri (A. Martina, Orfeo-Orphée di Gluck, Firenze 1995, pp. 65, 95 ss.), riscuotendo l’apprezzamento del granduca Pietro Leopoldo, del quale sarebbe divenuto virtuoso di camera. Nel 1772 si esibì a Roma, Venezia e Firenze.

Nel frattempo Dorothea incontrò a Firenze un tale William Long Kingsman, di cui divenne l’amante: ma non è escluso che i due si conoscessero già da tempo, né che il giovane fosse in realtà il padre naturale dei figli di Dorothea. Quando Tenducci, alla fine del 1771, partì per Roma, Dorothea fuggì a Napoli con Kingsman; scrisse nel frattempo al padre ricevendone l’aiuto e la protezione per tornare in Irlanda. Di passaggio a Roma nell’aprile del 1772, Dorothea e Kingsman si sposarono con rito anglicano. Tornati a Londra, per prevenire eventuali dubbi circa la validità del matrimonio, organizzarono una nuova cerimonia l’8 settembre 1773. Dorothea tuttavia era ancora legalmente maritata a Tenducci. Nel maggio del 1775 si tenne un processo per l’annullamento del precedente matrimonio. Per giustificare l’impotenza del cantante furono presentate numerose testimonianze, tra cui quella di Tommaso Massi, figlio del cerusico che lo aveva evirato. La sentenza fu emessa il 28 febbraio 1776, e il matrimonio annullato. Risalgono a questi anni due tele pressoché identiche di Thomas Gainsborough (Birmingham, Barber Institute of Fine Arts; collezione privata) che lo raffigurano in atto di cantare, con foglio di musica in mano.

Tra il 1773 il 1776 Tenducci si esibì come primo uomo in diversi centri italiani: Faenza, Roma, Genova, Senigallia, Firenze, Milano, Reggio, Venezia, Padova, Alessandria, Modena, Pesaro e Napoli, dove nel novembre del 1774 partecipò alla prima locale dell’Orfeo di Gluck/Bach. Era ancora in Italia nel maggio del 1776, quando interpretò al teatro Pubblico di Reggio il ruolo eponimo del Montezuma, opera nuova di Pasquale Anfossi. Tornò a Londra nel 1777, ingaggiato per due stagioni al Drury Lane. Tra gennaio e maggio del 1778 partecipò a una serie di concerti organizzati da Bach e Abel negli Hanover Square Rooms. Durante l’estate accompagnò Bach in Francia e fu ricevuto a Versailles; a Parigi incontrò Wolfgang Amadeus Mozart – l’aveva conosciuto bambino a Londra nella stagione 1764-65 –, che per lui compose una scena e aria con pianoforte, oboe, corno e fagotto concertanti (K 315b, perduta), eseguita dall’orchestra del duca Louis de Noailles nel suo palazzo a Saint-Germain-en-Laye. Nel febbraio del 1783 tornò a Dublino, dove rimase fino all’anno dopo, presentando due sue opere: The castle of Andalusia e The campaign. Di nuovo a Londra, nel 1785 fu nominato direttore artistico del festival händeliano promosso in Westminster. A maggio partecipò a un’esecuzione della Esther di Georg Friedrich Händel e apparve per l’ultima volta al King’s Theater subentrando a Girolamo Crescentini come protagonista di un ennesimo Orfeo ed Euridice, da lui stesso prefato (Price - Milhous - Hume, 1995). Nel marzo del 1786 annunciò nel Public Advertiser l’intenzione di ritirarsi dalle scene. Tuttavia, il 7 maggio agli Hanover Square Rooms collaborò a un concerto in ricordo di Johann Christian Bach, deceduto nel 1782. A partire da questi anni si dedicò all’insegnamento; verso il 1785 pubblicò un fortunato manuale, Instruction of Mr. Tenducci to his scholars.

Nel 1788, di nuovo indebitato, fuggì a Genova accompagnato dall’allieva Anne-Josèphe Théroigne (Roudinesco, 1991). L’idillio s’interruppe quando la giovane contrasse una malattia venerea e scappò a Roma. Nel luglio del 1789 Tenducci cantò a Rapallo per la festa dell’Apparizione di Nostra Signora di Montallegro, e in settembre a Camogli per s. Prospero. Il 24 dicembre, a Genova, fu richiesto dalla famiglia Brignole Sale per un requiem in memoria del nobile genovese Luigi Sauli.

Morì a Genova il 25 gennaio 1790 per un insulto apoplettico. Le esequie, accompagnate da «scelta orchestra di tutti i professori di canto e di suono» (Avvisi di Genova, 30 gennaio), si celebrarono il 27 in Ss. Salvatore.

Fonti e Bibl.: London, Metropolitan Archive, DL/C/557/102/, DL/C/558/20-21, DL/C/639, DL/C/177; Dorothea Kingsman against Ferdinando Tenducci, in Trials for adultery, VII, London 1780, pp. 1-50; C. Burney, A general history of music, IV, London 1789, pp. 233, 470 s., 497 s., 523; Genova, Archivio della Parrocchia di S. Donato, Parrocchia del Ss. Salvatore, Defunti, anni 1766-1805, p. 165.

Tutte le opere di Pietro Metastasio, a cura di B. Brunelli, III, Milano 1951, p. 989; C.B. Oldman, Mozart’s scena for T., in Music & Letters, XLII (1961), pp. 44-52; G. Casanova, Storia della mia vita, a cura di P. Chiara, V, Milano 1965, p. 510; T.J. Walsh, Opera in Dublin 1705-1797, Dublin 1973, pp. 129, 134-144, 146-149, 224-229, 241-243, 245, 249-251, 293, 321, 328; A. Mazzeo, I tre ‘Senesini’ musici ed altri cantanti evirati senesi, Siena 1979, pp. 27-37; D.E. Monson, Galuppi, T. and ‘Montezuma’. A commentary on the history and musical style of opera seria after 1750, in Galuppiana 1985. Studi e ricerche. Atti del Convegno..., Venezia... 1985, a cura di M.T. Muraro - F. Rossi, Firenze 1986, pp. 279-300; M. De Angelis, La felicità in Etruria, Firenze 1990, pp. 93-103; C. Esch, Michele Mortellari, Johann Christian Bach und Wolfgang Amadé Mozart. Eine neu aufgefundene Fassung der Arie ‘Io ti lascio’ KV 621a (=Anh. 245) und die verschollene Szene für T. (Paris 1778) KV 315b (=Anh. 3), in Mitteilungen der Internationalen Stiftung Mozarteum, XXXIX (1991), pp. 133-158; P.H. Highfill - K.A. Burnim - E.A Langhans, A biographical dictionary of actors, actresses, musicians, dancers, managers & other stage personnel in London 1660-1800, XIV, Carbondale-Edwardsville 1991, pp. 392-398; E. Roudinesco, Madness and revolution, London 1991, pp. 11 s.; The letters of Dr. Charles Burney, a cura di Á. Ribeiro, Oxford 1991, pp. 293 s.; C. Bongiovanni, Musica e musicisti attraverso gli ‘Avvisi’ di Genova (1777-1797), in La Berio, I (1993), 1, p. 77; The early journals and letters of Fanny Burney, a cura di L.E. Troide - S.J. Cooke, III, Oxford 1994, p. 261; C. Price - J. Milhous - R.D. Hume, Italian opera in late eighteenth-century London, I, The King’s Theatre, Haymarket: 1778-1791, Oxford 1995, pp. 329-334; A. Mazzeo, Ulteriori notizie relative ai cantanti evirati senesi del XVIII secolo, Siena 1996, pp. 12-30; R. Fiske - D.E. Monson, T., G.F., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXV, London-New York 2001, pp. 281 s.; M.R. Moretti, Interessi musicali della famiglia Brignole-Sale, in Erudizione e storiografia settecentesche in Liguria, a cura di C. Bitossi, Genova 2004, pp. 279-290; H. Berry, The castrato and his wife, Oxford 2011; O. Baldwin - Th. Wilson, T., G.F., in Oxford dictionary of national biography, 29 maggio 2014, https://doi.org/ 10.1093/ref:odnb/67196 (3 aprile 2019); C. Duncan, ‘A debt contracted in Italy’. F. T. in a London court and prison, in Early Music, XLII (2014), pp. 219-229; P.F. Rice, Venanzio Rauzzini in Britain: castrato, composer, and cultural leader, Woodbridge 2015, ad ind.; I. Brandenburg, T., G.F., in MGG Online, novembre 2016, https://www.mgg-online.com/mgg/stable/23777 (30 marzo 2019).

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