Bèza, Teodoro di

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Calvinista (Vézelay, Borgogna, 1519 - Ginevra 1605). Fu professore di greco a Losanna e attivo propagandista del calvinismo in Svizzera, in Germania e anche a Parigi (1557); e scrisse, contro S. Castellion, il De haereticis a civili magistratu puniendis (1554), oltre alla traduzione dei Salmi e alla Confession de la foi chrétienne (1560; anche in lat.). Tornato a Ginevra (autunno 1558) vi fu professore e rettore dell'"Accademia" e fu considerato come una delle colonne del calvinismo, al quale convertì Giovanna d'Albret. Nel colloquio di Poissy (1561) fu il portavoce del calvinismo, che intanto sosteneva anche contro i luterani tedeschi, pur cercandone l'appoggio. Partecipò infatti attivamente alla guerra della Lega, stendendo i manifesti a nome del Condé; venne anzi accusato di essere stato l'istigatore dell'assassinio del duca di Guisa, per la sua apologia del tirannicidio. Tornato a Ginevra, morto Calvino, vi divenne "moderatore" (1564). Dai sinodi ugonotti di La Rochelle e di Nîmes (1571-72) ottenne la conferma dell'intransigenza sulla disciplina ecclesiastica calvinista che sostenne ancora nel colloquio di Montbéliard (1586) contro i luterani. Nel 1587 s'incontrò con s. Francesco di Sales, che non riuscì a ricondurlo al cattolicesimo. Dei molti scritti, sono importanti, oltre ai Poëmata iuvenilia, documento della sua libera vita giovanile, le lettere, la Vita Calvini (1564; in francese 1565) e la Histoire ecclésiastique des églises réformées du royaume de France (dal 1521 al 1563), del 1580. Della sua educazione di filologo è saggio il De francicae linguae recta pronuntiatione tractatus (1584) e soprattutto l'edizione del Nuovo Testamento (1565). Per essa si servì del codice onciale bilingue, greco e latino (sec. 6º), dei Vangeli e degli Atti, che il B. trovò a Lione e donò (1581) all'università di Cambridge dove questo Codex Bezae è tuttora conservato; nonché di quello delle lettere di s. Paolo, anch'esso bilingue e simile al precedente, da lui scoperto nel convento di Clermont presso Beauvais e detto perciò Codex claromontanus (ora nella Biblioteca nazionale di Parigi).

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