Teogonia

Dizionario di filosofia (2009)

teogonia


Dal gr. ϑεογονία, comp. di ϑεός «dio» e γόνος «generazione». Generazione e genealogia degli dei; mito o insieme di miti che illustrano la nascita o la discendenza degli dei.

L’origine del pensiero teogonico

Forme rudimentali di una t. si possono riscontrare anche in quelle religioni primitive che conoscono solo poche entità venerate: mentre di alcune di queste non si chiede l’origine, e quindi implicitamente si ammette che esistano da sempre (così molte figure di cosiddetti Esseri supremi, di «Signori degli animali», ecc.), di altre, per es. di eroi cultuali, ecc., si narra la nascita ed eventualmente anche la discendenza (così, per es., nel caso degli eroi gemelli nordamericani). Ma il vero terreno della t. è la religione politeistica, e, in modo particolare, una sua fase avanzata cui non siano aliene certe nascenti tendenze speculative. L’origine del pensiero teogonico è sostanzialmente implicita nel politeismo stesso: ogni religione politeistica conosce, infatti, gruppi di divinità, non fosse che coppie divine o triadi che abbracciano una coppia di genitori e il figlio, spesso però anche raggruppamenti più estesi. Anche a prescindere da ogni fattore ulteriore, la t. è già fondata sulla natura stessa del mito, che è sempre orientato sulla questione delle origini (sia del mondo, dei suoi fenomeni o aspetti fondamentali, sia delle istituzioni umane) e che, investendo le divinità stesse, pone il problema della loro provenienza, cioè, in termini di antropomorfismo, della loro discendenza. A questo sforzo del pensiero mitico fornisce poi un materiale abbondante la particolare struttura dei politeismi: divinità affini per sfera d’azione vengono anche spontaneamente concepite come «parenti»; entrano in nessi di parentela anche le divinità i cui luoghi o date di culto si trovano particolarmente vicini. Uno speciale impulso alla formazione di t. può derivare anche dalla stratificazione storica di una religione politeistica, di cui si abbia qualche vaga coscienza: gli dei più antichi e meno venerati si addossano, in tal caso, la parte di genitori o progenitori degli dei che sono nel centro della venerazione attuale. In generale, si può dire che gli dei meno caratterizzati (o perché già in via di oblio o perché, per qualsiasi ragione, meno popolari) facilmente si ritrovano nei ranghi degli antenati delle divinità principali, mentre quelli di carattere locale o di funzioni limitate o gli esseri non del tutto divini, come per es. gli eroi, figurano come figli di queste ultime (così in Grecia, Apollo e Artemide hanno per madre l’antichissima dea Latona, mentre i figli di Apollo sono numerosi eroi, indovini, ecc.).

Lo sviluppo di teogonie sistematiche

Le condizioni dello sviluppo di una t. più sistematica sono un antropomorfismo sostanziale, che permetta di parlare di amori e matrimoni tra divinità, e una tendenza all’organizzazione coerente delle tradizioni. Come terza condizione è forse da considerarsi l’aspetto cosmico delle divinità, cioè l’attribuzione a esse di legami particolari con fenomeni, elementi, aspetti della natura e del cosmo (cielo, acqua, sole, terra, luce, tenebre, ecc.), per cui il pensiero cosmogonico può sfociare in forme teogoniche: per es., la separazione di cielo e terra (concepiti come strettamente aderenti in origine), uno dei motivi cosmogonici più largamente diffusi nel mondo, può, in tal caso, assumere l’aspetto dello scioglimento, più o meno violento, dell’abbraccio di un dio-cielo e di una dea-terra, come in Grecia Urano e Gea, nella Polinesia Rangi e Papa, o di un dio-terra e di una dea-cielo, come nell’antico Egitto Geb e Nut. L’Egitto antico già in periodo predinastico aveva più di un sistema teogonico: il più noto e storicamente più importante è quello eliopolitano; il dio primordiale Atum genera da sé Shu e Tefnut (interpretati come «aria» e «umidità»), da cui discendono Geb e Nut, separati poi da Shu e genitori di Osiride, Seth, Iside e Nefti. La t. babilonese ha avuto varie forme e, soprattutto, secondo le città (e quindi la divinità poliade) cui apparteneva l’egemonia, vari protagonisti divini: nel Poema della creazione (Enūma elīsh), che risale al periodo dell’egemonia babilonese, è il dio della città, Marduk (come nella versione assira sarà Assur), che assume la parte principale. Ma Marduk è il più giovane degli dei: in principio esistevano solo Tiamat e Apsu, le potenze caotiche; lentamente si formava poi, attraverso varie generazioni (di divinità secondarie), il pantheon dei grandi dei, Anu, Enlil, Ea e gli altri; ma nessuno di questi era in grado di sostenere l’attacco delle forze di Tiamat, cosicché essi dovettero conferire la sovranità a Marduk, che poi restò vincitore; dal corpo di Tiamat si formarono cielo e terra. La t. greca ha trovato forma poetica nella Teogonia di Esiodo; gli dei discendono attraverso generazioni da Caos: Urano e Gea danno nascita a Crono e ai Titani, che poi per non essere oppressi dal loro abbraccio li separano, evirando Urano; il dominio passa a Crono, che con Rea genera i più grandi dei del pantheon greco, ma, geloso del loro potere, li inghiotte, finché Rea non l’inganna dandogli una pietra in luogo di Zeus, che poi detronizza il padre, liberando anche i fratelli inghiottiti. Sono stati messi in luce i rapporti di questa t. greca con le t. ittite, più antiche, in cui ugualmente ricorre, per es., il motivo dell’evirazione. Nella religione vedica la t. ha poca parte, dato il carattere particolare della teologia dei Veda e la forma non narrativa dei testi; comunque, rapporti genealogici tra singoli dei sono varie volte menzionati. Una t. assai dettagliata, ma d’altra parte quasi tutt’una con una cosmogonia, è quella shintoistica rimastaci nel Kojiki: perfino le singole isole del Giappone sono concepite come figlie della coppia divina cosmogonica Izanagi e Izanami. Se tra t. e cosmogonia i limiti sono oscillanti, d’altra parte spesso la t. si prolunga in un’antropogonia, cioè nel mito delle origini dell’umanità; mentre già in molte religioni primitive il «primo uomo» è figlio dell’Essere Supremo, le religioni politeistiche creano rapporti ancora più articolati tra l’umanità e il mondo divino, facendo discendere i capostipiti delle singole famiglie dai diversi dei del pantheon.

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