PIAGGIO, Teramo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIAGGIO, Teramo

Gianluca Zanelli

PIAGGIO, Teramo. – Non si conosce la data di nascita di questo pittore, documentato a Genova e in Liguria dal 1532 al 1554. Segnalato come «Theramus de Zoaglio», dal luogo di origine della famiglia situato nella riviera di Levante, al settantottesimo posto della locale matricola dell’«Ars Pictoriae et Scutariae» (Spotorno, 1827, p. 556), secondo le fonti seicentesche fu coetaneo di Antonio Semino «natovi [a Genova] circa l’anno di nostra salute 1485» (Soprani - Ratti, 1768, p. 28), con il quale svolse il proprio apprendistato presso la bottega di Ludovico Brea (Soprani, 1674, p. 22). Secondo Giuliana Algeri, appare invece più corretto valutare una data di nascita intorno al 1500 (Algeri, 1993, p. 89 n. 5) o comunque compresa all’interno dell’ultimo decennio del Quattrocento (Algeri, 1999, p. 236 n. 12).

Il pittore risulta sicuramente attivo nel 1532, quando firmò congiuntamente ad Antonio Semino la Crocifissione di s. Andrea destinata in origine all’omonima chiesa genovese (oggi Genova, Museo diocesano, in deposito dalla chiesa dei Ss. Ambrogio e Andrea di Genova Cornigliano).

Nel dipinto è presente, in basso al centro, la seguente iscrizione: «antonii cemini/ et therami / zoalii sociorum / opus 1532»; tale scritta permette di documentare l’esistenza in quel momento di una società tra le due maestranze, di cui si ha notizia anche attraverso un atto redatto a Genova il 25 novembre dello stesso anno, tramite il quale «Antonio de Semino q. Andree et Theramus de Zoalio pictores» accettavano di realizzare per Giovanni Battista Cattaneo Lazagna e il nipote Bartolomeo una pala d’altare raffigurante la Deposizione «cum suis columnis et ornamenti ac architravibus et cornibus copie ligneis bene deauratis» per la chiesa di S. Domenico a Genova (Alizeri, 1874, pp. 353-355). Il dipinto venne terminato non prima del 14 maggio 1535, quando Piaggio e Semino ricevettero il saldo del compenso previsto nel contratto (pp. 356 s.). La tavola, oggi conservata presso il Museo dell’Accademia Ligustica (Zanelli, 2012, p. 78 n. 25, con bibl.), reca la sola firma di Semino («antonius de semino/ pinsit»), a riprova del non chiaro rapporto di condivisione del lavoro tra i due maestri, secondo alcuni «di carattere probabilmente più amministrativo che operativo» (Baccheschi, 1988, p. 51, cat. 9). In effetti le opere eseguite in questo momento rivelano un intervento predominante di Antonio, il quale nella Deposizione fu oltretutto coadiuvato da una terza maestranza (Zanelli, 2012, p. 78 n. 25 con bibl.).

Come segnalato dalle fonti (Soprani, 1674, p. 23; Soprani - Ratti, 1768, p. 29), Piaggio e Semino tra il 1532 e il 1533 lavorarono ad alcuni affreschi ubicati nell’antica chiesa della Consolazione, edificio successivamente distrutto.

Il 15 ottobre 1533 fu riconosciuto ai due pittori, indicati nell’atto come «socii» (Alizeri, 1874, p. 349), un pagamento collegato alla realizzazione dell’Adorazione dei pastori (Savona, chiesa di S. Giovanni Battista in S. Domenico) in relazione alla quale, il 1° ottobre dello stesso anno, era stato rogato un contratto tra il solo Semino e i fratelli Giovanni, Gerardo e Filippo Rocchetta, tramite il quale veniva affidato ad Antonio – senza la presenza di Piaggio, segnalato invece nel foglio di poco successivo – l’incarico di consegnare per trecento lire genovesi una pala destinata alla cappella dei Rocchetta, dedicata a S. Giuseppe, nella chiesa di S. Giovanni Battista in S. Domenico a Savona. L’opera venne conclusa nel 1535, come attestano l’iscrizione («antoniu seminus genuensis faciebat 1535») e una carta d’archivio del 14 dicembre 1535 (Ciciliot, 1997-98; Zanelli, 2012, p. 77 n. 19). Secondo le fonti la pala presentava una cimasa con Dio Padre e angeli, elemento forse realizzato da Piaggio (Bartoletti, 1988b), come la predella che doveva impreziosire in origine la Deposizione in S. Domenico a Genova (ibid.; Lagomarsino, 1999a, p. 66 n. 6).

Al 1534 risale il dossale proveniente dalla cattedrale di S. Lorenzo (Genova, Museo diocesano) raffigurante le Storie di s. Giovanni Battista e il Battesimo di Cristo e recante su un lato la firma del pittore («theramus / de plazio / de zoalio / opus 1534»). Ritenuto in passato frutto della collaborazione tra Piaggio e Semino (Soprani, 1674, p. 23; Alizeri, 1874, pp. 343 ss.; Bonzi, 1928, p. 310), negli ultimi decenni il dipinto è stato correttamente ascritto alla mano del solo maestro di Zoagli (Bossi, 1964, p. 69; Castelnovi, 1987, p. 156; Bartoletti, 1988a; Zanelli, 2012, pp. 72, 78 n. 23).

Dopo lo scioglimento del sodalizio con il collega, nel 1537 trasferitosi temporaneamente in Spagna, Piaggio realizzò varie pale d’altare destinate a centri delle due riviere, come il polittico raffigurante S. Bartolomeo in trono tra i ss. Giovanni Battista e Antonio abate (Varazze, oratorio di S. Bartolomeo), firmato e datato («theramus / de plazio de zoalio / pinxit 1535»), e la Madonna del Rosario tra s. Lucia e s. Caterina (Savona, chiesa di S. Domenico) realizzata, come indicato dall’iscrizione inserita dall’autore, nel 1536 per volere di Bartolomeo Delfino (Algeri, 1999, p. 239; Lagomarsino, 1999a, p. 64).

Firmato e datato 1537 è il trittico con la Madonna e il Bambino tra i ss. Margherita e Simone apostolo (Chiavari, chiesa di S. Maria di Caperana; Algeri, 1993, pp. 87-90, cat. 15) mentre risale al periodo 1539-40 la conclusione da parte di Piaggio del ciclo raffigurante gli Episodi della vita della Vergine (parete destra) e gli Episodi della Passione di Cristo (parete sinistra e presbiterio) affrescato per Franchino Vaccario nell’aula del santuario delle Grazie presso Chiavari (per le iscrizioni presenti negli affreschi: Varni, 1876, pp. 467 s.). Negli stessi anni si colloca la realizzazione del trittico con la Madonna e il Bambino tra i ss. Sebastiano e Rocco (Mosca, Museo Puškin) proveniente in origine dalla chiesa di S. Pier di Canne presso Chiavari, luogo in cui alcune fonti locali segnalavano anche la presenza di affreschi accostati al nome del pittore (Lagomarsino, 1999c, p. 406, con bibliografia).

L’11 febbraio 1540 Piaggio compare in qualità di perito in un atto riguardante una scultura lignea raffigurante S. Giacomo realizzata da Stefano Riulfo e dipinta e dorata dal pittore Battista Grasso (Alizeri, 1874, p. 303). La scultura è stata ipoteticamente identificata in un simulacro rappresentante il santo conservato nell’oratorio di S. Giacomo di Pino presso Genova Molassana (Sanguineti, 2013). Nello stesso anno, il 27 agosto, venne affidata a Piaggio da Giorgio della Costa per un compenso pari a quaranta scudi la realizzazione di una perduta pala con «Sancti Georgii equestris» destinata alla chiesa di S. Martino di Portofino (Alizeri, 1874, pp. 380 s.; Lagomarsino, 1999c, p. 406).

Nel 1543 Piaggio fu eletto console dell’Arte genovese insieme ad Agostino Calvi (Alizeri, 1874, p. 455; Parma, 1999).

Il 7 dicembre 1546 accettò di realizzare per Pantalino e Domenico Odicini di Lerma un tabernacolo in legno decorato con quattro figure di Angeli, realizzando anche la cromia e la doratura (Alizeri, 1874, p. 407). Allo stesso momento risale l’esecuzione del trittico, datato «1546 die / prima ianuarii», raffigurante la Madonna con il Bambino tra i ss. Michele e Bernardo (Ne, chiesa di S. Maria Assunta), accostato da una parte della critica alla produzione del pittore (Ragazzi, 1992, p. 54; Algeri, 1993, pp. 90-93, cat. 16; Lagomarsino, 1999a, p. 64).

Tra il 1548 e il 1549 Piaggio fu pagato assieme ai colleghi Agostino Calvi, Lazzaro Calvi e Antonio Semino per aver contribuito alla realizzazione degli apparati predisposti in occasione della visita a Genova di Filippo II di Spagna (Alizeri, 1874, p. 397; Lagomarsino, 1999c, p. 406); il 5 maggio 1550 lo stesso maestro ricevette un compenso per un vessillo «dei fanti della Guardia di Palazzo» (Alizeri, 1874, p. 399; Lagomarsino, 1999c, p. 406).

Il 30 giugno 1551 Teramo Piaggio e Nicolò Vespesiano stipularono un contratto con Sebastiano Devoto di Borzonasca per la consegna di una pala d’altare rappresentante S. Bartolomeo e santi, opera che doveva essere qualitativamente analoga a quella voluta da Francesco Lomellino per la chiesa di S. Marta a Genova e rifinita con una cornice dorata (Alizeri, 1874, p. 405; Lagomarsino, 1999c, p. 406).

Datato 1° febbraio 1553 è l’atto per la commissione a Piaggio da parte di Giovanni Battista Corradino di La Spezia di un’ancona rappresentante S. Lucia tra i ss. Benedetto e Stefano, consegnata dal pittore l’8 maggio dell’anno seguente (Alizeri, 1874, pp. 402 s.; Lagomarsino, 1999c), quando Piaggio accoglieva come discepolo presso la propria bottega Giovanni Maria Rocca (Lagomarsino, 1999c, p. 406).

Ignoto è il luogo di morte di Piaggio, sicuramente già defunto prima del 13 novembre 1570, data in cui il figlio Agostino viene citato come «quondam Therami» (Alizeri, 1880, pp. 49 s.); dalla madre di Agostino, Andreola, Piaggio aveva avuto anche il figlio Cattaneo, che risulta già morto alla data del testamento di Andreola, il 19 agosto 1581 (pp. 439 ss.).

Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de’ pittori, scoltori et architetti genovesi, e de’ forastieri, che in Genova operarono, Genova 1674, pp. 22-24; R. Soprani - C.G. Ratti, Vite de’ pittori, scultori, ed architetti genovesi, I, Genova 1768, pp. 28-31; G.B. Spotorno, Matricola Artis Pictoriae et Scutariae, in Giornale ligustico di scienze, lettere ed arti, 1827, n. 4, p. 556; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, III, Genova 1874, pp. 296 s., 303, 327-330, 342-356, 377-389, 397, 399, 402-407, 455, VI, 1880, pp. 49 s., 439 ss.; S. Varni, Catalogo descrittivo dei dipinti di T. P. e d’altri artefici nel Santuario di N.S. delle Grazie presso Chiavari, altrimenti detto Pineta, in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti, III (1876), pp. 460-475; M. Bonzi, T. P. da Zoagli, in La Grande Genova. Bollettino municipale, VIII (1928), 6, pp. 309-315; M.G. Bossi, Note su Antonio Semino, in Commentari, n.s., XV (1964), pp. 62-76; A. Verdona Rutelli, Note sulla collaborazione tra Antonio Semino e T. P., in Argomenti di storia dell’arte. Quaderno della Scuola di perfezionamento in archeologia e storia dell’arte della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Genova, 1971-79, presentazione di C. Maltese, Genova 1980, pp. 103-109; G.V. Castelnovi, Il Quattro e il primo Cinquecento, in La pittura a Genova e in Liguria, Genova 1987, pp. 129 s., 156; E. Baccheschi, Andrea Semino, Deposizione dalla croce, in Il Museo dell’Accademia Ligustica di belle arti. La Pinacoteca, Genova 1988, p. 51, cat. 9; M. Bartoletti, P., T., in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1988a, p. 801; Id., Semino, Andrea, ibid., 1988b, p. 836; F. Ragazzi, Il Santuario delle Grazie a Chiavari. Gli affreschi di T. P. e Luca Cambiaso, Genova 1992, pp. 46-102; G. Algeri, Testimo-nianze d’arte nella diocesi di Chiavari. Opere restaurate 1982-1992 (catal., Chiavari), Genova 1993, pp. 87-93, catt. 15-16; F. Ciciliot, Pittori rinascimentali a Savona e nel Ponente, in Rivista Ingauna e Intemelia, LII-LIII (1997-98), pp. 202, 208 s.; I. Stanchi, Un trittico di T. P. al Museo Pushkin di Mosca, in Studi di storia delle arti, 1997-99, n. 9, pp. 303-305; G. Algeri, La pala con l’“Adorazione dei pastori” di Antonio Semino e i rapporti tra Liguria e Lombardia nella pittura di primo Cinquecento, in Studi di storia dell’arte in onore di Maria Luisa Gatti Perer, a cura di M. Rossi - A. Rovetta, Milano 1999, pp. 233-240; L. Lagomarsino, Una collaborazione discutibile: Antonio Semino e T. P., in La pittura in Liguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova 1999a, pp. 57-67; Ead., Grasso, Battista, ibid., 1999b, p. 396; Ead., P. T., ibid., 1999c, pp. 405 s.; E. Parma, L’“Ars pictoriae” a Genova nella prima metà del Cinquecento, ibid., 1999, p. 24; P. Donati, Sul patrimonio artistico del Golfo di Spezia una premessa ed alcune considerazioni, in Restauri nel Golfo dei poeti, a cura di P. Donati, Genova 2001, pp. 30-33; M. Caldera, Il corredo pittorico della chiesa di S. Domenico al Priamàr a Savona, in Ligures. Rivista di archeologia, storia, arte e cultura ligure, I (2003), pp. 150 s.; M. Cataldi Gallo, in Dürer e l’Italia (catal., Roma), a cura di K. Herrmann Fiore, Milano 2007, p. 305, cat. VI.34; Ead., Passione in blu. I teli con storie della Passione del XVI secolo a Genova, Genova 2008, pp. 49-65; A. Mazza, La Galleria dei dipinti antichi della Cassa di risparmio di Cesena, Milano 2011, pp. 57-62; G. Zanelli, Antonio Semino e la ‘Crocifissione di sant’Andrea’: brevi note ai margini di un restauro, in Bollettino d’arte, s. 7, XCVII (2012), 14, pp. 69-82; D. Sanguineti, Scultura genovese in legno policromo dal secondo Cinquecento al Settecento, Torino 2013, pp. 117, 238 n. 4; G. Zanelli, Pittori e dipinti fiorentini di primo Cinquecento a Genova, in Pittori fiorentini a Palazzo Spinola. Dipinti di primo Cinquecento (catal.), a cura di A. Muzzi - G. Zanelli, Genova 2013, p. 48.

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