TEREDINE

Enciclopedia Italiana (1937)

TEREDINE (dal gr. τερηδών, lat. teredo "verme che rode il legno")

Carlo Piersanti

Sotto questo nome sono comprese diverse specie di Lamellibranchi della famiglia dei Teredinidi (Teredinidae Fleming). L'animale, dal corpo vermiforme molto allungato, semitrasparente, ha due lunghi sifoni ineguali con orifizî frangiati, riuniti in gran parte della loro lunghezza, disgiunti all'estremità e portanti nella parte posteriore un paio di appendici calcaree (palmule, palette o calamuli) semplici o articolate, che servono a guisa di opercolo per la protezione e per la chiusura del tubo sifonale. Il corpo è incompleta mente protetto da una piccola conchiglia assai complicata, più o meno globulosa e beante, senza ligamento e senza cerniera, collocata all'estremità anteriore e interna di un tubo complementare calcareo, conico. È famosa la fecondità delle Teredini, di cui un solo individuo può produrre circa due milioni di uova. Le Teredini sono tra le più temibili specie xilofaghe marine, che, scavando gallerie nelle chiglie delle navi e nelle costruzioni subacquee, producono talora danni veramente imponenti: per questo, Linneo definì le Teredini come "calamitas navium". È famosa la corrosione delle dighe olandesi che nel 1731 provocò l'invasione del mare in una vasta superficie dei Paesi Bassi. Per preservare dalle Teredini il legname delle costruzioni sommerse si usano sali tossici di rame, di piombo, di zinco, di ferro. Vi sono alcuni Vermi marini, come la Nereis fasciata, che, nutrendosi di Teredini, ne limitano lo sviluppo, sebbene non in modo efficace agli effetti pratici.