TERMOPOLIO

Enciclopedia Italiana (1937)

TERMOPOLIO (ϑερμοπώλιον, thermopolium)

Emilio MAGALDI

La parola è originariamente greca e sta a indicare la rivendita di bevande calde, delle quali i Greci e i Romani erano ghiotti, ma naturalmente nel termopolio si vendevano anche bevande fredde e altri generi. Esso richiama il moderno bar.

Noi conosciamo il termopolio principalmente da Pompei e da Ostia. L'esempio più vistoso e istruttivo ci è offerto dal termopolio pompeiano di Via dell'Abbondanza, la cui notorietà è dovuta alla maniera come esso è stato scavato e sistemato. All'esterno l'esistenza del termopolio è annunziata da un vistoso dipinto - trasversale alla strada a causa del muro che forma in quel punto un angolo - rappresentante vasi di varia forma e capacità. La pianta del termopolio in parola è quella delle botteghe pompeiane in generale, caratterizzate da un largo vano d'ingresso e da un banco in muratura disposto ad angolo retto, che ha un lato rivolto alla strada, adiacente alla soglia. Nello spessore del banco sono murati quattro dolî di terracotta che servivano per contenere cibi e bevande. All'estremità è un fornello con sopra una caldaia di bronzo, la quale, ermeticamente chiusa, conteneva ancora del liquido al momento della scoperta. Un gran numero di anfore sono state trovate nell'interno. Sul bancone sono stati oggi ricollocati gli oggetti trovati in parte sul bancone stesso, in parte a terra. Sono per lo più vasi di terracotta, di vetro, di bronzo: notevoli due gutti a forma rispettivamente di volpe e di gallo, e una lucerna fallica che, sospesa all'architrave al disopra del banco, serviva per proteggere la bottega dal malocchio.