TERRA DEL FUOCO

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

TERRA DEL FUOCO (XXXIII, p. 624)

Giuseppe Morandini

FUOCO L'attività esplorativa più recente fa capo sempre ai salesiani e in particolare al padre A. M. De Agostini.

Il De Agostini ha ripubblicato con qualche aggiornamento l'opera Trent'anni nella Terra del Fuoco. Un certo interesse ha anche l'opera di P. Lorenzo Massa, Monografia de Magallanes, pubblicata a Punta Arenas nel 1945, in cui sono riportate sia pure di riflesso talune notizie anche della zona cilena della Terra del Fuoco. A questi contributi si aggiunga anche l'opera di F. Riesenberg, Cabo de Hornos (Buenos Aires, 1946) interessante per la rielaborazione delle opere dei più noti viaggiatori.

Contributi recenti sono quelli di E. Feruglio in base ai quali può affermarsi che nella estesa area degli scisti fortemente metamorfosati della T. del F. coesistono terreni di età e origine molto diversa, potendosi distinguere un complesso relativamente antico, premesozoico, e un altro, più recente, derivato per metamorfismo dei sedimenti neogiurassici e cretacei. Anche tenendo conto delle più recenti ricerche della spedizione nella T. del F., organizzata dal padre A. M. De Agostini e guidata da G. Morandini, cui ha partecipato quale geologo A. Decima, che ha attentamente rilevato la zona del Sarmiento (v. in questa App.), non è possibile dare una soddisfacente e completa distribuzione tra gli scisti antichi e quelli di età più recente. Tuttavia dai lavori in corso si possono intuire anche taluni problemi di interesse generale. Nel corso di tale spedizione (gennaio-marzo 1956) cui si deve la scalata del Sarmiento (C. Mauri e C. Maffei, 8 marzo 1956) e del M. Italia sul Canale Beagle (C. Pellissier, L. Carrel e G. Barmasse, 9 marzo 1956), sono stati raccolti interessanti dati sulle lingue e le fronti di alcuni ghiacciai visitati circa 40 anni prima dal De Gasperi; il confronto tra i rilievi consente di affermare la forte riduzione di volume e di spessore dei ghiacciai, dello stesso ordine di grandezza di quelli alpini (fino a un metro all'anno). Circa l'insediamento dell'uomo le misure effettuate da L. Sperti, medico della spedizione, hanno consentito di stabilire che, malgrado le condizioni di clima piuttosto sfavorevoli, la permanenza dell'uomo sarebbe possibile; la scomparsa della popolazione indigena e il mancato insediamento stabile, salvo che nella parte orientale, è da imputarsi piuttosto all'isolamento economico e alle scarse risorse.

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