Tetano

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tetano Malattia tossinfettiva dell’uomo e di alcuni animali causata dalla contaminazione di ferite da parte del Clostridium tetani e caratterizzata da ipertono locale o generale della muscolatura striata e da spasmi e convulsioni dolorose.

Il Clostridium tetani è un bacillo anaerobio e sporigeno, le cui spore, dotate di elevatissima resistenza agli agenti fisici e chimici, sono diffusissime in natura e in particolare nei terreni concimati con letame di erbivori. Le spore, giunte nei tessuti attraverso una ferita, entrano in fase vegetativa. La moltiplicazione del bacillo rimane un fatto locale, essendo esso sprovvisto di capacità invasiva verso i tessuti sani. In questa fase viene elaborata dal Clostridium la tossina tetanica (o tetanospasmina), la più potente tossina batterica dopo quella botulinica: la molecola ha una forte affinità per complessi cerebrosidici e gangliosidici, e si lega ai gangliosidi presenti sulle strutture di membrana dei nervi con funzione motoria. La tossina esercita il suo ruolo patogeno a livello della giunzione presinaptica e causa una sostanziale perdita della regolazione inibitoria dei motoneuroni, con transito di ogni impulso eccitatorio privo di selezione. Prodotta localmente, riassorbita e diffusa in tutto l’organismo, per il suo elevatissimo neurotropismo si propaga per via nervosa fino al sistema nervoso centrale, dove eccita elettivamente i neuroni motori dei nuclei bulboprotuberanziali e delle corna anteriori del midollo spinale con conseguenti contratture spastiche dei rispettivi muscoli striati. Una frazione della tossina (tetanolisina) è dotata della proprietà di provocare la lisi dei globuli rossi.

Il periodo d’incubazione varia in genere da 7 a 12 giorni. Il periodo di stato si inizia con contrattura dei masseteri (trisma), che impedisce l’apertura delle arcate dentarie, e con rigidità nucale. Compaiono poi altre contratture a carico dei muscoli mimici (riso sardonico, facies tetanica), del dorso (opistotono, emprostotono, pleurostotono, ortotono) e degli arti, esacerbate da contratture cloniche, dolorose o meno, che s’innestano sul costante spasmo tonico (accessi tetanici). Si osservano anche dispnea, abbondante sudorazione, diminuzione della diuresi, insufficienza cardiaca, ipertermia (con iperpiressia postmortale fino a 45 °C, per il persistere della contrazione tetanica e per la cessazione dei processi di termoregolazione). La forma precoce evolve rapidamente portando a morte in 5-10 giorni il paziente per arresto cardiaco e per asfissia, mentre la forma tardiva tende lentamente, dopo settimane, alla guarigione. La prognosi è riservata nelle forme acute, puerperali e del neonato, più favorevole nelle forme tardive e localizzate.

La terapia è diretta a neutralizzare la tossina tetanica con altissime dosi di immunsiero specifico inoculate il più precocemente possibile, e a diminuire l’intensità e la frequenza delle contratture con i sedativi, con i farmaci miorilassanti, con l’ipotermia controllata, con le narcosi prolungate, e mediante la somministrazione di penicillina, per prevenire l’impianto di eventuali superinfezioni e agire sui clostridi presenti per limitare l’immissione di nuova tossina tetanica. Particolare importanza assume la profilassi. Questa si fonda: a) su un’accurata detersione chirurgica di ogni ferita, con allontanamento dei tessuti devitalizzati, dei corpi estranei, dei coaguli ecc.; b) sulla sieroprofilassi, che consiste nell’inoculazione preventiva di siero antitetanico; c) sulla vaccinazione preventiva di larghi strati di popolazione. In Italia la vaccinoprofilassi antitetanica è obbligatoria per tutti i nuovi nati.

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