TEVERE

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

TEVERE (XXXIII, p. 750)

Antonio BUONGIORNO

I primi lavori eseguiti, dopo la piena del 1870, per la sistemazione del Tevere nel tronco da Roma al mare consistettero: nella costruzione dei muraglioni dell'estesa sulle due sponde di 18 km., di cui l'ultimo tratto in sponda destra, fra il ponte della ferrovia Roma-Pisa ed il Ponte Sublicio, era in corso di completamento nel 1948; nella costruzione dei grandi collettori delle fogne di Roma, a tergo dei muraglioni, della lunghezza complessiva di 30 km., sboccanti, quello in sinistra del Tevere a Mezzocammino e quello in destra alla Magliana; e nella costruzione di 31,700 km. di arginature di cui 16,500 km. in sponda destra e 15,200 km. in sponda sinistra, ai quali vanno aggiunti altri 14 km. di arginature di rigurgito lungo gl'influenti del Tevere. Tutti questi lavori, tranne il tratto di muraglione in via di ultimazione, erano compiuti nel 1935. Con essi, se fu assicurata la difesa idraulica della capitale e delle sue zone di espansione e fu risanato agrariamente ed igienicamente il delta Tiberino, fu, d'altra parte, vulnerato il principio su cui fu basata, dopo la piena del 28 dicembre 1870, la sistemazione urbana del Tevere, con la quale si era assegnata al tronco di fiume a valle di Roma la funzione di zona di espansione delle piene stesse per la migliore difesa del tronco urbano.

Infatti, una modesta piena avvenuta nel 1929 aveva dimostrato che col sistema delle arginature eseguite, correnti lungo le anse del fiume, si avevano nel tronco urbano, a parità di portate, altezze idrometriche superiori a quelle che si erano registrate in precedenti piene quando il fiume non era totalmente arginato e come fosse urgente pensare ai mezzi per deprimere il livello in Roma in caso di piene eccezionali; più tardi, in occasione di un'altra modesta piena avvenuta nel 1934, si accertò che le arginature, specie quelle in destra, non avevano sufficiente franco per contenere piene che avessero superata la quota di m. 16 a Ripetta.

Riprendendo l'idea di C. Possenti e collegando strettamente il problema della difesa idraulica a quello dell'utilizzazione delle acque, affermato nel 1905 da L. Cipolletti e successivamente da altri, si ritenne che il miglior partito fosse quello tendente al triplice scopo di assicurare la difesa idraulica della capitale con l'apertura dei drizzagni del Tevere, di migliorare la navigazione e di consentire la distrazione di un notevole volume d'acqua, nei tratti di fiume sia a monte sia a valle della città, per l'irrigazione dei terreni latistanti. Questo programma, tradotto in progetti esecutivi e completato con quello della costruzione del Porto-rifugio di Roma connesso all'ampliamento del Porto-canale di Fiumicino, era stato appena iniziato con l'apertura del drizzagno di Spinaceto, allorquando l'eccezionale piena del Tevere del 18 dicembre 1937 obbligò a riesaminare tutto il complesso delle opere progettate e a dare, e giustamente, maggior peso al problema della difesa idraulica della capitale, senza però compromettere quello che potrà essere il più vasto compito di un secondo tempo.

La piena del 18 dicembre 1937, che raggiunse all'idrometro regolatore di Orte il livello di m. 8,50 e a quello di Ripetta il livello di m. 16,90, superato solo per cm. 32 da quella del 1870, è da considerarsi la più notevole fra quelle verificatesi nel periodo dal 1822 ad oggi, di cui si posseggono con continuità le osservazioni giornaliere idrometriche a Ripetta, in quanto è da ritenere che i lavori di sgombro e di sistemazione del tratto urbano del Tevere, eseguiti ed ultimati per quanto riguardava la forma dell'alveo nel periodo 1878-93, perfezionati in tempi recentissimi con la rimozione dal fondo di ruderi ostacolanti il libero deflusso delle acque, debbono avere avuto una benefica influenza sul colmo di piena a Ripetta, che, altrimenti, avrebbe forse raggiunto e superato quello di m. 17,22 verificatosi nel 1870.

Dalla piena del 1937 si trasse l'insegnamento che, non essendovi stata concomitanza di piena con il Paglia e non avendo dato un rilevante contributo l'Aniene (mc. 306), la portata raggiunta dal Tevere di mc. 2.800 non potesse essere considerata la massima prevedibile, in quanto in altre piene rimaste memorabili l'Aniene raggiunse quella di oltre mc. 800 ed il Paglia superò i mc. 1.500; e poiché tutte le capacità invasatrici a monte di Roma furono in quell'evento utilizzate al loro limite massimo, tanto che le zone inondate superarono in estensione quelle conosciute in tutte le precedenti piene, se ne dedusse che solo operando nei bacini montani del Tevere e dei suoi affluenti principali, con il ritardare le corrivazioni e col trattenere una parte della loro portata solida, potessero ridursi le punte del diagramma di piena.

Per il tronco urbano fu riconosciuto che si dovesse limitare il rigurgito prodotto dai ponti e che quindi nella costruzione dei nuovi, anche se si fossero dovute superare gravi difficoltà per la costruzione, sarebbe stato sempre preferibile ridurre il numero dei sostegni in acqua. Per il tronco da Roma al mare l'esistenza delle arginature spinte fino al ciglio delle sponde del Tevere e seguenti l'andamento tortuoso delle sue numerose anse dimostrò quanto fosse difettoso tale sistema e come sarebbe stato preferibile, seguendo l'esempio della Valle padana, la costruzione di due robuste arginature maestre a distanza, e l'inclusione fra esse e il fiume di modesti argini golenali, sommergibili alle grandi piene, per la difesa delle campagne.

La Commissione, nominata dopo la suddetta piena del 1937, col decr. min. 28 febbraio 1938. n. 1248, riteneva che la difesa della capitale dovesse ottenersi completando il drizzagno di Spinaceto, già iniziato, ma abbinando ad esso lo scavo delle golene del Tevere e l'arretramento a campagna degli argini, in modo da costituire un nuovo sistema arginale, con gli assi distanti 400 m. fra di loro. La Commissione stessa non escludeva che in avvenire, dopo compiute le opere di banchinamento nel tronco urbano, ai piedi dei muraglioni, se nuove circostanze non prevedibili o anche più approfonditi studî suffragati dai risultati dell'esperienza delle opere in corso lo avessero richiesto, si sarebbe potuto ricorrere con le opportune cautele ad ulteriori notevoli rettifiche ed accorciamenti dell'asta fluviale.

Il drizzagno di Spinaceto, aperto alle acque del Tevere il 12 agosto 1940, ha la lunghezza di m. 1.290, la larghezza al livello di magra di m. 75 e fra gli assi delle arginature di m. 400 con la quota in sommità di m. 14, mentre quella del fondo è di m. (−1,50). Esso ha accorciato, con il taglio dell'ansa omonima, il corso del Tevere di circa m. 2.700 ed ha richiesto il movimento di mc. 1.300.000 di materie che sono state trasportate, quelle eccedenti la costruzione delle arginature, alla distanza di circa 4 km. per la formazione dei piazzali di un aeroidroscalo progettato, in un primo tempo, alla Magliana. L'alveo di magra del drizzagno è rivestito per tutta la sua lunghezza da un antipetto di pietrame basaltico dello spessore di un metro poggiante su solido dado, che ne garantisce la sagoma nei periodi di massima piena. La nuova inalveazione è attraversata dal grandioso ponte in cemento armato di Mezzocammino, della lunghezza di m. 360 divisa in undici luci e della larghezza di m. 13, che costituirà il mezzo per congiungere la Via Appia con la Via Aurelia senza passare per Roma. La parte centrale del ponte è a campata apribile per il passaggio delle navi a grande alberatura specie nei periodi di piccole morbide ed entro il limite di navigazione. Il ponte fu danneggiato durante la seconda Guerra mondiale ed era in avanzato corso di riparazione nell'aprile 1949. A valle del ponte e in sponda sinistra del drizzagno corre superiormente all'alveo di magra un robusto muro fondato su pali di cemento armato e rivestito di bolognini di basalto, che ha la funzione di difendere il collettore di sinistra delle fogne di Roma, che sbocca a Mezzocammino, da eventuali scalzamenti, possibili in tempo di piena, e quella secondaria di costituire il muro di accompagno delle navi all'uscita di una prevista conca di navigazione, qualora secondo il criterio fissato dalla commissione ministeriale suddetta, dopo aver assicurata la difesa idraulica della capitale e del suo territorio verso il mare, sopravvenienti necessità potessero consigliare di dar luogo ad ulteriori lavori, interessanti sia la navigazione, sia l'irrigazione.

Dopo la liberazione del territorio nazionale furono ripresi alacremente i lavori proposti dalla commissione ministeriale e cioè lo svasamento delle golene del Tevere in destra fino al fosso Galeria e in sinistra fino a Monte Cugno; il rialzamento e l'irrobustimento di quei tratti di argine che non presentavano il dovuto franco rispetto al profilo di piena del 18 dicembre 1937 e la costruzione di nuovi tratti di arginature dallo sbocco del drizzagno di Spinaceto fino al fosso Galeria, con gli assi distanti fra loro m. 400. Questi lavori, che si sono svolti su 20 km. circa di fiume, hanno richiesto il movimento di circa 4 milioni di metri cubi di materiali e hanno importato la spesa di circa un miliardo e mezzo di lire.

In seguito all'espandersi della città verso nord seguendo la direttrice urbanistica del Tevere, sono stati iniziati i lavori di arginatura del tronco di fiume da Ponte Milvio al nuovo ponte di Castel Giubileo che ha, soprattutto, la funzione di sbarramento per alimentare un impianto a bassa caduta di produzione di energia elettrica: ad esso, essendo munito di platea di fondo, verrà trasferita la funzione naturale che ha ora Ponte Milvio di edificio regolatore della portata del Tevere nel tronco urbano.

Che le opere innanzi descritte, eseguite dopo la piena del 18 dicembre 1937, abbiano dato i risultati che gli studî idraulici compiuti si ripromettevano è stato provato nella piena verificatasi il 5-6 febbraio 1947 nella quale, pur essendosi raggiunta all'idrometro regolatore di Orte un'altezza idrometrica di m. 8,50 pari a quella della piena del 1937, ma con una portata di poco inferiore, si registrò nel tronco urbano all'idrometro di Ripetta soltanto la quota di m. 14,60, cioè un livello di piena di ben m. 2,30 più basso di quello che era stato raggiunto dalla piena del 18 dicembire 1937.

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