The Lady from Shanghai

Enciclopedia del Cinema (2004)

The Lady from Shanghai

Veronica Pravadelli

(USA 1946-47, 1948, La signora di Shangai, bianco e nero, 86m); regia: Orson Welles; produzione: Harry Cohn per Columbia; soggetto: dal romanzo If I Die Before I Wake di Sherwood King; sceneggiatura: Orson Welles; fotografia: Charles Lawton Jr.; montaggio: Viola Lawrence; scenografia: Stephen Goosson, Sturges Carne; costumi: Jean-Louis; musica: Heinz Roemheld.

Una sera, passeggiando nel Central Park di New York, Michael O'Hara, un marinaio di origine irlandese, salva da un'aggressione Elsa, moglie del facoltoso avvocato Arthur Bannister. La donna gli chiede di lavorare sul suo yacht in partenza per una crociera, ma riceve un rifiuto. Il mattino dopo Arthur convince Michael. A Cuba il gruppo viene raggiunto dal socio di Bannister, George Grisby, che sin da subito si dimostra stranamente allusivo nei confronti di Michael e del suo rapporto con la bellissima Elsa. In effetti Michael e la donna provano una forte reciproca attrazione e lei gli rivela la sua infelicità a fianco del marito, molto più vecchio di lei e zoppo. Ma l'atmosfera è sordida e indecifrabile: il protagonista non comprende quali siano i reali rapporti tra la coppia e Grisby. Questi fa una proposta losca a Michael: gli offre cinquemila dollari in cambio di una dichiarazione scritta in cui Michael deve affermare di averlo ucciso. L'uomo, che dà segnali evidenti di follia, dice di voler fuggire e rifarsi una vita. In realtà, vi è un secondo piano: Grisby si è accordato con Elsa per uccidere Arthur. Quando la polizia ritrova il cadavere di Grisby, Michael viene arrestato. Al processo Bannister assume la difesa dell'uomo. Prima della sentenza di condanna Michael riesce a fuggire e a rifugiarsi in un teatro di Chinatown. Qui, raggiunto da Elsa, perde conoscenza. Al risveglio si ritrova dalla governante della donna ma riesce nuovamente a fuggire. Capita in un parco divertimenti dimenticato e viene raggiunto da Elsa e dal marito. Siamo alla resa dei conti: in una pirotecnica stanza degli specchi Elsa, che abbiamo scoperto essere la colpevole dell'omicidio, colpisce a morte il marito e cade a sua volta per mano del coniuge. Michael, che una lettera di Bannister scagiona dalle accuse, esce lasciando la donna a morire da sola.

Quinto film di Orson Welles, The Lady from Shanghai rappresenta un felice connubio tra film di genere e opera d'autore. Nelle mani di Welles, tuttavia, le poetiche del noir escono sia rafforzate che messe in questione. Il film incorpora tutti gli elementi semantici e sintattici del noir ‒ relativamente alla struttura narrativa, alla tipologia dei personaggi, alle figure retoriche del racconto, alla fotografia ‒ radicalizzandone però le forme, sino a iscrivere nel testo un livello di autoriflessività che svolge funzione di commento dei procedimenti di costruzione del film e, in particolare, dell'immagine della dark lady. L'elemento autoriflessivo è evidentemente parte di una precisa strategia autoriale ed è imputabile, in primo luogo, allo stile barocco della messa in scena e ai repentini cambiamenti di tono. Secondo James Naremore queste scelte danno al film la sua "atmosfera generale di delirante commedia, intessuta di dissonanze visive, di sfrenate fantasie wellesiane e di sequenze deliberatamente assurde introdotte per farsi gioco di Hollywood". Soprattutto i primi piani di Rita Hayworth, eccessivamente modellati con il flou, sembrano 'imitazioni' di inquadrature divistiche, in quanto la loro qualità patinata è dissonante rispetto ai piani che riguardano gli altri personaggi. E la divisa da marinaio indossata da Elsa sullo yacht o il tuffo compiuto sotto gli occhi di Grisby e mostratoci attraverso la lente di un binocolo trasformano la donna in una caricatura di pin-up. Ma non può essere taciuta la componente autobiografica, in quanto il matrimonio tra il regista e la Hayworth era, al momento delle riprese, profondamente in crisi. E il distacco con cui Welles tratta la protagonista riflette, almeno in parte, il sentimento verso la moglie.

Questo distacco connota il film nel suo complesso ed è imputabile alla caratterizzazione del protagonista-narratore, lo stesso Orson Welles. Scrive E. Ann Kaplan: "Come in molti film noir, il successo dell'eroe dipende dal sapersi o meno districare dalle manipolazioni della donna. Mentre spesso l'uomo viene distrutto perché non sa resistere alla seduzione della femme fatale", qui sono la donna e il suo potere ammaliante ad essere distrutti. La qualità della voce over iniziale e la costruzione del primo flashback ci annunciano già il finale: le parole di Michael indicano che l'uomo si è salvato e che, dunque, può raccontare la storia. Nella sequenza al Central Park il personaggio ricopre contemporaneamente la funzione di soggetto e oggetto della narrazione, poiché la voce over, nel presente, si sovrappone all'immagine di Michael nel passato mentre questi si avvicina al calesse di Elsa. Invece di mascherare la costruzione del racconto, il film ci mostra i propri meccanismi di funzionamento.

The Lady from Shanghai non è soltanto un film noir; lo stile barocco e, in particolare, le deformazioni prospettiche rendono allucinatorie le immagini e l'esperienza spettatoriale. L'uso del grandangolo, delle angolazioni dall'alto e dal basso, dei primissimi piani ‒ in particolare nella sequenza del dialogo tra Michael e Grisby mentre i due salgono sulla collina ‒ e del chiaroscuro deforma i visi. La sequenza dell'acquario ‒ dove i volti di Elsa e Michael sono trasformati in sagome nere, con i pesci sullo sfondo ‒ e soprattutto la sequenza finale nel luna park, dove gli specchi moltiplicano e deformano le figure dei personaggi, trasformano l'immagine in gioco pirotecnico. L'esperienza spettatoriale diventa essenzialmente visionaria: è una vertigine che replica, dunque, l'esperienza stessa del protagonista chiamato a svincolarsi dalle trame ambigue della coppia Bannister e del loro amico Grisby.

Interpreti e personaggi: Orson Welles (Michael O'Hara), Rita Hayworth (Elsa Bannister), Everett Sloane (Arthur Bannister), Glenn Anders (George Grisby), Ted de Corsia (Sidney Broom), Gus Schilling (Goldie), Louis Merrill (Jake), Erskine Sandford (giudice), Carl Frank (procuratore distrettuale Galloway), Evelyn Ellis (Bessie), Wong Show Chong (Lee), Harry Shannon (cocchiere), Sam Nelson (capitano dello yacht).

Bibliografia

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Y. Kovacs, Du réalisme au fantastique: 'La Dame de Shanghai', in "Études cinématographiques", n. 24-25, été 1963.

J. Naremore, The magic world of Orson Welles, New York 1978 (trad. it. Venezia 1993).

M. Graham, The inaccessibility of 'The Lady from Shanghai', in "Film criticism", n. 3, Spring 1981.

A. West, A textual analysis of 'Lady from Shanghai', in "Enclitic", n. 1-2, Fall 1981-Spring 1982.

E.A. Kaplan, The struggle for control over the female discourse and female sexuality in Welles's 'The Lady from Shanghai', in Women and film. Both sides of the camera, London 1983.

L. Albano, L'accessibilità del testo: 'The Lady from Shanghai', in "Filmcritica", n. 352, febbraio 1985.

G. Rampazzoni, Cristallisation, in "Vertigo", n. 6-7, 1991.

K.M. Radell, Orson Welles: the semiotics of focalization in 'The Lady from Shanghai', in "Journal of narrative technique", n. 22, Spring 1992.

Y. Tobin, Près des yeux, près du coeur. Les gros plans de 'La Dame de Shanghai', n. 449-450, juillet-août 1998.

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