Malthus, Thomas Robert

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Malthus, Thomas Robert

Lidia Galimberti

L’autore del primo trattato di demografia

Vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento, l’economista inglese Malthus è autore del Saggio sul principio di popolazione. Il suo nome è legato alla teoria che individua la causa della povertà in una crescita della popolazione molto più rapida di quella delle risorse. Due diversi tipi di freni, secondo Malthus, intervengono a ridurre tale squilibrio: i ‘freni preventivi’, che riducono il tasso di natalità, e i ‘freni positivi’, che aumentano il tasso di mortalità

Da parroco a economista

Robert Malthus nacque a Dorking, a sud di Londra, nel 1766. Il padre, Daniel, era un ardente sostenitore degli ideali della Rivoluzione francese e il piccolo Robert fu educato privatamente da lui e da precettori, secondo i principi pedagogici del filosofo Jean-Jacques Rousseau. A 18 anni Malthus entrò all’Università di Cambridge, dove studiò filosofia e matematica. Mentre era ancora studente prese gli ordini religiosi, diventando così un parroco della Chiesa d’Inghilterra. La pubblicazione del Saggio sul principio di popolazione (1798) gli diede una grande notorietà e nel 1805 fu chiamato a insegnare economia politica nel Collegio della Compagnia delle Indie Orientali. Negli anni seguenti si dedicò, oltre che all’insegnamento, allo studio di questioni economiche, pubblicando diverse opere e scrivendo articoli per le maggiori riviste di economia politica dell’epoca. Morì nel 1834.

Popolazione e risorse: un rapporto difficile

Malthus scrisse il suo Saggio in polemica con le idee espresse da due filosofi, l’inglese William Godwin e il francese marchese di Condorcet, i quali ipotizzavano per l’umanità un futuro ricco e felice, grazie all’abbondanza dei beni offerti dalla natura, a patto che si attuassero riforme e si garantisse l’uguaglianza sociale.

Malthus, invece, non era così ottimista: l’umanità aveva davanti un destino di stenti e miseria, se non si poneva un freno alla crescita demografica. Dall’esame di un gran numero di dati statistici, ricavò che l’incremento della popolazione è molto maggiore della possibilità di produrre mezzi di sussistenza. Secondo i suoi calcoli, la popolazione raddoppiava ogni 25 anni, seguendo una progressione geometrica (1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, e così via), mentre le risorse alimentari aumentavano molto più lentamente, seguendo una progressione aritmetica (1, 2, 3, 4, 5, e così via).

Come porre rimedio, allora, a questo squilibrio? Per Malthus era inevitabile che, di fronte a un eccesso di popolazione, si manifestassero carestie, epidemie e guerre, eventi da lui interpretati come ‘freni positivi’: a causa di queste sciagure il tasso di mortalità si alzava notevolmente e le risorse alimentari tornavano a essere sufficienti per la popolazione restante.

Avendo inoltre notato che sono i più poveri a fare più figli, propose che il governo invitasse i giovani a ritardare l’età del matrimonio e si sforzasse di diffondere tra gli strati sociali più bassi la coscienza del danno che una prole numerosa recava alle famiglie e all’intera comunità (‘freni preventivi’).

La rivoluzione industriale e altre rivoluzioni

Il periodo in cui Malthus scrive il suo Saggio sul principio di popolazione è in Inghilterra un periodo di rivoluzioni. Nel corso del Settecento, infatti, crescono insieme, come sorelle, la rivoluzione industriale, quella agricola, quella tecnologica e quella demografica.Con la rivoluzione agricola, nuove tecniche di coltivazione e la nascita di grandi aziende gestite da imprenditori aumentano le rese dei campi; i capitali che ne derivano vengono utilizzati per impiantare manifatture, il che contribuisce a dare origine alla rivoluzione industriale; le invenzioni e le innovazioni della rivoluzione tecnologica incrementano, a loro volta, la capacità produttiva delle nascenti industrie e cambiano il volto del lavoro in fabbrica; e, per finire, la vistosa crescita della popolazione fornisce manodopera per le industrie e consumatori dei prodotti di quelle stesse industrie.La rivoluzione demografica interessò nel Settecento tutta l’Europa, la cui popolazione passò da 118 a 193 milioni di persone.

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