THUN

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

THUN

Marcello Bonazza

(Thunn, Thun-Hohenstein, Ton, de Tono). – Famiglia tra le più consistenti della nobiltà trentina, tirolese e imperiale, il cui cognome, Thun, è la dizione tedesca per Ton, entrata nell’uso corrente dopo il 1407, quando esponenti della famiglia aderirono alla Lega filotirolese dell’Elefante. Il toponimo definiva ab immemorabili una pieve all’imbocco della Valle di Non, a nord di Trento, nel cui territorio, nel 1199, il principe vescovo di Trento Corrado di Beseno investì i suoi ministeriali Manfredino e Albertino di alcuni luoghi fortificati. Qui nacquero i primi castelli, tra i quali quello di Belvesino, poi ribattezzato di Thun, sede originaria della famiglia.

La documentazione medievale, per lo più pergamenacea, mostra la progressiva espansione dei possessi, delle rendite, dei legami feudali e dei diritti giurisdizionali della famiglia, in particolare durante il dominio di fatto sul Principato vescovile di Trento di Mainardo II di Tirolo-Gorizia (seconda metà del Duecento), che scompaginò tutti gli equilibri precedenti. Si registrano diverse linee dinastiche, per lo più di breve durata, tutte riconducibili alla stirpe di Manfredino. Il successo demografico ed economico si manifestò nella progressiva acquisizione, per via diretta (ereditaria) o pignoratizia, di feudi e castelli lungo il versante sinistro del fiume Noce: nel 1321 Castel Bragher, presso Coredo, con le sue ampie pertinenze; nel 1391 il castello di Altaguardia nell’alta valle; nel 1464 Castel Caldes in Val di Sole; nel 1471 il castello di Castelfondo con l’omonima giurisdizione; dal 1474 al 1572 (e in altre riprese) castello e giurisdizione di Monreale (Königsberg) sulla Sinistra Adige. Nel medesimo periodo, sempre per via pignoratizia, a dimostrazione della solidità economica della casata, entrarono in possesso dei Thun diversi castelli ubicati nel Tirolo meridionale, come Stein am Ritten, Gufidaun, Englar presso Appiano.

A quest’altezza cronologica, la famiglia si era ormai assestata, sul piano politico e dinastico. I Thun erano parte integrante del sistema feudale che dominava le Valli del Noce: sopravvissuti ad altre famiglie, ne avevano ereditato castelli e diritti e avevano costituito un sistema di potere articolato e solido, superiore a quello delle altre dinastie aristocratiche locali come i Cles, gli Spaur e gli Arsio. Inoltre, pur facendo parte dell’aristocrazia vescovile trentina (dal principe vescovo i seniores ricevevano le investiture), avevano saputo collocarsi per tempo all’esatto crocevia tra gli interessi del loro signore, quelli dell’aristocrazia tirolese e quelli degli Asburgo, che dal 1363 governavano la Contea del Tirolo esercitando una mutevole influenza anche sul territorio vescovile trentino.

I principali esponenti della famiglia nel XV secolo incarnano perfettamente questo modello: sono capitani vescovili del castello di Stenico (Sigismondo Thun, 1392-1467), capitani tirolesi e vescovili della città di Trento (Cristoforo Thun, 1469-1529), capitani del paese e burgravi di Tirolo al servizio dei ceti e del governo tirolese (Vittore Thun, 1445-1487). L’iscrizione nella matricola tirolese con il titolo di conti (Landgrafen, 1474), accompagnata negli anni da titoli onorifici come quello di coppieri ereditari dei principi vescovi di Trento e Bressanone, corona un’ascesa all’insegna della doppia appartenenza.

Quando, con la salita al soglio imperiale di Massimiliano I, il Tirolo diventò crocevia degli interessi asburgici e il Principato vescovile di Trento l’ago della bilancia, la famiglia Thun giocò un ruolo da protagonista. Gli otto figli maschi di Antonio Maria, detto il Potente (1450-1522) furono al centro della vita politica territoriale: fra questi, Sigismondo, detto l’Oratore (1487-1569) fu consigliere segreto dell’Austria superiore e portavoce imperiale al Concilio di Trento; Giacomo (1494-1559) ufficiale asburgico; Giorgio (1497-1567) alto ciambellano di corte dell’arciduca Massimiliano; Cipriano (1501-1673) canonico di Trento e poi capitano vescovile.

Quando la Contea del Tirolo tornò sotto la guida di una linea specifica degli Asburgo (1564) e a Trento la famiglia Madruzzo iniziò la costruzione di una secolare egemonia sul Principato vescovile, i Thun – comunque dotati di risorse economiche notevoli e di importanti agganci familiari per via di matrimoni e comparaggi – ripiegarono su una dimensione di potere più locale e concentrata. La scelta decisiva fu quella di suddividere i beni – che fino a quel momento erano stati gestiti in solido e paritariamente da tutti gli esponenti con la supervisione del senior – tra le linee parentali sussistenti.

Ciò avvenne nel 1596, con la costituzione di tre ‘stolli’ (parti) di eguale valore economico e giuridico, facenti capo ai tre castelli più prestigiosi: Castel Thun andò alla linea discendente da Luca, rappresentata da Filippo (ca. 1535-1600), già paggio imperiale, e da Ercole (1562-1616), capitano arcivescovile di Salisburgo; Castel Bragher con Castelfondo andò alla linea discendente da Cipriano, rappresentata da Sigismondo Thun-Bragher (1537-1596) e dai suoi figli Giovanni Cipriano Thun-Castelfondo (1569-1630) e Giorgio Sigismondo Thun-Bragher (1573-1651); Castel Caldes, infine, fu assegnato alla linea discendente da Giacomo e rappresentata da Giovanni Arbogasto Thun-Caldes (1565-1633).

Da questo momento, seppur con diverse articolazioni (le linee Caldes e Castelfondo subirono diverse interruzioni, nacquero linee cadette come quella dei Thun-Croviana), lo schema dinastico ed ereditario dei Thun trentini rimase sostanzialmente quello definito nel 1596.

Il ripiegamento appare evidente nelle scelte matrimoniali, prevalentemente esogamiche nel Cinquecento, orientate verso le grandi famiglie dell’aristocrazia tirolese e imperiale, più localizzate dal Seicento, con l’evidente obiettivo di rafforzare i legami con la nobiltà della Val di Non – tornata al centro del potere dinastico – e del Principato vescovile di Trento, e non di rado tra le linee stesse della famiglia Thun. Gli orizzonti dell’azione si restrinsero: i Thun del Seicento vivevano a castello, curavano l’amministrazione di beni e rendite spesso precarie, consolidavano il proprio ruolo di fronte ai pari e all’interno del Principato vescovile, badando alla continuità dinastica e al prestigio locale. Anche il passaggio dal tedesco all’italiano come lingua veicolare sembra obbedire a questa nuova collocazione. Frutto diretto di tali esigenze furono le ripetute e spesso assai polemiche vertenze successorie che costellarono la storia familiare per tutto il Seicento, in relazione ai diritti feudali su Castel Caldes e ai diritti ereditari e dotali di spose e figli di matrimoni tra congiunti.

In questa tendenza, due elementi contribuirono a rinnovare e consolidare la vocazione asburgica ed europea della famiglia. Il primo fu la progressiva specializzazione nell’accaparramento di cariche all’interno della Chiesa imperiale, che prevedeva un ruolo diretto dei canonici nell’elezione vescovile. A partire da metà Seicento, abbandonate le velleità militari dopo la morte del colonnello asburgico Rodolfo Thun (1597-1636), la maggior parte dei rampolli non destinati alla successione fu indirizzata alla carriera ecclesiastica, per lo più nel clero secolare, come canonici e vescovi, ma anche in quello regolare (soprattutto le femmine) e negli ordini cavallereschi come l’Ordine teutonico o i Cavalieri di Malta. I Thun contarono più canonici e principi vescovi di qualsiasi altra famiglia tirolese e furono tra i primatisti anche tra tutte le famiglie aristocratiche dell’Impero, accanto agli Schönborn e a poche altre. Dodici membri della famiglia giunsero al soglio principesco vescovile in sette diversi principati: Guidobaldo Thun-Boemia (v. la voce in questo Dizionario) a Salisburgo e Ratisbona; Sigismondo Alfonso Thun (v. la voce in questo Dizionario) a Trento e a Bressanone; Venceslao Thun-Boemia (1629-1673) a Gurk (Carinzia) e a Passau; Giovanni Ernesto Thun-Boemia (1643-1709) a Seckau (Stiria) e a Salisburgo; Rodolfo Giuseppe Thun (1652-1702) a Seckau; Domenico Antonio Thun (v. la voce in questo Dizionario) a Trento; Giovanni Giacomo Massimiliano Thun-Caldes (1687-1741) a Gurk; Giuseppe Maria Thun-Bragher (1713-1763) a Gurk e Passau; Pietro Vigilio Thun (v. la voce in questo Dizionario) a Trento; Tommaso Giovanni Thun (1737-1796) e Leopoldo Leonardo Thun-Boemia (1748-1826) a Passau; Emanuele Maria Thun-Bragher (1763-1818) a Trento. Non minore il numero di appartenenti agli ordini cavallereschi: cavalieri di Malta furono Cristoforo Simone Thun-Bragher (v. la voce in questo Dizionario), fondatore delle fortune boeme della famiglia; Francesco Sigismondo Thun-Boemia (1639-1702), che fu gran priore e inviato dell’Ordine a Londra e Varsavia; Matteo Giuseppe Thun (1742-1810), attivo sui campi di battaglia della guerra dei Sette anni e poi consigliere del fratello Pietro Vigilio, principe vescovo di Trento; cavaliere teutonico fu Vigilio Basilio Thun (1700-1791), fondatore della commenda di Obitz in Boemia. La tradizione cavalleresca della famiglia è stata mantenuta fino a tempi recenti, come mostra la carriera di Galeazzo Maria Thun-Castelfondo (1849-1931), gran maestro del Sovrano Ordine di Malta.

Il secondo elemento di collegamento tra i Thun, l’Impero e l’Europa fu costituito da un improvviso quanto efficace allargamento dei possedimenti e degli interessi della famiglia in area boema. Ciò avvenne nel corso della guerra dei Trent’anni, quando il già citato Cristoforo Simone Thun-Bragher, precettore del futuro imperatore Ferdinando III, accumulò diversi feudi appartenuti all’aristocrazia boema di confessione protestante sconfitta alla Montagna Bianca, ottenendo per di più – a beneficio di tutti i congiunti ed eredi – il gentilizio von Hohenstein e il titolo di conti dell’Impero (Reichsgrafen, dal 1629). L’immenso patrimonio fu ceduto al fratello Giovanni Cipriano (1569-1630) e al nipote Giovanni Sigismondo Thun-Castelfondo (1594-1646), che si trasferirono in Boemia nel 1630 con la famiglia iniziando una linea familiare di grande successo sia demografico sia politico. Proprietari di due palazzi a Praga e dei castelli di Klàšterec (Klösterle), Choltice (Choltitz) e Dêčín (Tetschen), i Thun di Boemia si imparentarono con le più ragguardevoli famiglie dell’aristocrazia boema e austriaca, ampliando i propri possedimenti e annoverando tra i propri membri numerose personalità di governo: dai tre figli di Giovanni Sigismondo che furono principi vescovi a Salisburgo e Passau fino a Leo Thun-Tetschen (1811-1888) che fu ministro austriaco del Culto e dell’Educazione tra il 1849 e il 1860.

Di fronte alla fioritura e all’ascesa della linea boema, che visse peraltro i migliori fasti durante il lungo Ottocento della monarchia danubiana, le linee Thun rimaste in Trentino perfezionarono le proprie strategie in termini più localistici, ma comunque efficaci. Il Settecento dei Thun di Castel Thun e di Castel Bragher fu connotato dal consolidamento del loro ruolo nelle Valli di Non e di Sole, attraverso l’esercizio della regolania maggiore su numerose comunità e l’acquisizione frequente della carica di capitani vescovili per le Valli del Noce. Contestualmente, a inizio secolo, la famiglia si insediò definitivamente a Trento, nella piccola capitale di uno Stato ecclesiastico che alimentava ancora sufficienti ambizioni. Giovanni Vigilio Thun (1650-1731) visse a Trento con la moglie Giovanna Wolkenstein e la numerosa prole: Castel Thun divenne da questo momento luogo di esercizio del potere feudale, centro dell’azienda, sede di rappresentanza e destinazione di villeggiatura, ma non più residenza principale. Qualcosa del genere accadde a Castel Bragher con l’omonimo Giovanni Vigilio Thun-Bragher (1728-1788). Il palazzo cittadino dei Thun, collocato nella via Larga e di proprietà della famiglia fin dal XV secolo, divenne uno spazio del potere di Trento: insieme ad altre famiglie dell’antica aristocrazia, come i Wolkenstein, gli Spaur e i Firmian, e in concorrenza con gli esponenti del patriziato cittadino, i Thun condizionarono e in parte controllarono il Principato vescovile per tutto il secolo.

Non estranea alla ragione politica, ma legata anche all’evoluzione del gusto e alla cultura domestica, la committenza Thun fu per almeno tre secoli una delle più significative nel territorio, per qualità dei prodotti e per continuità dell’impegno. Certo, i cugini boemi potevano vantare l’ingaggio di un Wolfgang Amadeus Mozart o di un Caspar David Friedrich; ma anche in Trentino non mancarono episodi significativi, come la realizzazione della ‘Stanza del vescovo’ in cirmolo intagliato presso Castel Thun, la costruzione della porta in stile spagnoleggiante del medesimo castello, la galleria di ritratti per lo più di ottima fattura, il raffinato collezionismo, la costruzione di una ricchissima biblioteca, il sostegno alla musica nella persona del compositore Francesco Antonio Bomporti e in istituzioni come la Società filarmonica di Trento e il Teatro Sociale.

Cultura, arte e stile aristocratico rimasero al centro della ridefinizione delle strategie familiari all’indomani della Rivoluzione francese, che sul territorio trentino significò abolizione dei principati ecclesiastici, instaurazione di governi filorivoluzionari (bavarese e italico) e in particolare il passaggio del territorio sotto l’amministrazione austriaca come parte della provincia del Tirolo. Sempre più lontani dai fasti dei cugini boemi, i Thun trentini cercarono di mantenere prestigio e ruolo sociale, supportati – a differenza di altre famiglie – da una disponibilità economica ancora solida. Spicca nell’Ottocento la potente e controversa figura del conte Matteo Thun di Castel Thun (v. la voce in questo Dizionario), grande committente, sostenitore dei circoli filoitaliani, protagonista della vita associativa e culturale della città di Trento, infine protagonista di un clamoroso fallimento economico che lo costrinse ad alienare anche beni simbolici come il palazzo cittadino e parte dell’archivio di famiglia. Meno ambiziosi e più prudenti, i cugini di Castel Bragher e di Castelfondo trovarono spazi di azione nell’amministrazione e nella gestione dei beni fondiari, riuscendo a salvaguardare castelli e proprietà e ad affrontare senza eccessivi traumi la transizione a uno stile di vita più borghese.

Allo spartiacque della Grande Guerra, defunti i figli ‘italiani’ di Matteo Thun, la maggior parte delle linee trentine della famiglia fece una scelta ‘austriaca’, imparentandosi con casate dell’aristocrazia asburgica ma anche, sempre più spesso, con famiglie dell’alta borghesia industriale e militare. Castelfondo e Castel Bragher sono tuttora abitati dagli eredi delle rispettive linee; un’altra consistente linea Thun risiede a Bolzano, dove si producono le omonime ceramiche.

Una sorte diversa e per certi aspetti emblematica fu quella di Castel Thun, il castello avito: rimasto sostanzialmente disabitato dopo la morte di Matteo, sede di presidio austriaco durante la prima guerra mondiale, fu acquistato nel 1926 da František de Paula Thun-Tetschen (1868-1934) e dalla moglie Maria Teresa (Teresina) Thun-Castelfondo (1880-1975), in fuga dalla Cecoslovacchia e desiderosi di ricostituire nel castello avito la memoria e l’identità comune di tutta la famiglia. Di questo ramo Thun il castello rimase proprietà fino al 1982, per passare poi nel 1992 alla Provincia autonoma di Trento.

Della vita domestica di questo piccolo nucleo familiare restano abbondanti tracce documentarie e fotografiche. Resta inoltre il certosino lavoro di ordinamento dell’archivio di castello portato avanti negli anni, con criteri amatoriali ma grande impegno, da Teresina Thun, testimonianza di interesse e consapevolezza dinastica e di un ruolo femminile, anche nella produzione e conservazione documentaria, tutt’altro che trascurabile.

L’archivio di Castel Thun, ora depositato e riordinato presso l’Archivio provinciale di Trento, costituisce – insieme alla porzione (circa un terzo) venduta nel 1879 ai cugini boemi e conservata oggi presso l’Archivio di Stato di Litomerice – la principale fonte per la storia della famiglia. A esso vanno aggiunti gli importanti archivi castellani conservati presso Castel Bragher e Castelfondo, tuttora di proprietà privata. Castel Thun fa parte dei monumenti e collezioni provinciali della Provincia autonoma di Trento. Il palazzo cittadino è la sede attuale del Comune di Trento.

Fonti e Bibl.: Coredo (Trento), Archivio Thun di Castel Bragher; Litomerice, Státní oblastní archiv, Pobočka Decin, Archivio Thun; Trento, Archivio provinciale, Archivio Thun di Castel Thun (inventario on-line, a cura di M. Bonazza - N. Forner: https://www.cultura.tren tino.it/archivistorici/ progettitematici/progettothun/home).

G. Pinamonti, Memorie intorno la famiglia de’ signori di Tono ora conti di Thunn, Milano 1839; T. Gar, L’archivio del castello di Thunn: cenni, Trento 1857; C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreichs, XLV, Wien 1882, pp. 17-66; C. Ausserer, Der Adel des Nonsberges: sein Verhältnis zu den Bischöfen und zu den Landesfürsten, seine Schlösser, Burgen und Edelsitze, seine Organisation, Freiheiten und Rechte, die Nobili rurali, Wien 1900 (trad. it. Le famiglie nobili nelle Valli del Noce: rapporti con i vescovi e con i principi, castelli, rocche e residenze nobili, organizzazione, privilegi, diritti, i nobili rurali, Malè 1985), passim; E. Langer, Die Anfänge der Geschichte der Familie T., Wien 1904; Id., Die Geschichte der Familie T. im 14. Jahrhundert, Wien 1905; Id., Die Thunische Familie in der ersten Hälfte des 15. Jahrhunderts, I-II, Wien 1906-1907; Id., Die Geschichte der Familie T. im dritten Viertel des XV. Jahrhunderts, Wien 1908; Id., Jakob II. und seine Familie, Wien 1909; J. Thun Hohenstein, Beiträge zu unserer Familiengeschichte, Tetschen a.d.E. 1925; M. Bettotti, La nobiltà trentina nel medioevo (metà XII-metà XV secolo), Bologna 2002, passim; Arte e potere dinastico. Le raccolte di Castel Thun dal XVI al XIX secolo, a cura di M. Botteri - L. Dal Prà - E. Mich, Trento 2007; Castel Thun, a cura di L. Camerlengo - E. Chini - F. de Gramatica, Genève-Milano 2010; I luoghi dei T. nelle valli del Noce. Itinerari d’arte e di storia, a cura di S. Ferrari, Trento 2010; La famiglia T. in Val di Sole e in Trentino, a cura di A. Mosca, Malé 2011; G. Petrella, I libri nella torre. La biblioteca di Castel Thun, una collezione nobiliare tra XV e XX secolo (con il catalogo del fondo antico), Firenze 2015; ‘Ex ungue leonem’. Storia, arte e architettura a Castel Caldes, a cura di L. Dal Prà - A. Mosca, Malè 2016; Castel Thun. Arte, architettura e committenza, a cura di L. Camerlengo - E. Rollandini, Trento 2017; www.thunweb.com (in tedesco; 2 maggio 2019).

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