TIBERIO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TIBERIO (Tiberius Claudius Nero)

L. Fabbrini

Imperatore romano. Dopo l'adozione da parte di Augusto prese il nome di Tiberio Giulio Cesare. Nacque a Roma il 16 novembre del 42 a. C. da T. Claudio Nerone e da Livia Drusilla, nella casa di Ottaviano Augusto, secondo marito della madre, e in essa fu educato insieme con il fratello più anziano Nerone Druso (Maggiore.) Partecipò attivamente alla vita politica, percorrendo tutto il cursus honorum, ma rimanendo sempre in posizione subordinata rispetto agli eredi designati di Augusto. Arrivò tardi al potere, favorito da un gioco di morti, che i contemporanei vollero giudicare non del tutto casuali. Abilissimo generale, consolidò con numerose campagne, condotte tra il 20 e il 6 a. C., i confini settentrionali dell'Impero, meritando ovazioni, insegne trionfali e trionfo. Nell'11 a. C. sposò in seconde nozze la vedova di Agrippa, Giulia, figlia di Augusto. Dal 6 a. C. al 2 d. C. si ritirò a Rodi, dapprima in esilio volontario, poi coatto. Nel 4, adottato il nipote Germanico, fu a sua volta adottato da Augusto, insieme con il figliastro Agrippa Postumo. Dal 4 al 14 condusse nuove campagne in Illiria e in Germania, ottenendo il trionfo per la seconda volta. Nel 14 successe ad Augusto. Morti Germanico nel 19 e il figlio Druso Cesare (Minore) nel 23, T. si ritirò definitivamente a Capri nel 26. Di qui dispose con straordinaria abilità la repressione della congiura ordita da Seiano a Roma (31) e le ribellioni dei suoi stessi familiari (29-33). Morì il 16 marzo del 37 a Miseno, designando successori insieme i nipoti Tiberio Gemello e Gaio (v. caligola).

La moderna critica storica ha ridimensionato e, in taluni casi, addirittura rovesciato il giudizio delle fonti antiche, rivalutando il personaggio, dalle cui azioni e dalla cui politica quasi sempre traspaiono una misura e una coerenza grandissime.

Il ritratto, trasmessoci dalle fonti letterarie è quello di un uomo di figura grande e vigorosa. Bianco di pelle, aveva occhi grandissimi e chiari, che vedevano anche nel buio, capelli biondi spessi e ricciuti, che portava bassi e folti sul collo, un po' rigido e piegato in avanti. Sempre aggrondato e meditabondo, il suo aspetto non ispirava simpatia. Il ritratto iconografico, nel suo complesso, convalida quello letterario. Colpisce la straordinaria somiglianza con la madre (v. livia). Il volto corto e triangolare dalla larga mascella, la bocca serrata e rientrante, dominata da un naso fortemente aquilino, i grandi occhi a fior di pelle sono le componenti di un volto freddo e ostinato, che si ritrovano, più o meno accentuate, in tutti i ritratti del principe, dalla giovinezza alla maturità.

T. si mostrò molto schivo a farsi ritrarre; tuttavia fonti letterarie ed epigrafiche documentano l'esistenza di statue anche per il periodo anteriore all'adozione. In esse T. appariva solo o in gruppo con varî componenti della sua famiglia. Particolarmente complesso appare il problema della posizione cronologica dei ritratti. Scarso appoggio offre la monetazione delle zecche di Roma e di Lugdunum, che porta il profilo di T. soltanto a partire dal 10-9 a. C.: essa è poco variata e si serve di tipi che ricorrono periodicamente. Le zecche provinciali di questo periodo, per il loro stesso carattere di provvisorietà riecheggiano, quasi sempre in cattive traduzioni, il conio ufficiale in auge. Le monete riflettono un ritratto molto giovanile, che potrebbe essere stato creato, nel prototipo, anche in un'epoca anteriore al matrimonio con Giulia (11 a. C.). A questo profilo monetale è stata legata una serie di cinque ritratti a tutto tondo, il cui migliore esemplare è stato rinvenuto in Egitto, al Fayyūm (Polacco, tavv. xiii-xiv). Di recente sono stati aggiunti al gruppo altri tredici ritratti, che hanno permesso di seguire le interpretazioni e le trasformazioni di questo stesso modello ritrattistico nelle province. Tra essi sono una belle testa, acquistata a Smirne, e il discusso ritratto dello Strategheion di Cirene. Evidenti analogie con questo tipo iconografico mostra il giovane togato del fregio meridionale dell'Ara Pacis (Petersen n. 26), nel quale veniva concordemente riconosciuto T. prima che le osservazioni storiche di G. Moretti dessero l'avvio ai suoi fortunosi spostamenti: egli resta sempre, però, il candidato iconograficamente più probabile. Come probabili ritratti del principe giovinetto, anteriori a questo tipo giovanile, citiamo, per certi caratteri tipici della fisionomia, un busto bronzeo da Pompei a Napoli (Ruesch, n. 807) e il ritratto di un giovanetto a Mergam Park.

L'effigie di T. tra i 30 e i 35 anni, negli anni cioè tra il matrimonio con Giulia e il primo trionfo germanico (11-7 a. C.), potrebbe vedersi nel busto Farnese del museo di Napoli (n. 6052); nel bronzo, un po' atono, da Majorca e nel ritratto n. 115256 del Museo Nazionale Romano, che ci appare però in una replica più tarda. Al di là di ogni polemica storico-interpretativa, la figura del giovane T., che scende dal carro sulla Gemma Augustea (Vol. ii, fig. 431) trova il suo parallelo tipologico proprio nel busto Farnese. Un ritratto di T., nel periodo del suo esilio a Rodi (6 a. C.-2 d. C.), ci è forse conservato in un notevole busto del museo di Vaty (Samo), di arte rodio-insulare.

Sui bronzi della zecca di Roma, datati al 15-16 e su un aureo di Lugdunum del 18-19 compare un nuovo ritratto di T., che trova il suo equivalente a tutto tondo in un tipo di largo impiego ufficiale. Il migliore esemplare è la testa n. 624, della Gliptoteca di Copenaghen proveniente dall'Italia; esso documenta, almeno nei migliori esemplari, un cambiamento di gusto e di indirizzo nella nuova concezione del dinasta, assai lontana dalla tipologia tradizionale del Princeps augusteo. Questo tipo è stato legato all'assunzione, da parte di T., dell'Imperium maius (14 d. C.), ma non è improbabile che anche la creazione di questo ritratto preceda di alcuni anni la sua diffusione sulle monete. L'erma da Ercolano (Napoli, Museo Naz., n. 6043) con la quale si allineano una testa di Avignone e un ritratto da Philomelion al Louvre contaminano il tipo precedente con chiare reminiscenze del ritratto maturo di Augusto.

Un altro filone del ritratto maturo di T. è costituito da un tipo in cui predomina lo sviluppo del cranio largo e piatto sul volto particolarmente breve; la "forbice" della frangia è all'inizio del sopracciglio sinistro; sulla fronte, nel tipo realistico, sono segnate le rughe. Si allineano in questa serie il delizioso piccolo busto n. 4256 nel Museo Nazionale Romano, forse per larario; un busto togato di calcare dal teatro di Cassino; una testa di Nîmes. Per rappresentare la vecchiaia eroica del Principe, quale appare nella statua da Priverno al Vaticano, ci si ispira ad un tipo giovanile, che ci è noto dal citato busto n. 115256 nel Museo Nazionale Romano (dal quale dipende anche un falso ritratto di T. a Berlino).

Ci sembrano poi rappresentare interpretazioni particolari del ritratto di T., ricostruite componendo insieme elementi desunti dal ritratto giovanile (esuberanza delle chiome) con il volto adulto di altri tipi, il bronzo velato da Ercolano (Napoli, Ruesch, n. 5615) una testa dal Gymnasium di Mitilene e una testa velata da Gortina.

Le teste di Lione e del teatro di Vicenza possono considerarsi ritratti di T. fortemente influenzati dalla iconografia aulica di Augusto; così nell'incerto profilo entro il medaglione che orna il fodero di spada di Magonza (Lippold), ci sembra più opportuno vedere un T. che un Augusto, mentre nel novero delle ipotesi del tutto prive di validità persuasiva può ritenersi il tentativo di dimostrare T. l'Augusto da Prima Porta. Per ragioni storiche e iconografiche non può essere T. il personaggio velato, che compare alla destra di Augusto sull'ara dei Magistri Vici Sandaliarii del 2 a. C.

Monumenti considerati. - Testa da Smirne: V. Poulsen, Les portraits romains, Copenaghen, I, 1962, tav. LXXIV-LXXV. Ritratto da Cirene: Polacco, op. cit. in bibl., tav. V-VI. Busto bronzeo da Pompei: L. Curtius, tav. 55-56. Ritratto a Mergan Park: Fr. Poulsen, English Country Houses, n. 37. Busto Farnese del museo di Napoli, n. 6052: Ruesch, n. 964; fot. Anderson, n. 23196. Busto da Majorca: A. García y Bellido, Esculturas romanas de España y Portugal, tav. 15. Ritratto n. 115256 del Museo Naz. Rom.: B. M. Felletti Maj, Ritratti, n. 96. Busto Farnese: J. J. Bernoulli, ii, 1, tav. XXIX. Bronzi della Zecca di Roma e aurei di Lugdunum: H. Mattingly, I, p. 128, n. 65, tav. 23, 14; I, p. 121, n. 14, tav. 22, 5. Testa di Copenaghen n. 624: L. Polacco, tav. XIX-XX. Erma di Ercolano, testa di Avignone, ritratto al Louvre: id., tav. XXVI, 2; XXXV; XXVI, I. Busto n. 4256 del Museo Naz. Rom.: B. M. Felletti Maj, Ritratti, n. 98. Busto togato da Cassino: Not. Scavi, 1939, tav. viii. Testa di Nîmes: E. Espérandieu, Rec., III, 2683; Einzelaufnahmen, 1427. Testa da Bengasi: L. Polacco, tav. XXXVII; E. Rosenbaum, Cat., tav. XV, 1-2. Testa da Priverno: L. Polacco, tav. XXXIII. Bronzo velato da Ercolano: id., tav. XXXII. Testa di Mitilene: G. Hafner, NK, 8. Testa da Gortina: Amer. journ. Arch., I, 1887, p. 268, fig. 2 e tav. XII, 2. Testa di Lione: E. Esperandieu, Rec., III, p. 14, n. 1748. Testa di Vicenza: Fr. Poulsen, Porträtstudien in norditalienischen Provinzmuseen, tav. CX.

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