TINTURA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

TINTURA (XXXIII, p. 871)

Marino FORTUNATO

Industria tessile. - La tintura delle fibre tessili ha richiesto nuove categorie di coloranti artificiali (v. anche coloranti, sostanze, in questa seconda App., vol. I, p. 649) per soddisfare le sempre maggiori esigenze di resistenza specialmente alla luce e agli agenti atmosferici. Il campo della tintura della lana si è ulteriormente avvantaggiato della serie degli Antinolo che costituiscono un gruppo di coloranti al tino la cui costituzione molecolare determina un'ottima affinità per le fibre proteiche.

Una delle principali proprietà dei coloranti Antinolo, che derivano generalmente dalla condensazione delle diarilidoclorochinone, è il loro comportamento durante la formazione del tino, in quanto, analogamente all'indaco richiedono deboli quantità di alcali per la solubilizzazione del loro leuco; vengono specialmente utilizzati nella tintura della lana in fiocco destinata alla confezione dei panni per divise militari.

Sempre nella tintura della lana i nuovi coloranti cromifori (denominati Stenamina, Neolan, ecc.) hanno segnato un interessante progresso nella categoria dei coloranti acidi. Il metallo contenuto nel complesso molecolare, per lo più cromo, è l'elemento che conferisce al colorante le proprietà neeessarie per l'applicazione tintoriale, la quale implica un ambiente sensibilmente acido affinchk il complesso cromiforo possa conseguire il grado di solubilità necessario per il suo completo sviluppo e per la sua uniforme e regolare distribuzione nella fibra. Gli stenamina si tingono infatti in presenza di soluzioni contenenti per litro 2 ÷ 3 cm3 di acido solforico e mediante una prolungata ebollizione; sono applicati nella tintura dei manufatti di lana per i quali è richiesta grande solidità alla luce, all'acqua di mare, al lavaggio, oltre ad un'ottima egualizzazione delle tinte.

Nella tintura del cotone e del raion viscosa hanno assunto notevole sviluppo i coloranti al tino antrachinonici i quali rispetto all'indaco ed agli indigoidi posseggono una più elevata solidità alla luce e resistono maggiormente ai trattamenti di sbianca ai quali i tessuti colorati possono essere sottoposti e precisamente alla bollitura con alcali e al candeggio con cloro o con acqua ossigenata. Nella categoria dei coloranti al tino occorre anche menzionare i notevoli progressi conseguiti nello studio degli stati fisici che ne hanno permesso la produzione allo stato di polveri a grande potere di dispersione in ambiente acquoso, e conseguentemente l'impiego nella tintura dei tessuti di cotone con il nuovo metodo della pigmentazione (Padding-process, Klotzverfahren) che dà risultati di ottima penetrazione anche su tessuti pesanti o mercerizzati. Con questo metodo il tessuto viene passato al foulard in una dispersione acquosa del colorante e quindi, dopo un eventuale asciugamento, sottoposto in jigger o al foulard ad un trattamento alcalino riducente, in presenza di soda caustica e idrosolfito, allo scopo di solubilizzare il colorante, che è semplicemente depositato sulla fibra, e permetterne la penetrazione e la conseguente fissazione. Il trattamento riducente eseguito al foulard richiede un'immediata e breve vaporizzazione a 100° C ed è il più adatto per la grande produzione in serie. Successivamente si fanno seguire in jigger, o alla continua, i lavaggi e la saponatura bollente necessarî per il completo sviluppo delle tinte. Altri progressi interessanti sono stati realizzati nel gruppo dei coloranti sostantivi con gli Eliamina luce caratterizzati da un normale grado di sostantività per le fibre vegetali e artificiali e dotati di un'alta resistenza alla luce conferita dalla loro costituzione chimica (complessi metalliferi di gruppi azoici o di altri cromifori), e con i Coprantina o Cupramina che permettono di ottenere, mediante un trattamento con sali di rame, alcuni complessi di questo metallo, notevolmente stabili anche verso i comuni agenti alcalini e detergenti ai quali vengono sottoposti i manufatti tinti.

Le nuove fibre tessili comparse ultimamente, e fra queste il nylon, hanno richiesto alcuni studî di applicazione tintoriale che hanno risolto i varî problemi, con buoni risultati. Attualmente la tintura del nylon ha trovato la sua soddisfacente soluzione nelle categorie dei coloranti acidi, per raion acetato, diretti e diazotabili.

Fra gli acidi si constata che quelli caratterizzati per la loro natura chimica da un grado di solubilità non elevato e le cui soluzioni sono pertanto più vicine ad una particolare forma colloidale, come i Novamina, i Follone, i Cirene e gli Alizarina, sono maggiormente indicati nella tintura del nylon anche per quanto concerne il complesso delle solidità che distingue le loro tinture. È da osservare particolarmente che le solidità all'acqua, al lavaggio e alla follatura di questi coloranti acidi applicati su nylon assumono gradi decisamente superiori rispetto a quelli riscontrati su lana e specialmente su seta. I coloranti acidi su nylon si tingono con il 10÷15% di solfato sodico cristalli e con il 4÷6% di acido acetico, per 40÷50 minuti a 90° C, eventualmente in presenza di 2÷3 gr. di sapone neutro per litro. Il sapone agisce nel processo di tintura ritardando generalmente l'affinità dei coloranti e ottenendo una maggiore egualizzazione delle tinte. L'applicazione dei coloranti per raion acetato su nylon viene eseguita in presenza di sapone alla temperatura di 65÷75° C, durante 40÷50 minuti per i toni chiari e medî e durante 1÷2 ore per i toni intensi; i coloranti diretti e diazotabili si applicano in ambiente leggermente acido, in modo analogo ai coloranti acidi; i diazotabili vengono successivamente diazotati e sviluppati con i metodi normali. Altre categorie di coloranti adatti nella tintura del nylon sono quelle degli Stenamina e dei Naftoli per la produzione di tinte molto solide.

I manufatti di nylon richiedono prima della tintura il procedimento di fissaggio, operazione di notevole importanza in quanto permette di fissare stabilmente le torsioni conferite ai filati; se questo trattamento, eseguito con vapore saturo ad una temperatura compresa fra i 100° ed i 150° C, è stato sufficientemente energico, i filati manterranno praticamente inalterate le loro caratteristiche anche dopo le successive operazioni di purga e di tintura. Il grado di fissaggio è subordinato a un processo di rigonfiamento della fibra superpoliammidica, determinato dal contatto con l'acqua ad alta temperatura; ciò spiega il motivo per cui durante il fissaggio dei manufatti di nylon venga indicato il vapore saturo; con il vapore secco infatti non si ha alcun effetto di fissaggio. Gli articoli di maglieria, e fra questi le calze di nylon, richiedono in modo precipuo che la forma venga stabilizzata allo scopo di evitare, durante le successive operazioni di purga e di tintura, il raggrinzimento del tessile dovuto ad una contrazione non uniforme dei fili che compongono la maglia. Questa stabilizzazione viene effettuata sottoponendo le calze di nylon, infilate e tese sulle apposite forme, all'azione del vapore, per circa 5 minuti, alla temperatura di 125° C.

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