• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le App
    • Skill
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

Lucrezio Caro, Tito

Dizionario di filosofia (2009)
  • Condividi

Lucrezio Caro, Tito


Poeta latino (1° sec. a.C). La tradizione antica non è concorde sulle date di nascita e di morte, che si possono collocare rispettivamente nel primo decennio del sec. 1° a.C. e intorno al 55 (secondo alcuni, sarebbe morto il giorno stesso in cui Virgilio prese la toga virile, il 15 ott. del 53). Non è noto il luogo di nascita: elementi di onomastica locale e generici riferimenti contenuti nell’opera hanno fatto pensare a Pompei, ma senza prove sicure. Della sua vita, unico e tutt’altro che certo episodio rilevante a noi noto è la sua follia, dovuta a un filtro amoroso, di cui ci informa Girolamo. Da essa L. sarebbe stato indotto poco più che quarantenne al suicidio, e la sua stessa opera sarebbe stata compiuta negli intervalli di lucidità; si sono anzi volute trovare tracce della follia nel suo poema, in passi dove è descritta l’amara esperienza dei folli tormentati dalle angosciose immagini dei loro terrori e dei loro desideri. È probabile, in ogni caso, che nella notizia di Girolamo (derivata dal libro De poëtis di Svetonio) vi sia un fondo di verità; l’immagine del poeta, quale risulta dalla sua opera, è certamente piena di dolorosa esaltazione, che sconfina talvolta nel trasporto fanatico. È da notare, tuttavia, che a questi momenti di violenta accensione passionale non corrisponde mai uno smarrimento dell’intelligenza, che si fa, semmai, più lucida e penetrante. L. è autore del De rerum natura, a noi giunto nella forma che, a quanto pare, gli dette Cicerone quando alla morte del poeta ebbe tra le mani il manoscritto (compiuto ma non limato) e lo rivide rapidamente per la pubblicazione. Il poema si divide in 6 libri, a ognuno dei quali è premesso un proemio. La filologia moderna si è affaticata a ricostruire il testo, che per molti riguardi appare non definitivo, con soppressioni e spostamenti di versi e di interi passi, secondo criteri di ragionevolezza e di concordanza con i programmi che lo stesso L. enuncia circa l’ordine di trattazione della materia. Tuttavia, nessuna delle ricostruzioni complessive ha interamente soddisfatto, e si tende a tornare a considerare l’ordine tradizionale (salvo particolari) come l’unico sul quale sia veramente legittimo fondarsi.

La dottrina epicurea

Il De rerum natura è l’esposizione del mondo secondo i principi della filosofia di Epicuro, della quale L. si mostra eccellente conoscitore e assertore tanto convinto da non introdurre praticamente nulla di proprio. Per quel che riguarda la forma dell’opera, l’idea di un grande poema didascalico è tipicamente presocratica e, in particolare, sembra effettivamente che nella forza espressiva del linguaggio e nell’elevatezza delle immagini L. abbia preso a modello il poema Sulla natura di Empedocle. Ma al di là di ogni imitazione e modello, è chiaro che il soggetto della vasta opera, che non ha confronti nel suo genere nella letteratura latina (nella quale pure si ebbero molti poemi di soggetto didascalico), in quanto autonomo complesso delle norme etiche e dei concetti fisici epicurei, non poteva essere contenuto nella grande tela del poema, se non diveniva esso stesso trascinante motivo di vita interiore, teso nella conquista di un’espressione grandiosa e compiuta, che testimoniasse con la sua imponenza, perfezione e novità, l’indiscutibile superiorità della propria fede su tutte. Nell’atto di concepire il poema, L. era alla ricerca di una certezza morale e filosofica, indispensabile non solo a placare le sue ansie di conoscere e capire, ma soprattutto a tranquillizzare le oscure e profonde angosce del suo animo. In questo senso, il casualismo epicureo, che elimina ogni finalità dall’accadere cosmico, e sgombra con il suo perfetto razionalismo ogni dubbio sul poi e sul perché delle cose, risolvendo dolori e gioie, mutamenti e immobilità, passato e futuro, mente e materia nel fatto chiarissimo e ben descrivibile dell’aggrupparsi e del disgregarsi degli atomi, poteva valere come nessun’altra filosofia a liberare l’uomo capace di coglierne il senso profondo, da ogni dubbio intellettuale, morale, religioso. Naturalmente, la serenità dell’epicureo, che nasce dal sapere, cioè dalla dissoluzione delle illusioni e delle superstizioni circa la vita, le passioni, gli uomini, gli dei, è una serenità militante, che richiede la continua presenza della ragione a sé stessa, la sconfitta perpetua del sempre risorgente fantasma dell’illusione, la scienza a ogni passo confermata. Questa militanza epicurea fu per L. la passione di tutta la vita: la tensione della lotta tra il suo animo sensibilissimo e appassionato e la sua ragione che tenta di svelarne le illusioni per offrirgli la calma perfetta della sapienza, costituisce il nucleo lirico da cui la forza del pensiero, l’impeto del sentimento e l’acuta sensibilità si sviluppano nella forma poetica. Così nasce il De rerum natura, una delle più ricche opere dello spirito umano. La ricerca dell’esattezza concettuale conduce L. a innovare il lessico latino, e a introdurre in esso ingegnosi calchi, rispondenti al pensiero greco; la sensibilità per tutto ciò che è e soffre gli ispira un’altissima poesia delle passioni pietose e delle sventure. Le pagine più aperte del poema, d’altra parte, dai proemi ai famosi episodi delle follie d’amore (alla fine del 4° libro), o della peste d’Atene (alla fine del 6°), non si distaccano dal poema «dottrinale», apparentemente arido e duro, ma sono con esso in un rapporto combattivo e appassionato; la poesia di L. vive nel disperato sforzo di asserire con la scienza una pace e un’indifferenza dell’animo che proprio nel costruire la scienza si rivela incrinata a ogni passo dall’immensa pietà per le cose. Filosofo del cosmo fisico, L. lo descrive, e nel descriverlo trema di passione e di angoscia per esso, troppo vividamente evocato. Così, l’occhio freddo dell’osservatore della natura è pronto ad accendersi nell’osservazione dell’umanità e delle sue vicende, nel nesso che senza scampo lega cosmo e individuo. Nasce perciò in L. una poesia della drammatica storia degli uomini. Nella ricerca della sua singolare espressione, L. foggia la sua lingua e il suo verso, l’esametro, il classico metro del poema presocratico, aprendo nuove vie alla letteratura latina, per le quali Virgilio giungerà alla conquista della forma classica. Sia Virgilio sia Orazio, in modo diverso, subirono l’influenza di L. (ma il nome del poeta è menzionato solo molto di rado nell’età che lo segue e che vide crearsi intorno a L. una congiura del silenzio, dovuta specialmente al pesante giudizio di Cicerone sull’epicureismo). L. esercitò una influenza determinante nella storia della letteratura latina, e la dottrina del maestro Epicuro trovò in lui il mezzo d’espansione nel mondo moderno dall’umanesimo in poi. Il poema, pressoché ignoto nel periodo medioevale, fu riscoperto da Poggio Bracciolini nel 1417 (ed. princeps 1479). Successivamente filosofi, studiosi, letterati tennero il poema di L. in altissimo onore, come uno dei grandi testi dell’eredità pagana, da accettare o da combattere; nel Cinquecento, nel Seicento e nel Settecento la fortuna dell’epicureismo, del sensismo e del materialismo è strettamente legata a quella del De rerum natura.

Vedi anche
epicureismo Dottrina filosofica professata dai seguaci di Epicuro. Diffuso nel mondo romano sino al 2° sec. d.C., trovò la sua massima espressione nel poema Sulla natura di Lucrezio. Caduto in oblio durante il Medioevo, l'epicureismo rinacque nel Rinascimento (anche per la riscoperta del poema lucreziano) e si diffuse ... Quinto Oràzio Flacco Oràzio Flacco, Quinto (lat. Quintus Horatius Flaccus). - Poeta latino (Venosa 65 a. C. - Roma 8 a. C.). Nacque da padre libertinus, come egli stesso dice, e fu educato a Roma, dove ebbe come primo maestro Orbilio; compiuti i vent'anni si recò ad Atene, a completare gli studî retorici. Prima o dopo questo ... poesia didascalica In senso lato, genere poetico cui si possono ascrivere tutte quelle opere che hanno quale fine essenziale l’informazione, come trattati scientifici, manuali divulgativi di varie discipline, esposizioni storiche e simili. La poesia didascalica, poesia unisce all’esigenza espositiva l’intento di temperare ... materialismo Teoria filosofica che nell’interpretare gli eventi del mondo naturale e il corso della storia umana assume la materia come unico principio esplicativo. 1. La filosofia greca All’interno delle mitologie antichissime il concetto di una materia corposa, resistente al tatto, che sta alla base di tutte ...
Tag
  • POGGIO BRACCIOLINI
  • LETTERATURA LATINA
  • POEMA DIDASCALICO
  • MATERIALISMO
  • RAZIONALISMO
Altri risultati per Lucrezio Caro, Tito
  • QUINZANI, Lucrezio
    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)
    Rodobaldo Tibaldi QUINZANI (Quinziani, Quintiani), Lucrezio. – Non si conoscono le date di nascita e di morte di questo monaco cistercense e compositore di origine cremonese, vissuto nella seconda metà del XVI secolo. Le scarse notizie sulla sua vita sono ricavabili esclusivamente dai frontespizi delle ...
  • Lucrezio Caro, Tito
    Enciclopedia machiavelliana (2014)
    Alison Brown Gennaro Sasso di Alison Brown La tradizione manoscritta Il De rerum natura, l’unica opera del poeta latino epicureo (94 ca. -55 a.C. ca.), fu riscoperto e copiato da Poggio Bracciolini nel 1417; se ne erano perse le tracce almeno dall’età carolingia. Dal testo di Poggio derivano i 54 ...
  • NUCCI, Lucrezio
    Dizionario Biografico degli Italiani (2013)
    Luigi Sisto NUCCI, Lucrezio. – Nacque a Guardia, località non identificata, attorno al 1584. Data e luogo di nascita si desumono dagli atti del matrimonio contratto con Lauria Gargano. Gli atti del processo matrimoniale, che si tenne nella curia arcivescovile di Napoli dal 30 gennaio al 10 febbraio ...
  • Lucrèzio Caro, Tito
    Enciclopedia on line
    Poeta latino del 1° sec. a. C. La tradizione antica non è concorde sulle date di nascita e di morte, che si possono collocare rispettivamente nel primo decennio del sec. 1° a. C. e intorno al 55 (secondo una notizia, sarebbe morto il giorno stesso in cui Virgilio prese la toga virile, il 15 ott. del ...
  • Lucrezio
    Enciclopedia dei ragazzi (2006)
    Costanza Mastroiacovo Il poeta filosofo della natura Noi moderni riteniamo comunemente che la scienza si fondi su dati di fatto, che sia obiettiva e del tutto priva di abbellimenti letterari e poetici, ma per gli antichi non era così. Lucrezio, infatti, scrittore latino del 1° secolo a.C. sceglie di ...
  • Lucrezio Caro, Tito
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Antonio Martina Il nome di L. (vissuto nella prima metà del I secolo a. C. e autore del De Rerum natura) non ricorre mai nel corpus dantesco. Il Plumptre, citato dal Moore (Studies, I 295), notava che in D. non vi sono tracce di una conoscenza del De Rerum natura; tuttavia, alcuni dei moderni hanno ...
  • LUCREZIO
    Enciclopedia Italiana (1934)
    (T. Lucretius Carus) Ettore Bignone Poeta romano del sec. I a. C. Nulla sappiamo della sua vita, se non due date incerte della nascita e della morte, e una tragica notizia di suicidio per un filtro amoroso che lo avrebbe tratto fuor di senno. Discordi sono i dati sulla nascita e sulla morte che abbiamo ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
lucreziano
lucreziano agg. [dal lat. tardo Lucretianus]. – Di Tito Lucrezio Caro, poeta latino (1° sec. a. C.), o che è proprio, che ha i caratteri della poesia di Lucrezio: il poema l., intitolato «De rerum natura»; il pessimismo l.; l’esametro lucreziano....
caro-abitazione
caro-abitazione (caro-abitazioni), s. m. Aumento del costo delle case. ◆ Un’ultima sgradita conferma arriva, infine, dai prezzi richiesti per gli affitti e gli acquisti delle case e per le assicurazioni di auto e motorini. Se infatti Roma...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le App
    • Skill
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali