Tito

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Pseudonimo dell'uomo politico e capo militare iugoslavo Josip Broz (Kumrovec, Zagabria, 1892 - Lubiana 1980). Dal 1939 segretario generale del Partito comunista iugoslavo, guidò la lotta di liberazione dall'invasore nazista e contro i fascisti croati e italiani. Ebbe la responsabilità politica della repressione anti-italiana di Fiume, Istria, Dalmazia, attuata con l'eliminazione fisica nelle foibe e con le espulsioni. Capo del governo della nuova Repubblica Iugoslava, adottò una via nazionale al socialismo e di indipendenza da Mosca che portò, nel 1948, alla rottura definitiva con l'URSS. Presidente della Repubblica dal 1953 alla morte, T. fu ispiratore e animatore del movimento dei paesi non allineati.

Vita e attività

Figlio di un fabbro ferraio e di una donna slovena, seguì inizialmente il mestiere paterno. Dal 1911 attivo nelle organizzazioni sindacali e politiche della socialdemocrazia croata, soldato nell'esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale, nel 1915 cadde prigioniero dei Russi. Tornato in Croazia (1920), entrò nel Partito comunista iugoslavo (clandestino dal 1921), e subì una condanna (1928) a cinque anni di reclusione. Membro del comitato centrale e dell'Ufficio politico dal 1934, in seguito alle epurazioni dei compagni esuli a Mosca assunse (1937) una posizione di assoluto rilievo in seno al comunismo iugoslavo fino a diventare segretario generale del partito. Dopo un periodo d'incertezza, corrispondente agli anni dell'accordo tedesco-sovietico (1939-41), T. guidò (dal 1943 con il titolo di maresciallo) la guerra di liberazione, promuovendo lo sviluppo dell'insurrezione antitedesca e la lotta alla monarchia e ai ceti dirigenti. Tale impostazione suscitò i primi contrasti con la dirigenza sovietica, incline a rinviare i problemi sociali e istituzionali. Nel frattempo, a causa dell'ambiguo comportamento di D. Mihajlović (capo delle formazioni partigiane di ispirazione monarchica), T. ottenne l'appoggio degli Anglo-Americani e, forte di un vasto consenso popolare, nel 1945 divenne capo del governo e ministro della Difesa. Il contrasto con l'Unione Sovietica e i primi accenni della politica neutralista si manifestarono nella primavera del 1945, sviluppandosi nel biennio successivo, quando Belgrado svolse una politica estera volta a realizzare l'antico progetto di una confederazione balcanica. Dopo la rottura con il Kominform (1948) e i processi politici contro gli elementi "titoisti" nelle democrazie popolari, T. incrementò i rapporti politici ed economici con i paesi occidentali. La fase di distensione sovietico-iugoslava, aperta dalla morte di Stalin, culminò nell'incontro tra T. e Chruščëv a Belgrado (1955) e nello scioglimento del Kominform (1956), ma dopo l'intervento sovietico in Ungheria T. riassunse una posizione critica nei confronti di Mosca. In seguito cercò di ispirare i paesi neutrali del Terzo mondo, organizzando la conferenza (tenuta a Belgrado nel sett. 1961), che diede vita al movimento dei paesi non allineati. Contrastanti tendenze di liberalizzazione e di accentramento caratterizzarono l'attività di T., che, di fronte alle gravi tensioni nazionali sviluppatesi all'inizio degli anni Settanta, promosse con la costituzione iugoslava del 1974 una soluzione fortemente federalista. Presidente della Repubblica dal 1953 (a vita dal 1963), segretario generale del partito e poi della Lega dei comunisti (1952), T. venne acclamato presidente a vita di quest'ultima nell'apr. 1974.

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