Tito

Dizionario di Storia (2011)

Tito (T. Flavius Vespasianus)


Tito

(T. Flavius Vespasianus) Imperatore romano (Roma 39-Cotilia 81). Figlio di Vespasiano e di Flavia Domitilla, sposò in seconde nozze Marcia Furnilla, dalla quale ebbe una figlia, Giulia. Partecipò col padre alla guerra giudaica ed ebbe una parte importante in molte azioni vittoriose; poi (69) accompagnò il padre, già acclamato imperatore, in Egitto. Avuto l’incarico di porre termine alla guerra giudaica, iniziò (70) l’assedio di Gerusalemme; la resistenza dei giudei fu disperata e durò ben cinque mesi. Anche il Tempio, forse contro la volontà del vincitore, fu distrutto. T. si recò quindi a Cesarea, a Berito, ad Antiochia e in Egitto, svolgendo un’importante azione politica. Tornato a Roma (71) celebrò uno splendido trionfo, di cui resta memoria nell’arco eretto in suo onore sulla via Sacra. Sempre nel 71, investito della potestas tribunicia e dell’imperium proconsulare, divenne coreggente nell’impero, fu collega del padre anche nel consolato e nella censura, e altresì prefetto del pretorio. Quando (79) successe al padre, l’opinione pubblica non gli era molto favorevole, poiché si era mostrato duro nel punire i sospetti e si era esposto a critiche per la sua vita licenziosa e la relazione con la giudea Berenice, che fu costretto ad allontanare da Roma. Ma da imperatore T. seppe liberarsi dei suoi difetti e mettere invece al servizio del bene pubblico le sue doti non comuni. Diede grande impulso all’attività edilizia: portò a termine l’anfiteatro Flavio (inaugurato nell’80), costruì le terme che da lui prendono il nome, fece riparare acquedotti e numerose strade. Il principale avvenimento militare fu la continuazione della conquista della Britannia per opera di Agricola, che portò il dominio romano fino alla linea Clota-Bodotria (Firth of Clyde-Firth of Forth); l’usurpazione in Asia Minore di Terenzio Massimo fu facilmente eliminata. Gravi calamità funestarono il suo regno: la grande eruzione del Vesuvio (79), che seppellì Pompei, Ercolano e Stabia, e a Roma un incendio che distrusse il tempio di Giove sul Campidoglio, la domus Tiberiana sul Palatino, i Saepta, il Pantheon e le terme di Agrippa (80). Verso coloro che erano stati colpiti da tali sventure T. mostrò non solo la sollecitudine di un sovrano, ma l’affetto di un padre. In seguito a un attacco di febbri, morì in Sabina. Unanime fu il compianto per la morte dell’imperatore che aveva meritato la qualifica di amor ac deliciae generis humani.

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