Togliere

Enciclopedia Dantesca (1970)

togliere (tollere; torre; III singol. indic. pres. tolle e to'; I e III singol. ind. imperf. togliea, III plur. toglien; III singol. fut. torrà; cond. pres. I singol. torrei, III plur. torrien)

Alessandro Niccoli

Ricorre in tutte le opere canoniche, e anche nel Fiore e nel Detto.

1. Ha il valore fondamentale, anche al figurato, di " prendere levando o privando ", come risulta da alcuni casi in cui è avvicinato come sinonimo all'uno o all'altro di quei verbi: Catalano dei Catalani e Loderingo degli Andalò furono insieme presi come podestà dai Fiorentini, mentre di norma a quella carica suole esser tolto un uom solingo (If XXIII 106); rielaborando in prosa Cv IV Le dolci rime 27 altri… tal detto rivolse, / e l'ultima particula ne tolse, D. traduce levò via l'ultima particula (III 7); nel contrasto fra l'angelo e il demonio per il possesso dell'anima di Bonconte, quel d'inferno / gridava: " O tu del ciel, perché mi privi? / Tu te ne porti di costui l'etterno / per una lagrimetta che 'l mi toglie... " (Pg V 107).

È quindi implicita nel valore del verbo l'idea che i due atti, quello del prendere e quello del levare o del privare, siano intesi come complementari e ugualmente presenti in qualche misura alla coscienza linguistica dello scrittore; ciò non ostante, a seconda del contesto, t. dà maggior rilievo all'uno o all'altro dei due momenti semantici, articolandosi in una varietà di accezioni assai ampia e resa più ricca dalla frequenza degli usi estensivi o figurati.

Quando è usato come sinonimo di " prendere ", esprime non solo l'idea dell'afferrare, ma anche quella dello staccare o sollevare da un luogo.

Può quindi significare " prendere tra le braccia " una persona e trasportarla altrove: Lucia, spiega Virgilio a D., ti tolse dalla valletta dei principi (Pg IX 59); Matelda, narra D., mi tolse dalle acque del Lete (XXXI 103).

In senso estensivo, dell'angelo che " imbarca " le anime alle foci del Tevere per traghettarle alla montagna del Purgatorio: da tre mesi elli ha tolto / chi ha voluto intrar (Pg II 98).

In senso anche più lontano da quello originario, " accogliere " presso di sé nella propria casa e quindi " prendere in moglie ", " sposare ", secondo un uso frequente: l'antico che Lavinia tolse (Pd VI 3) è Enea; così, in un contesto metaforico, Niccolò III non esitò a tòrre a 'nganno / la bella donna (If XIX 56), a condurre fraudolentemente in sposa la Chiesa. Più raro, e ovviamente analogico, l'uso del verbo riferito alla donna: tolsi due mariti (Cv IV XXVIII 16), " mi sposai " due volte, dice Marzia.

Vale " assumere per un determinato ufficio " in If XXIII 106 (già citato). Vada qui anche Fiore LXXIX 14 Amor [quando]... vide Falsembiante... disse: " Chi l'ha tolto a sicurare? ", " chi gli ha dato garanzia? " (Petronio).

In senso figurato assume l'accezione di " far innamorare ", " sedurre ": Rime CXVII 4 passa Lisetta baldanzosamente, / come colei che mi si crede torre, " con l'atteggiamento di una donna che crede di conquistarmi " (Barbi-Pernicone). Quindi, estensivamente, di un forte sentimento che occupa tutta l'anima: Pd XVIII 24 l'affetto... è tanto / che da lui [è] tutta l'anima tolta; Rime LXVII 20 per forza di lei / m'era la mente già ben tutta tolta.

Quando il complemento oggetto è un nome di cosa, l'accezione più vicina a quella fondamentale è " afferrare un oggetto ": Pd VI 57 Cesare per voler di Roma il tolle, " impugna " l'insegna dell'aquila; ben commenta il Mattalia: " latinismo... di sapore aulico. Il gesto di Cesare, pur provvidenziale, ha il sigillo di una volontà imperiosa e quasi rapace ".

Per un ulteriore sviluppo semantico, vale " prendere, ricevendo ", per lo più nell'accezione di " esigere " una determinata somma in pagamento, ma con implicita l'idea che la richiesta sia ingiusta o fraudolenta: If XIX 94 Né Pier né li altri tolsero a Matia / oro od argento, " pretesero compensi da Matteo " (Sapegno); meglio ancora, tolsero parve al Foscolo lezione " più calzante " di quella chiesero, anch'essa tràdita (cfr. Petrocchi, ad l.), " ove si parli di simoniaci potenti e di papi che rappresentando san Pietro, non chiedono (cfr. v. 93) ma pigliano ". E così al v. 98 e in XXII 85. Nello specifico significato di " prendere per sé " nella tarda variante non torrebbe in luogo di vederebbe, in Pd XXIX 119; ma cfr. Petrocchi, ad locum.

Secondo l'interpretazione proposta dal Vandelli e accettata dal Chimenz, t. varrebbe " riscuotere " anche in Pd XXII 79 Ma grave usura tanto non si tolle / contra 'l piacer di Dio, quanto quel frutto / che fa il cor de' monaci sì folle: " ma non dispiace tanto a Dio il riscuotere (si tolle, si prende) anche una fortissima usura quanto l'appropriarsi, ecc. " (Chimenz). Questa spiegazione, che impone di dare a usura il significato di " ricavato dalla pratica dell'usura ", non è però accolta dalla maggior parte dei commentatori, i quali interpretano " non si erge tanto, non offende così profondamente la volontà di Dio quanto quel frutto ecc. " (Sapegno), portando a sostegno If XI 95-96 usura offende / la divina bontade.

Al significato di " prendere ricevendo " si collega anche l'esempio di Pd XV 98 Fiorenza dentro da la cerchia antica, / ond'ella toglie ancora e terza e nona, / si stava in pace: " da cui riceve ancora ", regolandone la giornata, i segnali delle ore (ed è noto il riferimento alla chiesa di Badia, inserita nella cerchia delle mura urbane).

Anche con complemento oggetto espresso da un sostantivo astratto: Cv IV XXVII 18 O Atene, non domandate a me aiutorio, ma toglietevelo; sono, in traduzione da Ovidio (Met. VII 507 " Ne petite auxilium, sed sumite "), le parole rivolte da Eaco agli ambasciatori ateniesi per invitarli non già a chiedergli aiuto, ma " a prendersi " quello che egli è già pronto a dar loro.

Di qua anche il ricorso all'imperativo ‛ togli ', frequentemente usato nell'italiano del tempo in funzione esclamativa per accompagnare un atto di scherno o di violenza; se ne ha un esempio nel grido blasfemo di Vanni Fucci che, alzando le fiche, grida: Togli, Dio, ch'a te le squadro! (If XXV 3). Per l'uso, cfr. l'episodio boccaccesco di Gerbino, cui i Saraceni, gettando in mare il corpo dell'uccisa amante di lui, dicono: " Togli, noi la ti diamo qual noi possiamo, e chente la tua fede l'ha meritata " (Dec. IV 4 23).

In senso meno materiale, con l'accezione di " trarre ", " desumere ", " derivare ": Cv II X 8 Cortesia e onestade è tutt'uno: e però che ne le corti anticamente le vertudi e li belli costumi s'usavano... si tolse quello vocabulo [di cortesia] da le corti, e fu tanto a dire cortesia quanto uso di corte; un'altra occorrenza allo stesso paragrafo, e così in IV XXX 3, Pg XVI 140. In particolare, " derivare " per via d'imitazione: If I 86 tu se' solo colui da cu' io tolsi / lo bello stilo che m'ha fatto onore; Pg XXI 125. Ha accezione lievemente diversa in Rime LVI 20 Le parolette [della ballata]... per leggiadria ci hanno tolt'elle / una veste ch'altrui fu data; qui D. allude al fatto che, per musicare questa ballata, aveva scelto la melodia composta per un'altra (meno convincente l'interpretazione di L. Di Benedetto: " Per la loro leggiadria hanno rifiutato una veste, ecc. "; cfr. Barbi-Maggini, ad locum). Anche di chi regola il proprio comportamento su quello di altri: Pg XXIX 129 dal canto di questa [la Carità] / l'altre [la Fede e la Speranza] toglien l'andare e tarde e ratte, " regolavano " il ritmo della loro danza.

Non risulta chiaro il valore di t. in Pd XII 2 sì tosto come l'ultima parola / la benedetta fiamma per dir tolse, / a rotar cominciò la santa mola. Generalmente per dir tolse s'intende come equivalente a " prese a dire " (è questa l'interpretazione del Tommaseo, che la suffraga con la locuzione familiare ‛ prendere la parola '); al Porena, ripreso dal Chimenz, sembra " non verosimile che i dodici spiriti, san Tommaso compreso, si mettano a ruotare... prima che questi abbia pronunziato l'ultima parola " e, dando a per dir il valore di causale e di passato, spiega " non appena cessò di pronunziare l'ultima parola perché ormai aveva detto ". Meno convincente l'interpretazione del Torraca, il quale, riferendosi a un precetto dell'oratoria, dà a tolse il valore del latino tollere, " sollevare ", e spiega: " alzò la voce pronunziando l'ultima parola ".

In un caso vale " accettare di fare ", " adattarsi a fare pur di... ": mi torrei dormire in petra / ... sol per veder do' suoi panni fanno ombra (Rime CI 34).

È predicato a un sostantivo indicante cosa solo in due esempi. Equivale a " percepire ", " scorgere ", in If VIII 6 dove, di un segnale luminoso, si asserisce che a pena il potea l'occhio tòrre (ed è metafora già nota al latino classico; cfr. Virg. Georg. II 230 " locum capies oculis "; Lucano Phars. IV 19-20 " Explicat hinc tellus campos effusa patentis / vix oculo prendente modum "). Nella descrizione della metamorfosi di Buoso Donati di serpente in uomo e di Francesco Cavalcanti di uomo in serpente, t. coglie il momento in cui la coda del serpente, fattasi forcuta, " assume " la figura di gambe, che nell'altro corpo, invece, si va perdendo: Togliea la coda fessa la figura / che si perdeva là (If XXV 109).

2. In un secondo gruppo di accezioni il valore di " levare " o di " privare " prevale su quello di " prendere ".

Può significare " portar via ", " spostare altrove ": il corpo di Virgilio Napoli l'ha, e da brandizio è tolto (con riferimento al fatto che Virgilio, morto a Brindisi, fu sepolto a Napoli: Pg III 27). Quindi, in senso figurato, " rimuovere " da un'attività per destinare ad altri compiti: Cv IV V 15 Quinzio Cincinnato, fatto dittatore... tolto da l'aratro.

Per alludere al momento della sua morte Vanni Fucci usa la perifrasi quando fui de l'altra vita tolto (If XXIV 135). Poiché in t. è spesso implicita l'idea di una sottrazione (v. oltre), ad alcuni (Mattalia, Chimenz) l'espressione è sembrata più propria a indicare morte violenta, per uccisione o per regolare condanna, che non morte naturale; questa interpretazione non sembra però necessaria a Scartazzini-Vandelli, in considerazione del fatto che il ricordo della morte è motivo di dolore per tutti i dannati.

Implica un atto violento nell'accenno di Farinata al proposito dei convenuti a Empoli di c distruggere " Firenze: là dove sofferto / fu per ciascun di tòrre via Fiorenza ' (If X 92).

In molti casi vale " sottrarre una persona " al dominio di un'altra, " escluderla " dalla sua confidenza e dal suo affetto, e così via: Cv IV II 9 questo errore... tanti amici le toglie; If XIII 61 dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi; Fiore LXXXII 12 Molto penò di tòrrelmi Ragione (Amore ai Baroni, parlando di Amante); e così in Pg V 107 (già citato), XXXII 151. Anche " privare " qualcuno della collaborazione o dell'assistenza di altri: If XXXI 51 Natura certo, quando lasciò l'arte / di sì fatti animali [cioè di dar vita ai giganti], assai fé bene / per tòrre tali essecutori a Marte; Pg IX 137 non rugghiò sì... / Tarpëa, come tolto le fu il buono / Metello (con riferimento al comportamento di Cesare, il quale aveva allontanato con la violenza dalla rocca Tarpea il tribuno Metello per impadronirsi dell'erario ivi custodito; cfr. Phars. III 154 ss.). Semplicemente " sottrarre ", in Rime LIX 14 Dunque vuo' tu per neente / a li occhi tuoi sì bella donna torre? In particolare, con riferimento alla morte che " ha rapito " al poeta la donna amata: Vn XXXI 10 18 Beatrice... la ci tolse... sua gran benignitate; e così ai §§ 5 e 12 42.

In un esempio assume l'accezione di " liberare ": If II 2 Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno / toglieva gli animai... / da le fatiche loro.

All'accezione di " portar via ", " spostare altrove ", si collega quella di " allontanarsi " che il verbo assume al riflessivo: Vn XXXV 7 9 tolsimi dinanzi a voi; If XVII 101 quindi si tolse; anche " spostarsi ": Quando... al mio maestro piacque di mostrarmi [Lucifero] ... dinnanzi mi si tolse e fé restarmi (If XXXIV 19). Quindi, in senso figurato, " staccarsi " da qualcuno negli affetti: Pg XXX 126 questi si tolse a me, e diessi altrui; anche " distogliersi ": If II 39 quei che... per novi pensier cangia proposta / ... dal cominciar tutto si tolle.

In molti casi si determina per opposizione a ‛ dare ' o a ‛ donare ', assumendo così l'accezione di " sottrarre " qualcosa a uno in modo che ne resti privo: Cv IV VIII 9 queste cose che la fortuna può dare e torre; Fiore CXCII 2 ciò ch'a l'un togliea a l'altro donava (ma in XCVI 10 la roba non vi to' né non vi dona, la locuzione ha valore figurato: l'abito " non importa nulla "). Anche usato assolutamente: Cv IV XXVII 15 Sono molti... che tolgono a li altri per dare a li altri.

Ricorre con lo stesso senso anche in esempi nei quali la contrapposizione a ‛ dare ' manca: If XIII 105 non è giusto aver ciò ch'om si toglie; XXXIII 130 tosto che l'anima trade / ... il corpo suo l'è tolto / da un demonio (allusivo alla pena dei traditori degli ospiti, la cui anima precipita all'Inferno subito dopo la colpa mentre un demonio " s'impossessa " del loro corpo e vi resta per tutta la durata naturale della vita; in altro senso Francesca usa un'espressione solo formalmente analoga per ricordare la sua morte violenta: V 102 la bella persona / che mi fu tolta). Altro esempio in Fiore CCXII 12.

In accezioni più determinate: " rubare ", in Rime LXXVII 4 a forza ti convien torre l'altrui (anche F. Sacchetti Trecentonovelle CXCIX " i ladri... stanno avvisati di torre l'altrui "); " levare " una certa quantità da una quantità maggiore, in Cv III XIV 8 Democrito, de la propria persona non curando, né barba né capelli né unghie si togliea; IV Le dolci rima 27 (già citato).

In contesti figurati: If VII 59 Mal dare e mal tener [cioè i contrapposti vizi della prodigalità e dell'avarizia] lo mondo pulcro / ha tolto loro, " li ha privati " della beatitudine eterna; Pd XVIII 128 Già si solea con le spade far guerra; / ma or si fa togliendo... / lo pan che 'l pïo Padre a nessun serra, " sottraendo " ai fedeli, con gl'interdetti, il beneficio del cibo spirituale; e così in XII 120; Fiore CCXXXII 9.

In molti casi la cosa sottratta appartiene alla sfera dei beni spirituali o affettivi: Cv IV Le dolci rime 50 le divizie... / non posson gentilezza dar né tòrre (ripreso in X 7, 9, 11 e 12, e XIII 16, sempre con la sostituzione del termine gentilezza con quello di nobilitade); XVII 10 Maria ottima parte ha eletta, la quale non le sarà tolta (in traduzione da Luc. 10, 42); Pg XI 97 Così ha tolto l'uno a l'altro Guido / la gloria de la lingua; Pd III 113 [a Costanza] fu tolta / di capo l'ombra de le sacre bende, " le fu strappato " il velo monacale (e c'è l'idea di coazione); XVII 110 se loco m'è tolto più caro, se l'esilio mi priverà della patria. E così t. merzè (Rime XCI 46), t. onore e fama (Cv I XI 17), t. la perfezione (IV XIII 2), t. ventura (Fiore XXXVIII 12).

Entra piuttosto frequentemente a far parte del lessico della lirica d'amore, ma con riferimento a vicende, reali o affettive, assai diverse fra loro: come 'l valore (Vn XXVII 4 5) o il cor (Rime LXXX 4) ‛ sono tolti ' al poeta da Amore o da una donna sdegnosa, così li dolzi pensier non [gli] ... son tolti / né [gli] ... son dati per volta di tempo (C 37). E si vedano ancora LXVIII 4 (due volte) e 47, CIV 82, dove sono la morte o la lontananza a ‛ togliere ' al poeta la visione luminosa della donna amata. A un altro ambito, ma sempre nell'interno dell'esperienza d'amore, appartengono gli esempi del Fiore (CCXXXI 12 Ragion... le mie gioie mi credette aver tolte) e del Detto (Madonna ha sì chiara luce / ch'al sol to' la sua luce, v. 188).

Può anche alludere alla privazione di una facoltà fisica o intellettuale: Pg XXIV 142 L'aspetto suo [dell'angelo] m'avea la vista tolta; XXVIII 128 [il Lete] toglie altrui memoria del peccato. Ha un valore pregnante nella domanda rivolta da D. a Casella: Se nuova legge non ti toglie / memoria o uso a l'amoroso canto (II 106); qui la doppia reggenza impone un doppio significato: " priva " della memoria e " vieta " l'esercizio. E si vedano ancora XV 145 un fummo... / ne tolse li occhi e l'aere puro, " m'impedì " di vedere e di respirare liberamente; e così al v. 126, e in XIII 133.

In senso più astratto, in If XIII 21 vederai / cose che torrien fede al mio sermone; XXIII 57 l'alta provedenza... / poder di partirs' indi a tutti folle. Altri esempi in Cv IV II 3, Rime XC 43, Pg II 93, XXVI 108.

Altre volte indica l'atto di " rimuovere " un ostacolo fisico o morale o un difetto, di " soddisfare " un'esigenza o un bisogno, di " porre rimedio " a una deficienza: Cv IV IV 4 a queste guerre e le loro cagioni torre via, conviene... tutta la terra... essere Monarchia; XII 5 Promettono [le ricchezze] ... di torre ogni sete e ogni mancanza; III VI 7, I 11 a torre via questa riprensione; I III 1 a torre alcuno difetto; If V 57 tòrre il biasmo; Pg XV 78 Beatrice... / ti torrà questa... brama; XVIII 88 questa sonnolenza mi fu tolta /... da gente che dopo / ... a noi era già volta; XX 62 la... dota provenzale / al sangue mio... tolse la vergogna (per l'interpretazione di tutto il verso, v. VERGOGNA); Pd XXVI 20 Quella... voce... paura / tolta m'avea.

In Pd XVII 33 l'Agnel di Dio che le peccata tolle, l'immediata aderenza alla frase liturgica latina " agnus Dei... qui tollit peccatum mundi " (cfr. Ioann. 1, 29) consente di dare a tolle, oltre al significato immediato di " rimuove ", " soddisfa ", anche quello di " prende su di sé " che il corrispondente verbo latino, secondo la tradizione ermeneutica, possiede.

Un atto di umiltà aveva consentito a Provenzano Salvani di salire subito dopo la morte in Purgatorio: Quest'opera li tolse quei confini (Pg XI 142); la frase, pur evidente nel suo complesso, si presta a due interpretazioni diverse: " gli ‛ evitò ' di essere confinato... nei limiti dell'Antipurgatorio " (Mattalia), e " gli ‛ aprì ' i confini del Purgatorio " (Casini-Barbi).

In molti casi significa " precludere ", " impedire ", " vietare ": If II 120 quella fiera... del bel monte il corto andar ti tolse; VIII 105 'l nostro passo / non ci può tòrre alcun; VII 6, XX 15 'l veder dinanzi era lor tolto; XXX 106, Pg XXII 48, XXVIII 25 più andar mi tolse un rio; Pg XXVII 75, Detto 272. Anche con riferimento a un impedimento logico: Cv IV XIV 3 questa loro ragione... toglie via che villano uomo mai possa esser gentile per opera che faccia... e toglie via la mutazione di villano padre in gentile figlio; le stesse espressioni ritornano in XV 4 (due volte) e 5.

In senso più concreto, nell'accezione di " ostacolare ", in Pg XXVII 65 io toglieva i raggi / dinanzi a me del sol ch'era già basso (ma in Rime CIV 48 dove 'l gran lume / toglie a la terra del vinco la fronda, il significato da attribuirsi a toglie [" ostacola " o " distrugge "] dipende dall'interpretazione che si dà a tutto il verso; v. FRONDA). In un sol caso, come intransitivo pronominale, vale " distogliersi ": Pd XXI 3 l'animo [mio] ... / da ogne altro intento s'era tolto.