TOMMASO da Modena

Enciclopedia Italiana (1937)

TOMMASO da Modena

Luigi Coletti

Pittore, nato a Modena fra il 9 marzo 1325 e il 6 maggio 1326, dal pittore Barisino dei Barisini; morto prima del 16 luglio 1379. Del 1345 (?) è un suo trittichetto firmato nella Pinacoteca di Modena. Sui primi del 1349 era a Treviso, dove, salvo una breve corsa a Modena nell'anno stesso, si ritrova fino al 1354 e dove nel 1352 firma gli affreschi del Capitolo dei domenicani. Fra il 1358 e il 1360 e fra il 1366 e il 1368 appare ancora a Modena. Ciò è quanto risulta da documenti. È assai probabile che la dimora trevigiana si sia prolungata fino al 1358 e forse si sia rinnovata fra il 1360 e il 1366. Ragioni stilistiche portano a concludere per un soggiorno giovanile di Tommaso a Bologna e per un probabile viaggio a Siena o ad Assisi fra il 1354 e il 1360. Un affresco a Trento porge indizio di un suo viaggio in quella città, in età avanzata. Mentre è certo ch'egli ebbe relazioni con l'imperatore Carlo IV, è invece assai dubbio, e non necessario a dar ragione della sua arte, ch'egli si sia di persona recato in Boemia.

Apprese le pratiche del mestiere dal padre pittore, dovette formarsi all'arte nell'ambiente bolognese. Il trittichetto della Pinacoteca Estense denota chiari contatti con Vitale, come un altro piccolo trittico della Pinacoteca di Bologna, indubbiamente di T. Ma soprattutto il gusto realistico fino quasi alla caricatura proprio dei miniatori bolognesi impronta così fortemente l'arte di T. che egli ne diviene il più significativo assertore svolgendolo nelle forme più ampie della decorazione murale. Se ne hanno a Treviso le manifestazioni prime e anche le più importanti e sicure negli affreschi del Capitolo di S. Niccolò (1352), che nel rappresentare i quaranta più insigni personaggi dell'Ordine domenicano, figurati entro tante piccole celle in atto di studio o di meditazione, raggiunge un primo risultato d'individuazione fisionomica potentemente accentata e variata pur nella monotonia dello schema compositivo. Nelle storie di S. Orsola ora nel Museo civico, il pittore compone scene con straordinaria vivacità e novità di atteggiamenti, soprattutto con eccezionale vigoria ed espressività mimica e fisionomica. Il San Girolamo e la Sant'Agnese fra S. Romualdo e S. Gio. Battista per una colonna della chiesa di S. Niccolò sono al vertice della sua arte: l'intensità della caratterizzazione dà luogo a un'espressione più ferma e solenne e si attua in delicatissime squisitezze di modellato e di colore.

Il trittico con la Madonna, S. Calmazio e S. Venceslao e il dittico con la Madonna e il Cristo Passo furono dipinti per Carlo IV; il primo destinato dapprima alla chiesa di Budniany e quindi alla Cappella della Croce a Karlštejn e databile fra il 1354 (trasporto a Budnian delle reliquie di S. Palmazio) e il 1365 (consacrazione della Cappella della Croce); il secondo, pure a Karlštein, mostra, in specie nella Madonna, un fortissimo influsso senese: entrambi sono firmati.

A un periodo tardo, di più stanca fantasia, nel quale vanno accentuandosi le tendenze deteriori dell'arte di Tommaso, in specie la tendenza alla esagerazione caricaturale, appartengono gli affreschi della cappella di S. Bernardino in S. Francesco di Mantova, indicati per primo dal Toesca, e la Decollazione di S. Gio. Battista nel duomo di Trento.

T. da Modena ha una notevole importanza nella pittura del Trecento nella sua ricerca obiettiva e analitica della realtà per ricavarne elementi da trasfigurare fantasticamente. Il suo influsso è evidente sui due maggiori artisti dello scorcio del secolo: Altichieri e Avanzo. Anche la scuola boema di Teodorico da Praga, con le sue vaste propaggini tedesche, si connette con lui, non solo per l'esempio dei due polittici di Karlštein; lo schema decorativo della Cappella della Croce a Karlstein, che ha forti analogie col Capitolo dei domenicani di Treviso per la lunga serie di grandi figure di santi, meglio che con una ipotetica presenza di T. a Karlštejn, al quale quelle pitture, certo boeme, non potrebbero assolutamente attribuirsi, si spiega con una venuta di artisti boemi in Italia, probabilmente proprio in qualità di discepoli di T.; venuta della quale forse restano tracce a Treviso nella vòlta della cappella maggiore di S. Francesco.

Bibl.: J. Neuwirth, Mittelalterliche Wandgemälde und Tafelmalerei in Burg Karlstein, Praga 1896; J. v. Schlosser, T. da M. und d. ältere Malerei in Treviso, Vienna 1898; G. Bertoni e P. E. Vicini, T. da M. pittore modenese, Modena 1900; A. Venturi, Storia dell'arte ital., V, Milano 1907, pp. 958-77, e VIII, i, ivi 1911, p. 210; P. Toesca, La pittura e la miniatura in Lombardia, ivi 1911; L. Coletti, L'arte di T. da M., Bologna 1934 (con ampia bibl.).