DE VIGILIA, Tommaso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)

DE VIGILIA, Tommaso

Gioacchino Barbera

Di questo pittore palermitano, citato nei documenti anche come Masius de Vigilia, de Virgilio o de Gilia, ma che nei dipinti superstiti si firmava "Thomas de Vigilia", si conoscono alcune opere e numerosi documenti (Di Marzo, 1899; Bresc Bautier, 1979), scaglionati in un arco di tempo compreso tra il 1444 e il 1497.

Le vicende biografiche restano del tutto oscure, dal momento che i dati documentari danno notizia esclusivamente di opere o si riferiscono a episodi marginali, quali ad es. gli atti in cui il D. compare come testimone, le citazioni in giudizio, il contratto del 1454 con un operaio chiamato a lavorare nella sua vigna, l'acquisto di un mantello per due once e sei tari nel 1460, la vendita di una mula (cfr. Di Natale, 1974, pp. 13 s.; Bresc Bautier, 1979. passim).

Dal numero elevato di commissioni e dai compensi abbastanza alti che riceveva si può dedurre comunque che il D. godeva di una larga fortuna nell'ambiente artistico palermitano, e più in generale nell'area occidentale della Sicilia.

Conosciamo alcuni contratti di apprendisti: un tale "Masius", figlio di "Antonius di Franza" presbitero di Castronovo, nel 1451 si impegnava a lavorare col maestro per sei anni; nel 1461 il D. offriva vitto e alloggio per tre anni a un allievo di nome Banca Tineri (cfr. Di Natale, 1974); comunque è certo che la bottega del D. produsse un gran numero di icone, polittici e gonfaloni destinati a decorare chiese e conventi di Palermo e di altri centri grandi e piccoli dell'antico Val di Mazara (Trapani, Alcamo, Isnello, Bivona, Corleone, Polizzi Generosa, eccetera).

Di questa intensa attività rimangono pochissime tracce, che documentano soprattutto la fase più tarda e matura del suo stile. Sono andate perdute infatti tutte le opere anteriori al 1460, di cui esistono però gli estremi documentari: le Storie dei ss. Cosma e Damiano (1444) per la chiesa omonima di Palermo; una icona per l'altare di s. Elisabetta (1445) nella chiesa della Magione di Palermo; la Pietà, l'Annunciazione, la Resurrezione e "altre figure per la custodia del corpo di Cristo", commissionate nel gennaio 1457 dalla maestranza dei ciabattini per la chiesa della Ss. Annunziata di Trapani (Trasselli, 1948); la Madonna dell'Itria (1457) per la chiesa di S. Margherita di Palermo; una icona (1459) per la chiesa di S. Agostino di Trapani; l'Incoronazione della Vergine (1459) per la chiesa di S. Maria La Nuova di Palermo.

Nel S. Giovanni Evangelista della Galleria nazionale di Sicilia (palazzo Abatellis di Palermo; proveniente dall'Ufficio dei monumenti del soppresso monastero dei benedettini di Monreale, già in S. Giovanni degli eremiti di Palermo), firmato e datato 1460 (è quindi la prima opera nota del D.), malgrado le estese ridipinture dovute a vecchi interventi di restauro, emergono con chiarezza il tratto arcaizzante e la grazia pacata del suo linguaggio pittorico.

Un'altra gravissima lacuna di testi figurativi che comprende circa venticinque anni, fino al 1486, preclude irrimediabilmente la conoscenza di un lungo periodo del percorso del De Vigilia. Solo gli atti notarili e le citazioni delle fonti più antiche attestano l'esecuzione di un discreto numero di opere, oggi non più esistenti.

Sappiamo così che nel 1463 il D. è citato in giudizio a Trapani, per la mancata consegna di una icona per la cappella dei marinai, nella chiesa dell'Annunziata; nel 1471 eseguì un gonfalone per la Confraternita di S. Michele di Isnello; nel 1480 firmò e datò un polittico con la Vergine col Bambino tra i ss. Pietro, Francesco, Paolo e Chiara per il monastero di S. Chiara di Palermo; nel 1480 consegnò un gonfalone alla Confraternita di S. Domenica di Piazza Armerina; nel 1481 eseguì una Trinità, firmata e datata, per la chiesa della borgata Settecannoli di Palermo (menzionata dal Di Marzo, 1899, e dal Venturi, 1915, e di cui si conserva nell'Archivio fotografico della Soprintendenza per i Beni artistici e storici della Sicilia Occidentale di Palermo una fotografia databile intorno al 1930); nel 1483 firmò e datò un S. Sebastiano, già nel convento di S. Maria di Gesù di Palermo.

Reca la data 1486 il trittico raffigurante la Vergine col Bambino tra le ss. Agata e Lucia e i ss. Calogero e Giuseppe, negli sportelli laterali S. Domenico e S. Cristoforo e nel retro S. Sebastiano e S. Biagio, ora nella Galleria naz. di Sicilia a Palermo, proveniente dalla collezione del duca della Verdura: in esso i dati di cultura arcaizzante del D., ancora d'impronta gotico-catalana, riscontrabili nelle ali arcuate degli angeli e nelle tipologie fisionomiche delle figure, sono inseriti in un impianto più articolato, con l'aggiunta felice di elementi paesaggistici. Sono di poco posteriori, entrambe firmate e datate 1488, due opere sempre della Galleria nazionale di Sicilia, in cattivo stato di conservazione, ampiamente ricordate dalla letteratura critica: una Madonna col Bambino tra s. Girolamo e s. Teodoro (proveniente dal monastero delle Vergini) e un S. Nicolò di Bari (proveniente da S. Nicolò Reale), di ieratica monumentalità. Nello stesso anno il D. eseguì una "cona magna" (perduta) per una chiesa di Corleone; già iniziata da Guglielmo da Pesaro, nel contratto di allogazione risulta pagata ad un prezzo altissimo, 190 once (Bresc Bautier, 1974).

Il S. Giovanni Evangelista, firmato e datato 1492, della Galleria nazionale di Sicilia (proveniente dal monastero della Maddalena di Corleone), che riprende lo schema compositivo del dipinto di uguale soggetto del 1460, con una diversa articolazione dello spazio prospettico e una maggiore attenzione ai dettagli preziosi, e la Vergine del Carmelo con storiette laterali (1492) della chiesa del Carmine di Palermo, la cui lettura è compromessa dai rifacimenti e dai cattivi restauri, sono fra le ultime opere superstiti di sicura paternità del D., mentre permangono molti dubbi per il S. Silvestro della cattedrale di Polizzi Generosa (proveniente dalla chiesa di S. Orsola), ritrovato (1974) da M. C. Di Natale, che antiche fonti locali danno al D. a una data molto avanzata - 1497 - oggi non più leggibile, e che costituirebbe quindi il frutto estremo della lunga attività del pittore.

Non vanno tralasciate inoltre le citazioni di fonti attendibili (Cannizzaro, m s., sec. XVII, Di Marzo) che riguardano alcuni dipinti tardi del D., eseguiti nel 1493 (una Vergine tra s. Sebastiano e s. Rocco per la chiesa di S. Sebastiano alla Marina e un S. Sebastiano per l'Arciconfraternita dell'Annunziata, entrambi a Palermo) e nel 1494 (la Vergine, s. Rosalia e i ss. Pietro e Paolo, per la chiesa di S. Rosalia di Bivona), andati perduti.

Accanto alle opere autografe, sono tradizionalmente riferiti al D., con largo margine di certezza, alcuni dipinti e affreschi, databili quasi tutti nel nono decennio del Quattrocento, nella fase più avanzata della sua attività. Fa eccezione il Battesimo di Cristo della coll. Santocanale di Catania (proveniente da una chiesa di Sciacca), la cui collocazione cronologica è ancora incerta (gran parte della critica lo assegna a un periodo maturo, altri invece lo considerano opera giovanile), un piccolo capolavoro di freschezza e di equilibrio formale, che svela le molteplici componenti - provenzale, iberica, centroitaliana - della cultura del De Vigilia. Ricordiamo inoltre il ciclo di affreschi di Risalaimi (staccati nel 1881, provengono dalla cappella dell'Ordine dei cavalieri teutonici nel casale di Risalaimi, tra Misilmeri e Marineo, presso Palermo), oggi nella Galleria nazionale di Sicilia, con la Madonnain trono tra angeli e santi, Abramo e i tre angeli, e una serie di Sante e di Santi, eseguiti probabilmente negli anni tra il 1470 e il 1486 con l'intervento della bottega, caratterizzati da linee severe ed eleganti, ma che nel complesso rivelano moduli stilistici ripetitivi e una qualità abbastanza mediocre.

Altre opere tarde attribuite al D. sono la Madonna in trono tra i ss. Giovanni Battista e Benedetto e la Madonna col Bambino tra i ss. Michele, Antonio e Girolamo, entrambe della Galleria nazionale di Sicilia, il polittico della collezione Tasca di Palermo (Madonna col Bambino tra i ss. Francesco d'Assisi, Antonio abate, Bernardino da Siena e Ludovico da Tolosa) e la Vergine del Carmelo con storiette laterali, della chiesa del Carmine di Corleone, replica del dipinto palermitano di uguale soggetto datato 1492.

Per evidenti ragioni stilistiche e formali vanno invece espunte indiscutibilmente dal catalogo del D., oltre a numerose attribuzioni "di comodo" di dipinti di autore ignoto del secondo Quattrocento palermitano, le due tavolette della coll. Santocanale di Catania raffiguranti Ifunerali di s. Francesco (che reca una firma apocrifa) e La consegna della regola a s. Francesco, la grande Croce dipinta della cattedrale di Cefalù e il cosidetto Polittico dell'Incoronazione della Galleria nazionale di Sicilia di Palermo.

La produzione artistica del D., sia per la mancanza di dati sulla sua formazione, sia per lo squilibrio di qualità tra un'opera e l'altra, costituisce un caso anomalo, di "gotico ombreggiato di rinascimento" (Longhi, 1953), con i suoi modi misteriosamente arcaizzanti, percorsi talvolta da improvvise illuminazioni perfino antonellesche. Se infatti le prime esperienze del pittore sembrano orientate nell'ordito provenzaleggiante del Maestro del polittico dell'Incoronazione, le sue prove migliori e più mature (trittico del duca della Verdura, Battesimo di Cristo Santocanale, polittico della coll. Tasca) appaiono legate alla cultura alto-mediterranea, con particolari caratteri catalaneggianti desunti forse dalla cerchia dell'Huguet, non tralasciando nemmeno apporti di derivazione marchigiana e genovese. L'esame delle opere rimaste rivela comunque un artista duttile ed elegante, vero e proprio dominatore per circa un quarantennio dell'ambiente artistico della Sicilia occidentale, dotato di un linguaggio che via via si era inaridito in cifre stilistiche attardate e ripetitive, non prive però di un certo "garbo arcano" (Longhi, 1953).

Fonti e Bibl.: Il catalogo completo delle opere del D. e numerosi documenti si trovano nel recente saggio monografico del Di Natale, 1974-77 a cui si rimanda anche per l'ampia bibliografia. Sono indicati qui solo alcuni studi essenziali: Palermo Bibl. comunale, ms. Qq E 36: P. Cannizzaro, Religionis Christianae Panormi libri sex (sec. XVII), c. 225; Palermo, bibl. privata: G. Di Giovanni, Memorie di Polizzi (ms., sec. XVIII); A. Mongitore, Mem. dei pittori, scultori, archit. e artefici in cera siciliani (ant. 1743), a cura di E. Natoli, Palermo 1977, pp. 146 ss.; G. Di Marzo, Delle Belle Arti in Sicilia dal sorgere del sec. XV alla fine del XVI, II, Palermo 1859, pp. 172-177; Id., La pittura in Palermo nel Rinascimento, Palermo 1899, pp. 83-122; A. Venturi, Storia dell'arte ital. VII, 4, Milano 1915, pp. 174-192; C. Trasselli, Sull'arte in Trapani nel 1400, Trapani 1948, pp. 14, 18; Les primitifs méditerranéens (catal.), Bordeaux 1952, p. 58; Antonello da Messina, (catal.), a cura di G. Vigni-G. Carandente, Venezia 1953, pp. 63-66; R. Longhi, Frammento sicil., in Paragone, IV (1953), 47, pp. 16 s.; C. Trasselli, Notizie sull'arte a Trapani nei secoli XV e XVI, in Arch. stor. per la Sicilia orient., s. 4, VI (1953), p. 41; S. Bottari, La pittura del Quattrocento in Sicilia, Messina-Firenze 1954, pp. 39-41, 81 s.; Id., Taccuini meridionali: i resti di un polittico di T. D. ?, in Arte antica e moderna, III (1960), pp. 159-162; Id., L'arte in Sicilia, Messina-Firenze 1962, pp. 42 s., 95; R. Delogu, La Galleria naz. della Sicilia, Roma 1962, pp. 33 s.; G. Bresc Bautier, Guglielmo Pesaro, 1430-1488, le peintre de la croix de Cefalù et du polyptyque de Corleone?, in Mélanges de l'Acole française de Rome, M.-A. et temps mod., LXXXVI (1974), pp. 248 s. doc. VII; M. C. Di Natale, T. D., I, Palermo 1974; II, ibid. 1977; G. Bresc Bautier, Artistes, patriciens et confréries, Roma 1979, passim (cfr. in part. il regesto dei documenti); M. G. Paolini, Pittori genovesi in Sicilia: rapporti tra le culture pittoriche ligure e siciliana, in Genova e i genovesi a Palermo, Genova 1980, pp. 48-50; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, p. 350 (sub voce Vigilia, Tommaso de); Dizionario enciclopedico Bolaffi, XI, pp. 325 ss.

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