Landòlfi, Tommaso

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Scrittore italiano (Pico, Frosinone, 1908 - Roma 1979). I suoi racconti (Dialogo dei massimi sistemi, 1937; La pietra lunare, 1939; Le due zitelle, 1946; Racconto d'autunno, 1948; La bière du pêcheur, 1953; Ottavio di Saint-Vincent, 1958; Se non la realtà, 1960; Racconti, 1961, raccolta di parecchi dei precedenti; In società, 1962; Rien va, 1963; Tre racconti, 1964; Des mois, 1967; Faust 67, 1969; Le labrene, 1973; A caso, 1975; ecc.) sono fantasie e capricci nei quali l'estro, l'umore si accompagnano a una strenua casistica e i motivi lirici nascono da una riflessione critica sul reale, da un gusto formatosi all'incrocio di diverse letterature (L. è stato fra l'altro un ottimo traduttore: Racconti russi dei maggiori scrittori, 1960). E se dalla narrativa tradizionale derivano certe mosse o cadenze, è per quel piacere dell'intelligenza che è alla loro radice, e che della letteratura si serve (come si serve del vocabolo cruschevole e della grafia inusitata, in un contesto peraltro di esemplare nitidezza) per ironizzare o demistificare il mondo borghese, e quanto di esso può esservi nella propria biografia, e per evocare in sua vece un mondo immaginario, allucinato, surreale, in cui si avverte come l'annuncio di una libera moralità. È anche autore di versi, tra cui: Viola di morte, 1973; Il tradimento, 1977. Nel centenario della nascita è stato pubblicato il saggio critico di C. Terrile L'arte del possibile. Ethos e poetica nell'opera di Tommaso Landolfi (2008), in cui viene approfonditamente analizzata quella "filosofia del possibile" che attraversa per intero l'opera letteraria di L. in un progressivo venire meno di ogni senso di realtà.

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