TOPARCHI

Enciclopedia Italiana (1937)

TOPARCHI (τοπάρχαι, toparchi)

Margherita Guarducci

Si chiamavano così, nell'Egitto tolemaico, i capi delle toparchie (τοπαρχίαι o τόποι), cioè delle suddivisioni dei varî distretti (νομοί), nei quali si distingueva il territorio dell'antico Egitto. Sembra che ogni distretto si componesse di due toparchie, l'una settentrionale e l'altra meridionale; alcuni distretti, però, come l'Arsinoites, data la loro estensione e la loro importanza, contavano più di due toparchie. Le toparchie avevano centri abitati, detti κῶμαι; a capo di ogni κώμη stava un comarca (κωμάρχης). Così, gerarchicamente, i toparchi venivano a trovarsi fra i nomarchi e i comarchi, mentre i segretarî delle toparchie (τοπογραμματεῖς) erano inferiori a quelli dei νομοί e superiori - se pure non sempre - a quelli delle κῶμαι. Poco sappiamo intorno alle attribuzioni dei toparchi. Oltre, in generale, la cura della rispettiva toparchia, essi avevano doveri particolari, come per esempio l'aiuto nell'esazione delle imposte e la distribuzione delle sementi per le coltivazioni di monopolio regio. Sopravvissuta nell'età imperiale romana, l'istituzione delle toparchie ebbe fine tra il 307 e il 316, quando al sistema delle toparchie venne sostituito quello dei pagi (πάγοι). Anche la Giudea, nell'età ellenistica e poi in quella romana, si suddivideva in un certo numero di toparchie, una delle quali era Gerusalemme; e ogni toparchia aveva un suo centro che si chiamava ora kome, come in Egitto, ora polis ora metropolis.

Bibl.: A. Bouché-Leclerq, Histoire des Lagides, III, Parigi 1906, p. 129 segg.; F. Preisigke, Girowesen im griech. Ägypten, Strasburgo 1910; passim; id., Fachwörter des öffentl. Verwaltungsdienstes Ägyptens, Gottinga 1915, p. 171; L. Mitteis-U. Wilcken, Grundzüge u. Chrestomathie der Papyruskunde, I, Berlino 1912, passim. - Per le toparchie della Giudea, cfr. E. Schürer, Geschichte des jüdischen Volkes im Zeitalter Jesu Christi, II, 3a ed., Lipsia 1898, p. 181 segg.; G. Corradi, in E. De Ruggiero, Dizion. epigr. di ant. rom., IV, pagine 125 seg.

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