TOSCANA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

TOSCANA (XXXIV, p. 79; App. II, ii, p. 1006; III, ii, p. 968)

Piero Innocenti
Mario Torelli

Al censimento del 1961 la popolazione residente risultò di 3.267.374 abitanti. Al censimento del 25 ottobre 1971 la popolazione residente risultò di 3.470.915 ab. (densità pari a 150 ab./km2), quella presente di 3.501.568 abitanti. L'incremento demografico è dovuto sia alla componente naturale (cioè all'eccedenza dei nati sui morti: 2,94‰ in media all'anno nel periodo 1964-75), sia alla componente migratoria, che ha avuto come principali regioni di provenienza la Campania, il Lazio, la Sicilia e, come flusso di ritorno, la Lombardia. Alle immigrazioni extra-regionali (un terzo dei flussi totali), si affiancano i movimenti interni nei quali le aree di emigrazione sono rappresentate da tutte le campagne della regione, senza eccezione o quasi, e le aree d'immigrazione dai maggiori centri urbani. Stime anagrafiche del dic. 1978 attribuivano alla regione una popolazione di 3.594.607 ab. (156 ab. per km2).

Condizioni economiche. - La popolazione attiva, nel 1971, era di 1.264.910 persone, suddivise tra i diversi settori economici nel modo seguente: primario 11,5%, secondario 48,4%, terziario 40,1%.

Rispetto al censimento di dieci anni prima, si nota una progressiva deruralizzazione, poiché la fuga dalla campagna dei contadini toscani è stata solo limitatamente compensata dall'arrivo di rurali provenienti da altre regioni. Infatti, nel ventennio 1951-71, l'agricoltura toscana ha perduto 375.403 attivi, pari al 72% della consisenza iniziale.

Dal punto di vista della conduzione, si rileva che i proprietari dei poderi mezzadrili e soprattutto il vecchio nucleo della nobiltà agraria toscana, proprietaria delle maggiori fattorie della regione, riorganizzano su base capitalistica la parte migliore dei loro terreni, spesso avvalendosi di provvidenze statali e comunitarie. Cosicché molti dei poderi mezzadrili (specialmente nelle province di Firenze, Pisa e Siena), anziché trasformarsi in piccole proprietà coltivatrici, passano direttamente alla conduzione con salariati. Nel periodo 1961-70 la piccola azienda a conduzione diretta, pur espandendosi, prevale in modo assoluto soltanto nel tratto nord-occidentale della regione, in alcuni comuni periferici della provincia di Arezzo e, salvo poche eccezioni, nella parte interna della provincia di Grosseto.

Per quanto riguarda le forme di utilizzazione del suolo, nel 1970 la T. risultava interessata per il 38,1% da colture erbacee avvicendate, per il 37,8% da boschi e castagneti, per l'8,3% da coltivazioni legnose specializzate, per il 7,3% da coltivazioni foraggere permanenti, per il 2,0% da incolti produttivi, per il restante 6,5% da altre utilizzazioni (incolti improduttivi compresi). Rispetto a venti anni prima, si notava un calo delle coltivazioni erbacee avvicendate e degl'incolti produttivi e un accrescimento delle altre forme (soprattutto delle coltivazioni legnose). Sotto l'aspetto degl'investimenti, l'agricoltura toscana sembra mantenersi su livelli inferiori a quelli prebellici, sebbene la meccanizzazione e la consistenza del credito diano l'impressione di una ripresa.

Nelle produzioni, si ha un quadro molto vario: aumenti notevoli di alcune coltivazioni speciali (es.: i fiori della Versilia e del Pesciatino; le piante ornamentali di Pistoia e dintorni) e industriali (barbabietola da zucchero, grano duro e mais ibrido), stazionarietà dei foraggi (dal 1960 a oggi) e diminuzioni addirittura per alcuni prodotti tradizionali (nel 1977 l'olio è sceso a 205.900 q, e il vino a 4.012.200 hl, nonostante l'accrescimento della superficie delle aree occupate dall'oliveto e dal vigneto specializzati).

La produzione del frumento, nel 1978 è stata di 6.927.000 q per un decimo grano duro), sebbene sia aumentato il rendimento unitario (26,0 q); quella del granturco sui 2.876.300 q; quella della patata su 1.295.300 q; quella del pomodoro, su 1.308.500 q. Fra le piante da frutto, oltre al pero (169.200 q nel 1978) e al melo (83.700 q), si ricordano il pesco (389.300 q), il ciliegio (35.000 q) e il castagno (107.000 q). L'allevamento del bestiame è modesto (248.000 bovini; 642.000 suini; 663.000 fra ovini e caprini). Di conseguenza, per il latte di vacca (1.375.000 hl nel 1973), la T. è tributaria dell'Italia settentrionale e dell'estero.

Fra le attività industriali appare in crisi quella estrattiva, che da vent'anni ha registrato una continua flessione degli addetti (−12.000 dal 1954 al 1971), sia negli agri marmiferi apuani, sia nella regione piritifera e cinabrifera della T. meridionale. La produzione del marmo in blocchi nel 1974 è stata di 1.100.000 t circa; quella di pirite di ferro, destinata fra l'altro a Scarlino-Follonica alla produzione di ossidi di ferro a elevata purezza, di 1.200.000 t circa.

Circa il settore energetico, si nota che la produzione di energia elettrica della regione si è aggirata, nel 1977, sui 7379 milioni di kWh (il 4,6% del totale nazionale), inferiore quindi ai consumi (7091 milioni di kWh, senza considerare le forniture fatte alle ferrovie dello stato a uso di trazione).

Nel settore manifatturiero, ridimensionata e riordinata l'industria pesante (imperniata soprattutto sui complessi metallurgici di Piombino e chimici di Rosignano Solvay), si è affermata sempre più l'industria leggera, che ha provocato uno sviluppo indotto di alcune attività locali, come l'edilizia, il commercio e i trasporti. Questo processo, sebbene ostacolato da un certo declassamento di alcuni prodotti tipici sui mercati internazionali, ha riguardato in particolare il ramo tessile (486.389 q di filati e 195.814 q di tessuti di lana nel 1973), cartario (3.929.723 q di carta e cartoni nel 1973), calzaturiero, e dei motocicli e motomezzi vari (430.314 unità nel 1973). L'industria laniera del distretto pratese, impegnata in un profondo rinnovamento tecnologico (sostituzione delle fibre acriliche allo straccio e alla stessa lana), assorbe oggi i tre decimi degli addetti della regione.

Comunicazioni. - Nel settore delle infrastrutture per i trasporti, la viabilità, imperniata sulle autostrade del Sole, del Mare e LivornoSestri Levante, e su varie strade statali, provinciali e comunali, è relativamente estesa (20.542 km nel 1977). Carenze si notano nei collegamenti trasversali per cui da tempo si parla di costruire una superstrada da Firenze a Livorno e una da Grosseto a Fano. Le ferrovie, dopo aver soppresso alcuni rami secondari, stanno invece realizzando una nuova linea direttissima da Roma a Firenze, di cui però non è stato ancora definito il percorso nell'ambito del capoluogo toscano.

Lungo le strade e le ferrovie si svolgono intensi movimenti pendolari, che, nel 1971, interessavano un quinto della popolazione attiva extra-agricola in condizione professionale (con punte massime nelle province di Pisa, Arezzo e Lucca).

Nei traffici marittimi emergono, per le merci, il porto di Livorno (107.690 t fra sbarchi e imbarchi nel 1976) e, per i passeggeri, quello di Piombino, testa di ponte per i collegamenti con le isole dell'Arcipelago toscano (1.308.000 fra arrivi e partenze nel 1975). Scarso, invece, è il movimento degli aeroporti, concentrato principalmente sullo scalo pisano di San Giusto (447.843 fra arrivi e partenze nel 1977).

Turismo e commercio con l'estero. - Dotata di vari tipi di attrattive (artistiche, balneari, climatiche, idrotermali), la T. contava, alla metà del 1976, ben 3582 esercizi alberghieri con 129.108 posti-letto oltre a numerosi campeggi e altri esercizi extra-alberghieri. Il numero delle presenze negli esercizi alberghieri si è aggirato, nel 1976, sui 13.170.000 (per un quarto circa straniere).

Nei rapporti con l'estero, stando alla consistenza dei movimenti valutari inerenti alle importazioni e alle esportazioni, la regione ha un notevole ruolo, soprattutto per la funzione d'intermediazione di Firenze, dove si concentrano numerosi assistant buyers. Nel 1974 le importazioni si sono aggirate sui 731 miliardi di lire e le esportazioni (rappresentate soprattutto da calzature, prodotti di lana, maglieria, macchine di vario tipo) sui 1186 miliardi.

Istruzione. - Secondo i dati del censimento del 1971, la T. presentava, nella popolazione di oltre sei anni, il 4,2% di analfabeti (Italia 5,2%), ma la quasi totalità di essi era costituita da soggetti relativamente anziani. I tassi di scolarizzazione della scuola dell'obbligo (ottenuti rapportando il numero degli alunni iscritti alle scuole elementari e medie inferiori al numero di coloro che dovrebbero frequentarle) si mostrano più elevati dei rispettivi valori medi nazionali. Nelle scuole superiori la quota degl'iscritti risulta di poco superiore alla metà del totale potenziale, con punte più elevate nelle province di Massa-Carrara e di Livorno, dipendente dalla maggiore richiesta di specializzazione professionale, che spinge a conseguire un diploma per inserirsi nel mondo del lavoro. Gl'iscritti alle università toscane (Firenze, Pisa, Siena-Arezzo), nell'anno accademico 1974-75, erano 55.785, l'8% circa del totale nazionale. Essi sono concentrati prevalentemente nelle facoltà letterarie, di medicina e di scienze naturali.

Archeologia. - Le attività archeologiche in T. negli ultimi anni, dovute alla Soprintendenza alle antichità dell'Etruria e ad altre istituzioni scientifiche italiane e straniere, sono state particolarmente intense sia nel campo museografico che in quello delle ricerche sul terreno; in questi ultimi anni si è intensificata anche l'opera di sostegno e di promozione culturale della Regione toscana.

Nel settore museografico, si sta provvedendo, con lunga e paziente opera, al restauro dei materiali conservati nel Museo archeologico di Firenze, devastato dalla terribile alluvione del 4 novembre 1966; gli oggetti delle collezioni etrusche, danneggiati dal fango e dalla distruzione delle vetrine, vengono sistematicamente restaurati con moderne procedure in laboratori appositamente istituiti presso il museo stesso, e quindi sottoposti all'analisi e alla classificazione scientifica in vista di una nuova esposizione. Un nuovo museo provinciale di archeologia e arte è stato (1975) inaugurato a Grosseto, con materiali di scavo da Roselle, Pescia Romana, Sovana, Pitigliano e altri centri minori della zona maremmana, ed è attualmente in corso la sistemazione di materiali archeologici in vari musei e antiquari locali.

Nel campo delle esplorazioni e degli scavi, particolare interesse rivestono le indagini indirizzate alla ricerca delle fasi più antiche, dalla protostoria al 5° secolo a. C. della civiltà etrusca in Toscana. Gli scavi nel tumulo della "Montagnola" di Quinto Fiorentino hanno restituito un bellissimo esempio di tomba orientalizzante a tholos (assai meglio conservata della vicina e simile "Mula"), con resti di un ricco corredo del tardo 7° secolo a. C., comprendente materiali locali e importati sia dall'Oriente che dalle metropoli dell'Etruria meridionale; alla medesima, nuova facies etrusca arcaica sulla destra dell'Arno si riferiscono scoperte effettuate in un abitato e in una nacropoli presso Artimino e in altre tombe presso Comeana, dai ricchissimi corredi. Un'altra scoperta di alto interesse per l'arcaismo etrusco è avvenuta in località Poggio Civitate presso Murlo (Siena): gli scavi di una missione americana (dal 1966) hanno rivelato i resti dì un vasto edificio quadrangolare di circa 60 m di lato, databile intorno al 575 a. C. (ma certamente già fondato in pieno 7° secolo), accentrato su di un cortile, con porticati e stanze all'ingiro. Di particolare importanza la decorazione architettonica fittile, lastre di rivestimento ornate di fregi (banchetti, processioni, gare equestri), antefisse figurate e sculture acroteriali raffiguranti mostri e divinità (o antenati ?) sedute, di grande vigore plastico e di una primitiva espressività finora sconosciuti nella plastica coeva di quest'area; tra i materiali pertinenti alla fase precedente, vanno segnalati resti abbondanti di oggetti di avorio decorati nel repertorio orientalizzante. L'edificio, distrutto violentemente verso la fine del 6° secolo a. C. e abbandonato, è stato per lo più interpretato come santuario o come residenza principesca: non è improbabile che, nell'ambito della struttura gentilizia dell'età arcaica, esso assolvesse a entrambe le funzioni, come sembra dimostrare il confronto con il coevo edificio F di Acquarossa (v. lazio). Sempre per l'età arcaica, vanno ricordate le scoperte di nuove oreficerie a Vetulonia e le indagini effettuate negli strati profondi della città di Roselle (Grosseto), nel quadro delle esplorazioni su vasta scala avviate dal 1959 in quell'abitato dalla Soprintendenza: oltre a resti di case arcaiche sulla collina settentrionale e di un edificio sacro pure arcaico nella zona sud, sotto i livelli del foro dell'età romana sono state scavate le vestigia di edifici in mattoni crudi del 7° e del 6° secolo a. C., un ambiente circolare del diametro di circa 5 m, racchiuso entro un ampio recinto rettangolare e affiancato da un'altra costruzione composta di due ambienti. È probabile che si tratti di edifici sacri della fase più antica della vita della città.

Sempre abbondanti i rinvenimenti di tombe ellenistiche in tutta la regione, che in qualche caso hanno restituito nuovi dati per la cronologia dei materiali e delle strutture delle tombe del 3°-1° secolo a. C., come a Sovana, a Malignano, a Papena, ad Asciano; tuttavia, maggiore importanza rivestono le esplorazioni di abitati ed edifici templari. A Fiesole è stata completata la sistemazione dell'area esplorata in precedenza, con l'interessante tempio etrusco-romano ad alae fiancheggiato da portici; a Firenze sono state condotte esplorazioni in vari punti dell'abitato romano e alto-medievale; a Socana (Arezzo), sotto e alle spalle della pieve romanica di S. Antonino, si è messo in luce un santuario fronteggiato da un altare assai ben conservato (3° secolo a. C.); a Volterra ampie esplorazioni hanno restituito resti ben conservati del teatro di età augustea, munito di una vasta porticus pone scaenam, nella quale si è insediata una piccola basilica paleocristiana, mentre sull'acropoli sono stati esplorati resti del podio di due templi con ricca decorazione fittile di età ellenistica; a Talamone scavi recenti hanno contribuito a chiarire la cronologia e la pianta del tempio decorato dal ben noto frontone fittile; a Roselle gli scavi hanno messo in luce il perimetro delle mura (fasi dal 7° al 4° secolo a. C.), il foro della colonia romana con una basilica e un'aula absidata, forse sede di culto imperiale (bella serie di statue della famiglia giulio-claudia), un piccolo anfiteatro e vasti quartieri dell'abitato etrusco abbandonato in epoca romana; a Cosa infine, procedono le esplorazioni americane. Vedi tav. f. t.

Bibl.: In generale, si vedano le riviste: Studi Etruschi; Fasti Archaeologici; Bollettino d'Arte; Prospettiva. La bibliografia che segue riguarda le singole località. Quinto Fiorentino: G. Caputo, in Atti VIII Conv. Naz. St. Etr. (Orvieto 1972), Firenze 1974, p. 19 segg. (con bibl. prec.). Comeana: F. Nicosia, Il tumulo di Montefortini e la tomba dei Boschetti a Comeana, Firenze 1966. Murlo: K. M. Phillips, in Atti VIII Conv., cit., p. 141 segg.; M. Cristofani, in Prospettiva, 1 (1975), p. 9 segg. Vetulonia: A. Talocchinini, in St. Etr., XXXI (1963), p. 67 segg. Roselle: C. Laviosa, in Enc. Art. Ant. Suppl. 1970, p. 676 seg. (con bibl. prec.). Sovana: P. E. Arias, M. Montagna Pasquinucci, O. Pancrazzi, in Not. Sc., 1971, p. 55 segg. Malignano: K. M. Phillips, in Amer. Phil. Soc. Yearb., 1967-8, p. 617 segg. Papena: K. M. Phillips, in Not. Sc., 1967, p. 23 segg. Asciano: A. De Agostino, in St. Etr., XXVII (1959), p. 277 segg.; A. Pfiffig, in Beitr. z. Namenforsch., XIII (1962), p. 28 segg. Fiesole: G. Caputo, G. Maetzke, in St. Etr., XXVII (1959), p. 41 segg.; P. Bocci, in Not. Sc., 1961, p. 52 segg. Firenze: G. Morozzi, in Commentari, XIX (1968), p. 3 segg.; G. Maetzke, in Prospettiva (1975), 3, p. 64 segg. Volterra: E. Fiumi, in Not. sc., 1972, p. 52 segg. Talamone: O. V. Vacano, in Not. Sc., 1972, p. 137 segg. (con bibl. prec.). Cosa: F. E. Brown, E. Richardson, L. Richardson, in Mem. Am. Ac. Rome, XXVI (1960), p. 9 segg.; F. E. Brown, in Boll. d'Arte, 1972, p. 37 segg.

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