Transfezione (o trasfezione)

Dizionario di Medicina (2010)

transfezione (o trasfezione)


Introduzione di materiale genetico esogeno (transgene) in cellule riceventi. La trasfezione può essere transiente o stabile, a seconda che il DNA trasfettato venga mantenuto nel citoplasma per un periodo limitato di tempo (come 2 o 3 giorni) o integrato nel genoma cellulare. L’inserimento di materiale genetico estraneo all’interno di una cellula viene effettuato con metodiche sia fisiche che chimiche e si rivela un mezzo importantissimo in terapia genica (➔), per lo studio della struttura e della funzione dei geni, per l’identificazione di sequenze regolative e per la produzione di quantità notevoli di proteine.

Metodi di transfezione

Il procedimento varia a seconda del tipo di organismo ricevente. L’introduzione diretta del DNA nelle cellule avviene di solito per microiniezione, tecnica usata per introdurre il DNA nelle uova, negli zigoti e nei primi stadi embrionali animali. Nei mammiferi si introduce il DNA nell’ovocita fecondato o in cellule embrionali staminali (cellule ES) e lo si lascia integrare nei cromosomi. Nel primo caso si permette lo sviluppo in vitro dell’ovocita trattato; l’embrione che ne risulta viene poi reimpiantato nell’utero di una madre surrogata. Nel secondo, le cellule staminali embrionali manipolate vengono iniettate in una blastocisti: tutte le cellule (quelle manipolate e quelle della blastocisti ricevente) partecipano allo sviluppo dell’organismo, che risulterà chimerico, in quanto le sue cellule saranno in parte quelle estranee modificate (➔ OGM; ➔ transgenico, organismo). Per inserire il DNA negli organismi unicellulari (batteri e lieviti) il metodo più usato è l’elettroporazione; il transgene viene inserito in un vettore in grado di integrarsi nella cellula ospite; un breve shock elettrico rende la cellula temporaneamente permeabile, permettendo al DNA estraneo di entrare nel citoplasma.

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