TRE CAPITOLI, Controversia dei

Enciclopedia Italiana (1937)

TRE CAPITOLI, Controversia dei

Carlo SILVA-TAROUCA

Segna alcuni momenti salienti nella storia delle dispute cristologiche. Col nome di Tre Capitoli (τρίακεϕάλαια) si designavano gli scritti di Teodoro di Mopsuestia (v.), quelli di Teodoreto di Ciro (v.) e una lettera di Ibas (Hibhā) di Edessa al vescovo Maris (Mārī) di Rēwardāshīr in Persia. Teodoro Askida, vescovo di Cesarea in Cappadocia riuscì verso l'anno 544 a persuadere l'imperatore Giustiniano che la condanna dei cosiddetti Tre Capitoli avrebbe per conseguenza il ritorno dei monofisiti (v.) all'unità della fede; onde l'imperatore non si diede pace, finché, dopo diversi editti nei quali egli stesso condannò i Tre Capitoli, non ne ottenne la condanna nel V concilio ecumenico di Costantinopoli (553). I Tre Capitoli erano più o meno apertamente in favore dell'eresia nestoriana, e sotto quest'aspetto nessuna obiezione poteva farsi contro la loro condanna. Ma in Occidente, ove i Tre Capitoli erano appena conosciuti, mentre molto bene si conoscevano gli atti del concilio di Calcedonia (451), molti vescovi credevano erroneamente che la condanna di Teodoreto e Ibas riconosciuti come ortodossi nelle sessioni VIII, IX, X del concilio di Calcedonia, fosse un attentato contro l'autorità di quel sinodo. E in ciò gravemente erravano; poiché il concilio non aveva fatto altro che riammettere i due personaggi nel ceto dei vescovi ortodossi, dopo che essi esplicitamente ebbero anatematizzato Nestorio e la sua eresia, senza definire nulla né intorno alla persona e agli scritti di Teodoro di Mopsuestia, di cui in niun modo si occupò, né riguardo agli scritti di Teodoreto dei quali non si discusse. Ora, avendo Teodoreto anatematizzato Nestorio, implicitamente anatematizzò pure i suoi scritti in favore di Nestorio. La lettera di Ibas a Maris era stata letta nella sessione X del concilio, e benché alcuni Padri nelle interlocuzioni l'avessero dichiarata ortodossa, il concilio come tale non si era pronunziato a questo riguardo, contentandosi di riammettere Iba, dopo che ebbe anatematizzato Nestorio.

Questa testimonianza di ortodossia rilasciata a Teodoreto e Ibas dal concilio Calcedonense fu il pretesto che spinse una gran parte dei vescovi occidentali a opporsi violentemente alla condanna dei Tre Capitoli. L'opposizione si manifestò con speciale veemenza dopo che venne fuori il Iudicatum di papa Vigilio, nell'anno 548. I vescovi africani scomunicarono il papa; nulla valsero la sospensione del Iudicatum e la convocazione del quinto sinodo a Costantinopoli. Anche dopo la solenne condanna dei Tre Capitoli da parte del concilio, i vescovi dell'Africa, dell'Illirico e della Dalmazia continuarono a fare resistenza, anzi nell'Italia settentrionale si originò un formale scisma, che nella provincia di Aquileia durò sin verso l'anno 700, mentre in Africa e nella provincia di Milano si ottenne lungo il sec. VI la riunione degli scismatici con la Chiesa universale.

V. anche aquileia: Patriarcato di Aquilea; pelagio, papa; vigilio, papa e la bibl. citata in queste voci.

Bibl.: Hergenröther-Kirsch, Handbuch der allgem. Kirchengeschichte, I, 6a ed., Friburgo 1924, p. 648 segg.; cfr. la versione italiana di E. Rosa, II, Roma 1904, p. 344 segg.; Hefele, Konziliengeschichte, II, 2a ed., Friburgo 1875, p. 798 segg.; R. Devresse, Pelagii diaconi ecclesiae romanae in defensione trium capitulorum, in Studi e testi della Bibl. Vaticana, LVII, Città del Vaticano 1932.