Tremore

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In medicina, successione di movimenti oscillatori più o meno rapidi e per lo più ritmici, involontari e spontanei, provocati da un alternarsi di contrazioni e di rilasciamenti muscolari, oppure da contrazioni alternative di gruppi muscolari antagonisti. Il t. può interessare un singolo segmento corporeo (dita, mano, labbro, lingua ecc.: t. segmentario o parziale) o estendersi a tutto il corpo (t. generalizzato o massivo); a seconda dell’ampiezza delle oscilazioni si distinguono t. a piccole e ad ampie scosse. Il t. fisiologicamente accompagna ogni atto motorio, raramente interferendo con la normale attività; diviene evidente in seguito a particolari stimoli: freddo, emozione, sforzo ecc.

Forme patologiche di t. sono presenti in malattie che interessano direttamente o indirettamente il sistema nervoso (morbo di Parkinson, patologie cerebellari, sclerosi multipla, alcolismo cronico, malattie metaboliche ecc.), oppure, come nel caso del t. essenziale, in assenza di lesioni evidenziabili. A seconda del momento in cui si manifesta si distinguono convenzionalmente un t. a riposo, caratteristico delle lesioni extrapiramidali, un t. statico, che si osserva nelle lesioni cerebellari e in quelle extrapiramidali e un t. intenzionale, che interviene nel corso di movimenti volontari e che per lo più è riferibile a lesioni cerebellari. Per quanto la fisiopatogenesi non sia stata ancora ben precisata, è tuttavia assodato che il mancato controllo di un circuito soppressorio cortico-sottocorticale sia alla base delle manifestazioni motorie del tremore. I farmaci antitremore sono numerosi, ma la loro efficacia è in genere scarsa.

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