TREVIRI

Enciclopedia Italiana (1937)

TREVIRI (ted. Trier; A. T., 53-54-55)

Elio MIGLIORINI
Pietro ROMANELLI
Hans MOHLE
Delio CANTIMORI

Città della Germania occidentale, capoluogo d'una delle provincie della Renania, posta sulla destra della Mosella, non lontana dalla confluenza della Saar, 123 m. s. m. Fu cittadella avanzata dei Romani a guardia d'un importante passaggio del fiume, nel luogo dove il corso, inciso negli strati del Trias, è ancora abbastanza largo e diventa navigabile, poco prima d'iniziare con una stretta valle il passaggio attraverso i Monti Scistosi Renani. Difesa dai venti, la località ha un clima assai mite; i dintorni sono fertili e la vite copre le colline, mentre più in alto il rilievo è rivestito da boschi e verso la sommità appare in rosse pareti l'arenaria. La città al tempo dei Romani aveva notevole valore come nodo stradale (all'incrocio della via che verso N. conduceva a Colonia con quella che verso E. superava la depressione di Wittlich) e nel Medioevo conservò importanza per essere divenuta sede vescovile. Situata a una decina di km. dal confine lussemburghese, Treviri è ora un modesto e quieto centro di provincia, in disparte dalle grandi vie del traffico; una qualche importanza ha solo per il commercio del vino, mentre l'industria è limitata alla lavorazione del tabacco, del cuoio e ad alcune fabbriche di birra. Possiede numerosi istituti d'istruzione. Gli abitanti, che nel 1875 erano 38.000, salivano nel 1933 a 76.652, in grande maggioranza cattolici. Il comune copre un'area di 57,88 kmq., di cui 4,89 occupati da case, 16,6 da foreste, 28,8 riservati all'agricoltura.

Monumenti. - Treviri è la città romana più cospicua e più interessante del settentrione della Gallia.

La cerchia delle mura, costruita già certamente prima dell'assedio di Gallieno, ma restaurata e rinsaldata nei primi anni del sec. IV, chiudeva la città entro un perimetro di oltre sei km. di lunghezza; allo sbocco settentrionale del cardine, essa si apriva con la monumentale porta a tre piani, con torri laterali e cortile interno, detta fin dal Medioevo Porta Nigra o Porta Martis. Essa offre un esempio interessante di architettura militare e civile allo stesso tempo. Gli stessi caratteri di grandiosità che sono nella porta si rivelano negli altri edifici. Si debbono fra questi ricordare innanzi tutto i due ampî edifici termali: l'uno, detto di S. Barbara, molto probabilmente più antico, del sec. II, e modellato sul tipo consueto delle terme romane; l'altro, le cosiddetté "terme imperiali", i cui avanzi per lungo tempo furono ritenuti come quelli del palazzo dell'imperatore. Cominciate da Diocleziano, esse subirono più tardi, forse per essere adibite ad altri usi, rimaneggiamenti e modifiche, che ne alterarono profondamente la pianta.

Una basilica, con abside e vasto peristilio antistante, sembra fosse l'edificio che è oggi tempio protestante e di cui rimane una maestosa facciata a due ordini di finestre; l'anfiteatro, che, situato prima fuori della città, fu poi, come l'anfiteatro Castrense di Roma, incorporato nel giro delle mura, aveva un'area di 70 m. di lunghezza per 50 di larghezza.

Romano (oltre al nucleo del duomo; per il quale v. appresso) è anche il ponte che valica la Mosella: come quasi tutte le altre costruzioni ora ricordate, è del secolo IV, ma accanto ad esso restano tracce d'un ponte più antico, forse quello stesso di cui Tacito fa menzione.

Come i monumenti pubblici ora ricordati comprovano le cure rivolte dagl'imperatori alla città, così i numerosi e caratteristici sepolcri privati testimoniano l'agiatezza della vita che la popolazione, composta di artieri, mercanti, agricoltori, uomini di studio, conduceva nelle sue mura: la vita che Ausonio ha descritto lieta e operosa sullo sfondo dei colli aprichi della Mosella.

Nelle figurazioni scolpite che decorano quei sepolcri, tra i quali sono famosi la guglia di Igel dei Secundinî, e il caratteristico monumento di Neumagen, a poca distanza da Treviri, con la barca carica di botti di vino della Mosella, questa popolazione amava riprodurre, un po' rozzamente forse, ma con straordinaria efficacia, gli aspetti varî della sua vita giornaliera, le occupazioni onde essa traeva le sue ricchezze.

Il nucleo della parte orientale del duomo è costituito da una costruzione romana quadrata (posteriore al 375 d. C.), la cui ampiezza, propria dell'architettura classica seriore, influì pure sulle aggiunte e i rifacimenti medievali. Di questi il più importante fu l'ampliamento compiuto nel sec. XI, che trasformò lo schema antico a pianta centrale in una costruzione di carattere basilicale. Fu allora eretta la singolare facciata occidentale che sembra abbia conservato la struttura di quella romana. Nella seconda metà del sec. XII si costrussero l'imponente coro orientale e la cripta sottostante. Circa il 1220, si coprì di vòlte l'enorme navata centrale. Dell'antica decorazione romanica rimangono i rilievi degli apostoli (circa il 1160) provenienti probabilmente dal recinto del coro. Notevoli alcune pale d'altare, di arte seriore del Rinascimento. Nel chiostro, costruito prima del 1242, in stile gotico primitivo, si nota una sala ancora schiettamente romanica (ora museo del duomo) e la cosiddetta cappella di Savigny, di tardo stile gotico, con affreschi nel soffitto interamente conservati; inoltre una bella statua della Madonna di N. Gerhaert von Leiden (circa 1470). Il tesoro del duomo, per cui è stato costruito nel 1760 un edificio a pianta centrale dietro il coro orientale, è ricco di oreficerie dei secoli VI-XII.

Presso il duomo sta la Liebfrauenkirche (1242-53), a pianta centrale rigorosamente gotica della Germania, di mirabili proporzioni. All'epoca romanica risalgono, oltre al duomo, anche la Heiligkreuzkapelle (dopo il 1050), il coro della chiesa di S. Simone nella Porta Nigra (circa il 1170) e la chiesa di S. Matteo (1131-43), con facciata rifatta nell'epoca barocca (1783). Il convento (circa 1225-50), in rovine, è costruito in stile gotico borgognone. S. Gandolfo (secolo XV) ha una torre imponente. L' architettura barocca è rappresentata da S. Paolino, costruito dal Seitz nel 1734 su progetti di Balthasar Neumann. Il palazzo arcivescovile, sorto sulle rovine della basilica romana del mercato, deve il suo aspetto attuale all'arte barocca e rococò. Vanno ricordati anche l'antica prepositura con una bella statua gotica della Madonna all'angolo e, soprattutto, il palazzo Kesselstadt costruito nel 1742 da Joh. Val. Thormann da Magonza. In nessun'altra città della Germania si può studiare l'architettura civile romanica meglio che a Treviri. Il tipo più antico della casa di pietra, d'aspetto severo e massiccio, è rappresentato dal "Frankenturm" (circa il 1100), quello più recente con frontone e facciata aperta del "Dreikönigshaus" (circa il 1220). Gotica è la casa nella Dietrichstrasse n. 23, di schietto stile barocco l'albergo "Zur Stadt Venedig" (1656). La croce del mercato, con una colonna di granito romana, fu eretta nel 958 e rifatta nel 1724. Delle fontane di Treviri va ricordata quella di S. Pietro nel mercato centrale, del Hoffmann (1595).

Nel museo provinciale renano importanti collezioni di antichità romane; nel museo diocesano soprattutto oggetti di arte medievale. Tra i manoscritti medievali molto preziosi della biblioteca comunale ricordiamo tra altro gli evangeliarî della badessa Ada di Magonza (sec. IX) e il salterio di Egberto (verso il 1000). (V. tavv. XLV e XLVI).

Storia. - A sospingere più rapidamente la romanizzazione delle Gallie, cui aveva allora dato il definitivo ordinamento amministrativo, Augusto dispose fra gli anni 16-13 a. C. la fondazione nella regione di numerose città: una di queste, e quella che era destinata dalla sua posizione stessa e dalle vicende posteriori ad assorgere a rango di capitale, fu la città fondata nel territorio dei Treveri entro i confini della Gallia Belgica, e detta dal nome dell'imperatore Augusta Treverorum. I Treveri abitavano il paese che si stendeva a cavallo della Mosella, venendo verso oriente a contatto con le tribù germaniche stanziate sulla sinistra del Reno: la nuova città fu stabilita sulla riva destra della Mosella, nel punto dove il fiume diveniva navigabile anche alle navi di maggiore portata, e da dove allora si dipartivano le due strade, che, dirigendosi alle capitali delle due Germanie, sopperivano ai bisogni degli eserciti che presidiavano le capitali stesse e tutta la frontiera del Reno.

Ragioni militari pertanto, oltre a prosperità di territorio, fertile di vigneti, e a intensità di traffici commerciali, contribuirono ad accelerare lo sviluppo che la città augustea era destinata ad avere. E meraviglia certo il fatto, non altrimenti spiegabile che con la speciale organizzazione sociale delle popolazioni galliche, che nessun centro queste popolazioni avessero prima stabilito in quel punto: dove forse soltanto un piccolo accampamento militare, con un'ala di cavalieri per guarnigione, dovette precedere la colonia di Augusto. Questa ebbe naturalmente la pianta consueta, quadrangolare, delle città romane di nuova fondazione: tutta distesa sulla sponda destra del fiume, fu forse tuttavia congiunta fino dagl'inizî alla riva sinistra mediante un ponte, che anche Tacito (Hist., IV, 77) ricorda; certo su questa riva sinistra era il sobborgo detto vicus Voclanni, e di qui irradiava il movimento commerciale e militare.

È probabile che la città fosse da principio costituita secondo l'ordinamento gallico, pur avendo ricevuto i capi di essa la cittadinanza romana; tuttavia al tempo di Tacito era già colonia, ma secondo T. Mommsen, di diritto latino, e non romano, dato che i magistrati supremi erano i duumviri aerarii. Come capitale della Gallia Belgica, Treveri era la sede del legato e del procurator della provincia, il quale ultimo stendeva la sua giurisdizione anche alle due confinanti provincie della Germania.

Nella seconda metà del sec. I, nei torbidi succedutisi in Gallia fra la morte di Nerone e l'avvento di Vespasiano, Augusta Treverorum diviene per un certo tempo il centro di resistenza dei rivoltosi sostenitori dell'impero gallico: dentro e presso di essa si combatte un'aspra battaglia fra Petillio Ceriale, che se ne è impadronito in nome dell'imperatore, e Civile che guida i ribelli. Tuttavia la città, la quale perde a poco a poco il suo vero nome originario per prendere quello del popolo nel cui territorio era stata fondata, Treveri, assorge alla maggiore importanza e alla funzione di capitale della Gallia, sostituendo Lugdunum, soltanto nella seconda metà del sec. III, e poi ancor più dopo la riforma dioclezianea. Già gli imperatori delle Gallie del tempo di Gallieno e di Aureliano avevano fatto di essa la loro sede e, come tale, l'avevano munita di mura per difenderla dagli assalti degli avversarî: Postumio vi aveva sostenuto l'assedio di Gallieno nel 261. Caduto il breve impero gallico, la città mantiene egualmente la zecca che vi era stata stabilita e, anziché perdere d'importanza, ne acquista sempre più. Onde quando Diocleziano divide l'impero e ne ordina le provincie, Treveri diviene non solo la capitale della Belgica prima, ma altresì la residenza del Cesare d'Occidente, Galerio Massimiano. Essa è la città più ricca della regione, è il centro della vita politica, militare, intellettuale delle provincie settentrionali dell'impero. I principi, che le guerre contro Germani e Franchi chiamano in queste provincie, ne fanno la loro residenza, avanzata verso la frontiera e base di operazione degli eserciti stanziati lungo di essa, e insieme sicura da ogni attacco e fornita di agi.

Degl'imperatori del sec. IV, da Costantino in poi, sappiamo che più o meno a lungo passarono una parte del loro regno a Treviri: tuttavia i barbari andavano via via sempre più avvicinandosi ad essa e la minacciavano sempre più da presso, fino a impadronirsene qualche volta: fu questo evidentemente il motivo che indusse Onorio, sembra nell'anno 413, a trasportare la sede della prefettura delle Gallie da Treveri ad Arles: onde la città fu da allora più che mai aperta alla conquista del nemico: sulla fine dello stesso sec. V, nel 462 o 464, essa passò in possesso dei Franchi, e fu per sempre perduta per l'impero.

La vita della città continuò sotto la protezione dei vescovi, mentre vi si insediavano i benedettini. Sotto Pipino e Carlomagno la città ebbe di nuovo un periodo di splendore, del quale rimane ricordo nell'iscrizione medievale "Est antiqua, potens, muris et turribus ampla - Urbs Treveris nec non sacris circumdata cellis...". Le lotte fra il vescovo e il conte, il saccheggio dei Normanni, la situazione politica generale seguita alla morte di Carlomagno contribuiscono a far decadere le sorti della città, finché l'arcivescovo nel sec. X riesce a trarre a sé tutte le regalie delle abbazie e del conte. In questo periodo comincia a farsi sentire anche l'elemento laico attraverso l'agitazione dei ministeriales, che s'inseriscono fra il vescovo e le abbazie; l'arcivescovo Brunone che ricostruì su nuova pianta le mura della città, ne riordinò anche l'organizzazione politico-giuridica. Quando Federico Barbarossa dichiara invalida la coniuratio comunale, i cittadini si appoggiano al conte palatino, e Federico deve tornare alla carica, con un nuovo editto di abolizione della coniuratio, nel 1161; la vittoria imperiale è anche il trionfo del vescovo, che domina di nuovo solo sulla città, dal 1197 al 1302, non ostante il tentativo di sollevazione dei cittadini del 1242 e le resistenze dei benedettini. Accanto a questi si stabiliscono nella città, nel sec. XIII domenicani, francescani, carmelitani, e anche l'Ordine Teutonico vi fissa una sua sede. Appoggiandosi agli ordini mendicanti, le principali famiglie si organizzano nello scabinato, e s'accordano col vescovo: così la città e il vescovo possono sostenere alla fine del secolo una dura lotta col conte di Lussemburgo. Nel sec. XIV invece la politica della città, dopo la vittoria delle corporazioni sulle famiglie patrizie appoggiate dal vescovo (1302), e la sostituzione del consiglio comunale allo scabinato, è tutta in antagonismo con l'autorità del principe vescovo. Nel 1436 la vittoria politica della città è coronata dall'abolizione dello scabinato le cui attribuzioni giuridiche passano al consiglio delle corporazioni, che rimarrà al potere fino al 1580.

La città, che nel 1512 aveva ospitato la dieta imperiale, e nel 1522 aveva vittoriosamente resistito a F. von Sickingen, partecipò durante la Riforma al movimento sociale della guerra dei contadini, scindendosi in due partiti, quello popolare rappresentato dalle corporazioni, contro l'oligarchico formato dalle antiche famiglie patrizie alle quali s'erano aggiunte le principali famiglie popolane, che avevano in mano il consiglio. I cittadini si trovarono di nuovo uniti nel tentativo di introdurre la Riforma (1559) che però fallì, sicché nel 1560 s'insediarono a Treviri i gesuiti: nonostante la resistenza armata (1568) della città, questa dovette (1580) sottomettersi all'Elettore, conservando molti privilegi, ma rimanendo governata da un vicario elettorale. I primi anni del governo dell'Elettore coincidono con una vigorosa azione di riforma cattolica, ma anche con una grave depressione economica. In questo periodo Treviri divenne il centro principale della persecuzione delle streghe. L'Elettore Lothar von Metternich aveva cominciato con una saggia politica a risollevare le sorti della città, quando la guerra dei Trent'anni sopravvenne, colpendola gravemente: e alla fine del sec. XVII e ai primi del XVIII ai vecchi danni si aggiunsero i nuovi delle guerre di Luigi XIV, con le devastazioni rimaste famose, specie durante la guerra di successione di Spagna. Alle prime notizie della rivoluzione francese la cittadinanza di Treviri si sollevò contro l'Elettore, ma ogni tentativo venne represso: anzi Treviri divenne uno dei centri dell'emigrazione francese. La sua posizione la fece poi di nuovo centro e teatro di operazioni militari, specie durante la prima guerra di coalizione.

Con l'ingresso dei Francesi (4 agosto 1794), il dominio dell'Elettore palatino era finito. Dal 1798 Treviri fu la capitale del dipartimento francese della Sarre. Nel 1815, dopo un breve periodo di dominio austro-bavarese, Treviri passò alla Prussia, diventando sede di guarnigione. Nel 1821 la diocesi passò alle dipendenze del vescovo di Colonia.

Centro notevole di rifornimenti e di organizzazione durante la guerra del 1870, Treviri dopo la guerra mondiale rimase occupata da truppe alleate (francesi e americane) dal 1° dicembre 1918 al 30 giugno 1930.

Treviri è stata sempre un centro culturale di prima importanza: Valentiniano III dava trattamento di preferenza ai professori della scuola di eloquenza di Treviri; rinomate le scuole vescovili; la università fu fondata nel 1473; sotto il dominio elettorale passò ai gesuiti, che nel 1764 vennero sostituiti dai benedettini.

Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XIII, p. 582 segg.; Trierer Zeitschrift e Germania, passim; D. Krencker, Das römische Trier, Berlino 1923; J. Colin, Les antiquités romaines de la Rhénanie, Parigi 1927, p. 127 segg.; D. Krencker-E. Krüger, Die Trierer Kaiserthermen, Augusta 1929; J. Marx, Literaturkunde zur Geschichte der Trierer Lande, Treviri 1909; G. Kentenich, Geschichte der Stadt Trier von ihrer Gründung bis zur Gegenwart, ivi 1915 (per il centenario della appartenenza alla Prussia).

Per l'arte: H. Janitschek ed altri, Die Trierer Adahandschrift, Lipsia 1889; A. Haseloff e Sauerland, Der Psalter Egberts von Trier, Treviri 1900; O. v. Schleinitz, Treviri, Lipsia 1909; E. Balke, Über die Werke des kurtierischen Bildhauers Hans Ruprecht Hoffmann, Treviri 1916; D. Krencher, Das römische Tor, Berlino 1923; G. Kentenich, Treviri, ivi 1925; Trierer Heimatbuch, Treviri 1928; P. Weber, Der Domschatz zu Trier, ivi 1928; G. Löschke, Erforschung des Tempelbezirks im Altbachtale zu Treviri, ivi 1928; A. Klaphek-Stümpel, Das Moseltal, Berlino 1935.

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