TRITTOLEMO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TRITTOLEMO (Τριπτόλεμος, Τρεπτόλομος, Τριοπτόλεμος, Triptolĕmus)

P. E. Arias

Eroe eleusinio, il cui nome gli antichi facevano derivare da τρίπολος (colui che ara tre volte, cfr. Schol. Hom., Il., xviii, 490) ed alcuni studiosi moderni connettono con πόλεμος o πολεμίζω colui che lotta tre volte, che si affatica molto, specialmente in relazione con la sua attività agreste).

T. era, secondo l'Inno Omerico a Demeter, uno dei re di Eleusi, insieme con Diocle, Eumolpo e Celeo; presso di lui si era fermata la dea Demetra per cercare la figlia Kore, ed in cambio dell'ospitalità gli aveva rivelato i misteri. D'altro lato l'eroe è considerato dalla tradizione il primo ad avere arato il terreno per seminare il grano nella piana di Rharion (Paus., i, 38, 6). La tradizione letteraria è piuttosto lacunosa, lo considera talora figlio addirittura di Demetra e gli attribuisce il merito di avere elargito le leggi ad Atene e di avere fondato città (Paus., vii, 18, 3; Strabo, xiv, 5, 12). Quella figurativa è assai più ricca; l'eroe appare volante su di un trono fornito di ali alle ruote, in atto di recare all'umanità non soltanto il bene del grano, ma la rivelazione dei misteri di Eleusi. Si ricollega così agli arcaici riti agrarî e nello stesso tempo alla religione eleusinia.

Nella ceramica a figure nere T. è barbato, seduto su di un trono eccezionalmente alato, in atto di rivolgersi ad un gruppo di figure che l'ascoltano, con un mazzo di spighe in mano; altrove invece è circondato dalle dee Demetra e Kore che assistono alla sua partenza, e che sono raffigurate soltanto per dimostrare gli stretti rapporti fra T. ed il culto eleusinio. In un frammento di anfora locrese di Reggio, della maniera di Exekias, T. è rappresentato alla presenza di Demetra che sale sul carro mentre assistono Atena, Hermes, Eracle e Plutone.

Ma è soprattutto a partire dalla fine del VI sec., e cioè con la ceramica a figure rosse, che l'eroe diviene di aspetto giovanile, siede sul carro fornito di ali alle ruote, talora fiancheggiate da due serpenti che alzano il capo fino all'altezza delle sue braccia, con evidente allusione al carattere agrario e ctonio del suo culto. Generalmente il giovane ha le spighe in mano, mentre le due dee eleusinie gli stanno al fianco con le torce; ma talora una di quelle gli offre la sacra bevanda (il mistico kykeòn) che versa da una oinochòe nella patera che l'eroe porge. I due motivi si trovano contemporaneamente in molti vasi (stàmnos di Parigi del Pittore di Berlino, sköphos di Hieron di Londra, ecc.); su di una kölix dell'officina di Brygos di Francoforte tutti i personaggi che assistono compiono una libazione (la scena si svolge alla presenza di Celeo, Ecate, Iride e le due dee eleusinie) a significare la diffusione dell'insegnamento dei misteri presso gli uomini. A poco a poco il rito della libazione viene ad assumere la stessa importanza di quello agrario delle spighe, come dimostrano diversi vasi del Pittore dei Niobidi (cratere del Louvre, altro di Spina, altro di Perugia dove sul rovescio è forse da vedere una libazione contemporanea di Zeus con Hera nell'Olimpo, più che di Celeo e Metanira che ricevono il misterioso kykeòn come qualcuno vorrebbe).

Nella seconda metà del V sec. queste scene di libazione aumentano mentre alla fine del secolo, e nel IV specialmente, appare un'altra varietà di scena; l'eroe trasportato sul trono con ruote sostenute da serpenti alati, ha nuovamente le spighe nelle mani (kölix del Vaticano del Pittore di Jena), ma è in atto di conversare alla presenza di varie divinità per spiegare la dottrina dei misteri; tale è l'atteggiamento che T. ha nei rilievi eleusinî, dove diviene la nuova divinità alla quale si rivolge il culto.

Questa trasformazione del culto di T. sembra accennata già nel celebre rilievo eleusinio di Atene, appena prefidiaco, dove il giovinetto seminudo è raffigurato fra Demetra che gli consegna le spighe e Kore che lo incorona. Unica appare la rappresentazione di una pelìke dell'officina di Hermonax, di Bruxelles, dove il giovane, quasi in veste di auriga, sta per partire sul carro (non alato) alla presenza di una divinità femminile che sta compiendo una libazione.

Sui sarcofagi romani la figura di T. appare, come in tutte le rappresentazioni precedentemente elencate, quale apportatrice del grano e dei misteri eleusinî, in scene talora complesse alle quali assistono diverse divinità legate a quel culto. Sulle lucerne romane l'eroe, sempre di aspetto giovanile, è raffigurato in atto di distribuire con largo gesto il seme del grano attingendolo ad un lembo piegato del mantello; tale è anche l'atteggiamento di Claudio sul cammeo di Parigi (è noto che l'imperatore era iniziato ai misteri) dove Messalina accanto a lui compie una libazione come dea eleusinia, mentre l'eroe appare in questa accezione anche su monete orientali ed alessandrine del II sec. d. C. Sotto il simbolo di Osiride, e quindi assimilato ad un culto ctonio egiziano, T. riappare su di un rilievo egiziano di Parigi. E come donatore del grano lo rappresentano spesso le lucerne romane di età imperiale trovate nelle necropoli; si potrebbe anche pensare quindi che le scene volessero simbolicamente figurare la risurrezione, ma l'ipotesi non è ancora sufficientemente dimostrata.

Monumenti considerati. - Numerosi elenchi delle rappresentazioni figurate di T. sono stati compilati da varî studiosi: E. Buschor, in Furtwängler-Reichhold, III, pp. 259 ss.; D. Feytmans, in Antiquité classiane, xiv, 1946, p. 285 ss.; Ch. Dugas, in Mélanges d'archéologie er d'histoire, 1950, p. 7 ss. - Per i vasi greci a figure nere: J. D. Beazley, Black-fig., Oxford 1956, pp. 147, 308, 309, 478, 587, 708. - Per i vasi greci a figure rosse: id., Red fig., dove sono elencate 62 rappresentazioni, mentre fino al 1955 il Dugas, che è il più recente studioso che ha trattato l'argomento, ne elencava 122; cfr.: Rec. Dugas, Parigi 1960, p. 123 ss., specialmente p. 132 ss. - Rilievo di Atene da Eleusi: Ch. Picard, Sculpture grecque, Parigi 1939, II, 1, p. 321 ss. - Sarcofagi romani: C. Robert, Ant. Sarkophagrel., III, 3, tav. CXXXVI, p. 509 ss. - Lucerne romane, rilievi e cammeo di Claudio: G. Cart, in Mél. Picard, 1949, I, p. 142 ss.

Bibl.: H. G. Pringsheim, Archäologische Beiträge zur Geschichte des eleusin. Kults, Diss. Bonn, Monaco 1905; M. P. Nilsson, in Archiv für Religionswissenschaft, XXXII, 1935, p. 94 ss.; id., Geschichte der griechischen Religion, I, Monaco 1941, p. 629 ss.; E. Fehrle, in Roscher, V, 1916-24, c. 1128-1140, s. v. Triptolemos; F. Schwenn, in Pauly-Wissowa, VII A, 1948, cc. 213-230, s. v.