TROTULA

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2019)

TROTULA (Trota, Trotta, Trocta)

Arianna Bonnini

Tra l'XI e il XII secolo sarebbe vissuta a Salerno, secondo una tradizione assai risalente, una donna medico di nome Trotula, cui viene attribuito il De passionibus mulierum, ritenuto il più importante trattato di ginecologia prodotto in Occidente nel Medioevo.

Ciò trova riscontro nei manoscritti più antichi, ove compare la forma Trota o Trocta (nome assai diffuso nell’Italia meridionale fra l’XI e il XIII secolo). Trotula sarebbe stata anche il primo professore di medicina di sesso femminile della celebre scuola medica di Salerno; spesso viene indicata come appartenente alla famiglia aristocratica normanna dei De Ruggiero e ritenuta moglie del medico salernitano Giovanni Plateario il Vecchio, ma senza alcuna base d’appoggio documentaria. Una differente tradizione, sorta a partire dall’età rinascimentale, vuole invece che Trotula sia una pura invenzione e che il testo a lei attribuito sia in realtà opera di un uomo.

L’esistenza di medici di sesso femminile a Salerno nel XII secolo, è plausibile e anzi esplicitamente accertata, innanzitutto sotto il profilo d’insieme della storia della cultura medica, ma anche per la ricchezza di specifiche testimonianze concernenti appunto le donne.

A Salerno sin dal X secolo almeno le fonti permettono di scorgere la presenza di numerosi medici particolarmente capaci, probabilmente in parte attratti dalla corte principesca longobarda, che forse tenevano anche lezione in scuole private, attraverso la pratica e magari con l’ausilio di un canone in via di formazione di testi condivisi. In città è attestata per l’epoca la crescente produzione di codici di medicina, che diffusero non solo la conoscenza dell’antica scienza greca, ma pure quella dei nuovi saperi arabi. Ciò avvenne soprattutto grazie alla copiosa attività di traduzione dal greco e dall’arabo di Costantino Africano (v. la voce in questo Dizionario), giunto a Salerno da Tunisi dopo il 1076, prima di ritirarsi a Montecassino, autore anche di trattati originali che si affiancarono a quelli pressoché coevi dell’arcivescovo Alfano e ad altre opere, abbraccianti le più diverse branche della medicina, della farmacopea e della fitoterapia.

Fu in questo humus culturale, in cui si colloca organicamente la Summa qui dicitur Trotula (sulla quale vedi infra) che gli studi di medicina riacquistarono poco per volta uno spessore teorico e l’insegnamento, all’inizio essenzialmente pratico, si arricchì, grazie a una solida base libraria, di una dimensione speculativa in nesso con la filosofia naturale. Nel corso del secolo XII Salerno acquistò così una crescente notorietà non solo come centro in cui l’arte medica era esercitata al più alto livello, ma anche quale luogo in cui essa veniva insegnata e studiata sulla scorta di un canone definito di libri di testo, tra cui Trotula, fino alla progressiva istituzionalizzazione di tale scuola a partire dall’età di Federico II.

Per quanto riguarda le donne medico, nelle fonti anche non salernitane dei secoli XII e XIII si trovano numerosi cenni a donne che nella città di Salerno erano abili nel curare. Almeno una sessantina di testimoni eterogenei del periodo considerato parlano di mulieres Salernitanae esperte di medicina, mentre Orderico Vitale e Maria di Francia raccontano di viaggiatori d’oltralpe che a Salerno conobbero una donna, di cui si tace il nome, brava nel guarire vari malanni.

Più avanti nel tempo, l’eco diffusa in ambito inglese di una donna medico attiva a Salerno sarà  probabilmente alla radice della figura di Dame Trot, evocata nei Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer; anche il poeta francese Rutebeuf menziona nella sua opera una «Trote de Salerne» (Le Dit de l'herberie, in Oeuvres complètes de Rutebeuf, edd. E. Faral - J. Bastin, Paris 1960, II, pp. 276 s.). Nei necrologi della cattedrale di Salerno è elencata una Bardefolia «medica», morta nel 1155. Nessuna di queste fonti riferisce in modo esplicito di donne salernitane insegnanti di medicina o autrici di testi medici, ma solo di donne capaci nella pratica medica per via empirica (e non perciò necessariamente dotate di conoscenze teoriche).

A Salerno, probabilmente nel XII secolo, sono stati effettivamente redatti tre testi di medicina, di tre diversi autori: oltre al De passionibus mulierum, si tratta di altri due testi anonimi (De ornatu mulierum e Liber de sinthomatibus mulierum). Le tre opere dapprima circolarono autonomamente, ma già alla fine del XII secolo un anonimo compilatore le riunì, rivedendole e apponendovi alcune aggiunte, in un corpus indicato come Summa qui dicitur Trotula, ricavando Trotula da un nome che compariva nel De curis mulierum.

Qui infatti viene riportata la vicenda di una certa Trota, di Salerno, che curò con successo una giovane affetta da «ventositas matricis» (capitolo 151), alla quale altri medici avevano erroneamente diagnosticato la rottura dell’intestino prevedendo per lei un intervento chirurgico. Trota, convocata dai parenti della malata come autorità riconosciuta, corresse la diagnosi in flatulenza uterina e produzione di gas intestinali, guarendo la malata con semplici bagni e applicazioni esterne. Il corpus così composto ebbe subito una larga fortuna e Trotula venne presto inteso quale nome dell’autrice; si consolidò l’idea che l’opera fosse unitaria e di un’unica mano, femminile.

In realtà il De ornatu mulierum e il Liber de sinthomatibus mulierum mostrano una dottrina, con palesi influenze della scienza medica araba, estranea al De curis mulierum, il che rende improponibile una genesi comune.

Di una Trota di Salerno e della sua pratica medica parlano anche altri due testi prodotti nella stessa città, forse derivanti ambedue da una medesima e più ampia matrice, perduta: la Practica secundum Trotam e il De egritudinum curatione, verosimilmente del XII secolo.

Il primo è un sunto di rimedi per patologie assai varie, non solo ginecologiche (mal di denti e malattie oculari, scrofole e febbri, ustioni e congelamento, cancro ed emorroidi, con cenni pure di cosmesi e di ostetricia); il secondo raccoglie estratti dalle opere di sette medici salernitani tra cui una Trota descritta come esperta soprattutto di malanni gastrointestinali e oftalmologici.

Trota è dunque l’unica a essere collegata, dai testimoni visti sopra, a un corpus di scritti, quello per l’appunto noto come Trotula. Di costei non è peraltro dato conoscere alcun dato biografico certo, né il periodo preciso in cui visse né l’estrazione familiare, e nemmeno la cultura. È plausibile, sulla scorta del quadro generale offerto dalle fonti di cui s’è detto, che sia esistita a Salerno una donna di nome Trota dotata di una riconosciuta capacità medica frutto della pratica (come nel caso di altre mulieres Salernitanae), la quale sia perciò stata percepita dalla tradizione manoscritta, per la propria perizia e per l’efficacia delle sue cure, quale autorità alla base di alcuni scritti prodotti in città, fino a immaginarla come l’autrice degli stessi e addirittura uno dei professori della celebre scuola di medicina locale.

La storiografia recente, grazie in particolare agli studi di Monica Green (The Trotula, 2001, pp. 49 s.), ha approfondito l’intero corpus, e in particolare il De curis mulierum. Ad avviso della studiosa inglese, il De ornatu mulierum e il Liber de sinthomatibus mulierum sono, rispettivamente, di sicura e di probabile mano maschile, mentre il De curis mulierum potrebbe essere la trascrizione, e parziale rielaborazione, a opera di un uomo, dotato dell’adeguata cultura letteraria e della conoscenza del latino scritto, dei rimedi praticati da Trota, forse riferiti oralmente al redattore dalla stessa.

Nel De curis mulierum si parte dalla definizione della specificità del sesso femminile nell’ottica della teoria degli umori, per cui alla donna viene attribuita una natura più fredda e umida di quella maschile e per questo maggiormente incline ad ammalarsi; in seguito, si approfondiscono gli argomenti del mestruo, della sterilità e della gravidanza, per poi occuparsi in dettaglio del parto e delle cure da prestare dopo la nascita sia al bambino sia alla puerpera. Accanto all’uso di medicinali ricavati dalle piante, si prescrivono precise regole alimentari e igieniche. Infine, si illustrano i rimedi per una serie di varie patologie che possono colpire le donne, dalla cataratta alla tonsillite, dai disturbi gastrointestinali a quelli dermatologici, per concludere con consigli di carattere cosmetico, circa le attenzioni da prestare alla bellezza e alla salute della pelle, della dentatura, delle mani, dei capelli. Molte delle terapie illustrate nel De curis mulierum sono riportate in modo pressoché identico nella Practica secundum Trotam, a riprova dell’esistenza di una base di saperi comuni, ascrivibili alla pratica medica locale e alla suggestiva autorevolezza della medesima personalità, tanto da attribuire a questa l’intero corpus tripartito della Trotula.

La Summa qui dicitur Trotula è stata la più diffusa raccolta di medicina delle donne dalla fine del secolo XII al XV, tradotta anche in numerose lingue volgari. Nel 1544 l'umanista Georg Kraut ne fece un’edizione che divenne di riferimento per tutta l’epoca moderna, confermando l’idea di una struttura unitaria dell’opera, ma mettendo in dubbio per la prima volta il sesso femminile del suo autore e quindi l’esistenza stessa di Trotula; tesi questa ripresa più volte in seguito fino all’età contemporanea, ma ridimensionata dagli studi più recenti e accurati, in primo luogo quelli di Monica Green, editrice moderna della Summa.

Fonti e bibliografia

S. De Renzi, Storia documentata della Scuola medica di Salerno, Napoli 1857, ad ind.; J. F. Benton, T., women’s problems and the professionalization of medicine in the middle ages, in Bullettin of the history of medicine, LIX (1985), pp. 30-53; P.O. Kristeller, Studi sulla scuola medica salernitana, Napoli 1986, ad ind.; P. Skinner, Health and medicine in early medieval southern Italy, Leiden 1997; M.H. Green, In search of an ‘authentic’ women’s medicine: the strange fates of Trota of Salerno and Hildegard of Bingen, in Dynamis, XIX (1999), pp. 25-54; Ead., Women’s healthcare in the medieval west: text and contexts, Aldershot 2000; Ead., Women and literate medicine in medieval Europe, Cambridge 2001; The Trotula. A medieval compendium of women’s medicine, ed. M.H. Green, Philadelphia 2001 (trad. it. Trotula. Un compendio medievale di medicina delle donne, Firenze 2009); La scuola medica salernitana. Gli autori e i testi, a cura di D. Jacqart - A. Paravicini Bagliani, Firenze 2007; M.H. Green, Making women’s medicine masculine. The rise of male authority in pre-modern gynaecology, Oxford 2008, ad ind.

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