TROYES

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

TROYES

C. Lautier

(lat. Augustobona)

Città della Francia centro-orientale, capoluogo del dip. Aube, nella Champagne, posta sulla Senna, nella zona in cui anticamente il fiume si suddivideva in più rami, permettendo così un più agevole attraversamento da parte della via Agrippa.

Intorno al 22 o 21 a.C. i Romani costruirono su questo sito un castrum che prese il nome di Augustobona, denominazione mantenutasi sino al sec. 2°, quando fu mutata in conseguenza della presenza della popolazione dei Tricasses.La città medievale venne edificata su una piattaforma leggermente sopraelevata in un'ansa della Senna e del suo affluente Vienne: la forma primitiva del nucleo medievale fu determinata dai resti del castrum rettangolare; vestigia del muro in pietra che circondava la città sono ancora visibili nel capocroce della cattedrale.

È assai probabile che la fondazione del vescovado risalga alla prima metà del 4° secolo. In breve tempo nella città vennero eretti alcuni monasteri, l'abbazia di Saint-Loup, la chiesa di Saint-Aventin, poi Notre-Dame-aux-Nonnains. Dopo le invasioni normanne della fine del sec. 9° e degli inizi del 10°, la città si estese al di là della primitiva cerchia con nuove costruzioni religiose. Fu questa l'epoca durante la quale si stabilirono a T. i primi conti di Champagne, che edificarono nell'angolo nordoccidentale della cité un primo castello, dominato da un mastio, i cui resti sono stati demoliti nel 19° secolo.I secc. 12° e 13° segnarono la fase di massima prosperità della città, grazie al dinamismo delle fiere mercantili istituite a partire dal sec. 11° e all'affermarsi del potere dei conti di Champagne. Nel sec. 12° la città di T. comprendeva, oltre alla cattedrale, due abbazie e due priorati, dieci chiese parrocchiali e la collegiata di Saint-Etienne. Quest'ultima fu fondata nel 1157 dal conte Enrico il Liberale, accanto al nuovo palazzo comitale situato all'angolo sudoccidentale della cité. Dell'edificio, distrutto nel 1792, ma conosciuto attraverso piante e vedute (Pastan, 1989), rimangono solo alcune vetrate disperse in varie sedi.Il sec. 13° fu contraddistinto principalmente dalla ricostruzione della cattedrale e della collegiata papale di Saint-Urbain. A causa della guerra dei Cento anni, nel periodo compreso tra il 1340 e la metà del sec. 15° si verificò una vera e propria recessione, durante la quale vennero soltanto proseguiti i lavori di costruzione della navata della cattedrale, terminata alla fine del sec. 15°, mentre la facciata venne costruita nel corso della prima metà del Cinquecento.Molte chiese parrocchiali dei secc. 12° e 13° hanno subìto ingenti danni nell'incendio che devastò la città nel 1524; alcune di esse furono ricostruite in parte (Sainte-Madeleine, Saint-Jean-au-Marché, Saint-Remi) o totalmente (Saint-Nicolas, Saint-Nizier, Saint-Pantaléon) e si procedette in seguito alla costruzione di nuovi edifici (Saint-Martin-ès-Vignes).La prima cattedrale, sicuramente eretta nel sec. 4°, fu forse mantenuta sino al 9°, in quanto il vescovo Ottulfo l'aveva restaurata e ampliata intorno all'870. L'edificio venne nuovamente ampliato alla fine del sec. 10° dal vescovo Milone, ma fu danneggiato da un incendio che nel 1188 distrusse la città. Furono poi necessari tre secoli perché giungesse a termine la costruzione della nuova cattedrale, dedicata ai ss. Pietro e Paolo: l'edificio presenta quindi un'ampia panoramica dell'architettura gotica dal 1200 ca. alla metà del sec. 16°, offrendo, malgrado la lentezza dei lavori, una forte impressione di unità formale. Le diverse tappe dello sviluppo dei lavori sono sufficientemente note per i periodi più tardi, essendosi conservati i libri contabili della fabbrica dal 14° al 16° secolo.I lavori ebbero inizio intorno al 1200 a partire dal coro, dietro incoraggiamento del vescovo Garnier de Trainel, grande figura della quarta crociata, che arricchì il tesoro della cattedrale di molte prestigiose reliquie. Il suo successore Hervé portò avanti la costruzione, che rapidamente raggiunse le parti alte del coro. La cattedrale patì però molti danni a causa di un uragano che nel 1228 danneggiò gravemente i livelli superiori.Al momento della ricostruzione si attuò un mutamento di impostazione, in quanto il nuovo architetto, ispirandosi a Saint-Denis, introdusse le novità formali dell'architettura rayonnante. Le parti basse del transetto e i pilastri delle campate più orientali della navata appartengono a questa campagna, che si prolungò sino al 1290 circa. A partire da questa data, gli archivi menzionano diversi architetti. Il maestro Henricus sembra abbia impostato le volte delle campate orientali delle navate laterali e costruito un campanile all'incrocio del transetto verso il 1290-1300. Intorno al 1330, il maestro Jacobus costruì alcune volte nel transetto; prima del 1362, Jean de Tarvoie portò a termine le due ultime campate della navata con relativa contraffortatura, ma una perizia condotta da Pierre Faisant ne denunciò le pecche. Un nuovo architetto, Thomas, tentò di porvi rimedio, ma inutilmente, poiché il campanile dell'incrocio crollò nel 1365 e nel 1389 precipitarono le volte delle campate occidentali della navata, seguite dal rosone del braccio nord del transetto. Importanti opere di restauro si resero necessarie nel sec. 19°, a causa della fragilità del coro e del transetto.La pianta dell'edificio presenta un grande capocroce con coro di quattro campate diritte concluso da un'abside pentagonale posta sotto la stessa volta ogivale a otto nervature dell'ultima campata diritta del coro, come a Saint-Remi di Reims, a Notre-Dame-en-Vaux di Châlons-en-Champagne e nella chiesa di Saint-Pierre a Orbais. Le tre prime campate sono affiancate da duplici navate laterali, con una cappella disposta in obliquo che chiude la navata laterale esterna nord, come nelle chiese di Saint-Yved a Braine, di Saint-Pierre a Lagny e della collegiata di Saint-Quentin. Si dispiega poi un deambulatorio semplice, circondato da una corona di sei cappelle radiali - con quella assiale leggermente più profonda - illuminate da cinque finestre, a eccezione della cappella assiale che ne ha sette; la settima cappella a S venne sostituita sin dalle origini da una costruzione rettangolare, dove ha sede il tesoro e dove sono custodite le reliquie portate dall'Oriente dal vescovo Garnier de Trainel.Nell'invaso centrale, solamente il livello delle grandi arcate è anteriore all'uragano del 1228. La forma dei pilastri compositi della navata centrale, abbastanza complessa, fu in seguito una fonte di ispirazione per il pilastro polistilo rayonnant di Saint-Denis, mentre le due navate laterali sono scandite da pilastri con quattro colonnine agli angoli, sul tipo di quelli di Chartres o di Reims. Nell'abside, solamente due colonnine sono incassate nel nucleo del pilastro. Originariamente, otto statue rappresentanti i santi vescovi di T. si erigevano sui pilastri del santuario, costituendo forse il modello degli apostoli della Sainte-Chapelle di Parigi. Scomparse al tempo della Rivoluzione, le statue sono state sostituite nel sec. 19°; i loro basamenti sono però autentici.I livelli superiori del coro appaiono fortemente ispirati da Saint-Denis, all'epoca in fase di ricostruzione. Eretti a partire dagli anni quaranta del Duecento, trasformano le parti alte in un'immensa gabbia di vetro. Il triforio a giorno presenta otto arcatelle raggruppate due a due sotto un timpano trilobato ed è collegato alle finestre alte a quattro lancette attraverso esili colonnine che si prolungano sui montanti delle stesse. L'intreccio gerarchizzato delle aperture è coronato da tre oculi a sei lobi. La contraffortatura è assicurata da archi di spinta a doppia rampa disposti su due file.Le parti basse del transetto, prive di navate laterali come a Notre-Dame di Parigi, appartengono alla campagna costruttiva anteriore al 1228. Il transetto venne però profondamente modificato dopo il crollo del campanile sull'incrocio (1365) e delle volte del corpo longitudinale (1389). Venne poi risistemato nel corso dei lavori dei secc. 15° e 16°, in particolare nella facciata del braccio nord; tuttavia la sistemazione del portale di questa facciata risale al primo periodo costruttivo. Le sculture da cui era ornato sono andate distrutte durante la Rivoluzione, in particolare il Giudizio finale che decorava il timpano. La facciata sud è stata interamente ricostruita nel 19° secolo.Sin dall'origine, il corpo longitudinale prevedeva doppie navate laterali su entrambi i lati e cappelle tra i contrafforti. La costruzione del primo livello si distribuisce cronologicamente tra il 1260 e il 1310 per quanto attiene alle quattro campate orientali, una lentezza di esecuzione denunciata dal vocabolario formale adottato. Vi si riconosce l'influenza della collegiata di Saint-Urbain, in particolare nell'intreccio delle finestre delle cappelle laterali e nel grafismo asciutto e nervoso delle modanature. Le parti alte, in compenso, presentano una maggiore omogeneità: esse riprendono le proporzioni del coro duecentesco, pur adottando un vocabolario formale tipico dell'architettura flamboyante.Il monumento presenta inoltre un ampio panorama della storia della vetrata dal sec. 13° al Rinascimento. Sino all'Ottocento, alcuni pannelli, provenienti da Saint-Etienne e realizzati verso il 1170, furono reimpiegati nella cattedrale: diciotto pannelli di questo insieme si conservano ancora in diversi musei e collezioni in Francia e all'estero; uno solo è attualmente custodito nel tesoro della cattedrale.Malgrado i frequenti restauri del sec. 19°, le lacune e gli spostamenti, le vetrate delle cappelle del deambulatorio presentano un programma iconografico che sviluppa il tema della Vittoria della vera fede e del Trionfo della Chiesa. Originariamente, l'albero di Iesse era posto nella finestra assiale, con a lato vetrate dove erano rappresentate la Vita di Cristo e della Vergine (una di esse era tipologica) e la Lotta di s. Andrea e di s. Pietro contro le eresie. Le vetrate furono realizzate nel corso di tre campagne: la prima fu condotta da una bottega regionale intorno al 1200; la seconda, del 1220 ca., mostra affinità con le vetrate delle cattedrali di Laon e di Soissons e con quelle di Saint-Quentin; la terza, del 1235-1245, si deve a una bottega regionale influenzata da correnti parigine. Le vetrate del triforio del coro e delle finestre alte sono state realizzate, per la maggior parte, immediatamente dopo la ricostruzione delle parti alte negli anni 1240-1245.Le vetrate del triforio, dove sono rappresentate principalmente grandi figure dell'Antico Testamento e alcuni santi, sono state molto restaurate nell'Ottocento. Molto meglio conservate sono le vetrate delle finestre alte: si tratta di cicli narrativi, le cui scene a grande scala si dispiegano talvolta sulla larghezza di varie lancette. Il programma iconografico è strutturato attorno alla Passione di Cristo, alla Maria-Ecclesia e ai santi patroni della cattedrale. A queste vetrate lavorarono due botteghe: la prima, attiva nelle campate di destra, che dimostra di essere a conoscenza delle vetrate della cattedrale di Chartres; la seconda probabilmente proveniente dalla Borgogna settentrionale.Quasi nulla si conosce degli inizi della chiesa parrocchiale di Saint-Jean-au-Marché. Secondo la tradizione, in essa venne celebrata l'incoronazione del re Luigi II il Balbo (878), ma non esistono documenti che facciano menzione dell'evento. La chiesa è citata per la prima volta nel 1157 (Piétresson de Saint-Aubin, 1955), tuttavia le parti più antiche dell'edificio conservato risalgono soltanto alla prima metà del sec. 13° e importanti rimaneggiamenti furono condotti nel 15° e 16° secolo.L'edificio presenta una pianta a tre navate di otto campate, di cui solo le cinque orientali risalgono in parte al sec. 13°, mentre le restanti tre vennero rifatte dopo il 1524. Le grandi arcate sono sorrette da pilastri composti da un nucleo ottagonale fiancheggiato da quattro colonnine incassate. I capitelli, posti sotto pulvini ottagonali, sono ornati da crochets semplici. L'alzato presenta due livelli, grandi arcate e finestre alte, coronate da volte ogivali su pianta barlonga. Tanto le finestre delle navate laterali quanto le finestre alte vennero ampliate e ornate da intrecci flamboyants. Il capocroce venne interamente ricostruito tra il 1520 e il 1554, ampliando l'antico coro che doveva avere soltanto due campate.La costruzione della collegiata di Saint-Urbain è legata alla volontà del pontefice Urbano IV, che nel 1262 decise di fondare un collegio di dodici canonici e di erigere una chiesa sull'area della propria casa paterna. Egli acquistò quindi il terreno occorrente dall'abbazia di Notre-Dame-aux-Nonnains e fece dono della somma di diecimila marchi d'argento. La costruzione progredì celermente: dopo la morte del pontefice (1264), i lavori vennero portati avanti dal nipote Ancher, cardinale di S. Prassede, con l'appoggio del papa Clemente IV (1265-1268). Una volta portato a termine il transetto, era prevista una prima consacrazione nel 1266, ma la badessa di Notre-Dame-aux-Nonnains, irritata dall'edificazione su terre di sua giurisdizione di una chiesa esclusivamente dipendente dalla Santa Sede, inviò dei sicari che divelsero le porte della chiesa, saccheggiarono il cantiere e infransero l'altare maggiore. Nello stesso anno, un violento incendio scoppiato all'interno della chiesa, provocò danni considerevoli. Dopo le riparazioni, la cattiva gestione finanziaria provocò un rallentamento dei lavori e alla morte del cardinale Ancher (1286), la chiesa era incompiuta. Nel 1286 erano state costruite soltanto la campata orientale del corpo longitudinale, ma senza copertura, due campate delle navate laterali - i pilastri occidentali della navata risalgono alla fine del sec. 14° - e la parte bassa della facciata. L'edificio fu portato a termine solo a partire dal 1890, dopo il restauro del coro e del transetto.Nonostante gli imponenti restauri del sec. 19°, Saint-Urbain può essere considerato un capolavoro dell'architettura rayonnante. Di medie dimensioni, l'edificio presenta una pianta semplice e innovativa insieme, nonché un eccezionale partito architettonico nell'alzato. Il capocroce è costituito da due campate diritte concluse da un'abside pentagonale senza deambulatorio; è fiancheggiato da profonde cappelle orientate di una campata, concluse da un'absidiola pentagonale. Da una parte e dall'altra dell'incrocio i bracci non sporgenti del transetto si aprono verso l'esterno attraverso un duplice portale protetto da un portico. La corta navata centrale a tre campate è fiancheggiata da navate laterali semplici scandite da pilastri polistili.In alzato, il capocroce è caratterizzato da una straordinaria leggerezza e da una grande raffinatezza: al di sopra del liscio muro di fondazione, la parete dell'abside è interamente doppia. Il primo livello è costituito da un ballatoio a vetri compreso tra due sottili intrecci complessi dal disegno diverso. Le finestre alte poggiano sull'arco interno del ballatoio, e, grazie all'arretramento dei gâbles che le sovrastano, creano un secondo ballatoio. Un analogo sdoppiamento è visibile nelle cappelle orientate, in quanto le finestre rettangolari sono arretrate rispetto a un'arcatella trilobata posta sotto l'arco formeret. L'esilità caratterizza parimenti la separazione tra il coro e le cappelle laterali, a metà aperte da un'arcata ornata da un fine intreccio ripetuto in arcatella cieca sul muro pieno. All'esterno, i contrafforti sono sottili, e i gâbles che sovrastano le finestre sono molto cuspidati e traforati da un intreccio. Le volte dei portici laterali, poggianti su esili colonne, sono sostenute da bassi archi rampanti che somigliano a semplici cunei di pietra.Saint-Urbain possiede anche una serie di vetrate di grande importanza nello sviluppo della pittura gotica su vetro. Esse non sono probabilmente antecedenti all'incendio del 1266, poiché non mostrano alcuna traccia di fessurazione dovuta al fuoco, e possono quindi essere datate agli anni 1270-1275. Nelle finestre alte si dispiega un corteo di profeti e patriarchi dell'Antico Testamento ai lati della Crocifissione, inquadrati da larghe bordature araldiche. I timpani delle finestre presentano scene della vita dei santi che circondano il Cristo del Giudizio finale. Nelle finestre del ballatoio e nelle cappelle orientate si trovano scene della Vita di Cristo e della Vergine. Più che l'iconografia, particolarmente innovativo risulta il partito formale: i personaggi delle finestre alte sono collocati entro una fascia di colore pieno affiancata da registri di grisailles decorative su vetro bianco. Nei timpani delle aperture, le scene a colori sono parimenti circondate da grisailles decorative, come pure le piccole scene rappresentate nelle finestre basse. Questo tipo di disposizione, che coniuga vetro bianco e vetro carico di colore, ebbe grande influenza su altri cantieri, al pari dell''espressionismo' delle figure e delle scene.Della chiesa originaria di Sainte-Madeleine, menzionata nel 1157 (Salet, 1955b), non rimane nulla. Della chiesa gotica, iniziata verso il 1200, si conservano invece una corta navata centrale, formata da un'unica campata doppia coperta da volta esapartita e affiancata da due navate laterali, un transetto non sporgente, i cui bracci sono anch'essi coperti da volte esapartite, e la prima campata del coro. Il resto dell'abside venne ricostruito intorno al 1500 e venne ornato di magnifiche vetrate. A eccezione dei possenti pilastri compositi dell'incrocio, i supporti sono costituiti da un nucleo cruciforme in cui si incassano quattro colonnine grosse e quattro piccole. Al secondo livello si trova un triforio di forma inusuale, a quattro arcatelle ogni mezza campata, alte e contigue, sorrette da piccoli pilastri fortemente modanati che sorreggono un arco a pieno centro e un altro a profilo spezzato. La luce penetra attraverso finestre gemine poste in ogni mezza campata, con profilo a pieno centro o spezzato.

Bibl.: A.F. Arnaud, Antiquités de la ville de Troyes, Troyes 1822; C. Fichot, Statistique monumentale du département de l'Aube, 5 voll., Troyes 1884-1900; V. de Courcel, La cathédrale de Troyes, CAF 113, 1955, pp. 2-28; J. Lafond, Les vitraux de la cathédrale Saint-Pierre de Troyes, ivi, pp. 29-62; P. Piétresson de Saint-Aubin, L'église Saint-Jean-au-Marché de Troyes, ivi, pp. 85-95; F. Salet, Saint-Urbain de Troyes, ivi, 1955a, pp. 96-122; id., La Madeleine de Troyes, ivi, 1955b, pp. 139-152; L. Grodecki, Les vitraux de Saint-Urbain de Troyes, ivi, pp. 123-138; R. Branner, Les débuts de la cathédrale de Troyes, BMon 118, 1960, pp. 111-122; J. Roserot de Melin, Bibliographie commentée des sources d'une histoire de la cathédrale de Troyes, I-II, Troyes 1966-1970; L. Grodecki, Nouvelles découvertes sur les vitraux de la cathédrale de Troyes, in Intuition und Kunstwissenschaft. Festschrift Hanns Swarzenski zum 70. Geburtstag am 30. August 1973, Berlin 1973, pp. 191-203; S. Murray, The Completion of the Nave of Troyes Cathedral, JSAH 34, 1975, pp. 121-139; N. Bongartz, Die frühen Bauteile der Kathedrale in Troyes, Stuttgart 1979; M.T. Davis, On the Threshold of the Flamboyant: the Second Campaign of Construction of Saint-Urbain, Troyes, Speculum 59, 1984, pp. 847-884; C. Bruzelius, The Second Campaign at Saint-Urbain at Troyes, ivi, 62, 1987, pp. 635-640; S. Murray, Building Troyes Cathedral. The Late Gothic Campaigns, Bloomington-Indianapolis 1987; E.C. Pastan, The Early Stained Glass of Troyes Cathedral: the Ambulatory Chapel Glazing, c. 1200-1240 (tesi), Ann Arbor 1987; id., A Fit for a Count: the Twelfth Century Stained Glass Panels from Troyes, Speculum 64, 1989, pp. 338-372; Les vitraux de Champagne-Ardenne, in CVMAe. France. Recensement, IV, Paris 1992, pp. 214-294; S. Balcon, Les verrières hautes du choeur de la cathédrale de Troyes (tesi), Paris 1999.C. Lautier

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