ROSSI, Tullio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROSSI, Tullio

Raffaella Catini

– Nacque a Roma il 28 febbraio 1903 da Francesco, magistrato presso la Corte dei conti (Montanaro, 1989-90, p. 331), e da Ester Codebò.

Preclusagli, per volontà dei familiari, la possibilità di frequentare l’Accademia della Marina, intraprese gli studi classici. A seguito di un viaggio a Venezia, nel corso del quale aveva avuto modo di appassionarsi al disegno, decise di iscriversi alla appena istituita Regia Scuola di architettura di Roma. Nel 1924 prese a lavorare come disegnatore nello studio di Vittorio Morpurgo; i suoi studi per un Alberghetto nel Veneto e per La casa di Janet, particolarmente apprezzati per il «suggestivo taglio scenografico» (ibid.), furono esposti alla XCII Esposizione della Società degli amatori e cultori di belle arti (1926) e pubblicati nell’annuario dell’associazione. Conseguì la laurea nel 1928 con un progetto per la sede di un club di sport marini a San Michele di Pagana, presso Rapallo, che gli valse la medaglia intitolata a Giuseppe Valadier (ibid.; F. Luraghi, Lavori di laurea nella Scuola Superiore d’Architettura di Roma, in Architettura e arti decorative, VIII (1928-1929), pp. 499, 507-514).

Ottenuta l’abilitazione professionale nel 1929, divenne collaboratore volontario di Morpurgo, docente di arredamento e decorazione interna, per l’anno accademico 1931-32; dal 1932-33 e fino all’8 febbraio 1935 lo affiancò in qualità di assistente straordinario incaricato. Fu quindi per un breve periodo presso lo studio di Clemente Busiri Vici, che lasciò nel 1930 allorché monsignor Francesco Marchetti Selvaggiani, appena insignito della porpora e nominato presidente della Pontificia Opera per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma, lo designò quale progettista. Nel medesimo anno si unì in matrimonio con Maria Fioravanti, dalla quale ebbe i due figli Patrizio (n. 1935) e Alvise (n. 1936).

Tra il 1934 e il 1942 furono più di venti le chiese realizzate su progetto di Rossi nei nuovi quartieri della capitale: tra queste si ricordano S. Filippo Neri alla Pineta Sacchetti e S. Maria del Carmine e S. Giuseppe al Casaletto (1934), la Natività di Nostro Signore in via Gallia e il Sacro Cuore a Ponte Mammolo (1936), S. Maria del Soccorso al Tiburtino III (1938), S. Andrea Apostolo alla Tomba di Nerone (1941), S. Emerenziana (1942).

Malgrado la ristrettezza dei fondi imponesse pesanti vincoli progettuali, alcune di esse sono state considerate «esempi indicativi di un altro modo di affrontare la progettazione in questi anni, attestata sulla moderna rielaborazione di spunti colti dalla tradizione medievale, senza ausilio del decorativismo dei revivals, sulla linea di ciò che qualche decennio prima era avvenuto in Olanda con Berlage» (Benedetti, 2003, p. 184).

Ancora in tema di architettura sacra Rossi fu, con Alfredo Energici e Costantino Vetriani, tra i collaboratori di Arnaldo Foschini alla progettazione della basilica parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo (1937) nell’erigendo quartiere dell’E42 (Archivio Arnaldo Foschini..., 2010, p. 43); la collaborazione con la Pontificia Opera perdurò fino al 1968, con un bilancio complessivo di oltre quaranta chiese edificate.

Nel 1932 il progetto presentato al concorso per lo studio del nuovo piano regolatore di Faenza, redatto con Rodolfo Rustichelli, si pose al quarto posto nella classifica di merito (M. Paniconi, Concorso per il Piano Regolatore di Faenza, in Architettura, XI (1932), 3, pp. 132, 141 s.); alcuni anni dopo, in occasione del concorso per il piano regolatore di Padova, il progetto di Rossi, Carlo Rossi Bardi e Marco Treves ottenne il terzo premio ex aequo con il lavoro di Luigi Piccinato, Enrico Lattes e Giuseppe Marletta (P. Marconi, Concorso per il Piano Regolatore di Padova, in Architettura, XIV (1935), 2, pp. 117, 125). Del 1930 è il progetto della sede dell’Istituto nazionale delle assicurazioni (INA) in piazza Castello a Tripoli, ultimato con alcune varianti nel 1934.

«Tema più frequente della sua produzione architettonica» (Montanaro, 1989-90, p. 321) fu la residenza, cui Rossi si dedicò ininterrottamente a partire dagli anni Trenta per una tipologia di committenza in genere molto agiata, che non poneva vincoli alla sua libertà espressiva.

Il numero realmente considerevole delle opere realizzate permette di citarne solo alcune: tutte appaiono connotate da una grande attenzione alla qualità degli spazi interni, nella quale la critica ha ravvisato un punto di contatto con l’architettura organica (Montanaro, 1989-90; Ghelli, 2007). Tra queste si rammentano, a Roma, le ville Ricci-Bartoloni sulla via Appia Antica (1934) e Solaro del Borgo in via di Vigna Murata (1935); in Versilia, le ville Falconi e Scialoia a Forte dei Marmi (1935) e varie residenze realizzate per la famiglia Della Gherardesca in Maremma e sulla costa tirrenica. Numerose le ville e le abitazioni edificate nel territorio di Cortina d’Ampezzo (casa Cohen, 1937; casa Otto, 1939; casa Dieci, 1940).

Nel 1945 Rossi elaborò un progetto (non realizzato) per l’urbanizzazione dell’isola di S. Giorgio (Venezia), promossa per volontà del senatore Vittorio Cini. Nel medesimo anno, impegnato in alcuni lavori di sistemazione degli stabilimenti del Pignone (Montanaro, 1989-90, p. 318), decise di stabilirsi a Firenze costituendo con l’amico Pier Niccolò Berardi (1904-1989) lo studio S. Giorgio, che sarebbe stato in attività fino al 1967, allorché quest’ultimo decise di dedicarsi prevalentemente alla pittura.

I due architetti presero parte al concorso per la ricostruzione di via Por S. Maria e della zona di Ponte Vecchio, distrutte a seguito dei bombardamenti (1946), nel quale conseguirono il terzo premio ex aequo (Rossi Fioravanti, 2003-2004); tra le opere principali realizzate con Berardi si rammentano, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la club house del circolo La Rondine (Torino, 1957), il golf club Le Betulle a Biella (1958), il Museo Richard Ginori a Doccia (1965).

Alla fine degli anni Quaranta Rossi progettò, in collaborazione con alcuni architetti statunitensi, il cimitero militare americano presso Firenze. Del 1947 è il progetto per la valorizzazione del tombolo della Feniglia a Orbetello (Grosseto); ancora nel capoluogo toscano si segnalano i lavori di adeguamento nel palazzo Canevaro, sede del consolato degli Stati Uniti (1948), e gli interventi di restauro della torre degli Amidei in via Por S. Maria (1951).

Notevoli per la qualità architettonica e l’inserimento nel contesto paesaggistico le ville Solengo (1956), Il Suvericcio (1960), Sulla Duna (1964), realizzate a San Vincenzo (Livorno). Dalla fine degli anni Cinquanta Rossi fu impegnato nella redazione del piano urbanistico dell’Olgiata a Roma; nella medesima zona realizzò numerose ville e le case a schiera dell’Isola 13 (con i due figli, entrambi architetti). Tra le opere dei successivi decenni si ricordano gli interventi per l’INA-Casa a Riesi (Caltanissetta; 1960) e a Piazza Armerina (Enna; 1960), il piano di lottizzazione di cala Moresca (Monte Argentario; 1963) e il palazzo della società Saint-André a Montecarlo (1978), quest’ultimo realizzato in collaborazione con il figlio Alvise, con il quale aveva avviato un sodalizio professionale dopo lo scioglimento dello studio S. Giorgio.

Lasciata la professione, Rossi riprese a dipingere: per i soggetti dei suoi acquerelli predilesse contesti urbani «inventati o attinti dalla memoria» (Montanaro, 1989-90, p. 329).

Morì a Firenze il 16 luglio 1995 (Ghelli, 2007, p. 320).

A seguito dell’alluvione di Firenze del 1966 lo studio S. Giorgio, che aveva sede in via delle Belle Donne, subì notevoli danni e parte dei progetti andò perduta. Il materiale grafico relativo alle opere di Rossi – circa tredicimila disegni su lucido e trecento fotografie – è attualmente conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze; qui, il fondo Pier Niccolò Berardi custodisce gli elaborati inerenti ad alcuni dei progetti curati in collaborazione.

Fonti e Bibl.: Civis Romanus [M. Piacentini], L’architettura alla mostra degli Amatori e cultori di belle Arti in Roma, in Architettura e arti decorative, V (1925-1926), pp. 455, 457; G. Montanaro, L’opera dell’architetto romano T. R., tesi di laurea, facoltà di architettura, Università di Roma La Sapienza, a.a. 1989-90; S. Benedetti, Significative realizzazioni di opere religiose a Roma negli anni tra le due guerre, in L’architettura delle città italiane del XX secolo. Dagli anni Venti agli anni Ottanta, a cura di V. Franchetti Pardo, Milano 2003, pp. 184, 187, 189; T. Rossi Fioravanti, Il progetto di T. R. per la ricostruzione di Por Santa Maria e la zona di Ponte Vecchio (1946-1947), in Bollettino della Società di studi fiorentini, 2003-2004, nn. 12-13), pp. 153-161; D. Finocchiaro, R., T., in Architetti e ingegneri italiani dal Levante al Magreb, a cura di E. Godoli - M. Giacomelli, Firenze 2005, pp. 313 s.; C. Ghelli, R., T., in Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di C. Ghelli - E. Insabato, Firenze 2007, pp. 17, 60 s., 318-321; Archivio Arnaldo Foschini. Inventario, a cura di P. Fermetti - G. Capurso, Roma 2010, pp. 12, 43; T. Rossi Fioravanti, La nuova sede dell’Istituto nazionale assicurazioni a Tripoli di T. R., in Bollettino della Società di studi fiorentini, 2012, n. 21, pp. 296-298.

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