TUNISIA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

TUNISIA (XXXIV, p. 488; App. II, 11, p. 1034; III, 11, p. 995)

Giovanni Cameri
Paolo Minganti
Enrico Acquaro

Nel maggio 1975, secondo i dati censuali contava 5.588.209 ab. distribuiti su di un territorio vasto 164.150 km2 (38.969 dei quali in discussione con la Libia). Fra il 1956 e il 1958 la grande maggioranza dei 255.324 europei (dei quali 180.440 francesi e 66.910 italiani) e dei 57.792 israeliti presenti nel paese durante l'ultimo anno del protettorato francese ha lasciato la Tunisia. La colonia straniera è così ridotta ad alcune decine di migliaia di persone soltanto, di cui 19.800 francesi (nel 1973). Il tasso d'incremento demografico annuo è ancora elevato (24‰ nel periodo 1970-75), per quanto più contenuto in genere di quello degli altri paesi magrebini che non hanno favorito, come la T., il controllo delle nascite. La popolazione urbana rappresenta più del 40% della totale e continua a essere alimentata dalle numerose leve di giovani che affluiscono dal sud verso le città della costa.

Un progetto del gennaio 1974 inteso a realizzare l'unione della T. con la Libia in una Repubblica araba islamica è rimasto a livello di dichiarazione di principio, anche per i notevoli impedimenti d'ordine costituzionale e politico che ne hanno impedito l'attuazione.

Condizioni economiche. - L'economia è dominata dalla massiccia presenza dello stato attuata attraverso la nazionalizzazione di proprietà straniere (1964), la costituzione di cooperative agricole obbligatorie e la gestione diretta di attività minerarie, di trasporto, di produzione di energia e creditizie. Tali interventi, d'ispirazione socialista, hanno avuto il compito di sostituire l'apporto tecnico dei capitali e dei quadri europei operanti in T. prima dell'indipendenza. Nel 1977 l'agricoltura contribuiva con il 15,6% alla formazione del prodotto nazionale lordo.

Nell'area ad agricoltura tradizionale la proprietà è di modeste dimensioni: prevalgono l'orticoltura e l'arboricoltura, mentre la produzione di cereali è molto variabile in rapporto alle condizioni climatiche; dove operò la colonizzazione europea (pianura della Megerda in particolare) la cerealicoltura è governata secondo tecniche razionali e la produzione è perciò soddisfacente. I poderi lasciati dai coloni europei sono ora affidati in conduzione a cooperative alle quali sono stati chiamati ad aderire anche proprietari locali. Ne sono conseguiti risultati apprezzabili sotto il profilo sociale, per il maggior assorbimento di mano d'opera, ma criticabili nel quadro di un'economia competitiva.

Fra i prodotti agricoli i cereali continuano ad avere una certa importanza economica; il frumento (5,7 milioni di q prodotti nel 1977) e l'orzo (i milione di q) sono le colture più praticate. Vanto della T. sono gli oliveti estesi nell'ampia fascia costiera che si sviluppa per più di 300 km dal golfo di Hammamet a quello di Gabès: la T. è fra i primi cinque produttori mondiali di olio di oliva (1.320.000 q nel 1976) ed è al primo posto fra i paesi esportatori. La produzione annua di vino dal 1966 in poi ha oscillato attorno a 1.000.000 di hl. Si tratta di una quantità modesta, che viene avviata all'esportazione senza eccessive difficoltà. L'allevamento, attuato nelle forme tradizionali, si mantiene su livelli di produzione costanti. La pesca è in espansione: nel 1976 ha fornito 42.651 t di prodotto.

L'industria concorre con il 25,7% alla formazione del prodotto nazionale lordo. Dal 1966 in poi ha segnato un incremento medio annuo del 5,6% dovuto soprattutto ai settori manifatturiero ed elettrico. Modesti invece i progressi nel campo estrattivo (fosfati e ferro), che resta tuttavia uno dei punti di forza dell'industria. Gl'idrocarburi, presenti in misura ragguardevole nella vicina Algeria, rappresentano la grande speranza della Tunisia. Le quantità finora estratte sono promettenti ma non cospicue (nel 1978: 4.896.000 t di petrolio e 230 milioni di m3 di gas naturale). Nel settore alimentare sono importanti l'oleificio (Sfax, Susa, El Moknine, ecc.), il conservificio (Susa, Tabarka e Mahdia), e la produzione della birra. Superfosfati si ottengono dagl'impianti di Tunisi, Djelloud e Sfax. L'alfa è trasformata in pasta da carta a Kasserine. In sviluppo anche l'industria automobilistica (6972 veicoli montati nel 1978 e 189.600 pneumatici prodotti) e del cemento (882.000 t nel 1978). Principale centro industriale e commerciale del paese è Tunisi, attivo porto (La Goulette) d'imbarco di minerali, prodotti agricoli e industriali (3.676.000 t di merci manipolate nel 1976), oltre che maggior scalo tunisino per il traffico passeggeri. Porti di rilievo sono anche Sfax (3.574.000 t nel 1976), importante sbocco commerciale della sezione centrale del paese, e Biserta (2.534.000 t nel 1976), base navale francese fino al 1964. Il porto di La Skhirra, stazione terminale dell'oleodotto collegato ai campi petroliferi algerini di Hassi-Messaoud, detiene tuttavia il primato per la quantità di idrocarburi imbarcati (11.030.000 t nel 1976).

La bilancia commerciale tunisina è ancora lontana dal pareggio: l'area degli scambi più proficui è quella della CEE, alla quale il paese è associato. Nel 1976 le esportazioni (verso Italia, Francia, Rep. Fed. di Germania, ecc.) hanno pagato soltanto il 52% circa delle importazioni (da Francia, SUA, Italia, Rep. Fed. di Germania, ecc.). Nello stesso anno l'esborso per acquisti all'estero ha raggiunto i 656.700.000 dinari, contro esportazioni (di petrolio, olio di oliva, fosfati, fertilizzanti, vino, frutta, ecc.) per 338.300.000 soltanto. Il turismo (1.013.851 stranieri nel 1975), le rimesse degli emigranti e i diritti sugl'idrocarburi algerini imbarcati a La Skhirra concorrono a sanare la bilancia dei pagamenti. La T. è membro dell'ONU, dell'OUA e della Lega araba, dalle cui sessioni manca però dal 1968.

Bibl.: J. Despois, R. Raynal, Géographie de l'Afrique du Nord-ouest, Parigi 1967; A. Raymond, P. Poncet, La Tunisie, ivi 1971.

Storia. - L'accordo del marzo 1962 fra Resistenza algerina e Francia facilitò la soluzione del problema di Biserta, la cui base fu restituita alla T. nel giugno. Ma fu una breve schiarita: i rapporti fra i due stati si guastarono di nuovo (tanto da indurre la Francia a sospendere gli aiuti economici) nel maggio 1963, quando l'Assemblea nazionale, insoddisfatta di un accordo raggiunto nel marzo che prevedeva il trasferimento alla T. di parte delle terre coltivate da Francesi, autorizzò l'esproprio di tutte le terre di proprietà di stranieri. La decisione dell'Assemblea mirava a consentire l'introduzione in campo agricolo di quello che fu chiamato "socialismo tunisino", secondo una scelta consacrata con il mutamento del nome del partito unico, nelle elezioni del novembre 1964, in Partito socialista Desturiano. L'applicazione di un socialismo di stato, per quanto cauta allo scopo di non scoraggiare l'iniziativa privata, e in particolare gl'investimenti stranieri, consentì, attraverso enti e associazioni, di accentuare il controllo del partito su ogni forma di attività, mentre Burghiba confermava la sua posizione di suprema guida del paese e di arbitro della vita politica. La fiducia ispirata da una linea politica fondamentalmente moderata e dalla stabilità interna consentirono alla T. di attirare notevoli aiuti e investimenti stranieri, particolarmente da stati occidentali, ma non mancarono contatti anche con i paesi del blocco orientale e la stessa Cina popolare, con cui furono nel 1964 allacciati rapporti diplomatici; ciò non impedì però a Burghiba di criticarne la politica africana. Tale atteggiamento indipendente e anticonformista del presidente non mancò di provocare attriti, in particolare con altri stati arabi: nell'aprile 1965 la sua aperta critica alla politica seguita nel problema palestinese gli procurò duri attacchi e la rottura delle relazioni diplomatiche con l'Egitto; il rifiuto di rompere le relazioni con la Rep. Fed. di Germania, deciso dalla Lega araba, le accuse all'Egitto di strumentalizzare tale organismo e altri episodi accentuarono la tensione, che trovò una pausa solo in occasione della guerra arabo-israeliana del 1967, per poi riprendere immediatamente (maggio 1968) con una dura polemica con la Siria. Anche i rapporti con la vicina Algeria, malgrado i particolari accordi per la formazione di un'unità maghrebina, subirono frequenti attriti per reciproche accuse d'ingerenza in affari interni; si trattò comunque di episodi rapidamente composti, così come la sostanziale solidarietà della T. con gli altri stati arabi non venne mai veramente meno. In campo interno, nel settembre 1969, il fallimento di esperimenti di collettivizzazione in campo agricolo provocò la rimozione dalla carica di ministro delle Finanze e della Pianificazione di Aḥmad ben Ṣālih (Ben Salah), uno dei principali fautori dell'applicazione di un vero socialismo. Passato al ministero dell'Istruzione, Ben Ṣālih fu nel novembre estromesso da ogni ufficio, quindi arrestato, processato e nel maggio 1970 condannato ai lavori forzati (nel febbraio 1973 fuggì dalla prigione e si rifugiò in Europa). Il problema dell'eventuale successione di Burghiba, confermato alla presidenza nel 1969 ma seriamente ammalato, provocò qualche anno più tardi l'accendersi in seno al partito di una lotta per il potere. Ciò mosse il ministro dell'Interno Aḥmad el-Mestīrīa chiedere nel 1971 una liberalizzazione nel governo e nella vita del partito; l'iniziativa gli costò la destituzione (settembre 1971), l'espulsione dal partito (1972) e dall'Assemblea nazionale (1973). Malgrado una certa opposizione, finì col prevalere la tesi di Burghiba che avocò a sé la designazione del proprio successore: intanto, modificando la Costituzione, nel dicembre 1974 l'Assemblea nazionale lo acclamò presidente a vita, accogliendo la proposta da lui stesso avanzata già nel 1971. Nel gennaio 1974 provocò sensazione l'improvviso annuncio, dato solennemente da Burghiba a Gheddafi, dell'unione di T. e Libia in un unico stato; la freddezza con la quale il progetto, per il quale erano già state fissate le date di attuazione, fu accolto in particolare dall'Algeria, portò il presidente tunisino a un rapido mutamento: il ministro degli Esteri Muḥammed el-Maṣmūdī fu accusato di avventatezza, destituito ed espulso dal partito (11 febbraio 1974). Le relazioni con la Libia sono peggiorate anche per una controversia sulla delimitazione delle rispettive piattaforme continentali; sottoposta nell'agosto 1976 all'Alta Corte Internazionale di Giustizia, la tensione ha attraversato un momento critico nel maggio-giugno 1977, per risolversi con un accordo di compromesso nel febbraio 1978. Anche con l'Algeria i rapporti si sono fatti difficili per l'appoggio dato dalla T. al Marocco sulla questione sahariana. Anche la situazione interna ha dato segni d'instabilità. Uno sciopero generale, con gravi disordini (gennaio 1978), ha provocato lo stato d'assedio e una serie di processi con pesanti condanne; nel giugno 1978, in opposizione a Burghiba, si è costituito in partito politico il Movimento dei socialisti democratici.

Bibl.: Oriente Moderno, voll. XL-LIV, Roma 1960-1974; J. Duvignaud, Tunisie, Losanna 1965; L. Ruderbuck, Party and people: A study of political change in Tunisia, Londra 1969; A. Sylvestre, Tunisia, ivi 1969; C. H. Moore, Politics in North Africa, Boston 1972.

Archeologia. - Archeologia punica. - L'estrema lacunosità con cui si presentano le fonti letterarie, fatta eccezione per Cartagine, conferisce, nello stato attuale delle ricerche, notevole rilevanza documentativa ai dati archeologici. La rilettura dei dati noti e l'acquisizione dei nuovi permettono di aggiormare e integrare le testimonianze sulla presenza fenicio-punica in Tunisia. Un tofet di epoca tarda ad Acholla, l'attuale el-Alia, e una necropoli del 4° secolo a. C. a Tapso, oggi Ras Dimasse, è quanto resta della presenza punica in centri antichi della Bizacena. Il centro moderno di Mahdia, di cui s'ignora il nome antico, ha rivelato una necropoli assai ricca che risale alla fine del 5° secolo a. Cristo. Di poca rilevanza (qualche tomba a pozzo con resti di sarcofagi) è la testimonianza archeologica di epoca punica a Leptis Minor, l'odierna Lamta. Più consistenti sono i dati di Hadrumetum, l'attuale Sousse, in cui è stato scoperto un tofet che risale al 6° secolo a. C. e che ha dato stele di notevole interesse figurativo e storico-religioso. Resti di mura puniche sono stati individuati alla base della fortezza di Kelibia. Proseguendo lungo la costa del Capo Bon, oltre il centro di Kerkuane, due importanti fortezze sono state poste in luce recentemente nelle località di Ras ed-Drek (qui insieme con un tempio) e Ras el-Fortas, risalenti al 5°-4° secolo a. Cristo. Da ultimo, alcune tombe di età tardopunica sono state individuate nel settentrione della T., a Hippo Acra, nome dato dalle fonti classiche all'attuale Biserta.

Archeologia romana. - Tra il 1947 e il 1951 H. Caillemer e R. Chevallier, continuando l'opera di Ch. Saumagne, hanno riconosciuto nell'odierno territorio tunisino tre centuriazioni, che si affiancano ma non si sovrappongono l'una all'altra, e che pertanto possono attribuirsi a tre operazioni, succedutesi nel tempo e con diverso orientamento. Di una quarta centuriazione sono stati rinvenuti vari cippi terminali, mentre le tracce sul terreno sono ancora solo parzialmente riconoscibili. Nello stesso ambito di esplorazione topografica rientrano alcune interessanti ipotesi di ristrutturazioni romane di opere portuali di originario impianto punico, come ad Acholla e a Tapso. Notevoli sono anche alcune nuove proposte d'interpretazione avanzate per la finalità, la ricostruzione e l'ambientazione storica di una serie di monumenti onorari a Cartagine e nella regione di Zama. A Sufetula, nella Bizacena, interessanti dati d'ingegneria idraulica sono forniti da fontane poste al fondo di aree lastricate e databili con ogni probabilità al 4° secolo d. Cristo. Lo studio riproposto e integrato da opinioni spesso contrastanti sulla schola iuvenum di Mactar ha richiamato l'attenzione su un genere di edifici di cui finora in Africa non erano stati segnalati altri esempi, e che pure non dovettero essere assenti, la schola o sede di collegio di carattere professionale o religioso. Da ultimo, le sculture rinvenute in particolare a Thinissut e a Capo Kamart sono state oggetto di rinnovati studi, volti a recuperare matrici culturali indigene punicizzate.

Archeologia cristiana. - Recenti indagini condotte soprattutto nella T. meridionale e nella regione di Kelibia hanno fomito interessanti dati sulle strutture architettoniche delle basiliche paleo-cristiane e sull'impianto dei cimiteri monumentali. I numerosi pannelli musivi rinvenuti in cimiteri della regione del Capo Bon, ornati con motivi e figure vegetali e animali simbolici, grazie a confronti con la sintassi decorativa di altri simili mosaici tombali d'Africa, ripropongono per tali monumenti l'ipotesi di variazioni cronologiche e tecniche, anche di rilievo nell'ambito delle diverse regioni africane. Vedi tav. f. t.

Bibl.: In generale: L. Foucher, Hadrumetum, Tunisi 1964; id., Guide du Musée de Sousse, ivi 1967; M. Yacoub, Le Musée di Bardo, ivi 1970; A. Lézine, Utique, ivi 1970. Per il periodo punico: S. Moscati, Tra Cartagine e Roma, Milano 1971, pp. 16-33; M. H. Fantar, in L'espansione fenicia nel Mediterraneo, Roma 1971, pp. 98-143, con la bibliografia ivi raccolta. Per il periodo romano: Atlas des centuriations romaines de Tunisie, a cura di M. Hurault-A. Piganiol, Parigi 1956; G. Ch. Picard, Les trophées romains, ivi 1957, pp. 208-19; id., in Karthago, 8 (1957), pp. 96-147; R. Chevallier, in Mélanges d'archéologie et histoire de l'Ecole française de Rome, 70 (1958), pp. 61-128; C. Poinssot, Les ruines de Dougga, Tunisi 1958; A. Lézine, Architecture romaine d'Afrique, recherches et mises au point, ivi 1963, pp. 93-153; H. Zehnacker, Les statues du sanctuaire de Kamart-Tunisie, Bruxelles 1965; A. Lézine, Carthage, Utique, recherches d'architecture et d'urbanisme, Parigi 1969; N. Duval-F. Baratte, Les ruines de Sufetula Sbeïtla, Tunisi 1973. Per il periodo cristiano: J. Cintas-N. Duval, in Karthago, 9 (1958), pp. 157-265; N. Duval, in Cahiers archéologiques, 10 (1959), pp. 71-147; E. Acquaro, in Prospezioni archeologiche al Capo Bon-I, Roma 1973, pp. 69-80.

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