TURCHIA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

TURCHIA (XXXIV, p. 534; App. I, p. 1072; II, 11, p. 1046; III, 11, p. 998)

Elio Migliorini
Marco Villani
Francesco Cataluccio
Aldo Gallotta
Machteld J. Mellink

La T., come per il passato, è stata più volte colpita da violenti terremoti, soprattutto nelle province orientali, con danni notevoli e numerose vittime: agosto 1966 (2200 morti), maggio 1971 (1000) settembre 1975 (3000), novembre 1976 (4000).

Gli abitanti, che nel 1960 erano 27.755.999, sono aumentati, secondo il censimento eseguito il 25 ottobre 1970, a 35.666.646, con una densità media di 46 ab./km2 (133 nella T. europea); al censimento del 1975 risultavano 36.423.964, e la densità salita a 48 ab./km2, mentre una stima del giugno 1978 faceva ascendere il loro numero a 43.210.000. Questi rapidi incrementi (2,7% annuo nel periodo 1970-77) sono dovuti all'alto coefficiente di natalità, con valori più alti lungo le coste del Mar di Marmara e dell'Egeo, attorno ad Ankara e ad Alessandretta (Iskenderun) e in genere dove l'agricoltura è più evoluta e meccanizzata.

Si contano 94 città con oltre 25.000 ab., 24 con popolazione compresa tra 50.000 e 100.000 ab., e 24 con oltre 100.000. Le 24 città che superano i 100.000 ab. sono le seguenti (al censimento 1975): Istanbul, 2.534.839; Ankara, 520.686; Smirne, 636.078; Adana, 467.122; Bursa, 346.084; Gaziantep, 300.801; Eskişehir, 258.266; Konya, 246.381; Kayseri (Cesarea), 207.039; Diyarbakir, 169.746; Erzurum, 162.925; Samsun, 169.070; Sivas, 149.155; Malatya, 154.056; Izmit, 164.675; Mersin, 152.186; Elâziǧ, 131.116; Maraş, 128.231; Adapazari, 113.411; Urfa, 132.892; Kirikkale, 138.015; Iskenderun, 103.164; Denīzli, 106.704; Tarso (Tarsus), 101.690. È da aggiungere che si contano 35.000 villaggi (spesso distanti tra loro e autosufficienti) e che l'80% della popolazione rurale vive in villaggi inferiori a 1000 abitanti. La popolazione mostra negli ultimi tempi la tendenza a una più rigorosa adesione ai principi del Corano e appare poco propensa a investimenti nelle attività turistiche, responsabili di tendenze negative rispetto ai costumi del popolo turco. Fenomeno recente è l'emigrazione temporanea a scopo di lavoro; nel giugno 1976 sono stati contati nella Rep. Fed. di Germania 528.000 turchi.

Condizioni economiche. - La T. è un paese in corso di rapida espansione. A suo favore è la presenza di un popolo lavoratore, abituato a un tenore di vita modesto, ma occorre superare i pregiudizi e le tradizioni che derivano da secoli d'ignoranza e di schiavitù. Sono stati predisposti dei piani quinquennali, il secondo dei quali (1968-72) ha cercato di estendere la superficie coltivata mediante irrigazione. L'utilizzazione del suolo risulta la seguente (1975): superficie a coltura, 22%; terreni a riposo, 10,2%; colture arboree e orti, 3,6%; prati e pascoli, 35,4%; boschi, 25,6%; sterile, 3,2%.

La T. presenta tuttora i caratteri di un paese a prevalente economia agricola e rurale, che cerca di far fronte agli ostacoli che derivano sia dal clima (troppo freddo d'inverno nelle parti interne, troppo caldo e asciutto d'estate), sia dalla proprietà mal distribuita, in parte ancora nelle mani di contadini benestanti (agha), che dominano la vita rurale e frenano lo sviluppo. L'agricoltura procura il 31,5% del reddito nazionale, occupa oltre 10 milioni di contadini, pari al 68% delle persone che hanno un'occupazione (di contro a circa 2 milioni occupati nell'industria) e partecipa coi prodotti agricoli e dell'allevamento al 70% delle esportazioni.

Notevole resta il contrasto tra le alte terre anatoliche (dove prevale la coltura dei cereali e l'allevamento di pecore e capre) e le pianure e valli periferiche (dove trovano condizioni favorevoli alberi da frutto, come olivo, fico, vite, nocciolo, e poi cotone, tabacco, ecc.). Le possibilità di sviluppo appaiono maggiori nel campo del ciclo agricolo subtropicale mediterraneo piuttosto che nell'altopiano anatolico, dove è stato creato un certo numero di fattorie statali e diffuso l'uso di macchine agricole. In progresso risultano tabacco, cotone (5,7 milioni di q di fibra e 9,8 milioni di q di semi nel 1977), agrumi (8 milioni di q), fichi (2,1 milioni di q) e vite (specie nei dintorni di Ankara). Il frumento è passato da 81 milioni di q (1956-1963) a 167 milioni di q (1977), mentre gli altri cereali non mostrano variazioni di rilievo.

Data l'estensione dei prati e dei pascoli l'allevamento del bestiame rimane un settore importante dell'economia turca, che tuttavia in qualche caso ha dovuto evitare che si addivenisse a uno sfruttamento eccessivo proteggendo la copertura vegetale e creando dei terrazzamenti. Si contavano nel 1977: 41,5 milioni di ovini, 12 milioni di capre, 14 milioni di bovini, 1 milione di bufali, 1,5 milioni di asini e poco più di un milione di cavalli e muli.

L'attività industriale è stata sviluppata e potenziata soprattutto dallo stato, che gestisce 59 imprese pubbliche, partecipa a 113 società industriali e inoltre sostiene con norme protettive decine di migliaia di piccole imprese artigiane. Tra gl'impianti sorti di recente si possono ricordare quelli di Kars (latte in polvere), Elâziǧ (cemento), Erzurum (zucchero), Bitlis (tabacco), Diyarbakir (lana). In progresso è la produzione di carta, concimi, tessili sintetici, come pure la produzione di acciaio e di energia elettrica; nel 1972 è stata inaugurata a Keban sull'Eufrate (a E di Malatya) una grande diga (costruita dalla Impresit) che ha dato luogo a un lago di 750 km2. Il nucleo industriale siderurgico più imponante è quello di Karabük-Ereǧli, che si basa sul carbone di Zonguldak: in progresso anche la zona di Kirikkale, sul Kiz il Irmak, a E di Ankara. Dal 1967 ha cominciato a funzionare una raffineria di petrolio a Smirne alla quale hanno fatto seguito quelle di Batman, di Mersin, e di Izmit; dal 1969 funziona un'acciaieria a Iskenderun.

Allo scopo di servire zone discoste la T. ha prolungato alcuni tronchi ferroviari già esistenti e migliorato le linee più frequentate. Ora ha una rete di 8138 km. Di notevole importanza è stato il collegamento della rete turca con la rete persiana (27 settembre 1971); da Ankara si può ora raggiungere Teheran (2416 km) in 60 ore, senza passare per l'Unione Sovietica; il tratto turco utilizza da Tatvan a Van (91 km) una nave traghetto, che è in servizio in ogni stagione, dato che il lago, pur trovandosi a 1720 m. s. m., non gela mai; da Van la linea prosegue fino al confine (Scherifehane). Importante anche l'apertura di un ponte sul Bosforo (ottobre 1974) che collega l'Europa (Tracia Orientale) all'Anatolia, tra Ortaköy e Beylerbeyi; esso è lungo poco più di un chilometro e mezzo (con un'arcata centrale di 1074 m) e largo 32 m; s'innalza sullo stretto di 64 m, in modo da non ostacolare la navigazione.

Il commercio con l'estero continua a essere fortemente passivo (1977: 103.031 milioni di lire turche alle importazioni e 31.338 milioni alle esportazioni). La T. esporta cotone, frutta, tabacco, minerali, zucchero, bestiame, ecc., e acquista macchine, autoveicoli e prodotti lavorati. Acquista in prevalenza da Rep. Fed. di Germania, Stati Uniti, Italia, Regno Unito e Francia, e vende a Rep. Fed. di Germania, Stati Uniti, Svizzera, Francia, Italia.

Bibl.: Études économiques. Turquie, a cura dell'OCDE, Parigi 1958; B. Newman, Turkey and the Turks, Londra 1968; J. Kolars, The Republic of Turkey, in Focus, 19°, IV, 1969; C. Dewdney, Turkey: an introductory geography, New York 1971; H. Louis, Die Bevölkerungsverteilung in der Türkei 1965, in Erdkunde, XXVI (1972), pp. 161-77; B. Kayser, Tendences de l'économie turque, in L'information géographique, XXXVI (1972), pp. 23-9; R. Stewig, Die Industrialisierung in der Turkei, in Die Erde, CIII (1972), pp. 21-47; E. Migliorini, Nota d'aggiornamento bibliografico sui paesi del Vicino Oriente, in La geografia nelle Scuole, XIX (1974), pp. 44-7; W. Kündig-Steiner, Die Türkei: Raum und Mensch, Kultur und Wirtschaft, Tubinga 1977.

Economia. - Lo sviluppo economico della T. è stato molto irregolare: il tasso annuale di crescita è stato del 7,5% tra il 1948 e il 1953, del 2,7% tra il 1953 e il 1961, e intorno al 7% dal 1961 in poi. In seguito agli afflussi di aiuti esteri, soprattutto nei primi anni del 1960, vi è stato un notevole incremento nella formazione di capitale lordo a scapito dei consumi privati. La quota sul totale degl'investimenti governativi è passata dal 38% nel 1951 al 56% nel 1969. L'agricoltura, che rimane il settore più importante dell'economia turca, è andata tuttavia perdendo importanza e la sua quota sul reddito nazionale passa dal 41% nel 1960 al 23% nel 1977, mentre il settore industriale nello stesso periodo passa dal 16 al 27%. La spesa del governo centrale è andata sempre più aumentando, passando dal 13% del reddito nazionale nel 1950 al 22% nel 1975.

L'offerta di moneta, che nel periodo 1960-70 era aumentata del 380%, nel periodo 1971-76 è aumentata del 345%. Il tasso d'inflazione, che era stato alquanto moderato durante gli anni Sessanta, con una media annuale di meno del 3% nel 1960-65 e del 6% nel 1965-70, diventa mediamente superiore al 20% durante gli anni Settanta.

Per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti la T., dopo un periodo di relativa calma, agl'inizi degli anni Sessanta ha dovuto fronteggiare situazioni sempre più negative. Nel 1963 le importazioni salgono a 588 milioni di dollari contro i 284 del 1958. La situazione economica esterna che si andava ulteriormente deteriorando negli anni seguenti portò a una forte speculazione contro la lira che nel 1970 fu svalutata de jure del 60%. Negli anni Settanta, nonostante le ingenti rimesse degli emigrati, la bilancia corrente raggiungeva disavanzi molto ampi: di 1880 milioni di dollari nel 1975 e di 2286 milioni nel 1976; ciò contribuiva a una diminuzione delle riserve che nel 1977 ammontavano a soli 774 milioni di dollari. Queste circostanze hanno comportato l'imposizione di restrizioni molto severe alle importazioni e pesanti svalutazioni della lira.

Bibl.: A.O. Krueger, Foreign trade regimes and economic development: Turkey, New York 1974; OCDE, Études économiques (varie annate); The Europa Yearbook 1978: a world survey, Londra.

Storia. - Fallito (26 ottobre 1961) il tentativo di formare un governo d'unione nazionale, voluto dal nuovo presidente della Repubblica gen. Gursel, il capo del Partito repubblicano del popolo I. Inönü ripiegò il 19 novembre su una coalizione bipartitica con il Partito della giustizia, il nuovo partito che aveva raccolto l'eredità del disciolto Partito democratico di Menderes e che nelle elezioni generali del 16 ottobre aveva registrato consensi di un certo rilievo. Nonostante le difficoltà di collaborazione create ai due partiti associati dalla diversità di orientamento politico, i quattro anni di vita (novembre 1961-ottobre 1965) del governo Inönü furono positivi, specie per le iniziative sul terreno economico-sociale: avvio il 10 gennaio 1963 del primo piano quinquennale, legislazione sul diritto di sciopero, sui sindacati e sui contratti collettivi di lavoro, elaborazione d'un progetto di riforma agraria, firma il 12 settembre 1963 di un accordo di associazione con la Comunità Economica Europea (CEE) che, entrato in vigore il 10 dicembre 1964, prevedeva lo sbocco di un'unione doganale al termine di una fase preparatoria di quattro anni e di una fase transitoria di dodici anni. In politica estera, ai rapporti stretti con gli Stati Uniti nel quadro dell'alleanza atlantica si affiancò l'impegno di migliorare il dialogo, fino allora piuttosto teso, con l'Unione Sovietica, particolarmente nei suoi riflessi commerciali.

Nelle elezioni politiche dell'11 ottobre 1965 il Partito della giustizia, alla cui testa nel novembre precedente S. Demirel era succeduto a R. Gümüshyala, strappò la maggioranza assoluta dei voti, consentendo a Demirel di costituire un governo monocolore. Questo coincise con un periodo particolarmente fecondo per lo sviluppo dell'economia turca, indicato fra l'altro dal notevole aumento del reddito nazionale, dallo sforzo d'industrializzazione, rispecchiato nel secondo piano quinquennale del 1968, con costruzione di dighe, acciaierie, raffinerie anche al di fuori del tradizionale asse industriale Istanbul-Izmit; un finanziamento sovietico di 200 milioni di dollari per la realizzazione di sette progetti industriali interessò anche il grande complesso siderurgico di Iskenderun. Allorché, nelle successive elezioni politiche del 12 ottobre 1969, il Partito della giustizia allargò il successo del 1965, conquistando 266 dei 450 seggi all'Assemblea nazionale, sembrò che dopo le ère Inönü e Menderes, la T. fosse orientata verso una più lunga "èra Demirel". Ma la situazione di forza di questo si sfaldò rapidamente dopo le elezioni. Il 14 febbraio 1970 egli perdette la maggioranza assoluta per la defezione di 41 deputati del suo partito diretti da S. Bilgiç, che diedero vita poco dopo al Nuovo partito democratico; in pari tempo si manifestarono i primi sintomi di recessione economica e d'inflazione (nell'agosto la lira venne svalutata del 66%), che esasperarono le tensioni sociali interne, soprattutto nelle campagne, e posero sotto accusa un tipo di sviluppo che aveva favorito l'oligarchia industriale e il capitale finanziario speculativo, sia interno che internazionale. Scioperi, contestazioni studentesche, moltiplicazione di gruppi estremistici, occupazioni di terre degli aga, occupazioni di fabbriche si susseguirono a catena; al vecchio sindacato governativo Turk-Is (un milione di iscritti) si affiancò una piccola combattiva centrale socialista, la Disk; il Partito operaio turco, fondato nel 1965 da giovani ufficiali, inclinò a radicalizzare la sua lotta; il Partito repubblicano del popolo (quello che risaliva ad Ataturk), che nel 1967 aveva avuto anch'esso la sua scissione ad opera di un gruppo costituitosi in Partito della fiducia, cercò con la guida di B. Ecevit (nel maggio 1973 Inönü si ritirerà dal partito) di porsi a interprete del disagio dei ceti lavoratori e medi, fissandosi un programma di tipo socialdemocratico che metteva l'accento sulla riforma agraria, su un avanzato sistema di previdenza sociale e su una più ridotta presenza del capitale straniero.

L'atmosfera di tensione interna spinse i militari, il 12 marzo 1971, a un nuovo loro intervento nella vita politica: estromisero Demirel e formarono (26 marzo) un governo di unità nazionale sotto la presidenza di un ex-repubblicano del popolo, N. Erim, con l'incarico precipuo di ristabilire l'ordine. Né la proclamazione per due volte (26 aprile e 16 giugno) dello stato d'assedio, però, né lo scioglimento del Partito operaio turco (luglio), né la chiusura delle università dal più acceso spirito contestatore valsero ad attenuare la violenza politica: più frequenti si fecero gli scontri fra gruppi estremisti di destra e di sinistra, più violente le rivendicazioni sindacali, più confuso il quadro dei partiti (fra le nuove formazioni, il Partito della salvezza nazionale di N. Erbakan). Caduto il gabinetto Erim il 17 aprile 1972, e falliti due tentativi di trovare una maggioranza nell'Assemblea per un nuovo governo, i militari optarono, il 14 ottobre 1973, per lo svolgimento di nuove elezioni. Il voto, senza dare una maggioranza assoluta a nessun partito, assicurò un parziale successo al Partito repubblicano del popolo di Ecevit e in misura minore al Partito democratico di F. Bozbeyli e al Partito della salvezza nazionale di Erbakan, mentre stroncò notevolmente il partito di Demirel. Dalle faticose trattative fra i partiti uscì infine, il 25 gennaio 1974, una coalizione "contro natura" fra il più classico dei partiti laici, il Partito repubblicano del popolo, e il Partito della salvezza, che rivendicava il ritorno della T. alle tradizioni islamiche. La coalizione durò otto mesi, vivendo momenti difficili sui temi dell'amnistia dei detenuti politici (riguardante 52.000 dei 68.000 detenuti), approvata il 15 maggio, e dell'autorizzazione a un nuovo partito di sinistra, il Partito socialista operaio turco, ma affrontando con decisione la crisi di Cipro del luglio 1974. Perduta il 18 settembre la collaborazione governativa del Partito della salvezza, Ecevit tentò invano d'intendersi col Partito democratico. Il presidente della Repubblica F. Korukürk (in carica dal marzo 1973) ripescò allora, dopo aver provato due volte di far passare un governo di tecnici, Demirel, il cui partito si era appena unito in un Fronte nazionalista con gli altri tre partiti di destra (Salvezza nazionale, della Fiducia, Partito del movimento nazionale). Il 12 aprile 1975 la nuova coalizione ottenne la fiducia dell'Assemblea nazionale. Tale coalizione governativa venne confermata il 21 luglio 1977 in seguito alle elezioni anticipate del 5 giugno e dopo che il 3 luglio non aveva ottenuto la fiducia dell'Assemblea nazionale un ministero presieduto da Ecevit, capo del partito di maggioranza relativa. Questi però riuscì a ottenere il consenso - 229 voti contro 218 - dell'Assemblea, il 17 gennaio 1978, a un suo governo di coalizione formato grazie all'appoggio di dodici deputati del Partito della giustizia, la cui defezione aveva provocato il 30 dicembre precedente la caduta del gabinetto Demirel. Ecevit si pose come obiettivi principali, in politica estera, una soluzione dei problemi aperti con la Grecia (definizione dei rispettivi mari territoriali) e, in politica interna, un alleggerimento della grave tensione politico-sociale esistente nel paese. Il terrorismo generalizzato (calcolata una media di 20 assassinii politici per settimana) ha provocato, vista l'impotenza del governo, le dimissioni di alcuni ministri e infine, dopo la sconfitta di repubblicano-popolari alle elezioni parziali per il Senato nell'ottobre 1979, quelle dello stesso Ecevit. Ancora una volta si impose al governo il partito di Demirel. Ma un anno dopo (12 settembre 1980) una giunta militare, presieduta dal generale Kenan Evren, ha preso il potere.

Bibl.: A. Kistali Taner, Forces politiques dans la Turquie moderne, Antkara 1967; C. Dodd, Politics and Government in Turkey, Berkeley 1969; K. Bekir Harputlu, La Turquie dans l'impasse, Parigi 1974.

Letteratura. - In questi anni sono scomparsi alcuni dei rappresentanti più significativi della cosiddetta "letteratura nazionale" (millî edebiyat): Halide Edip Adıvar (1883-1963), Yahya Kemal Beyatlı (1885-1958), Abdülhak Şinasi Hisar (1885-1963), Yakub Kadri Karaosmanoǧlu (1888-1974), Refik Halit Karay (1888-1965), ReŞat Nuri Güntekin (1892-1956), Peyami Safa (1899-1961), Faruk Nafiz Çamlıbel (1899-1973), Cahit Sıtkı Taranci (1910-56).

Il mutamento politico conseguente alla vittoria elettorale del Partito democratico (14 maggio 1950) accentuò il dinamismo della nazione nelle attività politiche, economiche e sociali e favori l'espansione della cultura, agevolata anche dal moltiplicarsi di iniziative editoriali. Gli scrittori sono in numero vieppiù crescente di ambiente provinciale e pongono all'attenzione del pubblico i gravi problemi di sottosviluppo e di sfruttamento delle zone rurali. Temi dominanti sono i conflitti, le tensioni e i contrasti tra vecchio e nuovo, città e campagna, individuo e società, contadino e operaio, ricco e povero. Il sostrato culturale è offerto dal pensiero e dall'arte europei, sicché s'intensifica il processo di occidentalizzazione. Nel 1950 Mahmut Makal (1930) destò scalpore con Bizin Köy (trad. it. Il nostro villaggio, Milano 1963), sorta di documentario ove il tema del villaggio anatolico è posto come soggetto di rivendicazione sociale ed economica ed è introdotto l'uso di forme dialettali. La medesima tematica è ripresa con migliori risultati artistici da Kemal Tahir (1910-72), Kemal BilbaŞar (1910), Orhan Kemal (1914-70), primo a toccare gli aspetti del proletariato cittadino e della vita ai margini della società (un suo romanzo, Baba Evi, 1949, è stato tradotto in italiano col titolo La casa del babbo, Roma 1973), Samim Kocagöz (1916), Orhan Hançerlioǧlu (1916), Mehmed Seyda (1919) e Fakir Baykurt (1929), che ottenne grande successo con Yılanların Öcü ("La vendetta dei serpenti", 1954). Su tutti emerge YaŞar Kemal (1922), candidato più volte al premio Nobel. Il suo romanzo Ince Mehmed ("Mehmed il mingherlino", 1955, tradotto in una ventina di lingue; trad. it. Il cardo, Milano 1961), primo di una trilogia comprendente inoltre Ortadirek ("L'albero maestro", 1960) e Yer demir gök bakır ("Terra di ferro cielo di rame", 1963), rappresenta la dura lotta dei contadini per l'esistenza e il loro anelito alla libertà. Temperamenti completamente diversi mostrano Sait Faik Abasıyanık (1906-54) e Aziz Nesin (1915). Il primo descrive scene della vita della plebe stambulina e dei pescatori del Mar di Marmara in maniera svagata, con un avvincente linguaggio personale, ed è considerato un maestro della prosa turca moderna; il secondo commenta fatti contemporanei con un'arguzia che si richiama alle popolari facezie del leggendario Nasreddin Hoca. Numerosi sono gli scrittori che dopo il 1960 si sono affacciati sulla scena. Tra gli altri si segnalano Nevzat Üstün (1924), che collega la realtà anatolica con i problemi dei paesi del Terzo Mondo, Bekir Yıldız (1933) e Ümit Kafţancıoǧlu (1934) entrambi con ispirazione autobiografica, rappresentando il primo la sua esperienza di Gastarbeiter, il secondo le difficoltà d'inserimento nella società dei giovani provinciali di estrazione contadina. Molte le donne: Suat DerviŞ (1905-72) e Sâmiha Ayverdi (1906) si attardano in motivi romantici, Sevim Burak (1931), Füruzan (1935) e Tomris Uyar (1941) s'impegnano nel campo politico-sociale.

Orhan Veli Kanık (1904-50), che aveva dato vita con Oktay Rifat (1914) e Melih Cevdet Anday (1915) al movimento detto "Garip" ("Strano", 1941), avente per fine il superamento degli schemi tradizionali e la ricerca di forme espressive scaturenti dalla realtà sociale del paese, è considerato il principale artefice del rinnovamento della poesia turca. Da lui discende la produzione poetica degli anni cinquanta con Behçet Necatigil (1916), Ilhan Berk (1916), Cahit Külebi (1917), Attilâ Ilhan (1925), Turgut Uyar (1926), Edip Cansever (1928), Sezaî Karakoç (1933). Personalità di primo piano è Fazıl Hüsnü Daǧlarca (1914); le sue poesie, comprese in circa cinquanta raccolte, da lui definite "gioco di parole", hanno carattere ermetico; un ciclo rievoca epicamente, sempre con linguaggio simbolico, la guerra turca d'indipendenza. Un posto a sé spetta a Nazım Hikmet Ran (1902-63), il poeta turco comunista che trascorse gran parte della sua esistenza in carcere (1938-50). La sua produzione posteriore al 1938 è uscita in traduzione russa o in altre lingue occidentali. Dal 1965 si è iniziata in Turchia la pubblicazione nell'originale di alcune delle sue opere più significative. I ricordi della prigionia spiccano per elevato lirismo. In traduzione italiana sono usciti: Poesie, Milano 1958; Poesia e Teatro, ivi 1960; Poesie d'amore, ivi 1963: In quest'anno 1941, ivi 1961 (con testo turco); La conga con Fidel, ivi 1961; Paesaggi umani, ivi 1965 (con testo turco); Poema dal carcere, Firenze 1971.

Nel teatro i temi dominanti sono politici, sociali e psicologici; non mancano rievocazioni storiche. Notevole successo hanno ottenuto Haldun Taner (1916) con le commedie KeŞanlı Ali Destanı ("L'epopea di Ali di KeŞan", 1964) e EŞegin Gölgesi ("L'ombra dell'asino"), 1965; Orhan Asena (1921) con Tanrılar ve Insanlar ("Dei e uomini"), 1954 e Hürrem Sultan ("La principessa Hürrem", 1959); Necati Cumalı (1921) con Mine (1960) e Nalınlar ("Gli zoccoli", 1962); Çetin Altan (1926) con Dilekçe ("La petizione", 1962); Güngör Dilmen (1930) con Midas'ın kulahları ("Le orecchie di Mida", 1959); Turgut Özakman (1930) con Güneş'te on kişi ("Dieci persone al sole", 1955), ecc.

Gli studi di filologia, storia, letteratura e arte, al corrente della moderna metodologia, hanno compiuto ragguardevoli progressi, alimentando una serie di collane e riviste specializzate. Il Türk Tarih Kurumu e il Türk Dil Kurumu continuano a dare un contributo di primo piano. L'Islam Ansiklopedisi sta per essere completata. Nuove università sono state create ad Ankara (Hacettepe Üniversitesi) e a Erzurum (Atatürk Üniversitesi).

Bibl.: O. Spies, Die moderne türkische Literatur, in Handbuch der Orientalistik, V Band, I Ab., Leida 1964, pp. 367-82; E. Rossi, Novelle turche moderne, Roma 1964; P. Cerulli, Quattro commedie del teatro turco di oggi, ivi 1964; Ch.-U. Spuler, Die türkische Drama der Gegenwart, Leida 1968; H.W. Brands, Zum Stand der Theaterdichtung in der Türkei, in Die Welt des Islams, XIII (1971), pp. 79-98; A. Masala, Poesia turca contemporanea, Roma 1972; O. Spies, Beiträge zur türkische Literaturgeschichte, in Die Welt des Islams, XV (1974), pp. 183-232.

Archeologia. - La documentazione archeologica dell'antica Anatolia si è arricchita in modo sostanziale grazie a scavi, esplorazioni, operazioni di recupero, analisi sistematiche e scoperte fortuite. Nel decennio successivo al 1950 il numero di spedizioni archeologiche, sia turche che straniere, è cresciuto in maniera assai notevole.

Le ricerche sul Paleolitico hanno fatto progressi grazie allo scavo dell'ampia grotta di Karain, a N di Antalya (K. Kökten, 1946-74), che presenta una sequenza stratificata di livelli del Paleolitico inferiore, medio e superiore, fino a una profondità di oltre 10 metri. L'attività dell'uomo paleolitico in questa zona è attestata anche dai ripari sotto roccia di Beldibi e BelbaŞi a SO di Antalya (E. Bostancı, 1959-62). Altri scavi relativi a località paleolitiche hanno avuto luogo in grotte presso la foce dell'Oronte (Maǧaracık) nella regione di Keban e in una grotta a O di Istanbul a Yarımburgaz (Ş.A. Kansu, 1964-65). Ritrovamenti superficiali di utensili paleolitici si sono avuti in varie località, dalla costa nordoccidentale a Kars, nell'Est. Le incisioni su roccia e i dipinti figurati sono rari nelle grotte più antiche; di data incerta i petroglifi delle regioni di Adiyaman e Hakkâri.

Molte grotte che presentano giacimenti paleolitici furono occupate anche nella fase intermedia del Mesolitico e del Neolitico antico. Gl'inizi della primitiva vita di villaggio sono studiati soprattutto grazie allo scavo di colline nell'Anatolia meridionale e orientale. Gli scavi di Cayönü, presso Ergani nella regione dell'alto Tigri (H. Çambel e R.J. Braidwood, dal 1964, in corso) hanno rivelato parte di un villaggio preceramico risalente a circa il 7000 a. C. con case ben costruite su fondamenta di pietra; in questa zona iniziarono molto presto gli esperimenti di lavorazione del metallo. In molte località ha fatto progressi lo studio dei resti primitivi animali e vegetali e quello del commercio e della distribuzione dell'ossidiana, della quale l'Anatolia aveva buone miniere, per es. a Çîftlik, 40 Km a NO di Niǧde. La più importante comunità neolitica della fase della produzione del cibo è Çatalhüyük, circa 30 Km a SE di Konya (J. Mellaart, 1961-67). Questa collina comprende una città neolitica risalente a circa il 6000 a. C. con tradizioni culturali ben affermate. Le case, con molte stanze, erano fittamente raggruppate e costruite in mattoni di fango; pitture e rilievi murali rappresentano scene di caccia, animali simbolici (teste di toro) e figure umane (una donna in posizione di parto). Con pietra e terracotta erano eseguite piccole sculture a scopo rituale. I morti erano seppelliti nelle case sotto una piattaforma insieme con il loro corredo personale. Sebbene iniziasse a fare la sua apparizione il metallo, l'ossidiana era il materiale principe per utensili e armi. Molto usati erano il legno, il cuoio e i tessuti. Alcuni dipinti murali imitano tappezzerie in tessuto o feltro. È chiaro che in questa epoca molte comunità si erano ormai stabilite in Anatolia. Altre località neolitiche scavate sono più piccole, e in parte più antiche, per es. la fase aceramica di Hacılar presso Burdur (J. Mellaart, 1957-60) e Suberde sul lago Suǧla (J. Bordaz, 1963-64). In parte contemporaneo a Çatalhüyük è il villaggio agricolo di Erbaba presso BeyŞehir (J. e L. Bordaz, dal 1969, in corso); della stessa epoca sono anche i livelli neolitici di località già scavate in Cilicia (Mersin e Tarso) e nell'area dello Amuq.

Il successivo periodo calcolitico (5000-3500 a. C.) è ben rappresentato dalla fase ceramica di Hacılar e da Can Hasan presso Karaman (D. French, 1961-64). L'agricoltura e l'allevamento del bestiame erano i fondamenti della vita sedentaria sebbene si andassero sviluppando commercio e artigianato e si cominciasse a sfruttare il rame. Nel periodo calcolitico di Hacılar e Can Hasan la ceramica è dipinta in modo elaborato; lo stile della decorazione è indipendente dal tipo Halaf-Ubaid che influenzò invece la Cilicia e l'Anatolia orientale. Nell'Anatolia occidentale il Calcolitico tardo è rappresentato nella maniera migliore a Beycesultan nella valle del Meandro (S. Lloyd e J. Mellaart, 1953-59), ad Afrodisia (K. Erim, dal 1961, in corso), a BaǧbaŞi presso Elmalı (M. J. Mellink, 1963-70) e a Demirci Hüyük presso EskiŞehir (M. Korfmann, dal 1975, in corso). In questa epoca (circa 3500 a. C.) le località dell'Anatolia orientale andavano intensificando i rapporti con la Siria e la Mesopotamia settentrionali, come si sa dagli scavi nella regione di Keban e ad Arslantepe presso Malatya (v., in questa App.).

Per il Bronzo antico si sa che grandi città esistevano a KültepeKanish in Cappadocia (T. e N. Özgüç, dal 1948, in corso), ad Acemhöyük (N. Özgüç, dal 1962, in corso), a Topaklı (P. Meriggi, L. Polacco, dal 1966, in corso), a Karahüyük-Konya (S. Alp, dal 1953 in corso) e a Beycesultan; si ha anche testimonianza di città a sistema economico centralizzato nella T. orientale, per es. a NorŞuntepe (H. Hauptmann, 1968-74) nella regione di Keban. Nella stessa area sono state scavate anche località minori come Pulur (H. KoŞay, 1968-70). Affinità nella ceramica collegano questa regione, nel Bronzo antico II, allo stile detto di Khirbet Kerak, proprio della Siria settentrionale e della Palestina. Si assiste a uno sviluppo separato nella regione pontica dove prevale l'architettura in legno. In questa zona si riscontra un vivo interesse per la lavorazione del metallo. A Horoztepe presso Amasya una tomba ha reso materiale metallico (figurine e strumenti musicali) imparentato a quello delle tombe reali di Alaca Hüyük (T. Özgüç e M. Akok, 1956-57). Un tesoro proveniente da Eskiyapar presso Alaca (R. Temizer, dal 1967, in corso) mostra legami con Troia e Ur. Nell'Occidente si conoscono piccole comunità protette a Demirci Hüyük (M. Korfmann, dal 1975, in corso) e a Karatas presso Elmalı (M.J. Mellink, dal 1963, in corso). In quest'ultima località è stata scavata una necropoli a pìthoi risalente al Bronzo antico, con tracciato regolare e disposta per sepolture familiari. Necropoli analoghe sono state trovate a Yortan e a Babaköy in Misia. Una necropoli di tombe a cista scoperta a Iaso sulla costa caria (D. Levi, C. Laviosa, dal 1960, in corso) mostra affinità con la zona cicladica.

Nella Cilicia e nell'Anatolia sudorientale permangono vive le relazioni con la Siria e la Mesopotamia. Una necropoli del Bronzo antico III con tombe a incinerazione scoperta a Gedikli Hüyük (U.B. e H. Alkim, 1964-67) mostra innovazioni nel sistema di sepoltura. La distruzione di alcune località del Bronzo antico (per es. NorŞuntepe) può attribuirsi a incursioni di re accadi.

Agl'inizi del secondo millennio a. C. la città di Ashur mandò le sue carovane nell'altopiano anatolico dove gli antichi mercanti assiri si stabilirono nei suburbi delle grandi città fortificate dell'Anatolia: l'esempio più importante di queste è stato scavato a Kültepe-Kanish (T. e N. Özgüç, dal 1948, in corso). Nel Karum (quartiere di mercanti) sono state scavate dozzine di case con il loro corredo di tavolette, utensili, manufatti e ceramica, particolarmente ricca nel livello II che mostra tracce d'incendio. Al centro della cittadella, in un recinto chiuso da mura separate, era il palazzo del re di Kanish. Si è ritrovato un pugnale con l'iscrizione: "palazzo di Anitta, il grande re", relativo a un re del periodo Ib che governò a Kanish e conquistò Hattush, la città che divenne più tardi la capitale ittita. I sigilli cilindrici e a stampo dei mercanti anatolici, che avevano commerci con gli antichi assiri, rivelano un mondo anatolico di divinità, culti, rituali, simboli e arredi sacri che più tardi fu adottato dalla cultura ittita. Ricchi archivi d'impronte di sigilli, un tempo legate alle mercanzie, sono stati trovati altresì nei palazzi incendiati di Acemhöyük presso Aksaray (N. Özgüc, dal 1962, in corso) e di Karahüyük-Konya (S. Alp, dal 1952, in corso). Si cominciano a chiarire i complessi rapporti commerciali e artistici fra Anatolia, Mesopotamia e Siria, comprendenti anche elementi dell'area egea. La ricchezza di questo periodo è evidente nei bei vasi di cristallo di rocca e di ossidiana e negli avori intagliati provenienti da Acemhöyük; gli avori mostrano lo sviluppo dell'antico stile ittita, che si riscontra altresì nei sigilli a stampo locali. I palazzi di questa età erano complessi ampi e regolari costruiti in mattoni di fango e legno su fondamenta di pietra. A sud-est, a Tilmen Hüyük (U.B. Alkım, 1961-72), i muri dei palazzi erano rivestiti da ortostati di pietra; nell'occidente, a Beycesultan, i muri in mattoni di fango erano rinforzati da una pesante armatura lignea.

La fonte principale per l'archeologia e la storia ittita rimane Hattusha-Boǧazköy, dove fu fondato il regno ittita nel 17° secolo a. Cristo. Successive campagne hanno esplorato la sequenza archeologica della cittadella e della città bassa, portando a importantissime scoperte di testi (come gli annali bilingui di Hattushili I, risalenti a circa il 1650 a. C.), di elementi architettonici e artistici dall'epoca ittita antica fino alla caduta del regno ittita, poco dopo il 1200 a. Cristo. I nuovi scavi (K. Bittel, P. Neve, dal 1952, in corso) hanno reso possibile il completamento della pianta della cittadella; sono state rimesse in luce grandi parti della città fino al livello incendiato dell'antico periodo assiro; scoperte particolarmente importanti si sono avute nello scavo del grande tempio I e del complesso annesso a sud. Il tempio all'aperto di Yazılıkaya è stato nuovamente studiato e recentemente pubblicato.

Si è chiarito che la prima arte ittita eccelleva nel lavoro a rilievo in pietra, metallo e ceramica. Vasi in argilla a rilievo illustrati con scene rituali sono stati trovati a Boǧazkoy (in frammenti) e in un esemplare ben conservato a Inandık a N di Ankara (R. Temizer, 1966-67). Questi stessi temi in grande formato compaiono nei rilievi in pietra sugli ortostati che rivestono le torri della Porta della Sfinge ad Alaca Hüyük, ora rimessi in loco (H. KoŞay, M. Akok, dal 1940, in corso). Sempre ad Alaca Hüyük è stata rinvenuta una statua ittita a tutto tondo.

A MaŞat presso Zile nella regione di Tokat-Amasya si sta scavando un centro ittita secondario, provvisto di archivio (T. Özgüç, dal 1973, in corso). I testi consentono di datare i due palazzi sovrapposti rispettivamente al 15° e 14° secolo. Altre testimonianze storiche provengono da Korucutepe nella regione di Keban (M. van Loon e H.G. Güterbock, 1968-70), dove si sono trovate bullae iscritte con geroglifici ittiti che rivelano che quello era il distretto di Ishuwa. A Ilgın presso Konya (R. Temizer, 1971-75) si è trovato un bacino per acqua in pietra sul quale sono iscritti testi di Tuthaliya IV (circa 1250 a. Cristo).

Le relazioni internazionali della dinastia ittita sono oggi meglio conosciute grazie agli archivi di Hattusha e alla scoperta degli archivi di Ugarit nella Siria settentrionale. Si stanno chiarendo anche i contatti con l'area egea. Gli scavi di Mileto (C. Weickert, G. Kleiner, dal 1955, in corso), di Iaso (D. Levi, C. Laviosa, dal 1960, in corso) e di Cnido (I. Love, dal 1967, in corso) hanno rivelato che contatti medio-minoici precedettero quelli elladici. Giacimenti stratificati di ceramica tardo-elladica mostrano che Mileto fu fortificata nel 13° secolo a. Cristo. Nella piccola località di Müskebi, a O di Alicarnasso, furono sepolti in tombe a camera coloni micenei (Y. Boysal, 1963-66). Una tomba micenea è stata scoperta a Efeso; ritrovamenti incidentali di ceramica micenea si sono avuti in Ionia e in Caria e anche in località più lontane, come Fraktin a S di Kayseri e a MaŞat nel livello superiore del 13° secolo. I resti di una nave del Bronzo tardo che trasportava lingotti di rame lungo la costa licia sono stati trovati nel corso di una spedizione archeologica subacquea presso capo Gelidonya (G. F. Bass, 1960).

L'esplorazione del regno urarteo in Anatolia orientale ha fatto grandi progressi grazie agli scavi delle cittadelle di Van-Toprakkale (A. Erzen, dal 1961, in corso), ÇavuŞtepe (A. Erzen, dal 1961, in corso), Adilcevaz (E. Bilgiç e B. Öǧün, dal 1964, in corso), Patnos (R. Temizer e K. Balkan, 1961-64), Kayalıdere (S. Lloyd, 1965) e Alıntepe (T. Özgüç, 1958-66). Sono venuti alla luce notevoli esempi di fortificazioni, palazzi, magazzini e templi; nuove iscrizioni dànno chiarimenti sulla cronologia storica. Ad Adilcevaz sono stati rinvenuti rilievi scolpiti; ad Altmtepe e a Patnos pitture murali; tombe con notevoli oggetti in metallo e un monumento commemorativo composto da quattro stele sono stati ritrovati ad Altıntepe; la stessa località ha reso anche un gruppo di avori urartei. In anni recenti sono andati sparsi in vari musei bronzi provenienti da necropoli urartee saccheggiate.

È ora possibile conoscere meglio le vicende dei Luvii, superstiti neo-ittiti del Bronzo tardo, la loro arte, architettura e storia, grazie al proseguimento dei lavori a Karatepe nelle montagne del Tauro (H. Çambel, dal 1948, in corso) e a Malatya-Arslantepe (v. malatya, in questa App.), e grazie ai nuovi scavi di Göllüdaǧ (B. Tezcan, 1968-69) e di Porsuk Hüyük presso UlukiıŞla (O. Pelon, dal 1968, in corso) e alle scoperte a Kululu a NE di Kayseri, dove sono venute alla luce un'importante statua e delle strisce di piombo con testi in geroglifico luvio. La scultura dell'epoca neo-ittita ha grande importanza per lo studio dell'arte greca orientalizzante. A Yesemek presso Zincirli (U.B. Alkım, 1957-61) è stata esplorata una cava contenente una grande quantità di sculture non finite per ortostati e porte.

I più ambiziosi successori dei re ittiti furono i re di Frigia. La loro capitale, Gordio, è stata ampiamente scavata (R.S. Young, 1950-74); la cittadella fortificata, con gli edifici residenziali a forma di mègara timpanati e gli ampi magazzini, raggiunse il pieno sviluppo nell'8° secolo a. C.; distrutta dai Cimmeri nel 696 a. C., fu ricostruita in stile frigio e restaurata successivamente sotto gli auspici lidi e persiani. Le tombe dei nobili frigi erano camere lignee ricoperte da grandi tumuli di terra; la più grande, forse del re Mida, che morì nel 696 a. C., fu scavata nel 1957. Conteneva una cella in legno, ampia e ben costruita, con tetto a doppio spiovente. Il re vi fu sepolto con un ricco corredo di vasi di bronzo, brocche, calderoni, fibule, tessuti e mobili in legno splendidamente intarsiati. In questa tomba e nella cittadella, al livello pre-cimmerico, sono state trovate iscrizioni in alfabeto frigio.

Altre località frigie esplorate sono Pessinunte (P. Lambrechts, 1967-73), e Hacıtuǧrul presso Polatlı (B. Tezcan, dal 1972, in corso). Numerosi tumuli frigi sono venuti alla luce ad Ankara (E. Akurgal e S. Buluç, 1967-68). Importanti notizie sull'espansione dei Frigi verso l'area ittita vengono dai livelli dell'età del Ferro di località che erano state ittite, specialmente Boǧazköy dove la cittadella e la città bassa furono rioccupate e dove la presenza dei Frigi è attestata da materiali e iscrizioni. A Boǧazköy, Ankara e Gordio, sono state rinvenute statue e rilievi cultuali della dea frigia Kybele-Kubaba.

Un altro regno originario dell'Anatolia dell'età del Ferro si sta esplorando a Sardi, capitale della Lidia e della dinastia Mermnade (G.M.A. Hanfmann, C.H. Greenewalt jr., dal 1958, in corso). Sono state parzialmente esplorate la cittadella, la città e la necropoli a tumuli (Bintepe). L'architettura lidia si distingue per i bei lavori in calcare e marmo, che sono visibili specialmente nelle camere sepolcrali costruite. La scultura lidia, le terrecotte e la ceramica mostrano affinità con la Grecia orientale. Un'officina lidia per la lavorazione dell'oro è stata scoperta lungo la riva orientale del fiume Pattolo. Gli scavi continuano e ci si propone l'esplorazione estensiva dei livelli e delle fortificazioni lidie. Si è molto lavorato per scavare e restaurare alcuni degli edifici maggiori della Sardi romana e bizantina: il ginnasio, il cortile in marmo, la sinagoga. Tumuli lidi sono stati scavati anche in altre località. Poco tempo fa sono stati saccheggiati parecchi tumuli a Güre presso UŞak; è stata recuperata argenteria molto bella proveniente da una tomba arcaica (B. Tezcan, 1966). Altri tumuli saccheggiati in passato sono segnalati a Selçikler (N. Firatlı, 1967-70).

La capitale licia Xanthos è stata oggetto di scavi dal 1950 (P. Demargne e H. Metzger). Un'ulteriore ricerca è iniziata al santuario del Letoon al di là del fiume Xanthos (dal 1962, in corso). Sono stati studiati l'acropoli di Xanthos, le tombe a pilastro e altri monumenti funerari compreso il monumento delle Nereidi; al Letoon sono stati scavati tre templi e altri edifici del santuario; sono venuti alla luce testi bi- e trilingui (licio-aramaico-greco). A Limyra (J. Borchhardt, 1969-74) è stato scavato l'heroon del re licio Pericle, in alto sulle pendici di una montagna, decorato con cariatidi e rilievi; nella città inferiore è stato scoperto il cenotafio di Caio Cesare (che morì a Limyra nel 4 d. C.). Nella Licia settentrionale, presso Elmalı (M.J. Mellink, dal 1969, in corso) si è scoperto che due tumuli contenevano camere tombali costruite e decorate con dipinti murali, la prima arcaica databile a circa il 525 a. C., la seconda in stile grecopersiano risalente a circa il 475 a. Cristo.

Si stanno scavando con progetti a lungo termine molte delle località maggiori del periodo greco, ellenistico e romano: Pergamo (E. Boehringer, W. von Radt, dal 1957, in corso) dove è stato esplorato l'Asklepieion e dove si lavora tuttora in numerose parti dell'acropoli, inclusa un'area per abitazioni; l'antica Smirne-Bayraklı (E. Akurgal, dal 1966, in corso) con lo scavo del tempio di Atena e delle case a S del tempio che hanno restituito gran quantità di ceramica arcaica e orientalizzante; Efeso (F. Miltner, F. Eichler, H. Vetters, dal 1954, in corso) dove s'indaga sui complessi a S della via dei marmi, sugli edifici ufficiali a N e sull'agorà, e dove continua lo studio del complesso dell'altare dell'Artemisio; Mileto (C. Weickert, G. Kleiner, W. Müller-Wiener, dal 1955, in corso) e Didyma (R. Naumann, K. Tuchelt, dal 1962, in corso) dove si sta esplorando la via sacra. In Caria, Iaso (D. Levi, C. Laviosa, dal 1960, in corso) ha reso una buona sequenza di livelli dell'età del Bronzo e del Ferro antico con architetture e tombe: si stanno studiando l'agorà e gli edifici annessi; ad Alicarnasso nuovi scavi al Mausoleo (K. Jeppesen, dal 1966, in corso) hanno indotto a riesaminare l'interpretazione del monumento. Afrodisia (K. Erim, dal 1961, in corso), dove si stanno scavando il teatro e gli edifici vicini, è una ricca fonte di sculture e iscrizioni classiche; si sta cominciando a studiare dettagliatamente e in profondità Cnido (I. Love, dal 1967, in corso). In Panfilia, si è chiarito che Perge e Side furono grandi città ellenisticoromane (A.M. Mansel, J. Inan, dal 1947, in corso); ad Anamur (E. Alföldi, J. Russell, dal 1966, in corso) si lavora su monumenti funerari e grandi edifici romani. Si sono intrapresi progetti speciali a Dascilio, Focea, Pitane, Eritre, al Panionion, a Claro (L. Robert, 1950-61), a Cauno e Laodicea. Nella Commagene, si è chiarita l'articolazione storica e archeologica del complesso funerario di Antioco I al Nemrud Daǧ (T. Goell, 1953-64) e dello hierothèsion di Mitridate Callinico, ad Arsamea (F. K. Doerner, dal 1953, in corso). Nell'isola di Marmara si sono iniziate ricerche sulle cave di marmo di Proconneso e sul commercio dei sarcofagi (N. Asgari e N. Firath, dal 1971, in corso); si stanno studiando anche le cave della Frigia e della Lidia.

S'insiste sull'importanza di esplorazioni a lungo termine delle località e dei monumenti, preoccupandosi altresì, secondo moderni criteri, della conservazione e del restauro. Molte delle città antiche sono divenute splendidi musei all'aria aperta; importanti progetti di ricostruzione sono stati intrapresi a Pergamo (Traianeo), Sardi, Efeso (biblioteca di Celso) e Ierapoli (teatro e martyrium, P. Verzone, dal 1957, in corso).

Per il periodo bizantino sono previsti progetti di scavo per molte delle località su menzionate, specialmente Pergamo, Sardi, Mileto, Cnido, Afrodisia, Xanthos e Anamur. A Istanbul è stata scavata a Saraçhane la grande chiesa di S. Polieutto, costruita nel 425-527 (N. Firath e R.M. Harrison, 1964-69). Scoperte di cisterne, sculture e sarcofagi sono compiute ogni anno da parte dello staff dei musei di Istanbul, che registra anche osservazioni topografiche. A Iznik-Nicea è stato scavato un ipogeo del 4° secolo con affreschi (N. Fıratlı, 1967). Altri ipogei con dipinti sono stati rinvenuti a Istanbul, Izmit e Sardi. Nella regione di UŞak, a Selçikler (N. Fıratlı e Ü. Izmirligil, dal 1966, in corso) si è scoperta una chiesa del 6° secolo, costruita sulle rovine di terme romane. In Licia sono state studiate chiese in numerose località. Il dipartimento delle antichità turco ha scavato e parzialmente restaurato nel 1963-64 la chiesa di S. Nicola a Myra; ulteriori analisi hanno avuto luogo nel 1964-68 (Y. Demiriz, U. Peschlow). Si stanno catalogando le chiese nelle montagne a N di Myra (R.M. Harrison, dal 1958, in corso). In Isauria si è scavato un monastero del 5° secolo ad Alahan (M. Gough, 1955-73) Nella zona intorno a Bodrum spedizioni subacquee si stanno occupando dal 1961 di resti di navi bizantine (G.F. Bass). Vedi tav. f. t.

Bibl.: Notizie aggiornate sono fornite dalle seguenti riviste: American Journal of Archaeology; Anatolian Studies; Archaeological Reports del Journal of Hellenic Studies; Belleten, a cura della Türk Tarih Kurumu (Società storica turca); Fasti archeologici; Türk Arkeoloji Dergisi (Rivista di archeologia turca). In generale: U.B. Alkin, Anatolien I, Ginevra 1968; R. Naumann, Architektur Kleinasiens, Berlino 1971; E. Akurgal, Ancient civilizations and ruins of Turkey, Istanbul 1973; K. Bittel, Die Hethiter, Monaco 1976. Sulle singole località: T. Özgüç, Ausgrabungen in Kültepe 1949, Ankara 1953; K. Bittel e altri, Boǧazköy-Hattuša III-IV-V, Berlino 1957-75; S. Alp, Zylinder- und Stempelsiegel aus Karahüyük bei Konya, Ankara 1958; T. Özgüç, M. Akok, Horoztepe, an Early Bronze Age settlement and cemetery, ivi 1958; T. Özgüç, Kültepe-Kanish. New researchs at the Center of the Assyrian trade colonies, ivi 1959; E. Akurgal, Die Kunst Anatoliens von Homer bis Alexander, Berlino 1961; S. Lloyd, J. Mellaart, Beycesultan I-III, Londra 1962-72; A.M. Mansel, Die Ruinen von Side, Berlino 1963; Fouilles de Xanthos I-V, Parigi 1963-74; S.M. Puglisi, P. Meriggi, Malatya I, Roma 1964; N. Özgüç, The Anatolian group of cylinder seal impressions from Kültepe, Ankara 1965; H. KoŞay, Augsgrabungen von Alaca Hüyük 1940-1948, ivi 1966; T. Özgüç, Altintepe I - II, ivi 1966-69; G.F. Bass, Cape Gelidonya: A Bronze Age shipwreck, Filadelfia 1967; J. Mellaart, Çatal Hüyük, a Neolithic town in Anatolia, Londra 1967; G. Kleiner, Die Ruinen von Milet, Berlino 1968; O. Ziegenaus, G. De Luca, Altertümer von Pergamon IX. 1. Das Asklepieion I, ivi 1968; Y. Boysal, Katalog der Vasen im Museum in Bodrum I. Mykenisch Protogeometrisch, Ankara 1969; H. Metzger, Anatolien II, Ginevra 1969; K. Bittel, Hattusha. The capital of the Hittites, New York 1970; J. Mellaart, Excavations at Hacilar, Edimburgo 1970; Keban Project Activities 1968-1972, Ankara 1970-76; E. Alföldi-Rosenbaum, The necropolis of Anemurium, ivi 1971; C. H. E. Haspels, The Higlands of Phrygia. Sites and monuments, Princeton 1971; T. Özgüç, Kültepe and its vicinity in the Iron age, Ankara 1971; H. KoŞay, M. Akok, Alaca Hüyük excavations 1963-1969, ivi 1973; U.B. Alkım, Yesemek TaŞocaǧi ve Heykel Atelyesinde Yapılan Kazı ve AraŞtırmalar, ivi 1974; K. Bittel e altri, Das hethitische Felsheiligtum Yazılıkaya, Berlino 1975; J. Borchhardt, Myra. Eine lykische Metropole in antiker und byzantinischer Zeit, ivi 1975; J. Inan, Roman sculpture in Side, Ankara 1975; P. E. Pecorella, Malatya III, Roma 1975; Sardis. Reports 1 and 2, a cura di G. M. A. Hanfmann e altri, Cambridge 1975, 1978; J. Borchhardt, Die Bauskulptur des Heroons von Limyra, Berlino 1976; W. Müller-Wiener, Bildlexikon zur Topographie Istanbuls, Tubinga 1977; Ü. Serdaroǧhu, 1975 Surveys in the Lower Euphrates Basin, Ankara 1977; W. Jobst, Römische Mosaiken aus Ephesos I. Die hanghäuser des Embolos. (Forschungen in Ephesos VIII. 2), Vienna 1977; T. Özgüç, Excavations at MaŞat Hüyük and Investigations in its Vicinity, Ankara 1978; K. Emre, Yanarlar. A Hittite Cemetery near Afyon, ivi 1978.

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