Turismo sessuale e prostituzione nella Repubblica Dominicana

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

Il turismo occidentale è il principale traino economico della Repubblica Dominicana. Tuttavia tra i benèfici risvolti del turismo di massa, spinto sulle coste dominicane dal consolidato immaginario collettivo del paradiso caraibico, si nasconde un morbo che sta incancrenendo il tessuto sociale dominicano: il mercato illegale della prostituzione minorile. Il fenomeno, denunciato dai maggiori organismi internazionali da almeno un ventennio, è diretta conseguenza dell’endemico stato di povertà della popolazione dominicana, tanto che spesso sono le famiglie in stato di indigenza a spingere i figli a prostituirsi. All’acuirsi delle crisi economiche si registra infatti un aumento della prostituzione che, oltre ai minori, coinvolge la popolazione adulta, sia femminile che maschile. Quest’ultima, radicata soprattutto nelle località turistiche come Boca Chica, Puerto Plata e Santo Domingo, è una realtà che accomuna la Repubblica Dominicana a Messico e Sri Lanka, paesi con i più alti tassi di prostituzione maschile. A livello globale, invece, il mercato della prostituzione dominicana può paragonarsi a quello di paesi come Brasile, Cambogia, Costa Rica, Kenya, Filippine, Thailandia e Sudafrica.

Secondo i dati disponibili, pubblicati da Unicef ed Ecpat, sono circa 30.000 i minori della Repubblica Dominicana, tra gli otto e diciassette anni, coinvolti nel mercato della prostituzione. La percentuale dei turisti che si reca nel paese caraibico per turismo sessuale risulta, invece, attestarsi tra il 15% e il 20% del totale. I principali paesi di provenienza sono i vicini Stati Uniti, e poi il Canada, l’Italia, la Spagna, la Germania e la Francia.

Oltre alla prostituzione esiste un vero traffico internazionale di donne dominicane, destinate a essere sfruttate soprattutto in Europa occidentale, Argentina, Brasile e Costa Rica.

Il governo dominicano non è stato in grado di contrastare la tratta degli esseri umani, nonostante abbia attuato una legislazione molto severa (sino a 20 anni di carcere per gli sfruttatori), avviato una serie di indagini investigative per intercettare il traffico lungo le principali rotte e ratificato i protocolli internazionali contro il traffico di persone e lo sfruttamento dei minori. Un risultato positivo riguarda invece le campagne di sensibilizzazione per le malattie veneree. L’Hiv, infatti, ha un’incidenza bassa, pari all’1,1% della popolazione.

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