Turismo spaziale

Lessico del XXI Secolo (2013)

turismo spaziale


locuz. sost. m. – Viaggio di diporto con voli interplanetari. Nonostante la riluttanza della NASA, nel 2001 l'agenzia spaziale russa, per coprire i costi di gestione della stazione orbitante MIR, ha permesso al miliardario statunitense Dennis Tito, per 20 milioni di dollari, di diventare il primo turista spaziale a bordo della ISS (v. Stazione spaziale internazionale). Volando con il lanciatore Soyuz, Tito è rimasto in orbita per una settimana, il periodo di tempo che contraddistingue una missione taxi-flight per l’approvvigionamento a bordo delle scorte e degli equipaggiamenti necessari al funzionamento della ISS. L’esperienza di Tito è stata poi ripetuta dal sudafricano Mark Shuttleworth (2002), dallo statunitense Gregory Olsen (2005), dall'iraniana Anousheh Ansari (2006), dall'ungherese Charles Simonyi (2007), dall'anglostatunitense Richard Garriott (2008) e dal canadese Guy Laliberté (2009). Parallelamente ai voli ‘istituzionali’ dei programmi delle agenzie spaziali, si sono quindi costituite industrie private che, scommettendo sullo sviluppo del turismo spaziale di massa nei prossimi anni, hanno investito cifre altissime proponendo viaggi spaziali su veicoli suborbitali – che raggiungono i 100 km di quota e sono quindi meno tecnologicamente complessi di quelli che devono arrivare a un’altezza di 400 km per raggiungere la ISS – e pianificando intere città in orbita terrestre per il prossimo futuro. Le attività di ricerca e l’entusiasmo attorno all’industria del t. s. sono per ora concentrati negli Stati Uniti, da dove il 21 giugno 2004 è stata lanciata dalla Virgin galactic la prima navicella privata, SpaceShipOne, che ha raggiunto 100 km di quota ed è planata dopo dodici minuti.

Turismo spaziale e design. – Al di là delle caratteristiche tecniche, che corrispondono a obiettivi strategici diversi, il t. s. deve poter offrire una visione. Il design deve quindi esprimere, attraverso il progetto, un mondo possibile nel quale ogni individuo possa riconoscersi, ma soprattutto desiderare di provare l’esperienza del volo oltre l’atmosfera terrestre. Progettare scenari futuri significa trovare gli strumenti strategici necessari per comunicare al pubblico un’esperienza così straordinaria, soprattutto in termini sensoriali e percettivi, da farla diventare un bisogno, un’esigenza reale per ognuno. Non a caso gli interni della SpaceShipTwo sono stati progettati dal designer australiano Marc Newson con un’impronta avveniristica e futuribile, mentre la struttura del primo ‘spazioporto’ privato del mondo, progettato dallo studio di architettura Foster & partners, che ha vinto nel 2007 il concorso internazionale indetto da Virgin galactic e New Mexico spaceport authority, regala suggestioni che contribuiscono ad alimentare l’immaginario collettivo riguardo all’esperienza magica dei viaggi spaziali, oltre che integrarsi naturalmente nel territorio grazie alla forma organica dell’edificio e all’uso di materiali e tecnologie locali che favoriscono principi di sostenibilità. La navicella è progettata per portare un equipaggio di quattro passeggeri, che potranno sperimentare tre minuti di microgravità e galleggiare quindi senza peso guardando la Terra da un punto di vista privilegiato. Anche alcune società private giapponesi hanno costruito delle ipotesi turistiche che prevedono degli hotel sia in orbita lunare sia tra le sabbie lunari. La spagnola Galactic suite, nata nel 2007, promette invece di realizzare entro il 2014 un hotel spaziale a forma di grappolo che ospiterà fino a un massimo di sei persone: due membri di equipaggio e quattro ospiti.