TUSCOLO

Enciclopedia Italiana (1937)

TUSCOLO

Arnaldo MOMIGLIANO
Giuseppe LUGLI
Raffaello MORGHEN

. Città latina, appartenente alla Lega sacrale albana. La leggenda la dice fondata da Telegono figlio di Ulisse e di Circe. Il nome Tusculum è già posto in relazione da Festo con i Tusci, gli Etruschi; e l'origine etrusca è difesa da W. Schulze: ma non esistono tracce di cultura etrusca nella città, bensì di antiche influenze religiose greche. Verosimile in tempo più antico la monarchia, a cui successe la dittatura come magistratura regolare. È possibile, ma forse non probabile, che il rex sacrorum più tardi documentato sia un relitto della monarchia. Nel tardo periodo regio di Roma fu verosimilmente sotto predominio romano. Partecipò poi alla nuova Lega latina avversa a Roma, che fu sconfitta al Lago Regillo intorno al 500 a. C.; il dittatore tusculano Ottavio Mamilio, comandante dei Latini in tale occasione, sarebbe stato anzi genero di Tarquinio il Superbo. Nel sec. V l'alleanza di Tuscolo fu contesa tra Romani ed Equi, che in certi periodi la ebbero anzi sottomessa. Circa il 380, nella ripresa dopo la catastrofe gallica, era occupata senza colpo ferire dai Romani, e le era concessa la cittadinanza romana: in tale situazione tornò dopo la ribellione dei Latini del 340, a cui partecipò. Fu annessa alla tribù Papiria. Roma le tolse i magistrati militari e giurisdizionali, le lasciò quelli incaricati della polizia della città e del mercato, cioè gli edili. Il numero di questi edili (che, per una iscrizione, sembra male interpretata, si è voluto stabilire di tre) e il possibile rapporto di questa edilità con una edilità ancora del tutto sacrale, hanno fatto dare molta importanza agli edili di Tuscolo per l'origine della edilità romana, come se i plebei romani avessero in tempo antico imitato gli edili tusculani (A. Rosenberg). La teoria in questi termini non è giustificata. I culti più importanti di Tuscolo ebbero sacerdoti nominati dai Romani. Si hanno tracce, benché dubbie, di una conservazione o ripristino della dittatura con funzioni sacrali.

Da Tusculo traevano origine molte nobili famiglie romane, tra cui la Mamilia, la Porcia, la Fulvia, la Fonteia e la Coruncania, mentre molti nobili vi possedevano ville, attratti dall'abbondanza d'acqua e dall'amenità del clima. Celebre sopra tutte è quella di Cicerone, che il Crossi-Ciondi pone sul Colle delle Ginestre, non lontano dal corso dell'acqua Crabra; altre ville identificate sono quelle dei Quintilî a Mondragone, di Passieno Crispo a Frascati, di Matidia Augusta alle Cappellette, di Asinio Pollione al miglio XIII della Via Latina, e di Tiberio alla Spinetta.

Sotto Silla vi fu condotta una colonia e le mura furono restaurate. Avanzi di queste si vedono specialmente nel lato settentrionale dell'Acropoli, le più antiche in opera poligonale, le più recenti in opera quadrata di tufo; a ridosso si trova una piccola cisterna d'acqua coperta con vòlta a ogiva, opera assai pregevole per la sua remota antichità (secoli VI-V a. C.).

Nell'area della città antica si distinguono ancora le rovine di un grazioso teatro con i gradini assai ben conservati, di un anfiteatro più in basso verso nord-ovest, di una cisterna a tre aule con annessa fabbrica di uso civile e di un portico dietro il teatro.

Subito fuori della città, lungo le antiche strade selciate, si notano ruderi di sepolcri, di basamenti di ville e di conserve d'acqua dell'età imperiale.

Bibl.: A. Nibby, Analisi dei dintorni di Roma, III, Roma 1849, p. 293 segg.; D. Seghetti, Memorie storiche di Tusculo antico e nuovo, Roma 1851; Grossi-Gondi, Il Tusculano nell'età classica, Roma 1908; G. Tomassetti, La Campagna Romana, 2a ed., IV, Roma 1926, p. 351 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, I-II, Torino 1907, passim; A. Rosenberg, Der Staat der alten Italiker, Berlino 1913, p. 9 segg.; O. Leuze, Aedilis lustralis, in Hermes, XLIX (1914), p. 110 segg.; A. Rosenberg, Nochmals aedilis lustralis und die sacra von Tusculum, ibid., p. 253 segg.; G. Wissowa, Altlatinische Gemeindekulte, ibid., L (1915), p. 14 segg.; A. Rosenberg, Zu den altlatinischen Priestertümern, ibid., p. 424 segg.; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926, passim; A. Momigliano, L'origine dell'edilità plebea, in Bull. Commiss. Archeol. Comun., LX (1932), p. 217 segg.; G. De Sanctis, L'origine della edilità plebea, in Riv. filol. class., n. s., X (1932), p. 433 segg.; H. Dessau, Zur stadtverfassung von Tusculum, in Klio, XIV (1915), p. 489 segg., e H. Rudolph, Stadt und Staat im römischen Italien, Lipsia 1935, p. 7 (non in tutto accettabile).

I conti di Tuscolo.

Famiglia di signorotti che dominarono Roma e i Colli Albani nella prima metà del secolo XI. Essi costituivano probabilmente una branca della famiglia di Teofilatto e si erano fortemente annidati tra le rovine dell'antica Tusculum, sui Colli Albani, facendone una formidabile fortezza. Altre branche della famiglia dominavano Preneste, Arci, Galeria. Iniziatore della potenza dei Tusculani fu Gregorio che, discendente di Alberico, figura sotto Ottone III col titolo di praefectus navalis. Dominavano allora su Roma e sul papato i Crescenzî che rappresentavano in certo modo il fiero sentimento d'avversione che l'aristocrazia nazionale romana nutriva verso ogni forma di soggezione all'autorità degl'imperatori tedeschi. I Tuscolani, per soppiantare i Crescenzî nel dominio di Roma, si accostarono invece all'impero o almeno si adattarono per calcolo a difenderne gl'interessi. Cosicché, quando morì Giovanni Crescenzio patricius Romanorum, e il papa Sergio IV, che era stato una sua creatura, parve giunta ai Tuscolani l'occasione propizia per impadronirsi del seggio pontificio e del dominio di Roma. Dei tre figli di Gregorio, Teofilatto, che era già cardinale, riuscì, contro un certo Gregorio, sostenuto dal partito crescenziano, a conquistare nel 1012 il soglio pontificio, e col nome di Benedetto VIII (v.) governò la Chiesa fino al 1024, dopo aver incoronato l'imperatore Enrico II col quale si mantenne sempre nei più cordiali rapporti. Alla sua morte, il fratello Romano, che sotto il titolo di senator aveva tenuto il governo civile di Roma, gli successe sulla cattedra pontificia col nome di Giovanni XIX (v.), rinnovando negli spiriti e nelle forme l'età di Alberico e di Crescenzio, con l'unica differenza che, mentre quelli avevano dominato Roma spesso in antitesi con l'impero, i Tuscolani avevano ora trovato il modo di venire con l'impero a un accordo. Alla morte di Giovanni XIX, gli successe sulla cattedra pontificia, divenuta ormai quasi eredità di famiglia, il nipote Teofilatto, figlio di Alberico, il maggiore dei figli di Gregorio praefectus navalis.

Teofilatto divenne così papa a 12 anni col nome di Benedetto IX nel 1032 e il suo pontificato segnò uno dei periodi più tristi per la storia della Chiesa e di Roma. Cacciato una prima volta dai Romani insorti nel 1044, insieme col fratello Gregorio consul Romanorum, egli riuscì a mantenersi con i suoi aderenti e con l'aiuto di Gerardo conte di Galeria, nel Trastevere, donde poi riuscì a riconquistare la città leonina; ma non potendo più oltre restare al potere contro l'aperta e continua ribellione dell'aristocrazia romana, cedette il papato per danaro a Giovanni Graziano che assunse il nome di Gregorio VI. Essendo questi legato alla loro famiglia da vincoli di parentela, i Tuscolani s'illusero di mantenere il loro potere in Roma; ma l'impero prese ormai decisamente il sopravvento e con la deposizione di Gregorio VI e quella di Benedetto IX, si ebbero i primi papi tedeschi e francesi nominati dall'imperatore, sotto il governo dei quali si andarono maturando i germi della riforma gregoriana. Benché i Tuscolani tentassero a più riprese di riconquistare il dominio perduto, la loro potenza andò sempre più impallidendo di fronte specialmente all'affermarsi in tutta l'Italia centrale della nuova potenza dei marchesi di Toscana, e al manifestarsi sempre più vivo del sentimento d'indipendenza del comune di Roma.

Appunto nel 1191 la distruzione di Tuscolo effettuata dall'esercito romano, costituì il fatto che determinò il tracollo definitivo della potente famiglia. Da essi, e precisamente da Gregorio II morto nel 1064, per mezzo del figlio Pietro, che ebbe il castello della Colonna sui Colli Albani, trasse origine la famosa famiglia romana dei Colonna.

Bibl.: V. la bibliografia della voce roma, Storia medievale; ma specialmente G. Tomassetti, La Campagna romana nel Medioevo, Roma 1912; P. Fedele, in Arch. Soc. Rom. di st. pat., XXXIII (1010); L. Duchesne, Les premiers temps de l'État pontifical, Parigi 1904.

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